Psicologia Clinica - appunti lezione prof ciammarughi PDF

Title Psicologia Clinica - appunti lezione prof ciammarughi
Author Eliana Supino
Course Psicologia clinica
Institution Università degli Studi di Perugia
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appunti lezione prof ciammarughi...


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PSICOLOGIA CLINICA Prof. Francesca Ciammarughi

30 SETTEMBRE- 1 LEZIONE Ciammarughi: Opera come psicologa clinica, da più di 30 anni, formazione dinamica psicanalitica. Laureata alla Sapienza, formazione poggiata su un credo politico ampio. Di Marco: cultrice della materia, filtro per le possibili domande del futuro corso. Psicologa Clinica, Formazione a Perugia e Cesena, tirocinante nel servizio di neuropsichiatria infantile. “Noi non siamo altro che la storia che raccontiamo di noi stessi e la nostra identità narrativa si costituisce mediante la nostra storia” (Bruno Callieri) L’apprendimento può essere visto in vari modi, qui in Umbria ci si sbaglia nell’utilizzare le parole insegnare e imparare. Sono due cose totalmente distinte, avrete degli strumenti per recepire e raccogliere informazioni utili. La psicologia clinica è fondamentalmente una disciplina pratica, è l’avvicinassi al letto, a chi ha bisogno di aiuto, ha a che vedere con il rapporto e la vicinanza a chi ha bisogno di aiuto. Gli esami e la valutazione sarà improntata sul vedere se abbiamo capito i concetti e se siete in grado di comprendere APPRENDERE : IMPARARE: Quindi non un accumulo ma una continua costruzione e ristrutturazione. Ogni elemento nuovo va a concatenarsi con il precedente modificando e risignificando gli schemi rappresentativi precedenti in un percorso di costruzione di significati ed in una relazione adattiva dell’individuo con la realtà relazionale storica e culturale. (Piaget- Vigotsky) LA CLINICA Medico -paziente/ psicologo-cliente. La cosa più importante è il rapporto che si crea in queste relazioni, che può anche essere alunno insegnante. L’AGGETTIVO CLINICO in psicologia si riferisce a quel particolare approccio alla realtà della sofferenza umana basato sulla RELAZIONE INTERPERSONALE. Nella nostra esistenza LA RELAZIONE è l’aspetto principale. Dalla nascita, e ancor prima, ognuno di noi è immerso in un UNIVERSO RELAZIONALE. LA MENTE E’ RELAZIONALE: L’esperienza interpersonale, nostra e della nostra progenie, è quanto ci rende quello che siamo. Rammentare con il cervello, ricordare con il cuore e rimembrare con le vostre membra. Imparerete a fare un colloquio clinico. Lavorerete su colloqui clinici scritti. Vi eserciterete con dei role play e con esercizi di gruppo. Tutte queste attività non influenzeranno il voto finale d’esame. Ci approcceremo ad aspetti teorici (metafora degli occhiali: uno psicologo clinico deve avere più occhiali per osservare il caso in tutti i suoi particolari e comprenderla), che già forse conoscete. E’ necessario apprendere una tecnica tramite la relazione interpersonale.

Cosa è la psicologia clinica? Secondo il CONSIGLIO NAZIONALE ORDINE DEGLI PSICOLOGI si contraddistingue per le teorie e gli sturanti di intervento finalizzati alle attività di prevenzione, valutazione, abilitazioneriabilitazione e sostegno psicologico, con particolare riguardo alla comprensione della domanda dell’utente individuale e collettivo( coppia, famiglia, gruppi, organizzazioni e comunità), alla psicodiagnostica e agli interventi di aiuto e sostegno, compresi quelli strettamente psicoterapici ( che costituiscono un particolare sottoinsieme di modalità di intervento clinico specialistico). Lo psicologo clinico non è per forza uno psicoterapeuta. Accompagnare e prendersi cura. Lo psicologo può lavorare sulla prevenzione primaria, sull’informazione. Curare e prenderci cura sono due cose diverse Storia Ciò che segnò l’inizio della psicologia clinica fu il mutamento radicale della disciplina accademica della osicologia, essa stessa solo da poco emancipata dalla filosofia, e l’impulso dato agli psicologi perché entrassero nel mondo dei problemi reali” Obiettivi del corso: - Promuovere una visione psicologica della sofferenza psichica - Sollecitare al ragionamento clinico e all’approccio complesso del caso - Fornire gli elementi di base relativi all’accoglienza, all’analisi della domanda, alla strutturazione del Setting, alla predisposizione dell’assestment Argomenti - modelli teorici di riferimento - Principali sistemi diagnostici - accoglienza e analisi della domanda - il colloquio in psicologi clinica - osservazione - Utilizzo dei test psicodiagnostici - il ragionamento clinico Focus su modelli di assestment: in clinica dell’età evolutiva. Percorsi di valutazione e diagnosi. Esemplificazioni attraverso la la presentazione di casi clinici. Approfondimento sul concetto di trauma psichico: come fattore di vulnerabilità. La prospettiva di trauma oriente (utile per favorire la comprensione e la concettualizzazione dei quadri clinici più complessi) Focus ruolo e funzioni dello psicologo clinico: all’interno delle istituzioni deputate alla prevenzione e alla cura della sofferenza psichica. Modalità di esame: esame scritto a domande aperte volto alla verifica della padronanza concettuale acquisita dallo studente riguardo agli argomenti trattati durante il corso, oltre alle competenze di analisi, sintesi ed integrazione delle conoscenze. 1h e 30 di tempo per 3 domande aperte. Bibliografia -Dispense e materiale consigliato durante le lezioni di Marina TESTI OBBLIGATORI: - G. Montesarchio( a cura di ) “ Colloquio in corso” ed. Franco Angeli 2001 - A.F. Zampino “Psicologia Clinica: il modello psicoanalitico. L’intervento nei servizi”- ed Carocci 2006 - V. Lingiardi “Diagnosi e destino” Einaudi ed. 2018 ALTRI TESTI: - M.A. Cheli, C. Ricciutello, M. Valdiserra “Maltrattamento all’infanzia. Un modello interrato di intervento nei servizi sociali e sanitari.” - ed. Maggioli 2012

- R. Carli, R.M.Paniccia “Casi Clinici, Il Resoconto in psicologia clinica” Il Mulino ed. 2005 1 OTTOBRE- 2 LEZIONE EVOLUZIONE DELLA DISCIPLINA La conoscenza deve partire dalla storia, perché solo da essa possiamo capire cosa siamo noi oggi. Come siamo arrivati qui con la psicologia clinica? Essa ha una storia interessante perché si è dovuta affrancare da tutta una serie di ambiti disciplinari, quali ambito medico, la filosofia, la psicologia accademica. Essa è una pratica applicativa. Ciò che segnò l’inizio della psicologia clinica fu il mutamento radicale della disciplina accademica della psicologia, essa stessa solo da poco emancipata. In questo clima storico possiamo individuare almeno 4 filoni della psicologia clinica: - psicologia sperimentale - Psicologia delle differenze individuali - la tradizione medico psichiatrica - i movimenti umanitari Qui parliamo del periodo storico dell’800. La psicologia sperimentale Essa cerca la misurazione, l’oggettività, Uno dei primi fu LIGHTNER WITMER NEL 1896 che fondò in Pensylvania la prima “psychological clinic” che si occupava di bambini con disturbi dell’adattamento, disturbi cognitivi. Poi WUNDT fonda il primo Laboratorio di psicologia sperimentale a Lipsia, studiando il processo di relazione agli stimoli, studiava attraverso la narrazione di quello che è l’individuo e provava nel momento dello stimolo e sudiamo cosa lo stimolo produceva. Il suo obiettivo era indagare la vita psichica. PSICOLOGIA DELLE DIFFERENZE INDIVIDUALI E PSICOMETRIA attenzione sugli individui e sulle loro differenze, ipotizza la possibilità di una misurazione quantitativa di queste differenze, e accredita l’importanza dell’analisi statistica dei dati psicologici. L’obiettivo è la classificazione degli individui in base alle caratteristiche che li contraddistinguono. GALTON 1869 - studi sull’eredità biologica CATTELL 1894 - primi reattivi mentali, studio dei fenomeni attentavi BINET 1905 1 edizione- scala per la misurazione delle abilità cognitive. La psicologia nasce dall’esigenza della società di toccare con mano i veri problemi. LA PSICHIATRIA PINEL 1788 propose di curare i pazienti psichiatrici piuttosto che solo segregarli negli ospizi. Nel 1801 pubblicò un primo tentativo di classificazione dei disturbi psichiatrici dove classificò malattie mentali come la melanconia, la mania, la demenza e l’idiotismo. Aveva una attenzione volta alla distinzione tra vari tipi di alterazione mentale, la storia dei sintomi precursori, il decorso, l’esito, al fine di individuare i rimedi necessari. KRAEPELIN 1856-1926 è considerato il massimo esponente dell’indirizzo clinico-nosografico descrittivo in psichiatria. Propose un sistema di classificazione delle malattie mentali a lungo e largamente usato anche in America. Considerato come medico precursore dell’attuale DSM che oggi è nella versione 5. Ciò che diciamo di Pinel poi lo ritroviamo nella nascita dei movimenti umanitario. Ciò che egli dice rifatele ciò che riguardava le situazioni degli asilium che utilizzavano condizioni disumane per la cura degli affetti a malattie psichiatriche. Il suo fu un approccio umano.

Ma finì ben presto con l’approccio caudalistico. LA PSICOANALISI FREUD fu il primo. Lavora affinché la psicoanalisi possa esser conosciuto a livello scientifico ma la società non condivideva la scientificità del metodo e siamo nel 1896. DAL 1896 AGLI ANNI 40 si assiste ad un incremento nella messa a punto e nell’uso dei test psicologici. BINET- scala per la misurazione delle abilità cognitive TEEMAN- revisione della scala e introduzione al concetto di Quoziente di Intelligenza(Stanford University) “Child guidance clinics” fu un equipe di Valutazione e trattamento per bambini con anomalie deI comportamento. IL periodo delle guerre fu fiorente. La prima generazione di psicologi clinici non riesce ad affrancarsi da un ruolo secondario a quello medico, che detiene la responsabilità della valutazione e del trattamento, identificandosi per lo più con la somministrazione dei test psicometria. Dopo inizia ad affermarsi il concetto di igiene mentale e la necessità di promuovere la prevenzione dei disturbi di natura psichiatrica. Ci fu un a graduale introduzione di laboratori di ricerca psicologica anche perché la psichiatria occupava gran parte dell’ambito medico ed è stato difficile per lo psicologo clinico prenderne parte. VIDEO - LA PSICOLOGIA ITALIANA RACCONTATA A MIA FIGLIA (YouTube) PSICOLOGIA CLINICA IN ITALIA Diversamente dal contesto internazionale, in Italia la figura dello psicologo arrivò solo negli anni 50. I precursori furono: DE SANCTIS psicologia generale, sperimentale e applicata AGOSTINO GEMELLI: nel 1952 organizzò il Simposio Internazionale di Psicologia Clinica presso l’università Cattolica di Milano in modo da chiarire metodi ecc. GEMELLI rintracciai le origini della psicologia clinica nell’indagine scientifica. Ancora per molto tempo ci fu la problematica di definire la psicologia in ambito medico. OSSICINI fu il promotore della legge per la regolamentazione della professione, istituendo l’Ordine degli psicologi. Il percorso della legge è stato molto lungo che durò diversi anni. La nascita del primo corso di psicologia è nel 1971 nella facoltà di Magistero di Padova.

7 OTTOBRE - 3 LEZIONE IL CODICE DEONTOLOGICO DEGLI PSICOLOGI ITALIANI Il codice deontologico ci fa da guida, costituisce le regole nei quali gli psicologi operano la loro professione. Lo psicologo clinico dovrebbe agire con la razionalità e la sensibilità. “l’etica è la pratica di riflettere su quello Il termine DEONTOLOGIA deriva dal greco “il dovere” designa quel complesso di norme , principi e valori che regolano l’esercizio di una determinata professione. Il codice è il documento che raccoglie l’insieme delle regole di autodisciplina che guidano l’agire professionale. Il codice deontologico è predisposto dal consiglio Nazionale dell’Ordine, è entrato in vigore il 16 febbraio del 1998. Con tale atto si sono trasformate delle regole deontologiche in norme giuridiche , la cui violazione comporta delle sanzioni.

La sua esistenza è prevista dalla legge 56/89 che istituisce la professione di Psicologo e il relativo Ordine Professionale, nello specifico dall’art. 28. E’ valido, il codice a seguito di un referendum , dopo l’approvazione della categoria professionale stessa. La stessa legge, che lo ha previsto 56/89, ne sancisce anche la necessità di un periodo aggiornamento. Esso ha 2 scopi: RICONOSCERSI come professionisti di un certo ambito, con determinate caratteristiche e FARSI RICONOSCERE l’esterno ci riconosce. Crea una coscienza collettiva ta professionisti appartenenti all’ordine e rinforza l’immagine pubblica dell’ psicologo. Non ha solo un valore disciplinare. SAPERE: è l’insieme delle informazioni e delle nozioni SAPER FARE: è la capacità di metterle in pratica attraverso abilità manuali o concettuali orientate allo svolgimento del compito SAPER ESSERE: è l’insieme delle caratteristiche personali e di quei processi psicologi e sociali che preparano il professionista a prestazioni efficaci Queste tre nozioni tra di loro modellano una professionalità. Il codice ha 4 finalità: 1. la tutela del cliente (regole di correttezza personale) 2. La tutela del professionista nei confronti dei colleghi ( regole di solidarietà e colleganza) 3. La tutela del gruppo professionale (regole di decoro, dignità e autonomia) 4. La responsabilità nei confronti della società (regole sul dovere di utilizzare le conoscenze sul comportamento umano per promuovere il benessere psicologico dell’individuo, del gruppo e della comunità.) Quattro principi guida: 1. Meritare la fiducia del cliente (discende dalla concezione della professione come servizio e importa che il professionista può fare solo ciò che è a vantaggio del cliente) 2. Possedere una conoscenza adeguata (questo comporta non solo la necessità di formazione permanente , ma anche la capacità di autovalutazione di proprie competenze, e quindi di essere consapevole dei limiti del proprio sapere e di svolgere attività per le quali non ci si sente preparati) 3. usare con giustizia il proprio potere (cioè saper rispettare e favorire le capacità decisionali del cliente) 4. difendere l’autonomia professionale ( ciò comporta il rifiuto ad ogni ingerenza esterna al corpus professionale nel controllo dell’attività del professionista; tali ingerenze produrrebbero un calo di fiducia che il cliente deve avere nei conforti dello psicologo, con conseguenti scadimenti degli standard professionali) Il codice è costituito da 42 articoli, suddivisi in 5 capi, tra loro omogenei costituendo un “corpus” unico e indivisibile. Nel declinare i principi giuridici ed etici che sono alla base del corretto esercizio della professione, non solo focalizza su quanto comune a tutti gli psicologi, ma anche sulle varie modalità con le quali essi si propongono nell’esercizio dell’attività professionale nei vari ambiti di operatività (clinico, sperimentale, forense, ecc.) Capo1: principi generali( art 1-21) Capo2: rapporti con l’utenza e la committente (art 22-32) Capo 3: rapporti con i colleghi (art 33-38) Capo 4: rapporti con la società (art 39-40) Capo 5: norme d’attuazione (art 41-42) PRINCIPI GENERALI

ARTICOLO 1 :non è ammessa ignoranza ARTICOLO 2: decoro e correttezza professionale 1a FINALITA’: ARTICOLO 11: segreto professionale ARTICOLO 17: segreto professionale ARTICOLO 9: corretta informazione/consenso informato ARTICOLO 31: consenso informato con persone minorenni o interdette 2a FINALITA’: ARTICOLO 35: divieto di appropriarsi fraudolente dei prodotti dei colleghi ARTICOLO 36: divieto di dare pubblicamente giudizi negativi sulla formazione e sulla competenza di altri colleghi ARTICOLO 6: decoro, dignità e autonomia ARTICOLO 8: obbligo di denunciare i casi di abusivismo. 4a FINALITA’: ARTICOLO 3 (importantissimo) ARTICOLO 34 1o PRINCIPIO GUIDA ARTICOLO 11 ARTCOLO 25 2o PRINCIPIO GUIDA ARTICOLO 5 ARTICOLO 37 3o PRINCIPIO GUIDA ARTICOLO 4: (importantissimo) ARTICOLO 18 ARTICOLO 22 ARTICOLO 28 (importantissimo) ARTICOLO 38 4o PRINCIPIO GUIDA ARTICOLO 6 *guardare foto link*

8 ottobre- 4 LEZIONE La psicologia clinica attribuisce fondamentale importanza alla relazione interpersonale che si stabilisce fra chi denuncia sofferenza (chi fa la richiesta) e chi se ne prende cura. La psicologia clinica introduce una prospettiva che amplia i concetti di salute, malattia e cura rispetto alla visione medico-organicistica. La psicologia clinica fa riferimento alla sofferenza e alla possibilità di darei dare aiuto grazie alle conoscenze e ai metodi psicologici. L’oggetto della psicologia clinica è l’intero funzionamento dell’individuo (struttura ed organizzazione psicologica individuale e di gruppo), compresi, ma non necessariamente inclusi, eventuali distarbi psichici. Tre elementi su cui si basa la clinica: 1. LA RELAZIONE 2. IL CONTESTO

3. LA RICHIESTA La competenza dello psicologo clinico è fondata sulla consapevolezza del rapporto fra queste variabili, di cui la relazione è il cardine. Il contesto dà significato al segno, alla comunicazione, determina anche il modo di comunicare. Lo stesso luogo dove la comunicazione avviene, la posizione nello spazio di chi comunica determina un contesto che dà significato: intorno al tavolo mentre si cena, sul divano in salotto, in un ambulatorio, dietro una cattedra. Il contesto è un insieme di elementi in relazione e in interconnessione fra loro capaci di dare significato al singolo elemento.

GLI STRUMENTI DELLA PRATICA CLINICA: - il colloqui clinico - l’osservazione - i test psicodiagnostici Il colloquio è un processo interattivo che ha luogo fra almeno due persone, diverso dalla conversazione, in quanto l’interazione è finalizzata al conseguimento di un obiettivo predeterminato. In psicologia clinica il colloquio è finalizzato a “chiarire il modo caratteristico di vivere della persona in esame… modo di vivere che egli trova particolarmente molesto o degno di nota e dalla cui chiarificazione egli si attende beneficio. FINALITA’: - Offrire informazioni circa le modalità e le caratteristiche dell’incontro clinico - Stabilire e limitare una relazione interpersonale - Stabilire un’alleanza - Raccogliere informazioni circa l’esperienza di vita del cliente. - Identificare la problematica espressa della persona e il suo contesto - definire la modalità caratteristica con il quale il cliente affronta la problematica - focalizzare le principali “resistenze” all’incontro - identificare le aspettative, fantasie, atteggiamenti del cliente nei confronti dell’incontro, presenti e preesistenti Fin dal momento iniziale della richiesta d’aiuto occorre configurare la prestazione dello psicologo clinico come un intervento di restituzione all’individui della sua capacità di valute e decidere realmente cosa fare della sua vita. Se non si vuole trasformare il proprio agire in un’attività manipolatoria fondata sul potere della tecnica o sulla suggestione si deve tener conto del fatto che la sofferenza psichica è inestricabilmente connessa con la percezione soggettiva del disagio e con la relativa valutazione del “bisogno di aiuto” dell’individuo. La decisione di rivolgersi ad uno psicologo clinico è in genere l’esito di una riflessione diagnostica fatta dallo stesso individuo che si rende conto di non riuscire ad individuare soluzioni he possano arrecargli sollievo rispetto ad una sensazione soggettiva di malessere. CAUSE CHE SPINGONO L’INDIVIDUO A RIVOLGERSI AD UNO PSICOLOGO: - Può essere frutto di pressioni ambientali (familiari colleghi amici, altri) più o meno assunte come proprie - Può essere l’accettazione passiva di un’indicazione proveniente dall’esterno e non riconosciuta congruente con i propri bisogni - Un ulteriore può essere quella di ricevere ulteriori pareri clinici rispetto a quelli già in possesso E’ fondamentale esplorare le motivazioni che hanno spinto l’individuo nella nostra stanza di consultazione psicologica. Le motivazioni possono essere molteplici e diverse (proprie, altrui)

Spesso, al centro di queste si rintraccia un meccanismo di delega, una qualche crisi della decisionali che viene affrontata attraverso l’aspettativa che lo psicologo possa risolverla.

ANALISI DELLA DOMANDA Se analizziamo la dinamica della richiesta dal vertice della “delega” in relazione alla strategie di recupero di una qualche funzionalità perduta, allora potremo tracciare una descrizione delle varie modalità in cui questa domanda ci arriva e potremo analizzarle come espressione di un particolare funzionamento che fa riferimento a quella che è la “fantasia prevalente” intorno all’incontro , le aspettative del cliente, le caratteristiche dell’invio. La relazione che si stabilisce già nel primo momento della consultazione fra psicologo e cliente è il luogo privilegiato dove si ...


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