Parafrasi Proemio Decamerone PDF

Title Parafrasi Proemio Decamerone
Course Lettere
Institution Università degli Studi di Catania
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PROEMIO ED ALCUNE NOVELLE...


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Parafrasi Proemio Decamerone

di Giovanni Boccaccio Parafrasi: “La compassione per chi soffre è un sentimento naturale: e per quanto sia opportuno chiederlo a tutti, si chiede maggiormente a coloro che hanno già ricevuto il conforto altrui; se fra questi c’è mai stato qualcuno che ne ha avuto bisogno, che ha faticato per averlo o che ne ha tratto piacere, io sono uno di quelli. Poiché, essendo stato preso da un amore nobile ed alto dalla giovinezza fino ad ora, forse più di quanto sembrerebbe giusto aspettarsi, nel raccontarlo, da uno della mia bassa condizione, sebbene presso coloro che erano assennati ed alla cui conoscenza arrivò io ne fossi lodato e meglio considerato, ciononostante questo amore mi fece soffrire con grande fatica, non per crudeltà della donna amata, ma per il fuoco incontrollato nella mente trattenuto da un appetito non regolato: il quale, poiché non mi lasciava stare a nessuna condizione, mi provocava più dolore del dovuto. In questa sofferenza mi diedero molto sollievo le parole dolci di qualche amico e le sue consolazioni degne di lode, ed io sono convinto che è grazie a quelle che non sono morto. bMa così come vuole Dio che, essendo infinito, decise che per legge tutte le cose del mondo hanno fine, il mio amore, che bruciava più di ogni altro e che neppure la forza dei propositi, delle decisioni, della chiara vergogna, o di qualsiasi pericolo ne sarebbe derivato, avevano potuto annullare o scalfire, diminuì da solo con il tempo, di modo che ora mi ha lasciato di sé nella mente soltanto quel piacere che è solito donare a chi non si perde troppo nei suoi cupi oceani nel navigare; poiché mentre prima era solito farmi soffrire, una volta scacciato ogni affanno, sento che ne è rimasta solo la dolcezza.Ma sebbene se ne sia andata la sofferenza, non per questo è sparito anche il ricordo dell’aiuto ricevuto da coloro ai quali pesavano i miei affanni per il conforto che mi avevano portato; e né passerà mai, come io credo, se non con la morte. E poiché la gratitudine, per come la penso, è da lodare più delle altre virtù ed il suo contrario è da condannare, per non sembrare ingrato mi sono proposto di concedere qualche conforto, per ciò che ho, in cambio di ciò che ho ricevuto, ora che posso dirmi libero, se non a coloro che mi aiutarono, ai quali forse non occorre a causa della loro furbizia o per la loro fortuna, almeno a quelli che ne hanno bisogno. E sebbene il mio sostegno, o conforto che vogliamo dire, possa essere e sia molto poco per i bisognosi, tuttavia ritengo che quello si debba fornire di più lì dove il bisogno appare maggiore, perché sarà sia più utile che più apprezzato.E chi negherà che questo aiuto, per quanto possa essere limitato, debba essere donato molto più alle donne leggiadre che agli uomini? Queste, dentro i petti delicati, temendo e con vergogna, tengono nascoste le fiamme dell’amore, e sono coloro che li hanno provati che sanno quanta maggiore forza abbiano rispetto agli amori palesi: ed oltre a questo, costrette dai voleri, dai desideri,dagli obblighi dei padri, delle madri, dei fratelli e dei mariti, stanno chiuse per la maggior parte del tempo nello spazio ristretto delle loro stanze sedendo come per ozio, che vogliano o non vogliano nella stessa ora, portando con sé diversi pensieri, i quali non è sempre detto che siano allegri. E se per quei pensieri nasce nelle loro menti qualche inquietudine, spinta da un focoso desiderio, conviene che lì resti se non è scacciato da nuovi pensieri: senza contare che esse sono molto meno forti degli uomini nel sopportare; questo non accade negli uomini innamorati, come noi possiamo vedere.Essi se sono afflitti da qualche tristezza o peso nei pensieri, hanno molti modi per mitigarli o scacciarli, poiché a loro non è impedito, se vogliono, di andare in giro, vedere e sentire molte cose, andare a caccia, catturare uccelli, pescare, cavalcare, giocare, far commercio: e attraverso queste distrazioni ognuno ha modo di concentrare, o del tutto o in parte, l’animo su di sé e tenerlo lontano dal doloroso pensiero almeno per qualche intervallo di tempo, durante il quale, in un modo o nell’altro, o arriva una consolazione o il dolore diminuisce.

Dunque, affinché attraverso me si ponga in parte rimedio all’errore della sorte, la quale fu più avara nell’aiuto lì dove c’era meno forza, così come noi vediamo nelle dolci donne, per soccorso e per aiuto a quelle che amano, poiché alle altre bastano ago, fuso ed arcolaio, intendo raccontare cento novelle o favole o parabole o storie che le vogliamo chiamare, raccontate in dieci giorni da una nobile compagnia di setta dame e tre ragazzi unitasi nel tempo passato della pestilenza, ed alcune canzonette cantate per svago dalle suddette dame. In queste novelle si vedranno storie d’amore tristi o liete e altre avventure, avvenute sia nel tempo attuale che in passato, dalle quali le suddette donne, che le leggeranno, potranno trarre allo stesso modo piacere per le cose divertenti in esse raccontate e consigli utili, in quanto potranno sapere ciò che si deve evitare ed allo stesso modo ciò che bisogna seguire: e non credo che questi pensieri possano arrivare senza che le loro pene se ne vadano. E se questo avviene, e voglia Dio che sia così, che ringrazino Amore che, liberandomi dalle sue catene, mi ha concesso il potere di soddisfare i loro desideri.” 10° Giornata 10 Novella Decamerone Narratore di 1° grado: Boccaccio Narratore di 2° grado: Dioneo Tema centrale: vicende amorose che mettono in luce la liberalità e la magnanimità delle persone Schema narrativo: Il marchese Gualtieri di Saluzzo non si decideva a sposarsi, ma un giorno, stanco delle insistenze dei suoi consiglieri, decide di sposare una contadina molto bella.Gualtieri si accorda col padre delle ragazza, che si chiamava Griselda, e dà inizio ai preparativi per le nozze. La mattina della cerimonia Gualtieri si reca a casa della sposa e si fa promettere da lei obbedienza eterna. Griselda accetta e Gualtieri la veste riccamente e la sposa; Griselda si dimostra una buona padrona di casa e, nonostante le umili origini, si adatta facilmente alla vita da nobildonna.Dopo un po' di tempo Griselda dà alla luce una bambina, ma Gualtieri, per mettere alla prova l'ubbidienza di lei, manda un suo servo a prendere al bimba facendo credere alla madre che l'avrebbe uccisa; in realtà la bimba viene mandata a Bologna presso dei parenti che l'avrebbero allevata.Nonostante l'ubbidienza dimostratagli dalla moglie in quell'occasione, Gualtieri ripete l'operazione anche con il secondo figlio dato alla luce da Griselda che, anche questa volta, accetta tutto senza fiatare.Per mettere definitivamente alla prova Griselda, Gualtieri le comunica di volerla ripudiare e lei, dopo tredici anni di matrimonio, torna a casa dal padre solo con una camicia, perché lei di suo non aveva nulla.Al colmo della crudeltà Gualtieri ordina a Griselda di venire a lavorare per lui per organizzare il banchetto delle sue nuove nozze e le chiede la sua opinione sulla nuova fidanzata.Griselda ammette la bellezza di lei, ma avverte Gualtieri di non mettere alla prova la ragazza come aveva fatto con lei, perché, a causa delle sua educazione nobile, non avrebbe potuto sopportare quello che aveva sopportato lei.A questo punto Gualtieri rivela a Griselda che i paggetti delle nozze erano in realtà i loro figli, che lui l'amava veramente e che l'aveva solo sottoposta a delle prove per testare la sua ubbidienza.Dopo la riconciliazione la famiglia viene riunita e allargata anche al padre di Griselda. Guatieri e Griselda vissero a lungo insieme e lei fu sempre pienamente rispettata dal marito per il coraggio e la pazienza dimostrati . Divisione in tre macrosequenze: 1. Sposalizio tra il Marchese di Monferrato ed una contadina (Griselda);

2. Griselda viene sottoposta a prove durissime; 3. Il Marchese riconosce le qualità di Griselda e la accoglie nuovamente in famiglia con molto rispetto. Valori della società ideale: In questa novella viene messa in evidenza l'importanza della fedeltà ad una promessa fatta o ad un impegno preso, anche se questi possono essere gravosi o possono portare a delle conseguenze dolorose da sopportare. Griselda è un perfetto esempio di fedeltà ad una promessa, infatti non si ribella mai alle decisioni del marito al quale aveva promesso eterna ubbidienza, anche quando queste comportano l'allontanamento dei suoi figli o il suo ripudio dopo tredici anni di matrimonio.Di conseguenza è possibile individuare nella fedeltà e anche nella forza d'animo due valori che Boccaccio riteneva fondamentali in una società ideale.

10° Giornata 9 Novella Decamerone Narratore di 1° grado: Boccaccio Narratore di 2° grado: Dioneo Tema centrale: vicende amorose che mettono in luce la liberalità e la magnanimità delle persone Schema narrativo: Il re di Babilonia, Saladino, era venuto in Europa travestito da mercante per controllare in che modo i cristiani si stavano preparando per la crociata , in modo da poter organizzare adeguatamente le proprie difese.Arrivato nei pressi di Pavia, Saladino chiede indicazioni per raggiungere la città a messer Torello, il quale però, con la sua solita cortesia, lo invita a casa propria. Saladino accetta l'invito e durante la cena fa amicizia con Torello che gli risulta subito molto simpatico.Messer Torello fa avvisare la moglie di preparare una degna accoglienza per i suoi ospiti nel palazzo di Pavia e, il giorno seguente, accompagna Saladino in città.Messer Torello invita Saladino ad essere suo ospite e lo riempie di doni fino alla sua partenza.Saladino, dopo aver finito il giro dell'Europa, torna nel suo Regno dove organizza le difese per l'imminente guerra.Messer Torello parte anch'egli per la crociata e si fa promettere dalla moglie che lo avrebbe aspettato per un anno un mese e un giorno almeno.Messer Torello viene catturato dai saraceni, e, vista la sua abilità di addestratore di falconi, viene portato al palazzo di Saladino come uccellatore. Dal palazzo, grazie ad alcuni ambasciatori genovesi, Torello riesce a spedire una lettera alla moglie per comunicarle di essere ancora in vita e di aspettarlo, ma la nave naufraga.Dopo un po' di tempo Saladino riconosce messer Torello grazie ad una sua particolare espressione, gli organizza una grande festa e lo riempie di doni per ricambiare la sua ospitalità.Messer Torello è molto felice, ma viene a sapere del naufragio della nave su cui c'era la sua lettera e si rende conto che il periodo di attese per la moglie era quasi finito, quindi, probabilmente, lei stava per risposarsi.Torello confida questa sua pena a Saladino che, seppur dispiaciuto della perdita dell'amico, lo aiuta a tornare a casa in tempo grazie ad un incantesimo di uno dei suoi maghi.Messer Torello arriva nella chiesa dove si stava per celebrare il nuovo matrimonio quindi riesce ad impedire che questo avvenga e torna a casa felice con la moglie.

Divisione in tre macrosequenze: 1. Cortesia di Messer Torello verso Saladino; 2. Cattura e prigionia di Messer Torello; 3. Riconoscimento dell'amico da parte del sovrano e ritorno a casa. Valori della società ideale: In questa novella Boccacio illustra come la cortesia sia una delle migliori virtù di un uomo, perché grazie a questa è possibile conquistare delle amicizie vere che, in particolari situazioni di bisogno, possono sempre aiutare; come nel caso di Messer Torello, che, senza l'amicizia e l'aiuto che gli fornisce Saladino, quasi sicuramente non sarebbe mai tornato a casa dalla moglie. Di conseguenza posso dire che l'autore considera la cortesia come un valore fondamentale della società. QUARTA GIORNATA – NOVELLA N.5

I fratelli di Elisabetta uccidono l’amante di lei; egli le appare in sogno e le mostra dove è sotterrato; ella, di nascosto, dissotterra la testa e la mette in un vaso di basilico, e, su quello, piangendo ,ogni giorno resta per molto tempo. I fratelli glielo tolgono ed ella muore di dolore poco dopo. Finita la novella di Elissa, venne il turno di Filomena, che, ancora turbata per la fine di Gerbino e della sua donna, cominciò dicendo che avrebbe narrato di genti più umili, la cui sorte sarebbe stata ugualmente triste. La sua storia era ambientata a Messina, dove vivevano tre giovani fratelli, mercanti, rimasti molto ricchi dopo la morte del padre, originario di San Gimignano.Costoro avevano una sorella ,chiamata Elisabetta, molto bella e onesta, che non avevano ancora maritata .Avevano, inoltre, in un loro magazzino, un giovane pisano ,di nome Lorenzo, che curava i loro affari. Costui era molto bello e garbato; avendolo notato, Elisabetta se ne innamorò. Anche Lorenzo cominciò a rivolgerle le sue attenzioni e non passò molto tempo che i due, sentendosi sicuri, cominciarono a fare ciò che entrambi desideravano. Purtroppo non seppero incontrarsi così segretamente che il maggiore dei fratelli non si accorgesse che Elisabetta si recava là dove Lorenzo dormiva. Il malvagio, senza parlare, aspettò che venisse il giorno. La mattina seguente raccontò ai fratelli ciò che aveva visto di Elisabetta e Lorenzo nella notte passata. Decisero, per evitare di recare alcuna infamia alla sorella, di fingere di non sapere niente, finchè non fosse giunto il tempo di togliersi dal viso quella vergogna. Continuarono, quindi, a ridere e a scherzare con Lorenzo come facevano di solito, fino a quando, fingendo di andare fuori città per svago, non lo condussero con loro. Giunti in un luogo molto solitario ,lo uccisero e lo sotterrarono, senza che nessuno se ne accorgesse. Tornati a Messina, diffusero la voce che lo avevano mandato a fare delle commissioni in un altro paese, come talvolta accadeva. Elisabetta, non tornando Lorenzo, sempre più in ansia, chiese ai fratelli con insistenza dove l’avevano mandato, ma ne ricevette una risposta minacciosa. Una notte, dopo aver molto pianto per l’amato che non tornava, si addormentò spossata. Lorenzo le apparve in sogno, pallido e spettinato, con i panni laceri e le disse che non sarebbe più tornato perché i fratelli di lei l’avevano ucciso. Le indicò il luogo dove l’avevano sotterrato e disparve. La giovane, svegliatasi, pianse amaramente. Decise, dunque, di andare a vedere, di nascosto dai fratelli, nel luogo indicato, se era vero ciò che le era apparso in sogno. Giunta sul luogo, scostò le foglie secche e scavò nel punto in cui la terra le sembrò meno dura. Non dovette scavare troppo che trovò il corpo dell’infelice amante ,ancora integro, a conferma del suo sogno.

Avrebbe voluto portare con sé tutto il corpo per seppellirlo onorevolmente, ma non era possibile. Allora, con un coltello, gli staccò la testa dal busto, l’avvolse in un asciugamano e la diede ad una sua domestica. Poi, non vista da nessuno, se ne ritornò a casa. Quivi giunta, si chiuse in camera e tanto pianse che lavò con le lacrime la testa, coprendola di baci. Poi, prese un grande e bel vaso, di quelli dove si pianta il basilico e ce la mise dentro, avvolta in un bel fazzoletto di seta. Copertala di terra, vi piantò parecchi piedi di basilico salernitano e innaffiava ogni giorno quel vaso con acqua di rose e di aranci e con le sue lacrime. Aveva preso l’abitudine di sedersi sempre vicina a quel vaso e piangeva tanto, bagnandolo, che anche il basilico piangeva. Il basilico ,sia per la cura continua sia per la decomposizione della testa che c’era dentro il vaso, divenne bellissimo e molto profumato. Ben presto la sua tristezza e la cura che ella aveva per il vaso insospettirono i vicini, che ne parlarono con i fratelli. Costoro, di nascosto, fecero portare via il vaso di basilico. Elisabetta, non trovandolo, più volte, con insistenza, lo chiese, ma non le fu restituito. Dopo poco si ammalò e nella sua malattia non chiedeva altro che il vaso.I giovani, meravigliati dell ‘insistente richiesta, vollero vedere che cosa c’era dentro. Versata la terra, videro il drappo in cui era avvolta la testa non ancora così consumata, che impedisse il riconoscimento della testa di Lorenzo. Temendo che l’omicidio si venisse a sapere, con prudenza, fuggirono da Messina, e, trasferiti tutti i loro averi, se ne andarono a Napoli. Elisabetta, continuando a chiedere il suo vaso, piangendo se ne morì. E così finì il suo sventurato amore. Dopo un certo tempo la sua storia fu conosciuta e un cantastorie compose una canzone , che si cantava ancora al loro tempo e cioè “ Quale fu l’uomo malvagio che mi rubò il vaso da fiori ecc.ecc”. QUARTA GIORNATA – NOVELLA N.1 Tancredi ,principe di Salerno, uccide l’amante della figlia e le manda il cuore in una coppa d’oro; messa sul cuore dell’acqua avvelenata, la figlia beve dalla coppa e muore. Fiammetta considerò che il compito della quarta giornata di narrare storie di amori infelici, che facevano compassione a chi li ascoltava, era stato voluto per temperare la letizia dei giorni passati. Ella avrebbe raccontato una storia triste ,degna delle lacrime dei presenti. Tancredi, principe di Salerno, fu un signore umano e di indole buona, se non si fosse macchiato, nella vecchiaia, le mani di sangue. Egli ebbe una sola figlia e meglio sarebbe stato se non l’avesse avuta. Costei fu amata dal padre più di qualsiasi altra figlia. Non volendo allontanarla da sé, fino ad età avanzata non l’aveva maritata. Alla fine la diede in sposa ad un figlio del duca di Padova, che ,poco dopo, morì. Ella, rimasta vedova, ritornò dal padre. La nobildonna era bellissima, giovane, ardente e saggia più di quanto si richiedeva ad una donna. Avendo compreso che il padre non aveva intenzione di risposarla, pensò di procurarsi, di nascosto, un valoroso amante. Tra gli uomini della corte di suo padre vi era un giovane valletto, di nome Guiscardo, di umili origini, ma nobile per costumi e indole. La donna si innamorò ardentemente ed anche il giovane, essendosene accorto, la ricambiò appassionatamente, non riuscendo più a pensare ad altro che a lei. Amandosi, dunque, l’un l’altro segretamente e non potendosi fidare di nessuno, la giovane, desiderando incontrarsi con Guiscardo, pensò ad un insolito stratagemma. Gli scrisse una lettera, fissandogli un appuntamento per il giorno seguente, e la nascose nel foro di una canna che serviva per soffiare il fuoco. La diede al giovane, consigliandogli di soffiarla per accendere il fuoco. Guiscardo, tornato a casa, guardò nella canna, vide il foro e la lettera, e , come l'uomo più felice del mondo, eseguì tutto quello che vi era scritto. Al lato del palazzo del principe, c’era una grotta scavata nel monte, nella quale entrava ,a stento, un po’ di luce da uno spiraglio fatto artificialmente , tutto coperto di sterpi di pruni e di erbe, perché la grotta era abbandonata. In quella grotta si poteva scendere per una scala segreta, che era in una delle camere occupate dalla donna, sebbene fosse chiusa da una porta fortissima. Nessuno se ne ricordava più, perché non era stata usata da moltissimi anni. Ma Amore acuì l’ingegno della donna che riuscì ad aprire l’uscio, vide lo spiraglio, avvisò Guiscardo , gli indicò l’altezza di quello da terra.

Il giovane preparò una fune con nodi e cappi per poter salire e scendere, indossò un vestito di cuoio per potersi difendere dai rovi, senza dire niente a nessuno. La notte seguente, legato bene il cappio ad un albero resistente che era nato davanti allo spiraglio, si calò con una fune nella grotta ed attese la donna. Ella, il giorno dopo, fingendo di voler dormire, licenziò le sue damigelle, si chiuse in camera da sola, aprì l’uscio e discese nella grotta. Lì trovò Guiscardo ed insieme fecero una meravigliosa festa. Da quel passaggio si trasferirono nella camera di lei, dove rimasero per gran parte del giorno. Poi Guiscardo se ne tornò nella grotta e la donna , chiusa la porta, chiamò le sue damigelle. Il giovane , venuta la notte, salendo con la fune, per lo spiraglio da dove era venuto se ne ritornò a casa . Questo percorso, in seguito ,fu ripetuto molte volte. Ma la fortuna, invidiosa, trasformò la loro gioia in pianto doloroso. Di solito Tancredi se ne andava, tutto solo, nella camera della figlia per trattenersi a discutere con lei. Un giorno, dopo pranzo, andò nella camera mentre la figlia era in giardino con le sue damigelle, senza che nessuno lo vedesse. Decise di attenderla, senza chiamarla, avendo trovando le finestre chiuse e le tende del letto abbassate, si sedette sopra uno sgabello, in un angolo, come se si fosse nascost...


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