Riassunto del libro \"Vita delle forme\" di H. Focillon PDF

Title Riassunto del libro \"Vita delle forme\" di H. Focillon
Author anna cento
Course Storia Dell'Arte Contemporanea
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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è il riassunto de libro "Vita delle forme" di H. Focillon per l'esame di "istituzioni di storia dell'arte. ...


Description

Spazio e Tempo Spazio e Tempo possiamo dire che sono le categorie filosofiche/tematiche delle opere d’arte, nonché oggetto stesso delle opere d’arte. Essi sono utili per completare il quadro di insieme nell’osservazione delle opere d’arte e degli autori. (N.B. la forma è l’opera d’arte ma non nel senso del contenuto ma nel senso che è ciò che prende vita, forma nella mente dell’artista in quel dato momento”.)

H.FOCILLON “ Vita delle forme” Parigi 1934 H.Focillon (1881-1943) era figlio di un incisore e studioso appassionato di tecniche e di artisti dell’incisione, Focillon ha riservato un’attenzione particolare alle forme artistiche, alle loro relazioni psicologiche e materiali, all’atteggiamento estremamente concreto e funzionale. Accanto ai grandi studi dell’arte del secolo scorso sono gli studi sulla scultura e l’affresco medievale e sui maestri dell’incisione che fanno di Focillon una delle figure maggiormente di rilievo della storia dell’arte europea, enorme fortuna hanno avuto le sue riflessioni sulla vicenda artistica come sistema formale, in particolare il libro la “Vita delle forme”, che viene vista come un classico della cultura del 900’ e come un grande modello di lettura dell’opera d’arte.

Prefazione Già dai primi anni del suo insegnamento parigino Focillon aveva ricercato in ogni modo la discussione e la collaborazione con gli allievi. Questo aspetto non è soltanto un cliché da usare nella sua biografia, è qualcosa di testimoniato innumerevoli volte poiché è stato il modo stesso in cui egli seppe svolgere il ruolo di animatore e di suscitare la ricerca che può spiegare il formarsi e il tramandarsi del culto di Focillon tra i suoi studenti in Francia come negli Stati Uniti. Spesso venivano proprio organizzati da soggetti importanti e colti dei salotti in cui venivano radunati parte degli allievi di Focillon e volta per volta ognuno proponeva un argomento su cui costruire una discussione. È stato anche questo un modo come un altro per mantenere il “modus operandi” di Focillon vivo. Egli fu un uomo che seppe porre dei problemi che ancora ora assillano molti studiosi d’arte, fu capace di mostrare le vie per problematiche che spesso non avevano una soluzione con una grande immediatezza e ricchezza non usuale a uno specialista ma tanto lui non si riteneva tale. In una recensione postuma de “ L’an mil” si disse: >.

Nel 1925 gli venne data la cattedra di storia dell’arte alla Sorbona e qui si dedica ad un altro settore di studio che sarà importantissimo per lui: l'arte medievale. Focillon interpreta l'arte del Medioevo occidentale come la storia di due stili: romanico e gotico, che coprono l'arco temporale che va dall'XI al XV secolo. In quegli anni 1926/30 viene elaborato “ L’art des sculpteurs romans”, in cui si trovano affrontati temi come il rapporto della scultura romanica con la cornice architettonica, il problema della rappresentazione del movimento e delle formule impiegate per esprimerlo. Per Focillon e il suo gruppo, il problema centrale era quello di giungere alla definizione dei caratteri dello stile, di delineare gli aspetti principali andando al di là delle classificazioni descrittive di carattere geografico-cronologico o iconografico. Si trattava di enunciare dei

principi fondamentali che permettessero di decifrare e di comprendere l’originalità della scultura romanica. Il periodo romanico e il periodo gotico hanno come tecnica guida l'architettura, a cui sono subordinate tutte le altre tecniche. La prima architettura romanica è caratterizzata da una struttura e da un decoro sobrio, a base di archetti ciechi e bande piatte, dette lombarde. Ha ampissima diffusione: Pirenei, Svizzera, Italia centrale, paesi renani. I caratteri salienti della scultura romanica sono la sua vocazione architettonica e il suo aspetto visionario e teratologico. È una scultura che fa corpo con l'architettura, nata cioè per essere in rapporto funzionale all'edificio. Il periodo gotico inizia nel XII secolo, epoca del rinnovamento delle strutture romaniche (introduzione dell'ogiva), continua nel XIII secolo, considerato il secolo classico, e si spegne nel XIV con l'arte detta flamboyant. Una successione che non è però così schematica e lineare. Il gotico è influenzato dai regionalismi, inquadrato dagli scambi reciproci, dalle interazioni e dalle influenze e dalle filiazioni. Focillon è d'accordo nel sottolineare il rapporto stretto tra immagine e pensiero ma prosegue anche l'esame delle relazioni tra architettura e forma. Non c'è più, come nel romanico, una forma subordinata totalmente all'ordinamento architettonico; appare una morfologia fondata sul rispetto della vita, che tuttavia non abolisce la regola dell'ordine monumentale. La forma non configura la forma plastica; la inquadra sempre, la innalza, la semplifica, la combina per la prospettiva e la luce. L'uomo non è più in funzione della struttura, ne è compagno, collabora con le masse. Solo al tramonto del Medioevo l'architettura cessa di imporre la sua disciplina. Dimentica le regole e diventa un semplice elemento decorativo, con la chiesa trasformata in un museo destinato alla presentazione delle opere d'arte. La pittura ora si impone sulle altre arti, le vanifica e le devia. Lo studio dell'arte medievale per Focillon è quindi rivolto principalmente all'analisi dell'universo delle forme e delle sue leggi. Verifica i rapporti esistenti tra architettura e le altre forme artistiche, sui problemi della rappresentazione (spaziale e movimento) e sulle formule impiegate per esprimerla. Ma Focillon collega anche la storia delle forme e degli stili con i fatti storici, sociali e culturali, dedicandovi anche un saggio specifico “ La vita delle forme” e “ L’elogio della mano”. Il problema principale per Focillon non fu tanto quello di rivendicare un’assoluta autonomia della forma artistica rispetto al tempo, al luogo e all’ambiente in cui essa si manifesta. Egli cercò di proporre una sorta di morfologia genetica delle forme artistiche, privilegiando nel contempo gli assetti formali nei vari campi delle attività umane. Il problema del primato della forma viene affrontato già fin dalle prime pagine della Vita delle forme sia nell’ idea sviluppata in tutta l’opera dell’esistenza di un universo delle forme con le sue leggi , il suo giudizio e il suo sviluppo, sia nella definizione stessa della forma e dei suoi rapporti con il suo contenuto. L’approccio critico proposto da Focillon è estremamente flessibile: l’opera d’arte non è isolata ma si situa al punto di intersezione di differenti variabili. Focillon vede le forme come entità autonome, dotate di un principio interno che le rende dinamiche, volte a una continua trasformazione. Ogni opera d’arte finita è forma: in essa vivono gli esperimenti, le ipotesi, le antinomie e le metamorfosi formali che l’hanno preceduta. Il concetto di esperimento è un punto fondamentale nell’economia del sistema, è il fondamento stesso della produzione e dell’innovazione. Gli elementi capitali nel realizzare e nell’indirizzare l’esperimento sono le tecniche, la materia e gli strumenti. Per Focillon le tecniche, come i materiali, hanno una vocazione formale, i legame tra le tecniche/materia e forma e strettissimo e si verifica al livello di dinamica reciproca. Non si tratta né di un determinismo meccanico ovvero dove la forma è imposta dal materiale/tecnica né do una subordinazione delle varie tecniche ad una superiore volontà elaboratrice ovvero le tecniche si trovano ad operare in modi e con ritmi diversi in base ai diversi contesti in cui si trovano. La volontà da parte di Focillon di creare uno strumento metodico che tenesse conto al massimo di una pluralità di principi è semplificata dall’uso frequente del termine “antinomie”. Se termini come “esperienza”

o “metamorfosi” erano rivelatori dell’aspetto genetico, in sviluppo della sua problematica, l’antinomia vuole essere un mezzo supplementare per accettare un elemento senza per questo dover rinunciare ad un altro. Lo stesso significato di stile nella Vita delle forme si sdoppia in termini antinomici: stile come immobilità e distacco, stile come mobilità e partecipazione. Antinomie, esperimenti, metamorfosi, tecniche e materiali sono tutti elementi che confluiscono nella problematica dello stile. Abbiamo due significati per questo termine:  

Come elemento stabile e superiore, come la catena himalaiana composta dai massimi elementi di ogni tempo  “ LO stile”; Come sistema coerente di forme, come elemento mobile in perpetuo sviluppo  “ UNO stile”

Anche se i due termini sono in opposizione dialettica è il secondo che ritiene particolarmente l’attenzione. L’intento è quello di modificare la concezione di rendere il movimento ad un concetto considerato come statico. Le materie non sono intercambiabili. Passando da una materia ad un’altra, la forma subisce sempre delle metamorfosi. È così che Focillon rivaluta la nozione di copia. La ripetizione passiva non esiste. La miniatura copiata da un decoratore di pareti entra in un altro universo. In ogni opera d’arte vi è sempre una “piccola scintilla”. L’influenza di un artista su altri genera, sì, repliche; ma anche nella replica, esiste sempre un luogo in cui risiede quella sottile differenza che è l’accento proprio dell’opera d’arte. La vita delle forme ha movimento duplice e contrario: da una parte tende all’ordine e procede per imitazione, dall’altra vira verso la novità e procede per mutazione. Se vogliamo pensare a una forma non dobbiamo mai considerarla come qualcosa di fisso e invariato; come un viso, essa possiede una fisionomia che negli anni si modifica, e, insieme a questa, ne muta anche il senso. La forma crea il tempo che più le conviene: lo accelera o rallenta a seconda dei propri bisogni. Si tratta anche qui di un tempo ricco di contraddizioni e strati sovrapposti. Secondo Focillon, l’umanità ha adattato il tempo alle proprie esigenze, istituendo una linea ripartita in secoli. Il tempo però, così come la storia, va piuttosto considerato come una catena montuosa, un movimento complesso e stratificato. Scrive Focillon: “Il passato non serve che a conoscere l’attualità. Ma l’attualità mi sfugge. Cosa è in fondo l’attualità?”. Il disegno delle forme non è mai il disegno sull’asse cronologico della storia. No, le forme rivelano “la presenza eterna dell’uomo”, l’inesauribile traccia del suo passaggio e dei suoi pensieri.

Capitolo primo: “Il modo delle forme”

“L’opera d’arte è un tentativo verso l’unico, si afferma come un unico, come un tutto, come un assoluto, nello stesso tempo fa parte di un sistema di relazioni complesse”. Questo vuole dire che la forma da un assoluto diventa relativa, dice che è un tentativo e qui vediamo un filo di idealismo in Focillon (come se ogni opera d’arte quale essa sia, risentisse di una forza maggiore, uno spirito superiore che la comanda), ma dice anche che fa parte di un insieme di relazioni complesse (contraddicendo l’idealismo) poiché non può essere disgiunta dall’essere contestualizzata dall’ambito in cui nasce e dal rapporto con ciò che la precede e la segue, il primo per chi realizza un qualcosa, il secondo per noi come intendiamo quella cosa lì. Essa è il risultato di una attivata indipendente. Colui che la produce si pone in modo diverso rispetto a colui che la commenta. Colui che ne gode è il più saggio, l’ama per ciò che è sé stessa: essa è immersa nella mobilità del tempo ed appartiene all’eterno. Lo spazio è il suo dominio, non lo spazio dell’attività comune ma lo spazio trattato da una tecnica che si definisce come materia e movimento. “L’opera d’arte è misura dello spazio, è forma”: Focillon si presenta come un grande amante dell’architettura medievale e di relazioni tra scultura e architettura (in questo periodo la scultura entra in relazione con la struttura del capitello, creando spesso delle forme strane, e rapportare la forma allo spazio spesso può avere tali risultati). Le forme artistiche per Focillon hanno radice nella fantasia umana, che concepisce la realtà come forma. Le forme sono entità autonome, mondi con una propria vita interiore. Per Focillon definire la forma, non è solo dire che sia qualcosa di diverso dal contenuto ma il fatto di vedere una cosa per vedere altro, la si usa per altri motivi. È fondamentale fare due distinzioni iniziali, ovvero non dobbiamo confondere la definizione di forma con quella dell’immagine, che è la sola rappresentazione dell’oggetto e soprattutto con quella del segno, poiché : “ Il segno SIGNIFICA mentre la forma SI SIGNIFICA” ( ex segno = unguento nella Maddalena ha sempre un preciso significato in qualsiasi periodo siamo, mentre forma = maddalena che assume un significato in base a chi la osserva e quando è stata creata), poiché l’immagine rappresenta un qualcosa e l’arte non può essere solo questo perché sarebbe come definire un’opera solo nella sua parte esteriore ex catalogazione con sistema SIRBEC, ovvero per non incidere sulle letture storiche/artistiche, spesso i dipinti non vengono catalogati in base all’autore ma in base al soggetto che rappresentano nella loro esteriorità, come nella Pinacoteca Ambrosiana. Pertanto il segno significa ovvero rimanda ad altro mentre la forma si significa ovvero si innesta in un processo di cui l’autore è colui che definisce e che poi dovrà essere compresa da una sensibilità . Le forme sono mosse da un principio dinamico che li trasforma in continuazione. Ogni forma è sintesi delle metamorfosi formali precedenti e prefigurazione di quelle future. La forma può diventare formula e canone ma è anche una vita mobile in mondo che cambia. Lo stile è la modalità attraverso cui la forma viene organizzata in un determinato momento della storia e ha una fase iniziale e una di decadenza ( usa il barocco), fino poi ad arrivare ad una maturità piena che ci permette di comprendere le condizioni dell’epoca. Ciò che definisce uno stile sono gli aspetti formali, una serie di rapporti, una sintassi, esso si definisce per mezzo delle sue misure, es. gli antichi greci distinguevano uno stile dall’altro in base a numeri che definivano il rapporto di un certo ordine. ( Winckelmann grande studioso neoclassico del mondo greco, disse che la bellezza greca derivava dalla bellezza superiore dei greci stessi; disse che la loro arte fosse la migliore fra tutte poiché vi era una combinazione perfetta di clima, politica e territorio che permise la sua creazione. Egli idealizzò tutto ciò. Il dorico veniva visto come lo stile per eccellenza per i suoi rapporti di misura. Poi nello stile ionico si incentiverà lo slancio, l’altezza e poi il capitello che vuole enfatizzare la circolarità e non più la bidimensionalità del dorico. Ex Partenone Atena  l’ordine dorico non è più immutabile, si passa da 6 a 8 colonne, questo cambiamento deriva da nuovi bisogni, le opere cosi mostrano nuovi modelli. Tempietto di Atena Nike compresenza di stile dorico e ionico. Anche in pittura cambiamenti, si passa dall’espressione classica rappresentata da Raffaello a quella di Michelangelo e Caravaggio che enfatizzano l’espressione con luci e ombre, creando nuove forme di classico che avranno poi delle loro conseguenza)

Dall’architettura alla pittura la vita delle forme si esprime con esperienze più numerose, il movimento non è univoco in tutte le zone. Alla fine del Medioevo la pittura tende a prevalere su le altre arti, a invaderle e deviarle. Le varie cercano un accordo con quella che la domina. Ogni stile attraversa varie fasi ( non si devono prendere come i periodi artistici effettivi ma come delle fasi di sviluppo che ogni periodo artistico ha subito): -

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L’età sperimentale  è quella in cui lo stile cerca di definirsi ed è caratterizzata dalle ricerche che riguardano il rapporto tra gli elementi strutturali dell’opera. La si chiama di solito arcaismo con un’eccezione a volte negativa o positiva in base ai momenti della storia in cui viene studiato; L’età classica è il momento di raggiungimento dell'unità funzionale dove le parti sono in rapporto di reciproca armonia e necessità; L’età della raffinatezza  è il periodo in cui abbiamo i massimi elementi di eleganza; L’età barocca  è il periodo dove l'equilibrio formale si spezza e le forme si espandono. È senza dubbio il momento più libero della vita delle forme, è unione delle arti e interesse per il passato. Le forme si mescolano alla vita dalla quale provengono, traducendo nello spazio certi movimenti dello spirito. Esso è uno spazio formale, coerente, all’interno del quale l’uomo respira e agisce.

Il fondamento della produzione delle forme è l'esperimento, che è un processo di conoscenza della realtà formale. L'esperimento formale ha come elementi capitali le tecniche, i materiali, gli strumenti. Le tecniche sono il mezzo attraverso cui la forma si esprime concretamente, ma è anche il modo in cui l'artista imprime alla materia le sue reazioni creative e per cui perviene alla propria originale visione formale e spaziale. La tecnica agisce poi su materiali attraverso l'utensile, che è guidato dalla mano, a cui dedicherà in appendice un vero e proprio elogio. Analizzare le forme non è un problema astratto e avulso dalla storia, perché le forme evolvendosi influiscono sull'ambiente umano in cui vivono e dall'ambiente sono influenzate a loro volta. La genesi delle forme va analizzata dunque in relazione al suo tempo storico, rispetto al quale questa prende corpo. Il tempo storico non è un divenire astratto ma è compresenza di conflitti, attualità, precocità e ritardi. Il tempo storico ha tre forze; tradizione, influenze e tentativi. La tradizione è l'insieme dei modi formali adottati in precedenza, e si manifesta con la reinterpretazione. Le influenze si riferiscono al presente e sono gli scambi culturali che forme appartenenti ad aree diverse hanno o possono avere tra loro. I tentativi riguardano il futuro e sono anticipazioni che permettono di superare le visioni acquisite e di prospettarne di nuove. Focillon insomma supera la tradizione archeologica medievistica francese, di cui però media il linguaggio e le definizioni. Gli altri formalisti analizzano forme già realizzate nei loro aspetti di percezione; Focillon esplora il regno delle forme occupandosi del processo genetico che porta al concepimento dell'opera, la sua è una vera morfologia genetica.

Secondo capitolo: “Le forme nello spazio” “Lo spazio è il luogo dell’opera d’arte ma non basta dire che essa ne prenda solo il posto poiché in realtà lo tratta anche secondo i suoi bisogni, lo definisce e a volte lo crea anche.” Lo spazio dove si muove la vita è un dato al quale questa si sottomette, lo spazio dell’arte è materia plastica e mutevole. Purtroppo questo a volte ci sembra difficile da capire se pensiamo sempre alla prospettiva di Gian Battista Alberti ( la sua prospettiva era uno schema geometrico fisso basato su una costante suddivisione tramite linee dello spazio, uno schema che applicava sugli spazi senza distinzione. Non ha mai considerato la possibilità di pensare che lo spazio ovvero la forma fosse in continuo mutamento e che pertanto non si possa applicare a qualcosa di

mutevole un principio fisso e geometrico) ma ve ne sono altre e comunque non è un problema perché è la stessa prospettiva razionale che crea lo spazio dell’arte come lo spazio della vita. Inoltre, la prospettiva riguarda soltanto la rappresentazione su un piano d’un oggetto a tre dimensioni e questo potrebbe essere un problema. Diciamo subito che non è possibile porli tutti insieme in astratto e ridurli ad una serie di soluzioni generali che determinerebbero le applicazioni nel particolare. La forma non è indifferentemente architettura, scultura o pittura. A prescindere dagli scambi tra le tecniche o per quanto sia decisiva sia l’autorità di una di queste sulle altre, la forma risulta in primo luogo qualificata dal campo speciale in cui viene esercitata e non da un desiderio dell’intelletto e lo stesso vale per lo spazio che essa esige e si costruisce. Esiste, però, un’arte che sembra si possa trasferire senza subire delle alterazioni da una tecnica ad un’altra, ovvero “l’arte ornamentale”, forse il primo alfabeto del pensiero umano ad approcciarsi con lo spazio. Essa sebbene si trasformata in materiali diversi, rimane comunque un luogo di riflessi...


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