relazione sulla fabbrica fagus officine fagus di walter gropius PDF

Title relazione sulla fabbrica fagus officine fagus di walter gropius
Author Giordana Petrucci
Course Linear algebra
Institution Aureus University School of Medicine
Pages 7
File Size 520.2 KB
File Type PDF
Total Downloads 59
Total Views 123

Summary

Download relazione sulla fabbrica fagus officine fagus di walter gropius PDF


Description

Fabbrica Fagus

Nome: Fabbrica Fagus Progettista: Werner / Gropius Committente: Benscheidt Anno di progettazione: 1911 Anno di realizzazione: 1911 – 1925 Funzione: Fabbrica di forme per scarpe

1

Progettazione e committenze:

La Fabbrica Faugs, meglio conosciuta come “Faguswerk” o come “Officine Fagus”, è stata realizzata grazie al volere di Carl Benscheidt, ex direttore tecnico della fabbrica di forme per scarpe “Carl Behrens”, che aveva l’intenzione di costruire sempre ad Alfeld, in Germania, un proprio stabilimento, grazie anche ad investimenti americani. Egli affidò il progetto all’architetto Eduard Werner, che vi lavorò fino alla primavera del 1911. Successivamente però, il ventottenne Walter Gropius, in collaborazione con Adolf Mayer, dopo aver incontrato Benscheidt, all’inizio del 1911, riuscì il 13 maggio del 1911 a farsi affidare l’incarico di studiare la configurazione estetico-architettonica della fabbrica, ottenendo però il permesso di modificare solo l’aspetto esteriore dell’edificio senza toccare il progetto di Werner, il quale aveva già definito la pianta e i prospetti, che avevano ricevuto l’approvazione da parte delle autorità edilizie locali. Il permesso di costruzione dell’edificio venne rilasciato nel maggio del 1911 e subito Benscheidt diede inizio ai lavori di scavo e alla realizzazione di una parte dell’opera. Nonostante i tentativi del giovane architetto Walter Gropius di modificare il progetto di Werner, egli riuscì ad apportare soltanto delle piccole trasformazioni alla pianta limitando il suo intervento alla facciata. Lo stabilimento venne infine ultimato nella primavera del 1912, ma a causa del rapido sviluppo dell’azienda nell’estate del 1913 a Gropius venne affidato l’incarico di progettare l’ampliamento dell’edificio; e le modifiche, anche se di minore importanza si protrassero fino al 1925.

2

Descrizione dell’edificio:

W.Gropius per il rivestimento esterno si ispirò a Behrens, anche se l’effetto finale fu completamente diverso, dal momento che ogni elemento dava un senso di trasparenza e leggerezza piuttosto che di massa. Egli infatti prese, per la prima volta, la decisione di costruire l’intera facciata delle Officine Fagus in vetro, eliminando la facciata in mattoni e inoltre ridusse gli elementi portanti a sottili aste d’acciaio (formando così un curtain-wall – le vetrate infatti sembrano sostenute da una fascia orizzontale superiore, come se fossero delle grandi tende). In questo modo l’architetto volle che il piano vetrato non avesse limiti di contorno e fece sì che lo spazio interno ed esterno si riflettesse su di esso facendo, in questo modo, cadere ogni separazione tra interno ed esterno. Fece in modo che i solai delle vetrate alte tre piani fossero marcati da due fasce metalliche continue, sostenute da un supporto non necessario, imposto dal regolamento edilizio. Il giovane architetto utilizza un nuovo sistema costruttivo, che si avvale della struttura portante in cemento armato dei solai e dei pilastri interni per eliminare liberamente le pareti che delimitano gli spazi, vanificando così uno dei principi secolari della costruzione, secondo il quale gli spigoli garantiscono la stabilità degli edifici, “dissolvendoli” quasi nel vetro. In questo modo Gropius mostra un nuovo modo di costruire grazie all’armonia data da soluzioni di natura estetica e costruttiva. Inoltre il giovane architetto sembrò aver colto appieno il desiderio del suo cliente, che voleva per la nuova fabbrica l’utilizzo delle ultime innovazioni: un buon sistema di ventilazione e ambienti che risultassero ben illuminati per far sì che disegnatori e dirigenti potessero svolgere al meglio la loro attività con lo scopo di far lavorare uomo e macchina in perfetta simbiosi. Quindi viene meno l’idea di fabbrica pensata come grande luogo tetro e chiuso, creato solo per adempiere alla sua funzione; infatti gli spazi esterni ed interni si riflettono sulle pareti specchiate che sembrano, così, far 3

sovrapporre o compenetrare i due spazi ed inoltre, il vetro fa sì che si possa intravedere il lavoro interno alla fabbrica, che viene mostrato con grande dignità. Per quanto riguarda invece la distribuzione dei vari corpi di fabbrica della Faguswerk, per decisione di Eduard Werner, furono distribuiti secondo le precise esigenze della funzione produttiva. La fabbrica infatti occupa un terreno che si collega direttamente alla ferrovia sul lato est e si sviluppa lungo l’asse nord-sud attraverso un complesso comprendente le segherie, il locale per la vaporizzazione ed un magazzino di cinque piani disposti obliquamente. Uno stretto passaggio conduce all’edificio principale, che è costituito da un piano che comprende il locale adibito all’essiccazione, un vasto ambiente centrale, la sala macchine e il vano spedizioni, sopra il quale si innalza, in direzione della ferrovia, un volume a forma di “L” che nei due piani superiori ospita gli uffici. Distaccata dal resto, andando verso sud, si leva la fucina con l’officina fabbrile.

4

Pianta Fabbrica Fagus

Prospetto Fabbrica Fagus

Notizie sulla biografia e sulle principali opere del progettista: La carriera artistica di Walter Gropius può essere distinta in due periodi separati dall’evento della Seconda Guerra Mondiale; infatti c’è prima un Gropius tedesco, profondamente influenzato da Behrens, che è quello più rivoluzionario e creativo, e poi un Gropius americano che, alla maniera americana è un po’ architetto e un po’ imprenditore. Walter Adolph Gropius ( Berlino, 1883 – Boston 1969) dal 1903 al 1907 studiò architettura prima a Monaco e poi a Berlino; successivamente nel 1908 iniziò a collaborare nello studio di Peter Behrens, ma all’inizio del 1910, lasciato lo studio, il giovane architetto aprì un proprio studio a Berlino, assumendo Adolf Mayer come collaboratore. Il suo primo grande impiego fu nel 1911, quando ebbe la possibilità di progettare e costruire la Faguswerk, ad Alfeld in Germania. La seconda opera di grande impegno è il Padiglione del Werkbund per l’esposizione di 5

Colonia del 1914 (l’edificio si compone di più volumi: l’ingresso principale è costituito da un severo volume di mattoni affiancato da due cilindri vetrati contenenti scale elicoidali e seguendo il percorso centrale si giunge alla Sala delle Macchine, che è uno spazio trattato come un capannone ferroviario). Durante il XX secolo il Bauhaus divenne l’istituzione formale più influente per l’architettura, il design e la pedagogia dell’arte e Gropius diresse la scuola che seguiva questa nuova concezione d’arte fino al 1928. Nel 1924 la scuola venne spostata nella sede più decentrata di Dessau e nel 1925 Gropius iniziò a costruire la nuova sede del Bauhaus, che è universalmente considerata la sua opera migliore (questa nuova architettura era basata su moduli cubici estremamente logici e semplificati e per questo era il manifesto della razionalità e dell’abbandono dell’accademismo). Con l’avvento del nazismo, nel 1933, Gropius fu costretto ad emigrare in Gran Bretagna dove gli si offrì la possibilità di fondare un Bauhaus inglese. Accettata nel 1937 la nomina alla Harvard University, si trasferì negli Stati Uniti,dove nel 1945 fondò il TAC (The Architects Collaborative), studio con il quale progettò grandi edifici come il grattacielo a forma di ottagono schiacciato del Pan Am Building a Manhattan, che alla sua apertura era uno dei cinquanta grattacieli più alti del mondo.

6

Bibliografia:

Giulio Carlo Argan, Walter Gropius e la Bauhaus, Einaudi Editore, Torino 1951, pp.85-91. Walter Gropius, Walter Gropius: Buildings, Plans, Projects, 1906-1969, Catalog by Ise Gropius, 1972, p.9. Winfried Nerdinger, The Walter Gropius Archive, Garland Publishing Inc, New York 1990, pp. 1011. Alberto Busignani, I maestri del Novecento, Sansoni Editore, Firenze 1972. Winfred Nerdinger, Walter Gropius opera completa, Electa Mondadori, Milano 1988, pp.50-54. Marco Bussagli, Capire l’architettura, Giunti Editore, Firenze 2004, pp. 350-351. Paolo Berdini, Walter Gropius, Zanichelli, Bologna 1987, pp. 17-19.

7...


Similar Free PDFs