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Title riassunto libro Le forme del mobbing
Course Psicologia del lavoro
Institution Università degli Studi di Brescia
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LE FORME DEL MOBBING CAP 1 ALLE ORIGINI DEL MOBBING: STRESS, EUSTRESS E DISTRESS Il termine stress si è caricato di connotazioni prevalentemente negative, che fanno di solito riferimento a un generico pericolo per la salute psicofisica o, addirittura, per la vita. Meno frequentemente viene invece considerato come una condizione capace addirittura di migliorare le capacità prestazionali dell’individuo; e di esercitare un effetto training. È infatti dimostrato che l’individuo sottoposto a un certo livello di stress migliora le prestazioni. Le persone amano avere un’occupazione e darsi da fare in qualcosa. In questo senso esse ricercano uno stress. E quando sono stressate le persone si sentono meglio, più soddisfatte e più produttive. Lo stress esprime la condizione in cui l’organismo si trova esposto a fattori interni/esterni che tendono ad alterarne l’equilibrio psicofisico. Lo stress appare come una risposta che l’organismo da nella direzione di mantenere o ristabilire l’equilibrio. Lo stress è come una risposta integrata dell’organismo a modificazioni operate su di esso. Il termine coping è usato per designare l’insieme delle strategie che permettono di affrontare adeguatamente gli stimoli stressogeni. Il termine mastering è usato per designare l’atteggiamento di padronanza, dominio e controllo nei confronti di stimoli e situazioni potenzialmente distressanti. L’assenza dei meccanismi di stress è di fatto incompatibile con la vita. Il termine eustress definisce una risposta per così dire fisiologica, ovvero esclusivamente adattiva; il termine distress viene applicato a condizioni di particolare ed eccessiva discrepanza tra lo stimolo e la risposta. Lo stress è una risposta aspecifica a qualsiasi richiesta proveniente dall’ambiente. Una risposta adattiva e necessaria alla sopravvivenza e all’adattamento all’ambiente di tutti gli esseri viventi. La risposta dell’organismo deve intendersi come aspecifica in quanto la sua finalità è favorire un generale adattamento dell’organismo. Col termine qualsiasi Seyle intende indicare che stimoli pur diversi sono in grado di attivare una medesima risposta. La conclusione è che lo stato di stress è un dato fisiologico normale, che non può e non deve essere evitato: la completa libertà dallo stress è la morte. Le conclusioni cui era giunto Seyle sono state oggi in parte modificate: si pone l’accento sulla sua specificità e si tende a collegare determinate alterazioni fisiologiche con le caratteristiche particolari dello stimolo e con quelle specifiche e individuali della persona soggetta a stress. È possibile parlare di differenze individuali nell’insorgenza di una risposta di stress e nella tendenza delle persone a considerare certi oggetti, eventi e/o situazioni come stressanti in senso stretto. Eysenck sostiene attraverso la sua teoria dell’attivazione differenziale che gli estroversi sarebbero caratterizzati da livelli più bassi di attività corticale rispetto agli introversi. Conseguentemente gli estroversi andrebbero in cerca proprio di quelle stimolazioni che gli introversi eviterebbero per non innalzare ancora il loro già altro livello di attivazione. Indurre nell’organismo un certo tipo di stress fa si che, spesso, a livello vissuto e di sensazione, ci si senta meno stressati. Se noi impariamo a gestire lo stress secondo i dettami di Seyle, a dominarlo, ad avere un controllo su di esso e ad affrontarlo efficacemente, possiamo trarne enormi vantaggi in termini di self efficacy, soddisfazione personale e sensazioni positive provate. Proprio come capita quando facciamo sport. Per chiarire il problema della specificità della risposta abbiamo tre punti principali:  A fronte di stimoli, in particolari fisici, l’organismo risponde in prima battuta localmente e specificamente ma tali reazioni confluiscono in una reazione generale complessiva che giunge al coinvolgimento delle funzioni psichiche ed emozionali.  Al di la di stimoli estremi esistono interazioni quotidiane tra l’individuo e l’ambiente con stimoli di media e bassa intensità in grado di attivare risposte prepatologiche.  Esistono specificità di risposta a stimoli complessi.

La conclusione è che la reazione di stress, indotta in un certo individuo da un certo stimolo, può configurarsi come eustress in un caso, e distress in un altro, a seconda del tipo di controllo che l’individuo sente di poter esercitare su quello stimolo. CAP 2 IL MOBBING COME DISTRESS RELAZIONALE Sotto la dicitura mobbing vengono riunite tutte quelle azioni compiute ripetutamente sul posto di lavoro da una o più persone ai danni di uno o più lavoratori, e finalizzate a ridurre questi ultimi in una situazione di emarginazione e isolamento, fino all’esclusione dal mondo del lavoro. Le azioni possono assumere la forma di comportamenti aggressivi e di violenze psicologiche protratte nel tempo. Talvolta, il mobbing attuato da una persona nei confronti di un’altra assume la forma di comportamenti tesi a ignorarla sistematicamente, consapevolmente e con intenti persecutori. Quanto all’interno di un gruppo è stato individuato un membro che non viene considerato degno di appartenere al gruppo stesso; esso viene attaccato fino a quando non decide deliberatamente di andarsene. La durata e la ferocia degli attacchi dipendono da molti fattori, tra i quali la capacità di resistenza della vittima. È solo negli anni 80 che lo psicologo del lavoro Leymann applica per la prima volta il termine mobbing all’ambito lavorativo. L’individuazione del capro espiatorio è una modalità di spostamento dell’aggressività per cui una vittima innocente, ma indifesa, viene incolpata o punita come fosse la causa della frustrazione dell’aggressore. Leymann: comunicazione ostile e non etica perpetrata i maniera sistematica da parte di uno o più individui generalmente contro un singolo che, a causa del mobbing, è spinto in una posizione in cui è privo di appoggio e di difesa e li costretto per mezzo di continuo attività mobbizzanti. Queste azioni si verificano con una frequenza piuttosto alta e per un lungo periodo di tempo. A causa dell’alta frequenza e della lunga durata, il mobbing crea seri disagi psicologici, psicosomatici e sociali.

Nel mobbing è possibile individuare tre attori protagonisti. Il mobber è la persona che attua il mobbing, inteso come azione psicosociale ai danni di qualcuno. Il mobbizzato è colui che subisce il mobbing, quindi la vittima. Il side mobber o co mobber è lo spettatore dell’azione psicosociale che si svolge sotto i loro occhi o a volte grazie anche alla loro complicità. Il ruolo del mobber può essere interpretato da più persone coalizzate o da un’intera organizzazione in questo ultima caso viene definito bossing. Ci sono tre direzioni di mobbing: dall’alto effettuata dai propri superiori, alla pari quella tra colleghi, e dal basso quella dei dipendenti verso un superiore. Oltre a queste distinzioni si usa anche distinguere tra mobbing attivo e passivo. Il primo si riferisce alle azioni di aggressione e vessazione che incutono ansia, timore, paura e insicurezza nella vittima e che prendono la forma di un comportamento visibilmente e intenzionalmente destabilizzante. Il secondo si riferisce invece ad azioni più subdole e meno visibili delle prime, che assumono la forma dell’isolamento e dell’evitamento della vittima. Vi sono due forme di mobbing: diretto esercitato attraverso comportamenti verbali aperti e manifesti o addirittura aggressioni fisiche; indiretto, basato su comportamenti più sofisticati, sottili e subdoli e quindi meno evidenti. Un'altra distinzione è tra un mobbing legato a un conflitto interpersonale e uno di tipo predatorio. Nel primo caso si instaura a partire da una situazione di conflitto interpersonale e risulta perciò emotivamente molto coinvolgente per entrambe le parti. Nel secondo caso per fattori di tipo situazionale e organizzativo: la vittima per esempio possiede qualcosa che il mobber vuole. Le azioni del mobber si dividono in 5 categorie:  Attacchi ai contatti umani;  Isolamento sistematico;  Cambiamenti delle mansioni;  Attacchi contro la reputazione;  Violenza e minacce di violenza. Per poter chiamare in causa il mobbing come spiegazione di fenomeni organizzativi è necessario che la presunta vittima subisca azioni appartenenti ad almeno due delle suddette categorie.

Il quick mobbing ha una durata compresa tra i 3 e i 6 mesi, con frequenza quotidiana di attacchi, rientranti in almeno tre delle suddette categorie. Tutte le azioni sopra elencate sono finalizzate all’allontanamento della vittima. Le motivazioni che possono indurre una persona ad assumere il ruolo del mobber sono varie e molteplici: fare carriera a tutti i costi, paura di perdere il proprio lavoro o la posizione raggiunta. La sua azione mobbizzante può non venir riconosciuta come tale dal mobber stesso. Un mobber può arrivare a dedicare dal 5 al 10% del suo tempo lavorativo alla progettazione ed esecuzione di azioni mobbizzanti. Il mobbizzato è la vittima del mobbing. Chiunque può diventarlo. I fattori organizzativi spiegano l’insorgere del mobbing meglio dei tratti di personalità. L’errore fondamentale di attribuzione consiste nell’attribuire agli altri e alle loro caratteristiche di personalità la responsabilità delle loro azioni, anche quando sarebbe più logico aspettarsi che gli indizi contestuali e le circostanze venissero più probabilmente chiamate in causa quale spiegazione del comportamento adottato. La vittimologia è la disciplina che studia il ruolo della vittima nella genesi del fenomeno persecutorio, quindi la sua personalità e le sue caratteristiche psicologiche. Spesso la vittima viene costretta a svolgere lavori che la umiliano perché eccessivamente elementari o, viceversa, eccessivamente complicati per la sua preparazione. Il mobbizzato può anche sviluppare una dipendenza nei confronti di alcool e droga, o cominciare a soffrire di disturbi alimentari. Una reazione adeguata reazione al mobbing si ha utilizzando una o più delle seguenti strategie:  Adeguata autodifesa verbale;  Ricorso ad associazioni che si occupano di prevenire e fronteggiare situazioni di mobbing sul lavoro;  Ricorso a sportelli di ascolto/aiuto;  Ricorso alla legislazione in vigore in materia di persecuzione sul lavoro;  Ricorso a tutto ciò che può rivelarsi utile per porre fine al mobbing stesso. Una soluzione adeguata del problema potrebbe essere una delle seguenti:  Forme particolarmente raffinate di problem solving;  Tecniche cognitive di processamento dell’informazione;  Strategie psicologiche per l’incanalamento costruttivo della carica emozionale e dell’ansia;  Comportamenti di fuga, evitamento e differimento razionale e irrazionale dell’azione. Una particolare tipologia di mobbing dall’altro è il bossing il quale può essere definito come mobbing strategico o pianificato. Lo scopo del bossing è quello di indurre il dipendente ad andarsene. Il bossing agisce sulla personalità dell’individuo facendolo sentire, dopo anni di lavoro apprezzato, tutto d’un tratto inutile. Le ricerca hanno trovato che i settori più a rischio di mobbing sono:  La sanità in particolare gli ospedali;  L’educazione in particolare le università;  Il privato e l’industria, in particolare le organizzazioni manifatturiere a dominanza maschile;  Le poste e le telecomunicazioni;  La pubblica amministrazione. Il mobbing ha costi elevati. La vittima a causa dei problemi di salute è costretta a chiedere permessi o ad assentarsi dal lavoro per molto tempo pur continuando ad essere retribuita. Più la resistenza al mobbing è lunga più i costi per l’azienda aumentano e la situazione della vittima peggiora. Il mobbing tra pari vede il lavoratore vittima dei suoi stessi colleghi. Tale tipo di mobbing ha diverse cause: antipatie e rivalità personali. Il mobbing dal basso può essere spiegato sulla base della non accettazione della figura imposta come leader. Si tratta di una forma di mobbing che per esistere ha bisogno di forti alleanze tra mobber e side mobber. CAP 3 LE DIVERSE FORME DI MOBBING: DOPPIO MOBBING, BOSSING E BULLYNG

La ripetitività degli attacchi e l’accanimento con cui il mobber cerca di eliminare la vittima sono rimasti i parametri principali attraverso i quali definire o meno una certa azione come mobbing. È necessario che le azioni definite mobbizzanti si verifichino almeno una volta alla settimana e per un periodo di almeno sei mesi. Molto dipende dalla durata del cambiamento di atteggiamento, oltre che dall’intensità e dalla forza di tale cambiamento. Il mobbing riguarda esclusivamente l’ambito lavorativo, mentre il bullying è legato al mondo scolastico-giovanile. Il fenomeno tipicamente italiano del doppio mobbing riguarda il coinvolgimento della famiglia della vittima. La famiglia è certamente la prima istituzione sociale alla quale l’individuo appartiene e verso la quale si sviluppa l’attaccamento, ma il tipo di legame esistente nelle varie famiglie può essere anche radicalmente diverso. Il diverso ruolo assunto dalla famiglia nei confronti dei propri membri può ripercuotersi anche su una situazione di mobbing. Un coinvolgimento emotivo così forte può portare tutta la famiglia a vivere in maniera personale e intensa, anche se di riflesso, le situazioni che riguardano un singolo membro. In questo caso: una situazione distressante di mobbing. Il fatto che proprio la certezza di trovare sostegno nella propria famiglia e tra le persone che sappiamo ci vogliono bene, porta il mobbizzato a sopportare a lungo le vessazioni e le violenze psicologiche subite. Le capacità di resistenza della famiglia sono in genere molto superiori a quelle del singolo, ma, non sono infinite. Quando la famiglia ha raggiunto la saturazione, entra in crisi e, per difendere se stessa da un mobbing che vive indirettamente attraverso la situazione penosa di un proprio membro, cessa, più o meno consciamente e repentinamente, di fornire il proprio supporto al membro stesso, visto ormai come minaccia all’equilibrio e all’armonia familiare. Ecco perché doppio mobbing: il mobbizzato, oltre a subire il mobbing sul lavoro, non è più capito, sostenuto e incoraggiato nemmeno presso la propria famiglia. Egli anzi viene implicitamente invitato a non lamentarsi più. Il bossing è un tipo di mobbing che assume i contorni di una vera e propria strategia aziendale di riduzione, ringiovanimento e razionalizzazione del personale, oppure di semplice eliminazione di una persona indesiderata. Il bossing viene compiuto dai dirigenti di un’azienda con lo scopo preciso di indurre un dipendente divenuto per qualche ragione scomodo a dare le dimissioni. Il bossing può attuarsi in modi diversi che hanno in comune la creazione, attorno alla persona da eliminare, di un clima di tensione insopportabile, in modo da indurla ad andarsene. In questi casi l’azienda gioca sporco ad ogni livello possibile: si tratta di una vera e propria ricerca finalizzata a distruggere i dipendenti. Siamo di fronte a programmi moralmente difficili da capire, in cui tutto è permesso: il mobber è l’azienda stessa. Il dipendente è solo una pedina e per di più scomoda e indesiderata: prima se ne andrà, meglio sarà per tutti. Il bossing è un tipo di mobbing politico in cui la linea politica del mobber coincide con quella aziendale e in cui il mobber può essere considerato l’organizzazione stessa, il datore di lavoro o comunque i vertici aziendali in genere. A volte l’azienda non ha nemmeno bisogno di ricorrere a mezzi estremi: togliere al dipendente benefit, oppure affidargli dei lavoracci. Ci sono addirittura aziende che giocano a carte scoperte, attuando, nei confronti dei dipendenti da eliminare, veri e propri ricatti. In alcuni paesi europei è stata di recente approvata una legislazione in materia di tutela dei lavoratori a rischio di mobbing. È stata approvata una strategia aziendale che ha previsto una riduzione dell’orario di lavoro, finalizzata a evitare dolorose operazioni di tagli del personale. Questo tipo di strategia è nota col nome di job-sharing. Il bullying è visto come un comportamento offensivo, intimidatorio, malizioso, insultante o umiliante, derivante da un abuso di potere o di autorità che giunge a minacciare psicologicamente un individuo o un gruppo di persone. Esso viene attuato per mezzo di una strategia di aggressione a lungo termine diretta verso un soggetto psicologicamente più debole, che presenta difficoltà ad arginare le forme di attacco e che, per queste difficoltà e il perpetrarsi dell’attacco stesso, si trova sempre più coinvolto nel ruolo di vittima. Il bullying è sempre caratterizzato dalla comparsa di violenza fisica vera e propria, perpetrata allo scopo di instaurare una diseguaglianza di potere tra persecutore e vittima. Tutto questo è sintomo di un forte senso di inadeguatezza di tipo relazionale, sociale, personale e comportamentale da parte dell’aggressore. I ruoli rivestiti dalla famiglia, dalla scuola e dalla società in generale appaiono fondamentali. Spesso, i piccoli bulli, attraverso le vessazioni, sfogano sui coetanei rabbia e

disagio che possono derivare dalla loro situazione familiare e scolastica. Il bullying è sia di tipo uno contro uno, che di tipo tutti contro uno. Ci si trova davanti a vere e proprie gang di minori che prendono di mira le loro vittime e sentono di accrescere il loro potere vessazione dopo vessazione. Spesso le aggressioni attuate da queste gang sono finalizzate a impossessarsi di oggetti più o meno di valore e a compiere atti vandalici. L’aggressione da parte di un essere umano nei confronti di un altro individuo della sua specie può essere visto come un atto estremo di comunicazione fallita. L’aggressione può quindi nascondere un problema di comunicazione, una forma estrema e per certi versi drammatica di espressione del proprio io. Il mobbing, il bossing e il bullying restano in questo senso fenomeni complessi in cui interagiscono le individualità di ciascuno, gli stili comunicativi e relazionali, le emotività, gli atteggiamenti e i fattori organizzativi e sociali che li rinforzano. CAP 4 MOBBING, CULTURE E INDENTITA’ PSICOSOCIALI Questo bisogno, tutto umano, di ordine e causalità, è evidente anche nell’interpretazione psicologica di azioni sociali, in particolare:  Quando gli stimoli a cui l’attore deve reagire sono comportamenti o intenzioni di altri attori sociali;  Quando ciò avviene in situazioni impreviste a connotazione negativa. Per comprendere e gestire il cambiamento, l’individuo produce attribuzioni causali sui processi responsabili del cambiamento stesso, con il duplice scopo di mantenere la coerenza e conservare integra l’immagine di se. Stereotipi e attribuzioni sono processi cognitivi basilari che influenzano la percezione che abbiamo di noi stessi e degli altri. Se è vero che l’uomo risulta generalmente razionale è altrettanto vero che può risultare più facilmente emotivo, soprattutto nell’interpretare e reagire ai fenomeni sociali. Il campo privilegiato per l’osservazione dell’interazione sociale è offerto dalle relazioni intergruppi. Presuppone che individui appartenenti a due diversi gruppi interagiscano nei termini delle loro rispettive appartenenze piuttosto che delle loro individualità. I comportamento intergruppi è l’insieme delle azioni degli individui appartenenti a un gruppo quando interagiscono, insieme o individualmente, con un altro gruppo o i suoi membri, in termini di appartenenza. La cultura è l’insieme delle modalità dell’esperienza sociale, costruite su conoscenze apprese e organizzate come sistemi di segni, all’interno di una comunicazione sociale che fornisce ai membri di un gruppo un repertorio e costituisce un modello di significati socialmente condivisi, permettendo loro di comportarsi e di agire in modo adattato in seno a una società. La cultura organizzativa è l’insieme di assunti di base che un certo gruppo ha inventato, scoperto o sviluppato quando è riuscito a far fronte ai suoi problemi di adattamento esterno o di integrazione interna. Tali assunti vengono acquisiti e trasmessi ai nuovi membri come il modo corretto di percepire, pensare, sentire quei problemi. Le sottoculture sono definite come il sottoinsieme dei membri di un’organizzazione che interagiscono tra loro, si identificano come un gruppo distinto all’interno dell’organizzazione, condividono un insieme di problemi che vengono considerati comunemente problemi di tutti e agiscono sul...


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