Organizzare eventi culturali pdf PDF

Title Organizzare eventi culturali pdf
Course Comunicazione degli eventi
Institution Università degli Studi di Bergamo
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Lucio Argano, Alessandro Bollo, Paolo Dalla Sega – “Organizzare eventiculturali. Ideazione, progettazione e gestione strategica del pubblico”CAPITOLO 1 Orizzonti Evento, cioè e-ventum (da “evenire”), risultato del venir fuori, di un divenire, di un movimento, di una dinamica, di un mostrarsi, di una...


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Lucio Argano, Alessandro Bollo, Paolo Dalla Sega – “Organizzare eventi culturali. Ideazione, progettazione e gestione strategica del pubblico” CAPITOLO 1 2. Orizzonti Evento, cioè e-ventum (da “evenire”), risultato del venir fuori, di un divenire, di un movimento, di una dinamica, di un mostrarsi, di una epifania (luce), di un venie alla luce e in luce. L’evento è la percezione e comprensione della manifestazione di un qualcosa (l’oggetto) e di qualcuno attraverso qualcosa (il soggetto). Il mondo è fatto di eventi. La principale discriminante fra eventi e cose è che queste ultime pei durano nel tempo lì dove i primi svaniscono, hanno durata limitata. Il mondo, dunque, è fatto di una rete di eventi spazialmente e temporalmente limitata. Le principali forme di evento sono: Ambito  Convegnistica (tutte le discipline)  Arti 

Patrimonio storico-artistico

 

Spettacolo Cinema, video, multimedia



Televisione e radio

 

Ambiente Territori e turismo

   

Religione Sport Storia e politica Marketing e comunicazione

 

Moda Terzo settore

Esempio di evento Conferenze, congressi, incontri, meeting Mostre, esposizioni, anteprime-vernici, biennali Avvenimenti per la valorizzazione, aperture straordinarie di siti Produzioni speciali, festival, rassegne, concerti Festival, anteprime, istallazioni, dimostrazioni, rassegne Trasmissioni speciali, eurovisioni, premi, media events Aperture di siti, feste inaugurali e stagionali Feste popolari, celebrazioni, inaugurazioni, festival, pirotecnia, rivisitazioni storiche Feste patronali, beatificazioni Gare e competizioni, amichevoli Firme di accordi, incontri Promozione di prodotti, convention, viaggi premio, fiere campionarie, eventi speciali Sfilate Campagne di fundraising, avvenimenti di sensibilizzazione, feste ed incontri

Alla luce di quanto detto, paiono evidenti due dimensioni ontologiche proprie dell’evento: tempo e spazio. L’implicazione intrinseca delle due dimensioni relazionali tempo-evento e spazio-evento è tradita in contesti disciplinari diversi invero a livello fraseologico. L’evento genera un’attesa inconsistente e deformante del sempre nuovo che non riesce a portare a compimento la sua perifrastica attiva finendo col ritrovarsi già relegato nel passato. Vogliamo provare esperienze sempre nuove, ci chiediamo cosa accadrà la prossima volta di un festival, di una mostra, un evento. La misurazione del tempo degli eventi procede a ritmo di stagioni frenetiche relazionate al consumo, ai processi di innovazione, ai prodotti del contemporaneo, alla moda e alla sua frenesia di una “ultima novità” che non smette mai di esser veramente l’ultima per appropinquarsi alla successiva. 1

Commento [MV1]:

Gli antefatti degli eventi sono le feste. Fondamento di socializzazione, la festa manifestava il reale e il simbolico di una comunità, suo fine primo era quello di costruire una “comunità del noi”. A caratterizzare la festa vi era la sussistenza di: esperienza interpersonale, attività espressive a carattere simbolico-rituale e ludico-cerimoniale, periodicità, eccezionalità, emozionalità, una funzione socioculturale. Gli eventi culturali sono visti come esperienze che, specchi a loro volta, riflettono sulla cultura e sulla società che produce questa cultura. Quel che è andato perduto nell’evento contemporaneo è la percezione di un senso sonoro che renda plausibile e aggraziato un pur preservando il movimento stesso e la volontà di produrlo . In scena, tornano cose remote, cose mai viste in questo tempo e in questo spazio; se dapprima ci siamo soffermati sull’accezione non edificante della propensione al “sempre nuovo”, va altresì notificato un ricorso costruttivo alla ricerca del “mai visto prima”. In questo solco, si inserisce il congiunto di eventi, feste, fiere che ripercorrono, ri-portando alla luce, tradizioni festive interrotte, celebrazioni religiose, passaggi stagionali. Si può dunque sostenere che in questo ritorno alle origini stiano i tratti salienti del festivo nei moltissimi eventi culturali contemporanei. Il festivo si pratica oggi nelle incalcolabili feste private così come nelle feste/festival di dimensioni pubbliche, mantenendo salda l’espressione di un bisogno sociale e della stessa pratica festiva. Il festivo come si pratica oggi è un esento eccezionale che nasce e si dissolse in un tempo rapido, prende forma in taluni momenti che trasformano un luogo, una citta, dandole un profi lo di città alla rovescia, suscitando allo stesso tempo un clima di entusiasmo e di eccesso legittimato. Non più festa ma festival. Festival intesi come contenitori, ambienti di iniziative e manifestazioni per lo più pubbliche concepite in multiformi linguaggi e generi. Festival sotto forma di grandi mostre o fiere che includono sezioni di spettacolo e conferenze. Festival performativi capaci di incorporare al proprio interno esposizioni artistiche o momenti di performing art, cicli di incontri. Festival di parola che non rinunciano al vedere, cioè a dire, a mostrare, alle mostre. Festival come convergenze, come cross medialità in cui i bacini colmi del dire, del fare, del rappresentare straripano in commistioni e contaminazioni fra linguaggi e settori. La semiotica che tocca le scienze umane come l’etnologia e la sociologia spiega un processo per cui le società moderne (eventi) sono tali in quanto sviluppano autonome e specifiche forme di discorso a partire da ciò che nelle società tradizionali (feste) era un unico discorso o racconto: il mito che inglobava tutte le forme. Prende spunto da tale traslazione la necessità di ideare, programmare, organizzare e gestire i nuovi eventi e, essendo questi ultimi divenuti plurali e liberi, recano con loro la drammaticità del libero arbitrio: possiamo scegliere se parteciparvi o meno. Le feste arcaiche avevano come unica opposizione la naturalità meteorologica, gli eventi attuali debbono lottare coi titani del fallimento e del successo, dell’attenzione o disattenzione, delle presenze o assenze (di pubblico, visitatori, spettatori), di qualità estetiche o cognitive. I nuovi eventi non sono funzionali alla costruzione della società ma svolgono un ruolo essenziale nell’offrire una risposta ai bisogni sociali delineando un paradigma comune ma frammentato e condiviso, qui e ora, dalle comunità che lo vivono e lo praticano. La cultura ha significato, è portatrice di un dato senso per gli esseri umani inseriti in un dato mondo sociale. C’è un senso sociale della cultura e, dunque, degli eventi che prende sostanza dalla prassi, dalla volontà, energia e passione che spingono a fare e agire nella società della cultura. Ciò

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che si è chiamati a fare è quindi interpretare, auscultare, entrare in contatto consapevole con la realtà, i suoi contenuti e le attese. L’evento nasce dalla società e alla società arriva comunicando. L’evento fa comunicazione, genera relazioni. Questo produce un progetto di comunicazione della cultura che proclama: - un’espressione, una manifestazione, una presentazione/rappresentazione di una cultura di e per una società; - la messa in sostanza e forma di questa cultura grazie a un senso di relazionalità, di gruppo/ comunità; - un’interpretazione di questa esperienza in termini di comunicarne. L’evento è relazione, cioè comunicazione. La cultura è società, cioè comunicazione. L’evento va inteso come medium sociale, come medium di comunicazione. I nuovi eventi si promuovono, si offrono principalmente come occasioni di socialità e spazio/ tempo collettivo; sono dunque intrattenimenti, godimenti estetici, accadimenti di senso artistico e rilievo tecnico, espressivo: sono eventi culturali, letteralmente “attrazioni”, fatte di specifiche forme di discorso, generi, linguaggi . Tutto ciò va programmato, va concepito e organizzato, va comunicato. È l’organizzazione, allora, cioè un’opera di mediazione culturale ad ampio raggio, la vera creatività. Una creatività spesso collettiva, frutto di un lavoro di squadra che a sua volta presuppone mediazioni interne. Un ipotetico autore/organizzatore di eventi si trova a dover disporre di forti qualità di mediazione relazionale (la squadra e non solo) e di mediazione culturale (i generi, i linguaggi, le culture; dall’altro lato i pubblici); non è un artista, non è uno specialista, è il fautore e il custode dell’equilibrio, della mediamone tra questi poli che l’evento mette in relazione e comunicazione. I diversi itinerari che si possono tracciare nel contemporaneo universo di eventi sono:  eventi culturali tradizionali o eventi d’arte: mostre, esposizioni, nuovi progetti museali;  eventi di spettacolo: festival, rassegne, stagioni, mono o multidisciplinari tra musica, danza, teatro, cinema e video;  festival e progetti culturali a tema, con dibattiti e incontri al centro dell’evento (gli autori, i filosofi, gli intellettuali);  festival e progetti complessi che intrecciano i percorsi e si allacciano inoltre ad approcci più completi, integrali e integrati di divulgazione e frequentazione di uno spazio. 3. L’origine dell’evento: il contesto Interrogarsi sul come si fa un evento equivale a identificare il punto di partenza per la concretizzazione di un’idea prima, di evento poi. Filologi e archeologi, ognuno in inerenza rispetto al proprio campo di indagine, compiono un lavorio di ricerca per risalire alla tradizione, al significato, alla locazione, all’interpretazione e al riempimento di vuoti fisici storici. Analogamente, nella fase ideativa, occorre cimentarsi in questo di ricerca in profondità al fine di lasciar germogliare un evento dalla sua terra. È in quest ’ultima che risiede il senso ontologico di un evento, il senso stesso della terra nella neutralità dell’uomo e della società, nell’universalità dei valori e simboli, linguaggi e segni. Il senso della terra è catturato nel suo genius loci, nello spirito del luogo. Il genius loci è fossilizzato e si manifesta nel patrimonio culturale del luogo inteso come bene valoriale da preservare e tramandare, da divulgare con giudizio. Se è vero che la valorizzazione della terra e dei suoi valori produce una comunicazione 3

degli stessi, è altresì importante tenere aperta una via di relazione e scambio verso l’esterno, verso culture altre. L’evento deve essere luogo di baratto. Questo, ogni volta, apporta in luogo qualcosa di altro, che è straniero e può dar vita a un incontro, a un meticciato tra arti e culture, corpi e pensieri. Individuato il punto di esordio da cui avviare il processo ideativo, il passo successivo è la sua circoscrizione. La definizione di un luogo reca con sé l ’individuazione di un ambiente, ovvero di un contesto, di parametri non solo spaziali ma anche temporali in cui ha luogo l’azione, l’evento. L’ambiente è dunque campo causale e dinamico dell’evento. La direzione della ricerca ideativa muove verso l’individuazione di quelle radici forti (tradizioni, memorie, usanze, cultura materiale e immateriale, pratiche) insite nell’ambiente, onde scorgere la via di una loro funzionalizzazione ad un progetto di evento e alle sue articolate narrative. L’archeologia dell’evento deve condurre alla redazione di un prontuario di domande volte a individuare, chiarire e tracciare l’identità delle radici ambientali. Le radici rappresentano peculiarità retrospettive in grado di garantire un ancoramento alla tradizione e generare ponti rispetto alla contemporaneità; quest’ultima comprende: culture e gruppi sociali di provenienze diverse (il meticciato); mutamenti al suo interno in termini di ordini ed equilibri di rapporti tra le generazioni e le età; cambiamenti nelle reti inte rne di scambio, tra luoghi e tempi collettivi. È proprio in questo contesto che devono inquadrarsi (o adattarsi) le metodiche del cultural planning, cercando di inquadrare e far dialogare tutte le culture di un ambiente. Il “fiume” è la tradizione che sostiene il tempo della storia. Noi, ora, siamo ciò che siamo stati nel passato, che ci spiega e sostanzia memoria e siamo ciò che saremo, che ci dà un orizzonte, una proiezione, un progetto. Progettare, ideare, pensare un evento è cogliere lo spirito del tempo, fermare questo flusso e comprenderlo, condensarvi significati d’identità collettiva. Far sì che l’evento riprovi ad essere, volta per volta, il tempo del senso, cioè che provi ad esprimere quel “noi ora” che parlando degli antichi eventi abbiamo considerato, o ammirato, in tutto il suo carico di nostalgia. Formalmente, l’evento non è che uno stacco, una sosta, un istante di coagulo di questo flusso, quasi una solidificazione o cristallizzazione che per le sue stesse caratteristiche e qualità di “cosa in relazione” riesce a comprendere il senso del tempo, un dinamismo quasi liquido e a interpretarlo, comunicarlo con una sola azione. L’evento, dunque è l’attesa d’un portento se non di un miracolo, segno e presagio (cioè passato, presente e futuro), lascia intravedere e afferrare la nostra corrente e i suoi estremi (dà il senso del tempo) e conferisce eternità all’effimero (è tempo del senso, o vogliamo che sia). Tuttavia, il rapporto con il passato, con la storia e la memoria non è soltanto e sempre conservativo. Se guardiamo ai nostri precedenti, le fonti e le origini, lo facciamo dalla contemporaneità. Sempre di più infatti, ad esempio, progetti espositivi di mostre “storiche” o “storico-artistiche” rivolte al passato, dall’estremo dell’archeologia in avanti, integrano la semplice esposizione delle cose (reperti, opere, documenti) con il racconto delle cose stesse, innescando un discorso che deve fare i conti coi linguaggi tipici della contemporaneità dall’audiovisivo al multimediale, spesso connessi a logiche d’interattività.

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Cambiano i tempi, i tempi che pratichiamo. Potremmo quasi riscrivere un calendario “vissuto”, da quello solare che continuiamo a rispettare almeno una volta all’anno, la notte del 31 dicembre. Con un Capodanno reale al 1° settembre, ricominciamento del business time (lavoro, scuola, città di nuovo “piene”) e una prima feria tra Natale e l’Epifania, in cui l’eccezionalità moderna della vacanza, ormai prevalente sinonimo di festa. Queste ferie in ogni caso coincidono con vacanze, spesso con viaggi anche esotici grandi eventi di dimensione pubblica o pubblico-privata, anche all’aperto, come feste e manifestazioni natalizie, spettacoli di piazza per il Capodanno: tutti eventi di un certo successo. Questa feria sospende la stagione culturale e spettacolare, avviatasi in coincidenza coi tempi del lavoro e della normalità, oppure ne altera orari e calendari d’apertura (teatri e musei fanno festa, o semplicemente chiudendo o allungando gli orari e intensificando l’offerta). Le successive “feste” o ferie o vacanze sono d’estrema povertà e debolezza, come il Carnevale, la Quaresima e la Pasqua a cui si aggiunge anche Halloween. La vita normale certo non si interrompe e non cambia di segno tra Carnevale e Quaresima, per cui non si sanno più provare le fatidiche trasgressioni o privazioni, nell’eccesso o nella penitenza che dovrebbero aver luogo. La vita normale è quella della nostra società: della comunicazione, della cultura, dello spettacolo e dello sport; così i grandi eventi seguono le autonome scadenze e ricorrenze (i calendari della moda, sportivi, dei teatri, delle stagioni cinematografiche, delle grandi mostre, dei festival). Pasqua è una feria/vacanza leggermente più sentita ed è in realtà l’inizio della primavera, la bella stagione, da qui a inizio estate capita qualcosa di semplice: le città scoprono le piazze e gli spazi che diventano spazi culturali e di eventi sostituendosi agli spazi dell’inverno. Inizia la stagione dei festival, dei grandi eventi che si estendono negli spazi pubblici e aperti delle città. Questi eventi sono solitamente multidisciplinari, diffusi e gratuiti. E aggiungendo la vacanza totale d’agosto (almeno in Italia), in cui le attività culturali si trasferiscono totalmente nei luoghi di vacanza, rovesciando i rapporti tra spazi e tempi di lavoro/non lavoro, si torna a settembre spesso prolungando questa stagione outdoor finché il cielo e il sole lo permettono (anche con altri festival). Osservando i micro-tempi, ci limitiamo alla settimana e al giorno. La settimana normale termina il venerdì, quindi le serate vitali sono giovedì e venerdì, sabato e domenica. Residui di antiche programmazioni, tuttavia, nello spettacolo, contraddicono in parte questa scansione con le pomeridiane alla domenica, le chiusure al lunedì e poco altro di notevole, tranne forse una giornata settimanale scontata che di per sé diventa appuntamento. Più creativi alcuni musei, che compensano la chiusura d’ inizio settimana con l’allungamento alla sera/notte verso il week-end. Anche la giornata, infatti, è cambiata nella forma e negli orari: numerosi happy hour che a inizio serata si pongono giusti tra il lavoro, l’ufficio o la scuola e il riposo, la casa, il divertimento o l’intrattenimento di genere culturale; tempi sospesi in zone altrettanto franche come bar e locali, spesso strade e piazze. I festival e i grandi eventi culturali possono porsi come nuovi “tempi pieni’ per una collettività e la loro stagione ha un culmine tra primavera ed estate. Ad esempio, la notte Bianca è una notte lunghissima trasformata in giorno, rovesciando quindi abitudini e sensazioni, assecondando, stimolando e dirigendo una voglia aggregativa che vuole cambiare i tempi anche della singola giornata. All’opposto, Natali e Capodanni continuano a celebrarsi come liturgie e drammaturgie di luce, in cui le luminarie degli shopping center e i giochi di luce, i botti più o meno cruenti delle piazze a San Silvestro. 5

Ci troveremo a interpretare la contemporaneità su più piani:  della tradizione, cioè del rispetto dei calendari antichi;  dell’innovazione, cioè dell’interpretazione dei calendari nuovi sovrapposti agli antichi;  dell’invenzione, con la fondazione di nuove date e appuntamenti collettivi. I soggetti sono risorse di progetto. Questi posso essere committenti o clienti, sponsor e partner pubblici. Gli attori sociali sono risorse economiche e donano un senso concreto all’intreccio positivo di cultura, società, economia e politica in cui vanno collocati i nuovi eventi contemporanei e dentro cui occorre muoversi con sapienza in veste di autori/organizzatori culturali, al fine di ricercare e sviluppare fonti e ragioni forti. Primo soggetto di un evento è il committente, che solitamente è un ente pubblico e tipicamente un ente locale che spinge e promuove l’idealità, la volontà/proprietà di un evento, la sua necessità come espressione d’identità e mezzo di comunicazione. Limitandoci ad osservare la cronaca culturale, possiamo riscontrare in questa committenza, il prevalere di settori dell’amministrazione pubblica competenti sulle aree della cultura e dello spettacolo, sull’istruzione, sul turismo o sull’ambiente. In realtà, il livello ideale di una committenza è il vertice, riassuntivo della committenza stessa (in una città il Sindaco, in provincia o regione il presidente). Un evento occupa spazi e tempi pubblici, per cui un evento va comunicato in quanto comporta modifiche alla viabilità; un evento richiede permessi, talvolta controlli sanitari e d’ordine pubblico, spesso interventi di pulizia ambientale. La committenza è un mandato alto, un incarico, una delega complessa e di sintesi che proprio dalla sintesi governativa di una città o un territorio proviene: interpretare, esprimere, comunicare la cultura di una terra, di uno spazio in un tempo. Su queste basi, tutta una città o un territorio, cioè tutte le diverse parti, devono seguire, sostenere e fiancheggiare questo mandato e la sua realizzazione. Quel meccanismo-chiave della produzione di grandi eventi affidati da enti pubblici ad autori/organizzatori si chiama “conferenza dei servizi”. È fondamentale coinvolgere, aggregare risorse/soggetti anche all’esterno dell’amministrazione: prima di tutto le utility co mpanies si occupano dei servizi fondamentali i n una città, dai trasporti all’ambiente all’energia. Qualcosa di analogo deve ispirare il rapporto con l’impresa, l’impresa non può rimanere solo un attore economico, indifferente al suo contesto e alla cultura di questo contesto sociale, alla comunità, collettivi...


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