PP - i santuari di età repubblicana nel lazio PDF

Title PP - i santuari di età repubblicana nel lazio
Course Archeologia Greca e Romana
Institution Università degli Studi di Padova
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santuari repubblicani della regione azio in archeologia romana...


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19-11-2015

I SANTUARI DI ETA’ REPUBBLICANA NEL LAZIO Gli antefatti: Coo Nel mondo romano si conoscono i complessi dei santuari con caratteristiche molto simili a quelli del mondo ellenistico. Nell’Italia centrale, negli ultimi anni del 1° millennio a.C., si riconoscono i “santuari scenografici”, che vedono le loro origini nei santuari di Kos e Lindos, i quali nascono con caratteristiche e impronte ellenistiche: si basano sulla presenza di un porticato che protegge uno spazio sacro “porticus triplex”, quello che precedentemente i Greci chiamavano temenos, che i Romani, invece, definiscono “templum”, una parola di origine latina. Il “porticus triplex” definisce l’area nella quale si trova il tempio, e la parte restante, tra il tempio ed il porticato, aveva la funzione di ospitare le cerimonie sacre/religiose. Tutto lo spazio si basava su un’asse di simmetria che lo divide in due e che permette alla parte destra e a quella di sinistra di essere praticamente uguali, conferendogli un senso di equilibrio e compostezza e di conseguente “monumentalità” (un altro aspetto ellenistico). Un ultimo aspetto molto importante è che tutti i santuari del mondo laziale sorgevano accanto ad un’area sacra con una gradinata circolare, la “cavea”, in quanto era usanza che la maggior parte dei riti si basavano su rappresentazioni teatrali.

IL TEMPIO DI GIUNONE A GABII Il “tempio di Giunione”, del 2° secolo a.C (150 a.C. circa), situato a Gabii o Gabi è un tipico esempio di tempio etrusco italico “peripteros sine postico”, dedicato a Giunone, una divinità femminile indigena legata alla fertilità dell’uomo. Nasce sul bordo del lago di Castiglione, nel Lazio, e riassume tutte le caratteristiche fondamentali dei santuari del tempio. Come detto precedentemente, è un tempio periptero sine postico, vale a dire periptero senza colonnato posteriore che si innalza su un basamento dalla gradinata assiale sulla facciata e vanta un importante portico ad “U” che circonda il santuario come se lo avvolgesse in un abbraccio; all’interno del recinto del santuario è stato ricreato un “boschetto sacro” con lo scopo di riesumare il contesto naturale che apparteneva alle aree sacre dell’Italia antica. La natura è richiamata anche dal lago di origine vulcanica presente alle spalle del santuario, oggigiorno interrato, che riporta all’importanza dell’acqua come per i santuari che nascevano nel mondo greco, tipo quello di Apollo di Delfi o di Zeus ad Olimpia che nasceva sulla congruenza dei fiumi Cladeo e Alfeo. Un altro tipico elemento santuariale è la presenza di una gradinata dall’aspetto teatrale funzionale a tutti i rituali accompagnati da una rappresentazione, perfettamente in asse con la cella all’interno del luogo sacro. Attualmente rimane molto poco di questo santuario.

IL SANTUARIO DELLA FORTUNA PRIMIGENIA A PRAENESTE/PALESTRINA Il “santuario della Fortuna Primigenia”, del 110 a.C. è situato a Praeneste in Palestrina ed è celebre per la presenza oracolare della dea Fortuna, alla quale i pellegrini potevano rivolgersi per ottenere delle rivelazioni sul loro futuro attraverso l’estrazione delle “sortes”. È un santuario dal grande impatto scenografico che si articola in una serie di elementi uniti tra loro, divisi su due livelli: -

Una parte bassa dove sorgono “un tempio”, “una basilica” dedicata all’amministrazione della giustizia e due “grotte” contenenti il famoso mosaico ellenistico dalle scene nilotiche Una parte alta dove nasce il santuario vero e proprio, tipico dell’architettura romana, dedicato alla dea Fortuna Primigenia, vale a dire la Fortuna che decreta la vita e il destino degli esseri umani (rimando all’oracolo)

Il santuario, inizialmente, fu edificato in calcestruzzo con piccoli pezzi di tufo e organizzato in una serie di terrazze parallele collegate tra loro da rampe e scale: al di fuori di una rampa di queste si trovava una delle nicchie dove sgorgava l’acqua che scendeva dalle fontane e il pozzo acro, il “pozze delle sortes” utilizzato per le predizioni oracolari.

IL SANTUARIO DI ERCOLE VINCITORE A TIVOLI/Tibur Il “santuario di Ercole vincitore” sorge a Tivoli, e risale al 90 a.C., dove passa una delle più importanti strade romane, che da anche il nome alla città, la Via Tiburtina: questa via, attraversando il complesso santuariale, diventa una via coperta, quasi un sotterraneo. Come ogni altro santuario è dedicato ad una divinità, in questo caso fa riferimento ad Ercole, il Dio della pastorizia, che nel mondo greco era Eracle: il suo mito si collega alla forza del corpo e quindi alla forza fisica ma al tempo stesso era il protettore del bestiame. A questo fa riferimento, infatti, la nascita del santuario in quanto sembra che dove è nato il luogo sacro ci fosse un mercato di scambio di ovini e di bestiame in generale. Il santuario si colloca in una punto molto importante, immediatamente visibile per chi arriva da lontano: è costituito da un grande porticato a “U” che avvolge tutta la struttura e si dividono due livelli; nella parte inferiore c’era un arco dove passava la via Tiburtina, la quale prende anche il nome di “via tecta”, appunto via coperta. La struttura ha lo stesso impianto delle precedenti, creata con cementizio per creare grandi coperti di grandi dimensioni e le coperture a volta, con una peristasi che gira tutt’attorno ai tre lati, l’edificio di culto, un podio altissimo e la cavea teatrale dedicata ai riti e alle rappresentazioni teatrali.

IL SANTUARIO DI GIOVE ANXUR A TERRACINA Lungo la Via appia, nel piccolo paesino di Terracina, un punto molto importante dal punto di vista marittimo, nasce il “santuario di Giove Anxur”, dell’80 a.C., dedicato alla divinità indigena Giove Anxur, una divinità maschile. Era situato in posizione molto particolare, lontano da Roma e sul mare, e ha un particolare orientamento a causa della conformazione della terrazza del promontorio e a causa di una presenza di culto già esistente. Riprende i vecchi temi sia da un punto di vista religioso, che architettonico e culturale: è creato un portico ad ali e quindi una stoà che chiude il lato di fondo, come accadeva nel mondo greco e c’erano una serie di passaggi coperti che rendevano l’intera costruzione percorribile. La grande differenza rispetto agli altri monumenti è lo spostamento dell’altare in quanto mancava lo spazio per posizionarlo regolarmente. Le parenti sono decorate con la tecnica “opus reticulatum”....


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