Psicologia e Biologia delle Emozioni - Plutchik PDF

Title Psicologia e Biologia delle Emozioni - Plutchik
Author Pinka panka
Course Psicologia generale
Institution Università degli Studi di Torino
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Riassunto del libro "Psicologia e biologia delle emozioni" di Plutchik...


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PSICOLOGIA E BIOLOGIA DELLE EMOZIONI, PLUTCHIK CAPITOLO 1 - LO STUDIO DELLE EMOZIONI Le molteplici definizioni delle emozioni "Le emozioni fanno talmente parte della nostra vita che si potrebbe pensare che gli psicologi debbano essere in grado di definire il campo e studiarne sistematicamente i problemi. Sarete sorpresi di sapere che gli psicologi da lungo tempo considerano lo studio delle emozioni come uno degli argomenti più confusi e difficili di tutta la psicologia e vi è un accordo relativamente scarso su come definire il termine e su come procedere nello studiare l'argomento". Il perché lo studio delle emozioni appare così difficile è dovuto a una serie di problemi; ad es. il fatto che il linguaggio delle emozioni è complesso e ambiguo, inoltre le persone sono consapevoli del fatto che, così come fanno loro stessi, le altre persone possono mascherare e nascondere i propri sentimenti per vari motivi sociali. Un altro problema da considerare è l'influenza di determinate scuole di psicologia sul nostro modo di pensare: il comportamentismo che sosteneva che gli stati interni non sono un oggetto di studio di una psicologia scientifica e il punto di vista psicoanalitico secondo cui i resoconti verbali siano spesso inaffidabili. Emozione: Funzionalismo, comportamentismo, evoluzionismo, fisiologia, psicoanalisi, cognitivismo. 1884 William James "funzionalista" definisce l'emozione come un cambiamento corporeo che segue direttamente la percezione e la sensazione di quegli stessi cambiamenti. Nella sua definizione si occupa essenzialmente del problema della sequenza, vale a dire di ciò che avviene prima e di ciò che avviene dopo. James riteneva che nel caso di emozioni rudimentali, quali la rabbia, la paura, le modificazioni corporee venissero per prime e che le emozioni fossero basate sul riconoscimento di queste modificazioni da parte del soggetto. 1924 Watson "comportamentista" definisce l'emozione come una reazione strutturata, ereditaria, che implica modificazioni in tutti i meccanismi corporei, ma in particolar modo nei sistemi viscerali e ghiandolari. In questa definizione Watson introduce l'idea che un'emozione implica delle modificazioni in tutto il corpo, modificazione che mostrano pattern diversi per emozioni diverse e che tutte queste reazioni sono basate su sistemi ereditari innati. 1929 Walter Cannon "fisiologo" da studi sui gatti concluse che una parte del cervello, talamo e ipotalamo, era il centro d'integrazione delle sensazioni e dei comportamenti legati alle emozioni. 1936 Paul MacLean "fisiologo" giunge alla conclusione che le sensazioni emozionali guidano il nostro comportamento con riferimento a due principi fondamentali: l'autoconservazione e la conservazione della specie. Tale affermazione introduce una nuova idea di emozione, in quanto suggerisce che le

emozioni svolgono delle funzioni biologiche e che queste funzioni sono legate alla sopravvivenza del gruppo cui appartiene. Ciò significa che l'emozione ha a che fare con l'evoluzione della specie, un'idea che Darwin aveva già elaborato per primo in un libro del 1872. 1969 John Bowlby "psichiatra-psicoanalista" definisce l'emozione come una fase di una valutazione intuitiva, da parte di un individuo, o dei proprio impulsi all'azione, o dell'ambiente in cui si trova; poiché le emozioni sono accompagnate dalle espressioni facciali, forniscono delle informazioni a chi ci sta vicino. Questa definizione introduce idee nuove, che sono in accordo con Darwin. 1975 Richard Lazarus "psicologo" definisce l'emozione come un disturbo complesso caratterizzato da tre componenti: affetto soggettivo, modificazioni fisiologiche associate a forme specie-specifiche e azione adattiva. Questa definizioni ci fa capire che l'azione aiuta la persona a raggiungere i suoi obiettivi (strumentale), e nello stesso tempo presenta manifestazioni espressive, quali i cambiamenti di espressione facciale. 1986 Nico Frijda "psicologo" definisce l'emozione come una tendenza a stabilire, mantenere o interrompere una relazione con l'ambiente; si può definire come una modificazione della prontezza all'azione in risposta a situazioni di emergenza. Per cui le emozioni sono modi in cui le persone interagiscono con le altre persone e con gli eventi che accadono intorno a loro. 1988 Andrew Ortony "psicologo cognitivo" definisce l'emozione come reazioni a valenza positiva o negativa, a eventi la cui natura è determinata dal modo in cui ogni evento viene interpretato (emozione consiste in una sensazione piacevole o spiacevole). Dizionario Webster la parola emozione proviene dal latino che vuol dire muovere o rimescolare. Ha diversi significati: eccitazione, aggressione, piacere o dolore. Questa definizione sottolinea il fatto che l'emozione è un cambiamento rispetto a un livello di attività normale. Tuttavia bisogna ricordare che l'emozione può, ma non necessariamente si manifesta sotto forma di azione esplicita, in quanto potrebbe semplicemente essere uno stato mentale. Robert Plutchik definisce l'emozione come un insieme complesso di interazioni tra fattori soggettivi e oggettivi, mediate da sistemi neurali/ormonali, che possono: a) dare origine ad esperienze affettive come sensazioni di piacere e dispiacere; b) b) generare processi cognitivi come effetti percettivi emotivamente rilevanti, valutazioni e processi di etichettamento; c) attivare processi fisiologici di vasta portata; d) portare a un comportamento che è, spesso, finalizzato, espressivo, adattativo.

Accanto all'esistenza di numerose definizioni dell'emozioni, vi sono molteplici teorie. Ad esempio Plutchik individuò 24 teorie delle emozioni e Strongman 30. Alcune teorie e definizioni si occupano di un'area molto ristretta e quindi di uno o due problemi principali, altri invece si occupano in maniera generale cercando di unire i diversi problemi. In sintesi: l'emozione è un insieme complesso di interazioni fra fattori soggettivi e oggettivi, mediate da sistemi neurali/ormonali, che possono: a) dare origine a esperienze affettive come sensazioni di attivazione e di piacere/dispiacere; b) generare processi cognitivi come effetti percettivi, valutazioni, processi di etichettamento; c) attivare aggiustamenti fisiologici; d) portare a un comportamento che è spesso, ma non sempre, espressivo, finalizzato e adattativo. Perché è difficile studiare le emozioni? Le emozioni sono difficili da studiare per diversi motivi: - Il linguaggio delle emozioni è ambiguo, vago o oscuro. - Vi è sovrapposizione di emozioni, tanto è vero che alcuni ricercatori hanno ipotizzato che le emozioni sono delle categorie sfumate e che il modo migliore di descriverle è quello di fare un buon esempio di ogni emozione primaria. - Difficoltà a interpretare le emozioni dei bambini, lattanti, persone con disturbo mentale e handicap, che non dispongono della parola, ma si è visto che tutti hanno reazioni emozionali normali, quindi si è messo in dubbio il fatto che i resoconti verbali siano l’unico modo per riconoscere gli stati interni, infatti anche negli animali abbiamo emozioni. - Inoltre queste verbalizzazioni sono spesso censurate dal soggetto: talvolta per imbarazzo tendiamo a mascherare i nostri sentimenti agli altri e, di conseguenza, pensiamo che gli altri lo facciano con noi. - Influenza comportamentista ha contribuito alla diffidenza verso i resoconti verbali, perché i comportamentisti si limitavano semplicemente allo studio del comportamento (àunica informazione affidabile e oggettiva), mentre le emozioni venivano considerate stati interni che non si potevano osservare, quindi erano escluse dal campo della psicologia scientifica. - Influenza psicoanalitica perché ritenevano che talvolta le emozioni venivano descritte in maniera errata, a causa del processo inconscio di rimozione che non permettevano l’utilizzo dell’introspezione e, di conseguenza, le emozioni sono considerate inferenze o interpretazioni basate su prove indirette. - Altro problema riguarda l’etica della ricerca: i ricercatori del campo delle emozioni sono spesso costretti a limitare le loro osservazioni a condizioni cliniche esistenti, in quanto la creazione in laboratorio di emozioni è fortemente limitata per questioni morali, pertanto non permettono di formulare ipotesi causali.

- Influenza di tradizioni storiche diverse che hanno influenzato, direttamente o indirettamente, il diverso modo di concepire le emozioni. Tutte queste difficoltà giungono alla conclusione che i resoconti verbali talvolta non sono del tutto adeguati per descrivere un'emozione. Per questo motivo un resoconto verbale di uno stato emozionale viene considerato come un'approssimazione, perché non si deve considerare un'emozione come l'equivalente di un presunto stato interno. CAPITOLO 2 – PRINCIPALI TRADIZIONI STORICHE NELLO STUDIO DELLE EMOZIONI Teoria

Emozioni

MODELLI EVOLUZIONISTICI Plutchik Paura, rabbia, tristezza, gioia, accettazione, disgusto, anticipazione, sorpresa Scott Paura, rabbia, solitudine, piacere, amore, ansia, curiosità Epstein Paura, rabbia, solitudine, piacere, amore

MODELLI NEUROLOGICI Tomkins Paura, rabbia, divertimento, interesse, disgusto, sorpresa, vergogna, disprezzo, angoscia Izard Paura, rabbia, divertimento, interesse, disgusto, vergogna, timidezza, disprezzo, angoscia, senso di colpa Panksepp Paura, ira, panico (=associato a dispiacere, solitudine e dolore), aspettativa (= anticipazione gioiosa)

MODELLO PSICOANALITICO Arieti Paura, ira, soddisfazione, tensione, appetito

MODELLO DEL S.N.A. Fromme e O’Brien Paura, rabbia, dolore/rassegnazione, gioia, esaltazione, soddisfazione, shock

MODELLI DELLE ESPRESSIONI FACCIALI Ekman Paura, rabbia, tristezza, felicità, disgusto, sorpresa (6) Osgood Paura, rabbia, ansia/dispiacere, gioia, piacere quieto, interesse/aspettativa, stupore, noia, disgusto

MODELLI DI CLASSIFICAZIONE EMPIRICA Shaver e Schwartz Paura, rabbia, tristezza, felicità, amore Fehr e Russell Paura, rabbia, tristezza, felicità, amore

Teoria

Emozioni

MODELLI EVOLUTIVI Sroufe Paura, rabbia, piacere Trevarthen Paura, rabbia, tristezza, felicità Malatesta e Haviland Paura, rabbia, tristezza, gioia, interesse, dolore

Dalla tabella risulta chiaro che tutti gli autori concordano sull'esistenza di un numero ridotto di emozioni primarie (àn° + piccolo = 3 // n° + grande =11), ma la maggior parte delle proposte elencano da 5 a 9 emozioni. È anche interessante il fatto che determinate emozioni come paura e rabbia compaiono in ogni lista. La tristezza (o i sinonimi dolore, angoscia o solitudine) compare in ogni lista tranne due. E la gioia (o i quasi equivalenti amore, piacere, entusiasmo, felicità o soddisfazione) compare in ogni lista. Meno comunemente citate come emozioni primarie sono sorpresa, disgusto, curiosità, aspettativa, vergogna e senso di colpa. Ancora più problematica è la concordanza sulle emozioni secondarie à quelle comunemente ammesse sono Amore, Amichevolezza, Allarme, Timore, Rimorso, Disprezzo, Odio, Ostilità, Colpa, Orgoglio, Vergogna, Ansia. 1. Charles Darwin e la tradizione evolutiva. Darwin da principio si rese conto che il processo dell'evoluzione riguardava non solo le strutture anatomiche, ma anche la mente e il comportamento. Darwin concentrò la sua attenzione interamente sul comportamento espressivo: le posture, i gesti e le espressioni facciali. Nel suo tentativo di spiegare le diverse espressioni osservate negli esseri umani e negli animali, egli formulò tre ipotesi: • principio delle abitudini associate utili: alcuni atti complessi hanno un'utilità in certi stati d'animo perché alleviano o soddisfano particolari sensazioni; • principio dell'antitesi: certi stati d'animo provocano particolari atti abituali che hanno un'utilità; • principio degli atti determinati dalla costituzione del sistema nervoso: una forte eccitazione del sistema nervoso si trasmette a vari sistemi del corpo. I dati presentati intendevano illustrare la fondamentale continuità nelle espressioni emozionali dagli animali superiori agli esseri umani. La concezione darwiniana del comportamento espressivo è di tipo funzionale. Le espressioni emozionali assolvono una funzione nella vita degli animali: agiscono

come segnali e preparano all'azione, comunicano info da un animale a un altro in merito a ciò che è probabile che accada e influenzano la probabilità di sopravvivenza. Nel suo libro Darwin riteneva che molte, ma non tutte, le espressioni emozionali fossero non apprese e le sue conclusioni rispetto al carattere innato erano che: • alcune espressioni emozionali compaiono in forma simile in molti animali; • alcune compaiono nei bambini molto piccoli nella stessa forma che negli adulti; • alcune appaiono identiche nei bambini nati ciechi e in quelli con vista normale; • alcune compaiono in forma simile in razze e gruppi umani ampiamente diversificati. Altra questione è se gli animali hanno una capacità innata di riconoscere le espressioni emozionali negli altri: questo Darwin lo riteneva probabile anche se i dati in proposito erano assai scarsi. Ancora Darwin presentò alcune ipotesi relative al carattere più o meno primitivo di diverse espressioni emozionali e affermò che le espressioni di paura e rabbia, e il riso, sono espressioni primitive. Segni di sofferenza e di pianto sono acquisizioni evolutivamente più tarde. Conseguenze delle concezioni di Darwin furono che: 1. Schemi comportamentali nelle specie sono da considerarsi stabili e affidabili 2. Storia delle espressioni emozionali conferma la conclusione che l'uomo deriva da qualche forma animale 3. Studio delle emozioni venne esteso dallo studio delle sensazioni soggettive allo studio del comportamento in un contesto biologico. 2. William James e la tradizione psicofisiologica. James sottolineava che normalmente quando si verifica un'emozione si pensa che la percezione di una situazione dia origine a una sensazione di emozione, che è poi seguita da varie modificazioni fisiologiche, sia interne che esterne. Secondo James questa sequenza era scorretta. Egli affermò invece che le modificazioni fisiologiche seguono direttamente la percezione di un evento eccitante e che la sensazione di queste modificazioni è l'emozione. Il primo elemento a sostegno della teoria di James è che è impossibile immaginare di provare un'emozione senza percepirne nel contempo i sintomi fisici. Altro dato si riscontra nel caso delle emozioni senza oggetto, cioè quando il soggetto riferisce di sentirsi ansioso, arrabbiato o melanconico senza sapere perché. L'interpretazione di tali eventi è che queste persone sono eccezionalmente sensibili alle proprie modificazioni fisiche passeggere e l'emozione provata è solo la sensazione di uno stato fisico.

Altra critica alla teoria di James è che gli attori spesso simulano un'emozione senza provarla. La replica di James è che in questi casi le componenti viscerali e organiche di un'emozione non sono presenti. La teoria di James dà luogo a due domande importanti: quali modificazioni fisiche sono associate alle emozioni? Qual è l'origine di queste associazioni? James espone le concezioni di Darwin dichiarando di condividerle ma aggiunge che il significato funzionale di molte modificazioni fisiche nelle emozioni è semplicemente sconosciuto. La teoria di James, date le domande senza risposta e le ambiguità, è a malapena definibile come una teoria in quanto si occupava principalmente di capire se viene prima la sensazione soggettiva di un'emozione o le modificazioni fisiche a essa associate. 3. Walter B. Cannon e la tradizione neurologica In uno studio su animali in condizioni di laboratorio Cannon e Sherington, che avevano rimosso tutte le unità sinaptiche del sistema nervoso autonomo in diversi gatti, conclusero che: • la mancanza di feedback sulle modificazioni viscerali apparentemente non aveva effetto sull'espressione emozionale; • stimoli stressanti di ogni tipo tendono a produrre reazioni fisiologiche molto simili; • i visceri sono strutture insensibili e possono essere tagliati o bruciati in esseri umani non anestetizzati senza produrre disagio e quindi sembra improbabile che tali eventi viscerali possano contribuire al riconoscimento degli stati emozionali; • il tempo di reazione è molto lungo ed è quindi improbabile che eventi viscerali possano fornire info al cervello abbastanza rapidamente da aiutare il soggetto a decidere quali stati emozionali sta sperimentando; • tentativi di indurre artificialmente modificazioni viscerali tipiche di forti emozioni non producevano sensazioni emozionali; Sulla base di tutti questi dati, Cannon concludeva che il feedback viscerale è limitato e nel migliore dei casi svolge un ruolo secondario nelle sensazioni emozionali. Egli presenta così una teoria alternativa sull'associazione fra modificazioni fisiologiche ed emozioni. Cannon svolse una serie di esperimenti e scoprì che si può asportare la corteccia cerebrale senza modificare la capacità dell'animale di esibire un comportamento emozionale. Studi ulteriori mostrarono che la struttura neurale associata all'esibizione della rabbia è localizzata in una parte del cervello chiamata talamo ottico; quindi, quando i processi talamici vengono eccitati, alla semplice sensazione si aggiunge la qualità peculiare dell'emozione.

Cannon affermò che la scarica talamica produce simultaneamente un'esperienza emozionale e una serie di modificazioni corporee. Lo studioso si chiese poi qual è la funzione delle profonde modificazioni interne che si verificano nel corso dell'eccitazione emozionale. La risposta fu che le modificazioni viscerali non ci dicono nulla sulle emozioni ma si tratta piuttosto di adattamenti omeostatici che aiutano il corpo a prepararsi all'azione. Alcuni autori hanno definito questa concezione una sorta di teoria dell'emergenza. 4. Sigmund Freud e la tradizione psicodinamica. Nella sua opera "Studi sull'isteria" Freud notò che i pazienti isterici mostravano sintomi sorprendenti collegati a disturbi sensoriali o a paralisi motorie. L'inizio dei sintomi era associato a un evento traumatico. L'uso della suggestione ipnotica poteva temporaneamente creare o eliminare ognuno dei sintomi dell'isteria nelle persone normali. Nel famoso caso di Anna O. con l'uso dell'ipnosi tutti i sintomi vennero eliminati. Freud e Breuer ne conclusero che le pazienti soffrivano a causa di ricordi che avevano attivamente dimenticato o rimosso. Il sintomo isterico, affermò Freud, agisce come una specie di rappresentazione mascherata dell'emozione rimossa. All'inizio Freud credeva che il paziente fosse in grado di eliminare i sintomi esprimendo in modo intenso l'emozione rimossa (processo di abreazione). Vi erano però alcuni pazienti che non riusciva a ipnotizzare. Quando Freud rinunciò all'ipnosi come tecnica terapeutica, vi sostituì l'associazione libera come metodo per l'identificazione dei ricordi rimossi. Lo scopo era di rivelare le rimozioni e sostituirle con atti di giudizio che potevano risultare nell'accettazione o nell'abbandono di ciò che prima era stato ripudiato. Freud ammise allora di chiamare catarsi il suo metodo di indagine. Negi scritti psicoanalitici vi è una teoria delle pulsioni, degli affetti, delle fasi dello sviluppo emozionale, delle fissazioni o aberrazioni evolutive, del conflitto, della mente e della personalità. Nello sviluppo del suo pensiero Freud ipotizzò l'esistenza di due classi di pulsioni: quelle sessuali e le pulsioni dell'Io. Le pulsioni sono concepite come stimoli interni che influenzano il comportamento di ognuno di noi regolando direzione e tipo di azione. Ogni pulsione ha una fonte, una meta e un oggetto. Le pulsioni dell'Io comprendono fame, sete e aggressività e gli impulsi a controllare gli altri. Negli scritti più tardi Freud modificò la teoria delle pulsioni introducendo il concetto di pulsioni di vita e pulsioni di morte. La teoria freudiana delle pulsioni non era una teoria delle emozioni ma: 4. Forniva una base per le interpretazioni psicoanalitiche di due affetti importanti, l'ansia e la depressioneà ansia è considerata una reazione dovuta all'incapacità di affrontare una condizione di stress soverchiante.

Questa interpretazione psicoanalitica delle emozioni ebbe numerose conseguenze e sollevò la questione se un'emozione può essere inconscia. 5....


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