Pedagogia Generale E Sociale ecampus 24 cfu PDF

Title Pedagogia Generale E Sociale ecampus 24 cfu
Course Pedagogia Generale E Sociale
Institution Università telematica e-Campus
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riassunti delle lezioni 1-48 di pedagogia generale ecampus...


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PEDAGOGIA GENERALE La pedagogia come scienza Il termine pedagogia compare per la prima volta sul finire del V secolo a.C. (lettura di Euripide del 408 a.C.). In tale periodo il significato di “pedagogia” veniva esclusivamente ricondotto all’allevamento della prole, solo successivamente venne intesa come l’insieme di tutte quelle pratiche che i pedagoghi (servi che dovevano seguire con massima attenzione i fanciulli) mettevano in atto per portare a compimento i loro compiti. La definizione più moderna di pedagogia è “la scienza e l’arte dell’insegnamento”. È scienza perché ogni intervento progettato per educare non può essere affidato solamente alla genialità dell’insegnante ma bisogna fare una riflessione per assicurarsi il successo educativo sul bambino e per evitare che l’insegnante possa fare ciò che vuole rispetto a colui che non conosce e vuole apprendere; la pedagogia è anche arte perché appunto si affida alla sensibilità dell’insegnante, alla sua creatività, alla sua passione e intelligenza nell’educare. L’insegnamento rinvia necessariamente al signum agostiniano che consente di individuare, attraverso l’indicazione del maestro, la fonte di verità. Questo termine, negli anni recenti, è stato sostituito o integrato dalla parola “apprendimento” che ribalta la responsabilità educativa spostandola dall’educatore (insegnante), all’educando (alunno).

La pedagogia come scienza dell’educazione L’uomo è dotato di potenzialità interiori che devono essere liberate e espresse e si orientano sul piano: - dell’esistenzialità (cura della salute fisica, psichica e mentale) - dell’essenzialità (potenzialità interiore che può essere intesa come una dimensione trascendentale [al di sopra di ogni cosa] e che conduce alla valorizzazione dello spirito). La pedagogia non può e non deve essere riconosciuta come la sola e unica Scienza dell’educazione perché come suggerisce Giovanni Genovesi, con il termine Scienza dell’educazione, “si va oltre la pedagogia”. Secondo Genovesi, infatti, la pedagogia “ha il grande merito di aver preparato il terreno e di aver tenuto in incubazione quegli aspetti che hanno permesso la nascita della Scienza dell’educazione”. La pedagogia è quindi una scienza autonoma all’interno delle Scienze dell’educazione.

Quale pedagogia La pedagogia ha il grande dovere di riflettere sul significato e sull’importanza sociale che ha l’educazione sollecitandone criticamente ogni aspetto. Ciò reclama l’elaborazione di un pensiero umanizzante che costituisce la “maggior forza” al sevizio dello sviluppo dell’individuo e che riconosce l’uomo nella sua totalità e diversità e quindi si parla di pedagogia che promuove una società dell’uomo e per l’uomo e di pedagogia che riflette sulla persona. Quando si parla di pedagogia, quindi, si parla di una continua ricerca scientifica sull’individuo per garantire un futuro migliore alle nuove generazioni per non cadere in una società fondata su principi futili, per non creare caste privilegiate e quindi far maturare ogni soggetto in modo equilibrato e totale.

Non solo un problema epistemologico Si è già affermata che la pedagogia è una scienza autonoma. Ma quando, una scienza, è definibile autonoma? Quali sono gli elementi che legittimano sul piano teorico e pratico una determinata disciplina o un determinato sapere? La pedagogia si rende autonoma quando possiede 3 elementi caratteristici: 1) Un determinato campo di applicazione (rappresentato quindi, in quanto scienza che studia l’applicazione, dalle differenziazioni che la stessa educazione possiede); 2) Uno specifico statuto epistemologico (rappresentato da tutti quegli elementi logico-conoscitivi [modelli, teorie…] che sono riferibili a un determinato settore del sapere umano). Quando studiamo la Montessori, Decroly, le sorelle Agazzi, stiamo studiano lo statuto epistemologico; 3) Infine abbiamo l’oggetto di studio, (che è rappresentato dalla concezione che abbiamo della persona ed è proprio la concezione che abbiamo della persona che dirige la nostra scienza autonoma perché dall’oggetto di studio si estrapolano anche il campo di applicazione e lo statuto epistemologico (che deriva dalla concezione che abbiamo noi della persona, così come il campo di applicazione perché le differenziazioni dell’educazione sono date dalla concezione che noi abbiamo della persona). La didattica e la pedagogia sono due scienze estremamente affini ma non sono più sovrapponibili perché anche la didattica oggi viene considerata una scienza autonoma. Se pur avendo lo stesso campo di applicazione (cioè l’apprendimento e l’educazione), se pur avendo lo stesso oggetto di studio (cioè la persona) della pedagogia si diversificano nello statuto epistemologico perché lo statuto della pedagogia si riferisce al pensiero della pedagogia stessa, mentre lo statuto della didattica si focalizza appunto sulla teoria didattica.

Paradigmi pedagogici Il termine epistemologia deriva dal greco e vuol dire il sapere della scienza stessa. L’epistemologia “è la scienza che ha per oggetto l’esame critico della ricerca scientifica e della stessa nozione di scienza” (Morselli 1993). L’epistemologia rappresenta quindi lo studio dei paradigmi e del pensiero che appartengono a una data area del sapere umano, attraverso metodi e verifiche che falsificano un dato sapere. Tra le principali connotazioni dell’epistemologia ricordiamo: - il convezionalismo aderente al pensiero di Mach e Duhem; - il neoempirismo logico espresso dal Circolo di Vienna e si connota con un approccio positivista ed empirico alla realtà; - le ricerche riferibili a I. Lakatos-T. Kuhn-P Feyerabend; - il metodo della falsificazione di Karl Popper secondo cui “una teoria scientifica è tale se è falsificabile, ossia se è concepita in termini tali da poter essere sottoposta a esperimenti in grado di provarne la (eventuale) falsità. Il problema epistemologico della pedagogia obbliga a definire tale temine. Il significato di “Pedagogia” non è altro che guidare il soggetto in apprendimento verso la realizzazione dei proprio obiettivi di vita incentrando la propria dottrina sulla singolarità/unicità delle persone e sulla libertà d’azione e di pensiero. La pedagogia non può prescindere da una chiara impostazione personalistica capace di accrescere appieno tutte le potenzialità che ogni soggetto possiede. Da un punto di vista storico si chiama personalismo “la posizione di Charles Renouvier che sviluppando tematiche del pensiero di Sant’Agostino e Cartesio, intendeva difendere il valore della persona dagli attacchi delle filosofie di tipo assolutistico e deterministico”. (Morselli 1993)

La pedagogia quindi non può prescindere per divenire scienza a disposizione dell’educazione e della persona ma non è altro che: - scienza dell’educazione; - arte filosofica dell’educazione. Una riflessione critica sulla pedagogia ha l’obbligo di: - indagare sulla formazione e sull’educazione del soggetto considerandolo nella sua totalità psicofisica; - determinare i fini e gli scopi che si debbono perseguire; - definire il metodo più adeguato per raggiungere questi scopi. La pedagogia fa “tesoro della filosofia di andare oltre il fenomenico, di cercare di capire la causa dei fenomeni stessi assegnando loro una ragione” (Genovesi 2009) imparando così a riflettere su ciò che può divenire, un futuro diverso ed un potenziale umano che deve divenire un atto concreto di sviluppo collettivo. Comenio si sofferma sulle opportunità che ogni soggetto possiede nel formarsi e nell’aumentare il suo grado culturale attraverso la “ragione”. Ecco allora la necessità di un ideale pansofico dove ogni soggetto è ritenuto custode di possibilità educative da dover far innalzare attraverso una formazione aperta a tutti distaccata da quell’idea di una formazione élite riconosciuta solo per le classi benestanti. La lezione comeniana trova sostanza nella rivoluzione espressa nel pensiero di Rosseau, dove si sancisce una “educazione secondo natura”, un’educazione con l’ideale di libertà e di sviluppo delle facoltà del bambino attraverso un contatto diretto con la natura: tutto ciò che è naturale è buono.

I grandi maestri Nel legittimare la propria autonomia scientifica, la pedagogia si avvale del contributo di grandi Maestri. Per dare una prima classificazione delle figure di spicco della pedagogia è possibile distinguere tre correnti: - la corrente mistica - la corrente scientifica - la corrente filosofica

La corrente mistica Derivanti dal lavoro di Rosseau sono gli esponenti della corrente mistica, i quali hanno un’idea positiva di educazione secondo natura. Di questa corrente fanno parte anche Lew Tolstoy, Anton Semenovic Makarenko e possono essere inseriti all’interno della corrente mistica, a causa della loro operatività nei contesti istituzionali di formazione, anche Maria Montessori, le sorelle Agazzi (con l’idea di ordine a base della libertà soggettiva) e Maria Boschetti Alberti (la maestra dalla penna rossa che sottolineò l’esigenza di una vera e propria “personalità dell’educatrice”). Tre sembrano essere le conseguenze causate da tale corrente: - occorre che la pedagogia sviluppi il proprio pensiero al fine di orientare il percorso formativo; - nei secoli successivi la pedagogia si legittima come scienza autonoma distaccandosi dalla filosofia e cercando percorsi che facilitino l’espressione delle capacità del bambino; - diventa una scienza dell’educazione che ha per oggetto di studio il processo formativo del soggetto e i rapporti che quest’ultimo ha con il contesto culturale e sociale che lo circonda.

La corrente scientifica Attraverso queste chiavi di lettura date dalla corrente mistica e con un ripensamento del bambino come “un essere completo”, la pedagogia assume una prospettiva che trova nello studio scientifico del processo educativo una solida base teorica che farà da cornice alle future idee pedagogiche. Molti sono stati gli studiosi che hanno riflettuto su tali questioni tanto da rendere impossibile fare una rassegna completa, alcuni di essi però non possono non essere menzionati come Ovide Decroly che definì l’educazione come un bisogno e un processo mentale di soddisfazione e maturazione e Maria Montessori che reclama la necessità di una scuola “a misura di bambino” al fine di sostenere l’autoeducazione.

La corrente filosofica La corrente filosofica si fonda sopra il concetto prettamente teorico e riflessivo di educazione. Secondo tale impostazione, la pedagogia, ha infatti il ruolo di continua costruzione di veri e proprio impianti e sistemi educativi a cui rifarsi nel momento di attuazione dell’educazione. Di qui una pedagogia sistemica, che considera la pedagogia come insieme di una pluralità di azioni al di sotto di un principio massimo. Questa teoria si rifà alla filosofia kantiana nella sua idea di unità di molteplici conoscenze al di sotto di un unico principio, o si rifà anche alla filosofia hegeliana che richiama la necessità di raccogliere le differenze nella libertà del tutto. Una scienza, quindi, che pone a fondamento dell’agire educativo l’idea e il sistema come unica strada per la conoscenza del vero e del giusto. Di questa espressione pedagogica fanno parte quegli Autori e pensatori che hanno cercato nell’educazione, una totalità che si diversifichi nella sua diretta libertà pratica e dell’agire. Di questa corrente ne fanno parte John Dewey, che sostiene il “fare in modo diretto, l’agire” proponendo delle scuole-laboratorio, ed Edouard Claparède che sostiene “l’attività soggettiva” perché considerata da lui unico elemento per una corretta autorealizzazione psicologica e biologica.

Altri grandi maestri del pensiero pedagogico Molti autori rimangono esclusi dalla triplice classificazione perché difficilmente possiamo inserire all’interno di una o dell’altra corrente ma che comunque hanno avvalorato la pedagogia come scienza rendendola autonoma e tra questi troviamo Piaget, Flores d’Arcais, Santomauro, Leang… Le varie esperienze educative che hanno contrassegnato tutto il XX secolo, hanno reso possibile teorie e modelli di pensiero sulle “grandi idee”: - il mondo come ambiente da rispettare ed onorare; - l’uomo quale espressione metafisica di potenzialità assolute; - Dio come ente supremo. Tali modelli hanno reso possibile traduzioni di carattere pedagogico estremamente funzionali alla vita della persona. Sotto la spinta delle idee espresse da G. Mialaret nell’affermare che ogni disciplina “deve aprirsi a nuovi campi di investigazione scientifica o a stabilire nuovi rapporti con le discipline scientifiche”, non possono non essere sottolineati i contributi di quelle scienze che oggi danno fondamento alla ricerca pedagogico-educativa. Attraverso lo studio del cervello, Autori come Gadamer, Goleman, Gradner e Damasco, tanto per citarne alcuni, hanno prodotto, come la definirebbe Blanchard, una forte “rottura epistemologica” (discontinuità nella ricerca scientifica) del processo educativo. Ogni epoca, come descrive Rosati L. “è caratterizzata dalle scuole di pensiero dalle quali si fa discendere il compito educativo, senza però che si analizzino questioni pedagogiche”.

Idee, correnti e pensiero pedagogico Le varie esperienze educative che hanno segnato la nascita della ricerca educativa nel corso del XIX secolo derivano da due principali correnti di pensiero: - Attivismo; - Positivismo.

Attivismo L’Attivismo è una dottrina pedagogica che ebbe inizio sul finire del XIX secolo per opera di John Dewey, si fonda su una visione “attiva”, dinamica del processo educativo e quindi una partecipazione sia da parte del docente che dello scolaro e rappresenta un forte rinnovamento della pedagogia in quanto capace di valorizzare principi che fino a quel momento venivano oscurati come ad esempio: azione, interessi e visione puerocentrica segnando il passaggio da una scuola basata sul maestro a una fondata sugli interessi dell’alunno. Nell’attivismo, quindi, lo scolaro diventa parte attiva del suo stesso progetto di maturazione ed evoluzione e la posizione del maestro diviene l’opposto di quella che fosse fino a quel momento. A quest’ultimo spetta il ruolo di “organizzare e programmare i progetti, all’alunno invece spetta il ruolo di soggetto attivo che diviene costruzionista del sapere”. Da quanto espresso emergono alcune caratteristiche dell’attivismo che possono essere sintetizzate in: - una forte componente puerocentrica; - notevole importanza della psicologia; - ruolo secondario assegnato al docente visto ormai come guida e non come protagonista; - personalizzazione del cammino formativo secondo interessi e bisogni del discente; - concezione dell’educazione come prospettiva pratica ed operativa.

Il positivismo La seconda corrente di pensiero che ha influito in maniera significativo su tutto l’agire educativo del secolo trascorso è sicuramente il Positivismo. Tale corrente, nasce nella prima metà del XIX secolo come risposta all’idealismo, opponendo alle concezioni metafisiche espresse nel pensiero idealista, la concretezza scientifica del metodo sperimentale. Il positivismo, afferma Morselli, “rivaluta l’esperienza come fonte della conoscenza; rileva le leggi solo dai fatti positivi, ossia accertati e valutati nell’ambito del concreto”. Tale corrente di pensiero si è andata ad affermare in tutto il pensiero occidentale e si è tradotta in un punto di riferimento a seconda delle tradizioni culturali e politiche dei vai Paesi. Comte, ad esempio assegnava al termine positivo un valore di rigorosa certezza scientifica; Spencer, dal quale si estrapola la convinzione materialista dell’atto educativo; Mill, sostenitore del pensiero logico nello stabilire una relazione tra il particolare e il generale; Mach, che in Germania prospetta l’empiriocentrismo ed in Italia da Ardigò, che riflette sul principio evoluzionistico di Spencer. Per riassumere, il positivismo è stato caratterizzato da elementi che possono essere riepilogati nel seguente modo: - affermazione del primato della scienza e del suo metodo conoscitivo; - negazione di ogni realtà non osservabile e non sperimentabile; - applicazione del metodo induttivo, l’unico ritenuto scientifico per tutti i fenomeni naturali, morali, culturali, sociali e religiosi; - nascita della sociologia e della psicologia come scienze autonome; - assenza del concetto di apriorismo (indagine o ricerca filosofica che prescinda dai dati sperimentali).

Impostazioni e critiche positiviste Non poche sono state le critiche mosse al modello positivista. Secondo Prellezzo e Lanfranchi il positivismo ha il grande pregio o difetto di ridurre “tutta la realtà a natura regolata da leggi fisse”, orientando così la ricerca positivistica all’osservazione e all’analisi del reale e del concreto attraverso la sperimentazione empirico-scientifica. Una critica al positivismo è stata mossa da Mach sostenendo l’infondatezza del positivismo e accreditando tutte quelle discipline che sono radicate nel pensiero oggettivo di dati ricavabili solo dall’esperienza. L’epistemologia in questo contesta si trova a doversi relazionare con l’esperienza oggettiva dei fatti esperenziali e con il concetto di scientificità oggi generalmente inteso. Dopo molte riflessioni riguardo la vera natura della scienza, Mach arriva alla conclusione che l’essenza della scienza risulta essere il continuo perfezionamento dell’adattamento biologico che ogni soggetto ha con l’ambiente. Egli riteneva che le unità di misura per la conoscenza degli oggetti sia costituito dalle sensazioni, tano da rilevare che tra fati fisici (quindi oggettivi), e fatti psichici (quindi la conoscenza effettiva), non esiste una differenza bensì soltanto un modo diverso di interpretazione e considerazione. Tale riflessione porta alla conclusione che non sono i corpi che producono le sensazioni bensì viceversa. L’oggetto, così, viene considerato tale se e solo se percepito attraverso le sensazioni.

Ancora sul positivismo Nonostante i suoi aspetti critici e le forti perplessità epistemologiche, il positivismo lascia in eredità alla cultura moderna, in particolare a quella occidentale, il credito circa l’importanza che la ricerca scientifica possiede per la conoscenza e per la trasformazione sociale. Non a caso la pedagogia sperimentale pone a suo fondamento il metodo positivista, avanzando l’idea che, come afferma Kelly, tutto ciò che è conoscibile è anche misurabile. Un esempio a sostegno del pensiero positivista è offerto da Thorndike, il quale afferma che “tutto ciò che esiste, esiste in una determinata quantità e può essere misurato”. Tale riflessione apre la strada a tecniche e strumenti che hanno la pretesa di arrivare a stipulare scientificamente, e per mezzo della verifica, la vera conoscenza della persona. Il concetto di verificabilità, argomento base nella teorizzazione del Circolo di Vienna, apre le strade a riflessioni che portano a definire il rapporto esistente tra i vari metodi utilizzati dalle discipline nella ricerca. Un ulteriore contributo è stato offerto da Shlick, che sentì la necessità di condividere le sue idee e i suoi dubbi circa i differenti ambiti disciplinari al fine di stabilire nuove teorie. Il Circolo di Vienna, da lui promosso, criticava le direttive scientifiche di tutta Europa, cercano di analizzarle al fine di modificarle, correggerle ed imparare a controllarle. Secondo Shlick, infatti, il significato scientifico di un concetto è costituito dal momento della sua verificabilità, dando un senso all’agire solo se basato su un valore conoscitivo dimostrabile tramite un percorso empirico. Il problema riguardante la verificabilità dei modelli o dei metodi adottati sia nelle scienze dette forti sia in quelle deboli, ha inizio nell’età moderna quando si iniziano a considerare le prove come fondamento di controllo e maggiore valenza scientifica. L’espressione più significativa del positivismo rimane comunque quella riferita da Galileo Galilei, che parte dall’idea che tutto sia oggettivamente osservabile e che “la matematica consente di penetrare nell’scuro labirinto della natura”. Le relazioni e i ragionamenti matematici non sono pura astrazione, ma si rifanno alla realtà oggettiva e sensibile degli eventi naturali; qualora il matematico sbagli, non dipenderà dal suo ragionamento dimostrabile e quindi valido, ma dagli “impedimenti della materia”. ...


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