Rap musica e sociologia, quale rapporto PDF

Title Rap musica e sociologia, quale rapporto
Course Modellazione in aeronautica
Institution Università degli Studi Roma Tre
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Summary

presentazione rap e società come metodo psicosociologico...


Description

Che immagine di carcere esce dalle canzoni rap e\o trap? Un’analisi ragionata. Il carcere- come ormai noto- non si può comprendere con un’analisi solamente giuridica. Alcune rapide premesse devono essere fatte. Il rap si pone come un modo alternativo per esprimersi. Si utilizza come mezzo di denuncia contro le istituzioni. È un linguaggio universale, utilizzato per denunciare le condizioni che riguardano un’ampia categoria di persone. La musica rap è un’importante chiave di comprensione della- complessa- società.

Occorre, nella tematica affrontata, ricordare il ruolo di CAT, una cooperativa sociale che, proprio utilizzando il rap, si pone l’obiettivo di allontanare i giovani dalla devianza. Il rap, in quest’ottica, viene visto come uno strumento educativo, capace di far uscire dal carcere le voci dei detenuti. La musica consente di comunicare con il mondo esterno, di far uscire dalle mura, le problematiche avvertite. Infine, bisogna ricordare che il rap è un’attività naturale, non richiede l’apprendimento di strumenti. Per alcuni versi, nemmeno essere intonati. È una sorta di attività naturale, tutti noi potremmo far rap! L’analisi ragionata parte dal testo delle canzoni di alcuni dei più noti rapper. Si individuano vari tratti in comune. Ad esempio, la diffidenza verso l’autorità (la denuncia del cd abuso di potere), ma, ancora, la critica verso il sistema del diritto penale ed i principi di giustizia sostanziale, nonché della funzione rieducativa della pena. Parte dell’analisi si è soffermata sugli artisti Chicoria, Bandog, Prodigio, Kento. Il Chicoria parla dei principi di diritto come buffonate, presenta un’evidente critica verso il sistema che amministra le pene, denunciando il ‘ guadagno’ che si ottiene su ogni detenuto, come fascia di popolo che ha perso ogni diritto. L’arista parla nelle scuole della sua esperienza, non nascondendo le problematiche vissute. Lo spazio troppo stretto che lede la dignità umana, le condizioni non igieniche della cella, nonché lo stato di salute dei detenuti. Sottolinea come al personale dei detenuti non interessa nulla, spesso, i detenuti si fanno “giustizia” da sé, ampliando la violenza avvertita nelle carceri. Le barre sono messe in testa, non solo fra i corpi. Si parla solo di sentenze e crimini. Questo- denuncia l’artista- rende il detenuto peggiore, affina l’arte del delinquere, c’è chi proprio nella realtà delle carceri ha conosciuto come si ‘lavora’ la droga e dove è possibile prenderla. Kento, dal punto di vista umano, è un’attivista molto attivo e non nasconde i problemi istituzionali. Senza censure e pregiudizi va concretamente nella realtà delle carceri, utilizzando l’arte del rap, seppur rivolgendosi solamente alla sezione maschile. Sembra naturale, in realtà, dinnanzi ad un detenuto si cessa di vederlo come persona, pensando solo al reato compiuto, se ne parla come ‘pregiudizi legali’. Il detenuto è una persona, con sogni e paure, nonché le sue ambizioni e doti. Le barre sono da chiudere, sostiene l’autore, il tempo è fermo, nelle celle si sogna l’alba. Denuncia il dato sociale “dimmi quante volte un ricco va dietro le sbarre?”, si ascolta nella più nota canzone del rapper.

Non nasconde le più evidenti realtà, come il numero dei sucidi, sensibilmente maggiori rispetto a quanto avviene all’esterno. Prodigio, un rapper emergente di Torino, nei suoi testi non nasconde la sofferenza che si prova in carcere. «Mi manca l’aria chiuso in una cella per 23 ore al giorno, vivo solo nell’ora d’aria, nel giardino del carcere volgo il mio sguardo al cielo con la convinzione che un giorno sarò fuori (o almeno spero)» «La galera è qualcosa che ti logora da dentro, non ho più la libertà e non l’avrò per molto tempo.» «Provate ad entrare qui dentro e vedete cos’è la sofferenza, cos’è la libertà e a cosa porta starne senza». Non è possibile nascondere, infatti, che la privazione della libertà, dote intangibile dell’uomo, produce dolore. Il sistema penale è così organizzato, evoca l’idea di una pena e di una sofferenza. Evidenza anche la percezione del non essere compreso, questo è un tratto comune che nei detenuti che comporta la sfiducia verso le riforme penitenziarie, assumendo che solo un detenuto comprende gli altri detenuti. Bandog, riprende il dato sociale, affermando di essere cresciuto con il destino già segnato. Quanto può incidere la tua origine sulle scelte devianti? Sostiene- nelle sue canzoni- Bandog chi giudica lo fa proprio perché ha avuto un destino più fortunato. “SONO NATO COL DESTINO GIA' SEGNATO E VOI CHE GIUDICATE NON SAPETE PERCHE' AVETE AVUTO UN'ALTRA VITA, SIETE PIU' FORTUNATI E NON CAPITE CHI NASCE E CRESCE NELLA MALAVITA, DENTRO UN VICOLO SENZA LAVORO, SENZA NESSUNA VIA DI USCITA, DOVE UN BOSS E' UN'ESEMPIO, UN MIT. A QUESTA GENTE SAI COSA GLI DICO? TORNA A NASCERE NELLA MIA VITA E VIVILA” Potremmo chiederci perché è necessario analizzare cosa emerge dalle canzoni, partendo dal pressuposto che solo con un’analisi in concreto dell’istituzione carceraria possiamo comprenderla, si ritorna al “Bisogna aver visto”. I detenuti non sono discorsi astratti, ma persone che costituiscono ben 11 milioni della popolazione. La denunci- conseguente la conoscenza- è un atto doveroso....


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