Rabbia e perdono PDF

Title Rabbia e perdono
Author Micol Brembilla
Course Pedagogia del conflitto della marginalità e della devianza
Institution Università degli Studi di Bergamo
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Summary

Riassunto completo del libro Rabbia e perdono. La generosità come giustizia....


Description

PREFAZIONE ALL’EDIZIONE ITALIANA Rabbia, tre sfere: relazioni personali, sfera di mezzo dei contatti con persone estranee e sfera dei rapporti politici. È il perdono il modo migliore di trascendere la rabbia? In generale uno spirito di generosità è il modo migliore per rispondere a un’ingiustizia. INTRODUZIONE: DA ERINNI A EUMENIDI Nell’Orestea di Eschilo assistiamo a due trasformazioni: Atena introduce le istituzioni giuridiche che concluderanno il ciclo delle vendette di sangue. I delitti saranno giudicati secondo la legge e non più dalle Erinni (furie), antiche dee della vendetta. Atena chiede alle Erinni di unirsi alla città. La seconda trasformazione riguarda le Erinni che da ripugnanti vengono persuase da Atena a cambiare sé stesse. Questo implica una trasformazione profondissima e le furie la accettano. Da bestie diventano donne e cambiano il nome da Furie a Gentili (Eumenenidi). Eschilo sostiene che la giustizia civile trasforma la rabbia radicalmente, punta a un futuro di benessere e prosperità. Nell’antico mondo delle Erinni il bisogno di ritorsione era continuo, la vendetta rendeva impossibile per chiunque amare qualcun altro. Adesso il diritto risponde al crimine lasciando la famiglia libera di essere un luogo di bontà. Aristotele: la persona benevola è incline alla comprensione simpatetica. L’idea della rabbia include che sarebbe una buona cosa che il colpevole subisse una conseguenza negativa. C’è un errore di fondo: l’idea che far subire sofferenza al colpevole ripaghi in qualche misura (via della restituzione). Se la vittima vede l’offesa come un declassamento del sé allora la restituzione può essere efficace ( via dello status). La rabbia può essere un segnale che vi è in atto un’offesa per sé o per gli altri. Concetto cruciale: transizione, in cui viene riconosciuta l’irrazionalità della rabbia e si passa ad una riflessione chiedendosi che cosa sia possibile fare per aumentare il benessere personale e sociale. Tre luoghi comuni: la rabbia è necessaria per la salvaguardia della dignità e del rispetto di sé, la rabbia verso la trasgressione è essenziale, la rabbia è parte essenziale della lotta verso l’ingiustizia. Perdono, concetto presente nel testo. “Viviamo nella cultura delle scuse e del perdono”, con libri divulgativi di psicologia e di autoaiuto associamo il perdono al viaggio o a un percorso da compiere. Il perdono è un argomento di moda. La strada del perdono inizia con la rabbia per un torto che qualcuno ha subito per mano di qualcun altro. CAPITOLO 1: LA RABBIA, DEBOLEZZA, RESTITUZIONE, DECLASSAMENTO 1. RABBIA: L’ANELLO MANCANTE Rabbia duplice reputazione: importante per la vita morale e costituisce una minaccia per l’affermarsi di interazioni umane soddisfacenti. Rabbia: classe di atteggiamenti e sentimenti reattivi. L’idea di restituzione fa parte della rabbia. 2. LA RABBIA: COGNIZIONI, SENTIMENTI, EUDAIMONISMO Rabbia non comprende solo giudizi di valore ma anche credenze. Le valutazioni e le credenze sono eudaimonistiche cioè sono date dal punto di vista dell’attore e rispecchiano la sua idea personale di ciò che conta nella vita. La rabbia si accompagna a cambiamenti di stati corporei e soggettivi; alcuni sentono un bollore al cuore altri un battito nelle tempie o un dolore dietro al collo. In altri casi ancora la rabbia non è percepita.

3. ELEMENTI DELLA RABBIA Ira è il desiderio di vendetta immaginata per un’offesa immaginata rivolta ingiustamente a chi ci è vicino. La rabbia implica: palese offesa o declassamento di sé o di persone a cui si è vicini, recata ingiustificatamente, accompagnata dal dolore, comprendente il desiderio di retribuzione. La rabbia è un’emozione complessa perché implica il dolore e il piacere, il target è una persona e il focus è un atto imputato al target. Ci arrabbiamo quando crediamo che l’offesa sia illegittima e ingiustificata. Ci arrabbiamo quando toccano i nostri valori fondamentali. La gente tiene moltissimo alla propria posizione nella scala sociale e si arrabbia quando viene minacciata, questa percezione si chiama danno di status. Ha un sapore narcisistico, la persona arrabbiata pensa ossessivamente soltanto a sé e al suo apparire di fronte agli altri. 4. RABBIA E RESTITUZIONE Aristotele: la rabbia costruttiva è legata alla speranza. Fare qualcosa all’offensore non riporta in vita una persona uccisa. Rabbia racchiude in sé un doppio movimento come la compassione. Rabbia voglio che il colpevole soffra, questo è ritenuto un risarcimento per l’offesa. Evento grave reazioni: 1. Dolore/compassione verso la vittima 2. L’oggetto di attenzione è la vittima e vengono istituiti programmi di utilità generale in merito a quanto accaduto 3. Far soffrire il reo, vi è la rabbia. 4. La persona esterna non coinvolta ai fatti crede che il reato sia un affronto verso di lei, vuole quindi degradare il reo. È facile cadere da una sfera eudaimonistica (ciò che rientra nella mia sfera di preoccupazione) ad una narcisistica ( ciò che riguarda me e il mio orgoglio, il mio status). Quando le persone sono sicure di sé, non vedono nell’offesa una svalutazione. C’è uno status speciale  la dignità umana. Sminuire la dignità del reo non innalza quella della vittima. La chiave ultima e la più importante è la rieducazione del reo. 5. LE TRE STRADE: LA TRANSIZIONE Rabbia, tre alternative: via dello status (l’accaduto riguarda solo me), via della restituzione (le sofferenze del colpevole renderanno le cose migliori). Ribaltare le posizioni tramite il declassamento non significa creare uguaglianza. La persona concentrata sullo status è ossessionata dal rango e dal declassamento, è quindi importantissimo che i molestatori subiscano un’umiliazione. Quando la rabbia ha un senso è normativamente problematica (incentrata solo sullo status), quando è normativamente ragionevole (incentrata sul reato) non ha molto senso. La transizione è un passaggio a pensieri lungimiranti e di benessere, è un modo per capire come ripagare un debito. La mentalità della restituzione spesso vuole vedere strisciare l’altro, la mentalità della transizione vuole giustizia e fratellanza. 6. LA RABBIA DI TRANSIZIONE, UN’EMOZIONE RAZIONALE. LE FUNZIONI STRUMENTALI DELLA RABBIA Ci sono molti modi in cui la rabbia può rivelarsi sbagliata, la persona può sbagliarsi sulle valutazioni. La rabbia di transizione spesso si manifesta nel rapporto genitori-figli, i genitori vogliono migliorare le cose. La rabbia che desidera il male per il trasgressore contrasta con l’amore incondizionato. Rabbia tre funzioni strumentali: può servire come segnale che qualcosa non va ( può essere un segnale per la persona o per il mondo). L’esperienza della rabbia può rendere una persona consapevole dei propri valori. Seconda funzione, idea di rabbia come motivazione. La rabbia spesso è appropriata ai suoi valori di riferimento. Infine la rabbia può essere un deterrente. Le persone che si arrabbiano

spesso scoraggiano gli altri a calpestare i loro diritti. La tendenza alla rabbia e alla ritorsione è profondamente radicata nella psicologia umana. 7. LA COLLERA DI DIO Nei testi religiosi la rabbia è una malattia che un religioso dovrebbe evitare. Tradizione giudaico- cristiana: Dio perfetto e collerico. Se Dio non si arrabbiasse non ci sarebbe bisogno di avere timore e questo vanificherebbe ogni religione. Il Dio ebraico è immaginato come un dio geloso che vuole essere al primo posto rispetto agli altri dei. Ci sono delle volte in cui Dio va in collera non a causa di uno status ma perché vengono toccate delle cose a cui lui tiene. I testi si sacri si orientano verso un futuro di pace, collaborazione e riconciliazione e Dio esorta gli uomini a realizzare questo futuro. Gesù si arrabbia? Una volta è successo, caccia dei mercanti dal tempio ma lo fa perché vuole migliorarli, essi si stavano comportando male e non lo ascoltavano. 8. RABBIA E GENERE Gli americani associano la rabbia alle regole del genere maschile. I ragazzini vengono incoraggiati quando manifestano rabbia mentre alle ragazze viene insegnata compassione ed empatia. Un principio di non rabbia si trova anche nella Grecia e nella Roma antica: ai maschi veniva insegnato a frenare la propria rabbia e ad essere razionali mentre alle femmine viene insegnato ad essere creature inferiori. I maschi americani devono essere uomini potenti e vincenti, la competizione è tremenda. La vergogna è un risultato inevitabile e molto spesso alimenta la rabbia. Un modo per intervenire sulla rabbia di maschi e femmine è quello di creare copioni normativi delle emozioni. 9. RABBIA E ALTRI ATTEGGIAMENTI REATTIVI: RICONOSCENZA, AFFLIZIONE, DISGUSTO, ODIO, DISPREZZO, INVIDIA La riconoscenza come la rabbia ha un target (persona) e un focus (azione). Contiene il desiderio di ricambiare il bene ricevuto e per questo viene classificata come emozione retributiva. La riconoscenza desidera il bene e la rabbia il male, ciò crea asimmetria tra le due emozioni. Rientra in un sistema di reciprocità, contribuisce al benessere. L’afflizione invece è vicina alla rabbia. Si incentra sul danno di sé e il dolore è l’elemento che accomuna le due emozioni. L’afflizione è conseguenza di un evento, è incentrata su una perdita. L’agire legato all’afflizione punta al recupero o alla sostituzione di ciò che è stato perduto. L’afflizione può diventare rabbia, il dolore può trasformarsi in persecuzione. La rabbia si distingue da 4 emozioni negative: disgusto, odio, disprezzo e invidia. Il disgusto è una forte avversione per aspetti della corporeità considerati animaleschi, l’idea centrale del disgusto è la contaminazione attraverso il contatto. È un’invenzione totale: la sua idea centrale è “se evito il contatto con questi esseri animaleschi mi preservo dal diventarlo anche io”. Il disgusto è centrato sulla persona e non sull’atto malvagio. L’odio è un’altra emozione in cui il focus è sulla persona in toto, la sola cosa che può soddisfarlo è che la persona sia annientata. Il disprezzo è un altro atteggiamento spesso associato alla rabbia. È un atteggiamento verso una persona considerata inferiore e spregevole. È rivolto a mancanza di reputazione sociale, ricchezza o posizione. È facile distinguere il disprezzo dalla rabbia perché al disprezzo manca l’idea di vendetta. L’invida e la gelosia assomigliano alla rabbia perché sono dirette verso la persona. L’invidia si incentra sulla buona sorte o i vantaggi di altri. L’invidioso vuole ciò che il rivale ha. La gelosia riguarda il timore di una specifica perdita e quindi la protezione dei beni e dei rapporti più cari. È da ricordare che la rabbia può essere fondata il disgusto mai.

10. A GUARDIA DELLA RABBIA: IL CARATTERE BENEVOLO Per imparare ad essere razionali davanti a queste emozioni bisogna immaginare la risposta di uno spettatore imparziale. Il suo sentimento sarà attenuato da un coinvolgimento non diretto e quindi distaccato. Per uscire dal coinvolgimento narcisistico bisogna uscire dal pensiero che tutto mi riguarda e imparare a considerare il bene di tutti. Aristotele: evitiamo la rabbia imparando ad assumere il punto di vista della persona che ci ha offeso. Una persona che vede le cose dal punto di vista degli altri è impossibile che voglia una restituzione. Se gli avversari vengono capiti si possono creare progetti che li possano includere. Le persone di successo, in generale, sono più soddisfatte e sono meno portate a vivere nell’impotenza. Nel gioco e nello scherzo l’Io ha modo di non prendersi troppo seriamente imparando a gestire l’ansia e l’impotenza. CAPITOLO 2: IL PERDONO, UNA GENEALOGIA 1. PERDONO E GENEALOGIA Il perdono è un processo tra due persone, implica la moderazione della rabbia e la cessazione dei propositi di vendetta. Il candidato al perdono deve riconoscere di essere l’attore responsabile, condannare le proprie azioni, esprimere rimorso, promettere di diventare una persona migliore, dimostrare di aver capito il danno arrecato, spiegare come sia giunto a sbagliare. Siamo talmente abituati all’idea del perdono che non ci soffermiamo a definirlo. La storia ci ricorda che il perdono è stato introdotto da pratiche religiose. Le punizioni crudeli oggi sono state sostituite da carceri e riabilitazioni. 2. LA TESHUVAH EBRAICA: ATTI ED OMISSIONI La teshuvah ebraica o pentimento è un tipo di comportamento associato al perdono. Il concetto portante è il pentimento ma il perdono è l’obiettivo finale. La teshuvah rappresenta il processo intrapreso dagli esseri umani che sbagliano in rapporto a Dio e alla collera di Dio. Ogni cattiva azione verso un essere umano è un’offesa a Dio. La teshuvah si inquadra in un elenco di comandamenti che l’ebreo è tenuto ad osservare; alcuni sono prescrizioni religiose altri sono steccati con la funzione di distanziare il potenziale peccatore dal possibile peccato. Il primo requisito della teshuvah è la confessione, quando la trasgressione è verso un’altra persona la confessione deve essere pubblica e in forma verbale, il peccatore deve ripulire il nome del fratello infangato. La vera teshuvah consiste nell’abbandonare il peccato, toglierlo dalla mente per non commetterlo più. Il culmine si ha quando ci si trova di fronte alla tentazione e si è in grado di resistergli. La teshuvah riguarda gli atti e le omissioni di atti. Quando il reo confessa la propria colpa e chiede scusa alla vittima questa deve accettarle. La vittima rinuncia alla rabbia e al risentimento in risposta alla confessione e alla contrizione del colpevole. Il processo è coercitivo: o si perdona o a sua volta la vittima diventa trasgressore. Nella teshuvah il rapporto con Dio è primario mentre i rapporti politici non sono menzionati affatto. Come si placa la collera della vittima? All’inizio questa deve mostrarsi inflessibile poi è costretta a perdonare. 3. IL PERDONO TRANSAZIONALE CRISTIANO Pensiero sbagliato: tradizione giudaica punitiva e quella cristiana misericordiosa. “Battesimo di conversione per il perdono dei peccati”, questo significa che non c’è battesimo senza pentimento. Il perdono è transazionale. Vi è una determinazione a cambiare anche in un contesto successivo alla morte, per esempio in Purgatorio dove le anime dopo aver ottenuto il perdono divino devono imparare a non peccare più. Dio se sufficientemente implorato può optare al perdono. La penitenza richiede una confessione verbale e poi la contrizione. Se il prete è soddisfatto c’è l’assoluzione accompagnata dall’assegnazione di una penitenza. Dall’ebraismo al cristianesimo: il perdono da umano a umano viene eliminato perché il

perdono viene da Dio. La confessione cattolica propone il prete che in nome di Dio può assolverci. Il cristianesimo espande la coscienza del mondo interiore, la coscienza ossessiva del mondo interiore moltiplica le occasioni di peccato. Il processo di perdono transazionale cristiano pone un accento sull’umiltà e la bassezza. Come nell’ebraismo alla fine abbiamo il perdono ma dopo un processo di umiliazione, confessione, contrizione e penitenza. Il perdono ha un prezzo ed è pagato con un processo di autodenigrazione. Nel perdono cristiano l’umiliazione pare giusta, la vittima è invitata a godersi lo spettacolo. 4. IL PERDONO INCONDIZIONATO La bibbia ebraica contiene casi di perdono incondizionato. Il perdono incondizionato cristiano ha una grossa condizione: che si accetti Gesù come salvatore e ci si sottoponga al rito del battesimo. Rimane un perdono rivolto all’indietro, non dice nulla sulla costruzione di un futuro produttivo. In sostanza al credente non viene chiesto di abbandonare la prospettiva di rivalsa ma di preparare il campo alla vendetta di Dio. Il buon comportamento e l’atteggiamento di perdono del credente sono già di per sé una punizione per il trasgressore. Nel momento in cui ci poniamo come moralmente superiori a qualcun altro rischiamo di incorrere nei pericoli della via dello status, infliggendo un declassamento al trasgressore. Esiste una versione del perdono incondizionato che si avvicina all’amore e alla generosità senza condizioni. 5. UN CONTRO-FILONE: IL FIGLIOL PRODIGO E LA RELIGIONE DELL’AMORE DI MAHLER Etica dell’amore incondizionato: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano. La parabola del figliol prodigo viene indicata come esempio di perdono; il padre riaccoglie il figlio provando emozioni molto forti ma non c’è nessun riferimento al perdono in questa storia. Il padre è guidato dall’amore. Seconda sinfonia di Mahler, non c’è giudizio alcuno che divida le persone in peccatori e giusti. Mahler allude a temi quali l’androginia, la ricettività femminile ed esprime il proprio rifiuto alla rispettabilità convenzionale. Troviamo la paura, la richiesta disperata del perdono e la tromba del giudizio MA alla fine non c’è alcun giudizio soltanto un coro di voci che canta dolcemente. Non c’è paradiso, non c’è inferno, non c’è giudizio solo amore e creatività. Perdono come qualcosa che vince il risentimento. Ci sono due modi in cui la persona creativa può reagire ai colpi avversi: rimanere concentrata sul male sofferto oppure essere sé stessa e fare il proprio lavoro. 6. VOCI DISSIDENTI NELLA TRADIZIONE EBRAICA Rabbi Geremia offese Rabbi Abba. Rabbi Geremia si siede fuori casa dell’altro, la domestica per sbaglio lo sporca con un secchio pieno d’acqua sporca (mi hanno trattato come spazzatura). Rabbia Abba si accorge “Ora sono io che devo fare la pace con te”. L’ammissione che l’uno ha offeso l’altro spiana la strada a creare un rapporto costruttivo che va oltre l’offesa e guarda avanti. Un certo beccaio offese Rav e non si presentò da lui. Rav decise di andare lui per fare la pace. Il beccaio vide Rav e gli disse di andarsene via, m mentre egli continuava a fare il suo lavoro accidentalmente morì. 7. RICONOSCERE LA VULNERABILITA’ UMANA? Il perdono implica il riconoscimento della vulnerabilità umana. CAPITOLO 3: LE RELAZIONI INTIME, LA TRAPPOLA DELLA RABBIA 1. VULNERABILITA’ E PROFONDITA’

Moglie tradita e madre desolata, Medea uccide i figli per dare un dolore a Giasone. Impartito il castigo sente di aver recuperato la dignità e la stima di sé. Ruolo della rabbia e del perdono nelle relazioni intime, 4 obiettivi: 1. Si parla di relazioni intime 2. Ci sono sentimenti come l’afflizione e la paura 3. La rabbia è essenziale per affermare dignità e amor proprio 4. La rabbia è necessaria per prendere sul serio l’altra persona. Rabbia: o la vittima immagina che la vendetta possa restituirgli ciò che le è stato tolto o la persona immagina che l’offesa riguardi una questione di status relativo ( declassamento). Una persona razionale rifiuta la via della restituzione e la via dello status per passare alla via della transizione. La rabbia di transizione riconosce l’offesa ma va oltre. 2. INTIMITA’ E FIDUCIA Le relazioni intime determinano cosa fa stare bene le persone e la relazioni permette una vita fiorente. Inoltre queste relazioni implicano grande vulnerabilità perché implicano fiducia. La fiducia implica l’apertura alla possibilità di tradimento, quindi a un danno profondo. Dare fiducia a qualcuno significa credere che manterrà i suoi impegni. Le relazioni intime presentano purtroppo anche degli scenari di rottura dove il danno va dritto al cuore implicando un senso di impotenza che può facilmente sfociare in rabbia. Troppo spesso la rabbia diventa un sostituto del dolore promettendo capacità di azione e di controllo quando la situazione sta sfuggendo di mano. È meglio fare una transizione dalla rabbia al dolore perché permette di superare l’evento. 3. FALSI VALORI SOCIALI: VERGOGNA E CONTROLLO La rabbia nelle relazioni intime spesso è alimentata da falsi valori sociali tra cui la ricerca di indipendenza e di uguaglianza da parte della donna che rappresenta una minaccia per l’uomo. Errori culturali: i genitori vedono i bambini come esseri disubbidienti, il marito si arrabbia perché la donna lavora e gli chiede di contribuire alla faccende domestiche. Ciò che rende la rabbia persistente e maligna è una convinzione latente riguardo allo status. 4. LA RABBIA DEI GENITORI NEI CONFRONTI DEI FIGLI: LA FIGLIA PRODIGA? Murdstone, considera il ragazzo alla stregua di un cavallo o un cane ostinato che deve essere fatto obbedire a bastonate. Il controllo tramite la paura della rabbia si rivela un metodo di deterrenza inefficace ed è segno di un rapporto di fiducia malato. Per i genitori i figli spesso sono una specie di surrogato di futuro, è vero che i figli ...


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