Registri e sottocodici PDF

Title Registri e sottocodici
Course Tecniche Espressive Dell'Italiano
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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1 Pagine tratte da S. Cigada, Corso di Tecniche espressive e tipologia dei testi, a cura di M. Baggio M.T. Girardi, Editrice La Scuola, Brescia, 20072.

REGISTRI E SOTTOCODICI

REGISTRI

Con il termine registro, in linguistica, si intende un livello di comunicazione: lo stesso concetto, lo stesso senso può essere espresso attingendo al codice degli strumenti - lessicali, morfologici, sintattici - diversi per fascia sociale. Il registro rappresenta dunque una varietà del codice: si tratta di una varietà diafasica1 (dia fasis = discorso) situazionale, collegata, cioè, al contesto comunicativo (informale, confidenziale, o piuttosto formale, ufficiale…) e ad essa pertengono caratteristiche linguistico-espressive quali la formalità, l’accuratezza e la proprietà lessicale, la correttezza morfo-sintattica. Per quanto riguarda il lessico, ad esempio, si può esprimere lo stesso concetto in termini ‘civili’ o ‘standard’: X è ubriaco (definisco una data situazione: X ha bevuto molto e non è lucido, straparla, cammina malamente….); in termini ‘familiari’ o ‘volgari’: X è sbronzo (definisco la stessa situazione usando un registro diverso); in termini ‘aulici’ o ‘colti’: X è ebbro; in termini ‘scientifici’: X è in preda a crisi etilica (un medico o un tenente di polizia si esprimeranno con questa terminologia). I quattro termini hanno esattamente lo stesso contenuto semantico, lo stesso significato: qualunque di essi venga utilizzato, se il destinatario è italiano capisce perfettamente che si sta parlando di un uomo che ha ecceduto con le bevande alcooliche. Ma questi quattro termini veicolano un atteggiamento sociale: se sono fra amici posso dire di qualcuno che era sbronzo, o brillo, o ciucco, ma un agente di polizia non scriverà nel suo rapporto che “il signor Mario Brambilla, sbronzo, andò a urtare contro un palo della luce, ecc ecc”, perché si pone in una fascia sociale diversa. La gamma dei registri è vasta e può essere variamente classificata. Qui ne individuiamo tre:

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Per varietà si intendono i diversi modi in cui la lingua si realizza negli usi parlati e scritti; le altre verietà definite dai linguisti sono: la varietà diamesica (relativa al mezzo, orale o scritto); diatopica (relativa alla differenziazione spaziale, geografica); diastratica (relativa alla differenziazione sociale).

2 1. Familiare o colloquiale o volgare2: proprio di un contesto comunicativo confidenziale (famiglia, amici), caratterizzato da un’espressione linguistica non particolarmente sorvegliata, dall’impiego di un lessico anche popolare, dalla preferenza per una morfologia e una sintassi semplificate, non sempre rispettose delle norme codificate della grammatica. 2. Civile o standard: proprio della comunicazione a livello medio, né particolarmente confidenziale, né strettamente formale o ufficiale, caratterizzata da un uso sostanzialmente standard della lingua dal punto di vista sia lessicale che morfo-sintattico. 3. Formale o sostenuto o aulico3: proprio di situazioni comunicative ‘elevate’, ufficiali o formali, caratterizzato da un espressione linguistica molto sorvegliata, forbita, da proprietà e finezza lessicale, rispetto per le norme grammaticali.

Considereremo a parte, nel successivo paragrafo, il registro scientifico (corrispondente, nell’esempio sopra riportato all’espressione ‘in preda a crisi etilica’ per dire di un uomo ubriaco), poiché esso è da considerarsi un sottocodice (o microcodice), di tipo, appunto scientifico. Certamente, tuttavia, l’uso di un lessico specialistico, tecnico, è proprio di un registro sostenuto, la cui prerogativa è, tra le altre, la precisione e la proprietà terminologica. E’ da tenere presente, innanzitutto, che la classificazione proposta non è rigida: tra i due estremi del registro familiare e del registro formale, la fascia intermedia è determinata piuttosto da sfumature, per cui una parola potrà porsi tra un registro familiare-colloquiale e il civile-standard, o tra questo e il formale-sostenuto.L’espressione ‘donna di servizio’, ad esempio, appartiene sia al registro familiare che al civile; mentre la variante ‘la mia donna’ (naturalmente non nel senso di compagna di vita) è decisamente molto familiare; ‘domestica’ è tra il civile e il formale; ‘serva’ o ‘sguattera’ nell’italiano di oggi sono forme con valenza spregiativa, usate generalmente nel registro familiare in espressioni come ‘sono stufa di fare la serva in questa casa’, ‘mi fanno lavorare come una sguattera’; ‘colf’ è termine ‘tecnico-scientifico’, mentre ‘ancella’ è aulico-poetico, o ironico. Ancora: i termini ‘carabiniere’ e ‘poliziotto’ nel linguaggio corrente si differenziano leggermente, ma si collocano entrambi all’interno del registro ‘civile-standard’; ‘sbirro’, invece, ha in sé una componente di aggressività e di ostilità che si oppone ai primi due termini; ‘agente di polizia’ o

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Si intende ‘volgare’ nel senso etimologico di ‘popolare’ (dal latino ‘vulgus’ = volgo, popolo), dunque sinonimo di colloquiale. Ciò non toglie che esiste anche una sfumatura più ‘bassa’ dello stesso registro familiare, caratterizzata da espressioni molto trascurate, prive di finezza, insomma volgari nel senso oggi più corrente del termine. 3 Il registro ‘aulico’ (da ‘aula’, cioè corte, reggia) indica una varietà linguistica particolarmente nobile ed elevata, propria dell’espressione poetica e letteraria.

3 ‘rappresentante delle forze dell’ordine’ sono invece termini propri del linguaggio formale e ‘tecnico-scientifico’. Tutti i termini hanno lo stesso significato, ma la differenza sta nella diversità della situazione comunicativo-sociale: all’interno del codice esiste una serie di vocaboli appartenenti alla stessa area semantica, che tuttavia si diversificano in virtù del diverso rapporto che stabiliscono tra mittente e destinatario. Si tratta di un fattore sociale, che tuttavia non riguarda le categorie di spazio e tempo di cui si è parlato a proposito della flessibilità testuale, ma coinvolge le fascie socio-culturali. Occorre in proposito una precisazione: tale variazione, non di contenuto ma di relazione che si lega alla diversità dei registri, viene a volte definita in termini di denotazione e connotazione. Si dice, cioè, che una parola denota la stessa cosa ma la connota in modo diverso, dove con ‘denotare’ si intende il contenuto semantico, con ‘connotare’ il registro diverso, cioè il livello sociale. Il termine ‘sbronzo’ denoterebbe dunque l’ubriachezza e connoterebbe l’uso familiare-volgare. Si tratta però di un concetto erroneo, poiché ogni parola trasporta tutta se stessa, è un’area semantica (un semema) che contiene dentro di sé tutti i tratti che la caratterizzano: quando pronunciamo una parola volgare quella volgarità è dentro la parola, fa parte del suo semema. Il messaggio è un’unità di contenuto e forma linguistica ed entrambi questi fattori hanno impatto sul destinatario e, a volte, la forma ha addirittura un impatto più forte: se, ad esempio, redigiamo un rapporto aziendale in termini ‘volgari’, per quanto i dati del rapporto (il contenuto) siano riportati correttamente, la forma linguistica che abbiamo usato prevale sul contenuto e l’impatto sul destinatario sarà certamente negativo. Il messaggio, insomma, passa nella sua unità poiché le sue componenti sono inscindibili: non esiste una parola che significa una cosa e in più, in aggiunta, è ‘volgare’ o ‘civile’, ma esiste un concetto che si comunica ‘civilmente’, uno che si comunica ‘volgarmente’ ecc ecc. Possiamo dire, dunque, che i registri sono i diversi livelli di interrelazione sociale attraverso i quali possiamo mediare gli stessi contenuti concettuali. In altre parole, una variazione di registro consiste nella comunicazione di uno stesso contenuto attraverso opzioni linguistiche o scelte testuali diverse, dettate dall’appartenenza a un sottogruppo sociale che richiede l’impiego di un livello linguistico, necessario a rendere coesi gruppi sociali diversi: la famiglia, la comunità scientifica, la comunità civile così via. Perciò il registro è un’opzione paradigmatica, appartiene alla langue 4 , rispetto alla quale compio delle opzioni paradigmatiche scegliendo una parola o un costrutto sintattico piuttosto che un altro, collocandomi così in una situazione sociale diversa. Se, in conclusione, la flessibilità è un’opzione sociale legata a rapporti oggettivi tra spazio e tempo e la vora sul sintagma, i registri sono un’opzione sociale legata all’intercomunicazione tra mittente e destinatario e lavorano sul paradigma, sono, cioè, una scelta sociale e paradigmatica. 4

Non è detto, peraltro, che la langue fornisca un’opzione paradigmatica per ogni situazione comunicativa.

4 I due esempi seguenti mostrano come lo stesso contenuto concettuale è espresso in testi diversi (non c’è una parola uguale nelle varie versioni) determinati dal diverso livello sociale in cui si collocano: mostrano, dunque, un caso di traduzione endolinguistica paradigmatica per registri: I esempio A)Testo civile-referenziale Mentre ti divertivi a fare il bagno ti hanno rubato i vestiti. B) Testo volgare – scherzoso Intanto che sguazzavi nella broda ti hanno fregato gli stracci C) Testo aulico – poetico Mentre ti sollazzavi tra le acque si sono involate le tue vesti

Il testo A è la traduzione linguistica di un dato di realtà, l’espressione di un dato oggettivo, dunque è puramente referenziale; il testo B ha esattamente lo stesso contenuto ma si colloca in un ambito più ‘casereccio’ (familiare, confidenziale), tra il volgare e il burlesco; il testo C esprime ancora l’identico contenuto, ma in modo aulico, con un certo compiacimento poetico. Nel successivo secondo esempio le versioni dello stesso senso sono quattro, con l’aggiunta del registro formale-scientifico (testo C) e della sfumatura ironica al registro poetico del testo D:

II esempio A) Testo civile-referenziale Archimede del Pollo era ubriaco (fradicio)5 quando commise quella mala azione B) Testo familiare-volgare L’Archimede6 era sbronzo (come un porco) quando combinò quella mascalzonata. C) Testo formale-scientifico Il convenuto era in preda a (violenta) crisi etilica quando commise l’azione incriminata (azione de quo) D) Testo poetico-ironico Il bel signorino era (del tutto) ebbro quando perpetrò quell’azione da gaglioffo

5

In italiano esistono almeno ventidue modi di fare il superlativo: si può aggiungere il suffisso ‘-issimo’, premettere all’aggettivo ‘molto’, ‘assai’, allungare la vocale accentata, ecc ecc. Si può anche aggiungere un aggettivo, come nel caso presente di ‘ubriaco fradicio’. 6 Premettere l’articolo ai nomi propri è tipico del lingaggio familiare dell’Italia settentrionale.

5 Gli esempi finora proposti si sono riferiti al lessico, le cui variazioni sono forse le più evidenti e dall’impatto più immediato sul destinatario, tuttavia la diversità dei registri coinvolge allo stesso modo le altre strutture intermedie del codice, cioè la sintassi, la morfologia e la fonetica. Un caso di variazione morfologica, che compare nel primo dei due esempi sopra citati, è infatti il plurale ‘acque’ al posto del singolare ‘acqua’, tipico di un linguaggio nobile, aulico e poetico. Per quanto riguarda, poi, la variazione di registro dal punto di vista grammaticale, si vedano i due seguenti esempi: I.

Se tu fossi venuto, saremmo andati al cinema Se venivi andavamo al cinema Il primo enunciato usa una forma grammaticale molto dignitosa, l’ipotetica della

irrealtà (o del terzo tipo), nel rispetto delle regole della grammatica italiana che prevede per questo costrutto sintattico l’imperfetto del congiuntivo e il condizionale: si colloca dunque nell’ambito di un registro ‘civile-formale’. Il secondo enunciato non rispetta strettamente le regole della grammatica italiana, ma non può dirsi una forma scorretta: è piuttosto la forma del linguaggio familiare, comune7.

II.

La persona che scorgi presso quel portone è l’ingegnere di cui ti parlavo Quello che vedi vicino al portone è l’ingegnere che ti dicevo Anche in questo secondo esempio, il primo enunciato è molto corretto, secondo le

regole della sintassi italiana, mentre il secondo è grammaticalmente scorretto, ma rispecchia l’uso della comunicazione orale ‘familiare-civile’. La fonetica, infine, ha a che fare con i registri, in quanto le variazioni di intonazione, il modo di parlare, la pronuncia più o meno corretta sono modificazioni legate alla nostra cultura e alla situazione sociale in cui avviene la comunicazione. Un parlante italiano medio, ad esempio, capisce immediatamente se la voce che ha risposto ‘Pronto?’ al telefono appartiene alla padrona di casa, o alla figlia, o alla donna di servizio, ecc ecc, perché esiste una competenza fonetica che si traduce in ogni parola che pronunciamo: una fonetica dialettale, una più raffinata, ecc ecc. D’altra parte, in un contesto confidenziale e colloquiale, il registro familiare della comunicazione coinvolge anche la fonetica, la pronuncia che, facilmente, diviene meno sorvegliata, meno attenta, rispetto, ad esempio, ad un contesto di comunicazione molto formale dove l’aspetto fonetico contribuirà a rispecchiare un registro linguistico elevato. Inoltre, anche la fonetica, in quanto componente della 7

E’ una forma che rispecchia una tendenza generale dell’evoluzione delle lingue dal punto di vista grammaticale, per cui, sia nell’italiano che nel francese, le coniugazioni vanno a schiacciarsi sulla prima, i modi verbali sull’indicativo e questo sul tempo presente (‘la prossima estate vado al mare’, piuttosto che ‘la prossima estate andrò al mare’).

6 forma linguistica nell’espressione orale, ha un impatto sul destinatario: una pronuncia sguaiata, o fortemente dialettale, provoca certamente un effetto peggiore rispetto a una pronuncia più controllata e ‘pulita’.

SOTTOCODICI

Abbiamo detto che il registro è un livello del codice, corrispondente a una varietà situazionale di esso: usare un determinato registro significa compiere regolarmente delle scelte paradigmatiche che si collocano in un certo ambito, della formalità, piuttosto che della colloquialità o della volgarità. Ciò equivale a dire che all’interno della langue ci sono delle aree che possiamo identificare, aree comunicative particolari ritagliate all’interno del codice generale sulla base di un fattore di natura culturale. Le aree disegnate dai registri, che per la fluidità dei loro contorni si definiscono propriamente livelli, sono fenomeni culturali di tipo sociologico, poiché i registri rappresentano una scelta che rende coeso un gruppo in base ai rapporti sociali intercorrenti tra mittente e destinatario. Quando invece sono competenze culturali specifiche a delimitare aree comunicative particolari all’interno del codice generale, siamo in presenza di veri e propri sottocodici (o microcodici). Ogni scienza ha una propria competenza culturale alla quale si lega un lessico, una terminologia specifica, cioè un proprio linguaggio definito settoriale che costituisce il sottocodice relativo a quella scienza e a quella disciplina. Esistono sottocodici relativi a tutte le scienze, alle arti, alle varie discipline e professioni: un giurista, ad esempio, possiede tutta la terminologia tecnica che fa parte della scienza di cui si occupa, cioè possiede e usa il sottocodice del diritto, diversamente da tutti coloro che giuristi non sono e difficilmente possono parlare in termini tecnico-giuridici del diritto penale, o del diritto civile… Tali sottocodici rappresentano un’altra varietà diafasica della lingua, non situazionale, come sono i registri, ma funzionale, cioè collegata all’espletamento di determinati compiti o all’esercizio di specifiche professioni. Il concetto di sottocodice rimanda, dunque, al fatto che all’interno del codice generale, onnicomprensivo, esistono dei codici particolari che formano unità culturali, o di tipo sociologico – i livelli dei registri – o di tipo professionale - i sottocodici delle ‘arti e mestieri’ – o di tipo scientifico – i sottocodici delle scienze.

7 Questi ultimi possono essere suddivisi in due classi: A. Sottocodici delle scienze esatte B. Sottocodici delle scienze umane Le scienze esatte – matematica, fisica, chimica…, ovvero tutte quelle scienze il cui nucleo epistemologico risiede nella matematica e consistono nella quantificazione dei fenomeni -–sono uguali in tutto il mondo. Dunque per imparare la lingua straniera di una di queste scienze (ad esempio l’inglese della chimica) è necessario innanzitutto conoscere la chimica e poi appropriarsi semplicemente di una nomenclatura (le parole inglesi per zolfo, metano, anidride carbonica ecc ecc), il cui apprendimento è oltretutto facilitato dalla sostanziale omogeneità del sottocodice delle scienze esatte, composto da un lessico quasi interamente di origine greca. Diverso è il discorso per le scienze umane (psicologia, filosofia, pedagogia, giurisprudenza, economia8), i cui sottocodici sono profondamente eterogenei, in quanto esse possono organizzarsi in modi molto differenti. Non esiste una sola filosofia che si può esprimere in greco, tedesco, inglese ecc ecc: la filosofia kantiana, o hegeliana, o platonica sono sistemi culturali profondamente diversi, prodotti soggettivamente da un gruppo sociale, umano, che ha organizzato così il pensiero. Mentre la ‘forza di gravità’ è una legge universale, il concetto filosofico, ad esempio, di ‘forma’, assume significati diversi nelle varie epoche e nelle elaborazioni dei vari filosofi, Aristotele, Tommaso, Scheiermacher…. Di conseguenza tutta la struttura del linguaggio, ad esempio, economico, non è legata alla conoscenza in astratto della ‘scienza economica’, ma è legata alla conoscenza della ‘scienza economica’ di un certo paese, o di una certa cultura: per studiare il linguaggio economico tedesco non occorre studiare l’‘economia’, che in se stessa non esiste, ma è necessario studiare l’‘economia tedesca’, cioè l’organizzazione, il sistema economico della Germania. Dunque il sottocodice delle scienze umane è legato alla competenza in quelle scienze nell’ambito linguistico a cui si fa riferimento. Esso, inoltre, è in un certo senso ‘doppio’, essendo costituito

da

una

terminologia

rigorosamente

scientifica

e

da

una

terminologia

scientifico-divulgativa. Si pensi in particolar modo all’economia: un articolo della pagina economica di un quotidiano è scritto in modo comprensibile per un qualsisi lettore di media preparazione, cioè fa uso di un sottocodice divulgativo, che rispetta la precisione e la correttezza dei concetti ma li esprime attraverso un linguaggio e in particolare una terminologia accessibile e non rigidamente specifica.

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L’economia, propriamente la scienza di come si gestisce una casa, non ha nessun principio rigoroso di misurazione, ma è legata a fatti psicologici e culturali; è una scienza di invenzione.

8 Il sottocodice divulgativo delle scienze umane conferisce dunque ad alcune parole comuni un significato particolare, o una sfumatura di significato, in relazione all’ambito in cui sono usate (filosofico, economico…), per cui il semema di tali parole si arricchisce di un sema ulteriore. Tale fenomeno è tuttavia una prerogativa di ogni linguaggio settoriale che si ‘impadronisce’ del lessico comune, risemantizzandolo: il termine ‘movimento’, ad esempio, indicante l’azione del muovere o del muoversi (sinonimo di ‘moto’), acquista significati diversi e specifici nel linguaggio economico e di ragioneria, in geometria (dove indica un particolare tipo di corrispondenza tra le figure), in musica (dove indica ciascuna delle parti in cui si suddivide una composizione e anche il grado di celerità prescritto dal compositore per l’esecuzione di un dato pezzo di musica, o di una sua parte) ecc ecc; il termine ‘campo’, indicante genericamente uno spazio libero, contenuto entro limiti concretamente o idealmente determinati, nelle arti figurative e in araldica diviene termine tecnico con il quale si designa lo sfondo (di un quadro, di uno stemma…) su cui si...


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