LE Nuove Famiglie - riassunto del libro PDF

Title LE Nuove Famiglie - riassunto del libro
Author Francesco Milazzo
Course Sociologia della famiglia
Institution Università di Bologna
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riassunto del libro...


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LE NUOVE FAMIGLIE CAPITOLO 1 TRAIETTORIE DI VITA FAMILIARE IERI E OGGI Famiglia: molteplicità di modi di vivere insieme e di esperienze familiari che l’individuo può attraversare nel corso della vita. Dall’inizio del XIX secolo alla metà degli anni ’60 è il periodo storico in cui si afferma e si consolida la famiglia moderna, l’epoca d’oro del matrimonio, in cui sessualità amore e procreazione sono moralmente e socialmente ammessi solo all’interno dell’istituzione matrimoniale. Ad un certo punto il matrimonio entra in crisi per diversi fattori:  La terziarizzazione dell’economia che ha favorito un progressivo e massiccio ingresso delle donne nel mercato del lavoro, rendendole economicamente indipendenti dagli uomini  Crescente secolarizzazione della società (venir meno del controllo religioso sulla vita sociale e la tendenza a confidare la fede come un fatto privato)  Scolarizzazione di massa  Emergere dei movimenti collettivi (es. movimento femminista) che mettono in discussione l’autoritarismo patriarcale e il modello tradizionale di famiglia  Il diffondersi di orientamenti rivolti a valorizzare la soggettività individuale e la sfera del privato François de Singly e Irene Thery: si possono così sintetizzare le trasformazioni della famiglia: a) Dal XIX secolo fino agli anni sessanta del XX secolo si realizza una coincidenza tra l’espressione del sentimento amoroso e l’istituzione matrimoniale; il matrimonio viene ritenuto il naturale punto d’approdo di un rapporto d’amore b) Alla metà degli anni sessanta del XX secolo nasce la famiglia contemporanea; per comprendere meglio le sue caratteristiche possiamo fare riferimento a tre grandi trasformazioni sociali e culturali in stretta relazione tra loro:  Una trasformazione dei valori: l’individualizzazione. In tutti i campi della vita sociale, il punto di riferimento no è più il gruppo, ma l’individuo; l’instabilità coniugale riflette appunto la priorità attribuita alla relazioni affettive, che implica anche la loro possibile precarietà e l’eventuale cambiamento del partner  Una trasformazione delle norme: privatizzazione. Le norme sociale e giuridiche vengono viste come un’indebita intrusione nella vita privata e nella sfera dell’autonomia individuale; sul piano familiare, una prima conseguenza di tale privatizzazione è il venir meno della coincidenza tra relazione di coppia e istituzione matrimoniale; una seconda conseguenza è la tendenza alla trasformazione del matrimonio da istituzione sociale in contratto privato, stipulato non più nell’interesse della società e della famiglia intesa come unità, ma del singolo individuo per il raggiungimento della propria felicità e quindi revocabile se e quando questa finalità viene meno. Alla contrattualizzazione dei rapporti di coppia si affianca dunque la istituzionalizzazione dei rapporti di filiazione, riflessi giuridici del fatto che nella società di oggi la stabilità e l’indissolubilità del legame familiare tendono a spostarsi dal rapporto coniugale a quella tra genitori e figli.  Una trasformazione dei modelli sociali: la pluralizzazione. In campo familiare questa trasformazione si esprime nel passaggio da un unico modello di famiglia a una pluralità di forme familiari, molte delle quali derivano dalla rottura coniugale.  Una trasformazione delle relazioni di genere: verso la parificazione. Le trasformazioni familiari sono strettamente legate anche all’accesso progressivo delle donne alla dignità di soggetto sociale e giuridico e all’uguaglianza con l’uomo. In Italia si fronteggiano due diverse posizioni di demografi e sociologi: 1) La prima tesi è quella della specificità: sostiene che il caso dell’Italia non è assimilabile a quello degli altri paesi occidentali, perché da noi la tradizione conserva una forza maggiore che altrove

e i cambiamenti avvengono per lo più all’interno di un modello tradizionale di famiglia. Queste peculiarità sarebbero tali da prefigurare non un semplice ritardo del nostro paese, ma un vero e proprio modello diverso di evoluzione familiare: il modello mediterraneo, che accomuna l’Italia agli altri paesi dell’Europa meridionale. 2) La seconda tesi è quella del ritardo Si può condividere l’opinione di chi vede attualmente in Europa due modelli familiari contrapposti:  Il modello nordico, uscita precoce dei giovani dalle famiglie di origine, elevata quota di convivenze, nascite fuori dal matrimonio e di divorzi  Modello mediterraneo, veduta più tradizionale della famiglia  Continentale, modello familiare intermedio tra i due precedenti

CAPITOLO 1 LE FAMIGLIE DI FATTO Famiglia di fatto: situazione di due persone che vivono insieme sotto uno stesso tetto come sposi, senza essere uniti da matrimonio; prima degli anni ’70 era considerato dai più come un comportamento deviante. Nelle forme di convivenza del passato la coppia conviveva perché esistevano ostacoli esterni alle nozze, che non erano però messe in discussione, anzi accettate e desiderate. Il cambiamento del significato della convivenza è quindi legato, almeno in parte, al mutamento di quello del matrimonio. A partire dagli anni ’70, le famiglie di fatto sono cresciute ovunque nel mondo occidentale, anche se con sensibili differenze tra i vari paesi:  Le famiglie di fato sono ben radicate nel costume e sono ormai quasi un’istituzione, con riconoscimenti sociali e giuridici. Il matrimonio sta perdendo la sua posizione di egemonia nella vita di coppia, ma questo non significa necessariamente un suo rifiuto da parte dei conviventi, che spesso si sposano dopo alcuni anni; in questi paesi un bambino su due nasce fuori dal matrimonio. Il matrimonio si sta trasformando da rito di passaggio all’età adulta in rito di conferma della vita familiare di coppia. (Svezia, Danimarca)  La convivenza ha cominciato a emergere negli anni ’70 prevalentemente come fenomeno giovanile, come fasi di transizione verso il matrimonio; questa transizione può essere vista in senso duplice: come matrimonio di prova o nuova forma di fidanzamento in vista delle nozze, oppure come una nuova fase dell’età giovanile a sé stante. Anche in questi paesi ormai né l’ingresso nella vita di coppia, né la nascita di un figlio sono più considerati come ragioni vincolanti per sposarsi (Francia, Gran Bretagna, Germania, USA)  Le famiglie di fatto sono molto più rare che negli altri paesi e si sviluppano molto più lentamente (paesi mediterranei, tra cui l’Italia) Famiglie di fatto in Italia: il loro numero è tutt’ora molto basso; un’indagine nazionale sulla fecondità conferma che per la grande maggioranza degli italiani il matrimonio non è una istituzione superata e che la vita familiare inizia con le nozze, tuttavia mostra anche la diffusione lenta ma progressiva del nuovo modello di coppia che prevede una coabitazione con un partner come prima unione; nel nostro paese sembra verificarsi una profonda divaricazione tra i comportamenti e gli atteggiamenti della popolazione giovanile: nel 1984 una larga maggioranza degli intervistati riteneva la convivenza una forma legittima di vita familiare, la religione giocava un ruolo molto importante: i cattolici praticanti si dichiaravano più nettamente sfavorevoli rispetto ai non credenti e ai non praticanti; oggi, almeno fra le nuove generazioni, gli ostacoli culturali della convivenza extra o prematrimoniali sono quasi scomparsi; la tendenza generalizzata dei giovani a rimanere nella casa dei genitori fino al matrimonio, può influire sulla scarsa diffusione della convivenza. Il fatto che le convivenze siano più diffuse nelle grandi città del nord e del centro del paese indica che esse possono svilupparsi più facilmente negli ambienti in cui il controllo sociale e familiare si fa meno sentire e in cui è possibile fare esperienze più diversificate e lontane dai modelli tradizionali. Se

confrontiamo le coppie di conviventi con quelle di coniugati, balzano all’occhio alcune notevoli differenze, che dimostrano come la scelta tra questi due modi di vita sia compiuta da soggetti che hanno caratteristiche demografiche, culturali e sociali diverse: 1)la convivenza è un fenomeno prettamente giovanile, 2)la maggioranza dei conviventi non ha figli, 3)la maggioranza dei conviventi sono celibi e nubili, ma la quota di coloro che sono già stato sposati è comunque rilevante, 4)i conviventi sono più istruiti e più inseriti nel mercato del lavoro, 5)sotto l’aspetto occupazionale, la differenza è particolarmente sensibile per le donne, la grande maggioranza delle donne conviventi svolge un’attività retribuita, esse sono mediamente più istruite dei loro partner. Ritratto della tipica famiglia di fatto italiana: coppia più giovane, anche se non giovanissima, che vive in una grande città del nord in cui entrambi i partner lavorano e hanno un elevato livello di istruzione DIVERSI TIPI DI FAMIGLIA DI FATTO François de Singly: la convivenza è accettata o tollerata dalle famiglie di origine perché consente di anticipare l’ingresso nella vita a due senza interferire nella conclusione degli studi e nell’inizio dell’attività professionale che, secondo una consolidata tradizione dei ceti medio-alti, debbono precedere il matrimonio. Roussel: nei vari modelli di famiglia di fatto, comprese quelle giovanili, si vada diffondendo un atteggiamento comune di rifiuto del matrimonio come istituzione, cioè come insieme di norme sociali e giuridiche che regolano la vita privata degli individui Barbagli: individua 5 motivi per convivere: 1. chi convive per l’impossibilità di sposarsi, ad esempio coloro che convivono in attesa del divorzio. In questa categoria rientrano anche coloro che, pur potendo risposarsi, non lo fanno per non perdere alcuni vantaggi economici, quale per esempio la pensione di reversibilità per le vedove e i vedovi o l’assegno di mantenimento e la stessa pensione per quelle divorziate che ne abbiano diritto; in queste coppie non vi è alcun atteggiamento dichiaratamente e pregiudizialmente contrario al matrimonio 2. rifiuto ideologico del matrimonio, coloro che hanno scelto di convivere anziché di sposarsi per motivi di principio, legati ad un ideologia di stampo anarchico o marxista, oppure molti giovani che oggi più frequentemente rifiutano il matrimonio per timore dei danni che la regolazione sociale e giuridica può arrecare alla spontaneità e all’autenticità della relazione di coppia 3. messa in discussione della concezione tradizionale dei ruoli maschili e femminili e della divisione dei compiti fra coniugi, secondo cui al marito spetta la responsabilità di mantenere la famiglia col suo lavoro retribuito e alla moglie quella dell’allevamento dei figli e del lavoro domestico; in queste unioni la relazione di coppia è centrale, mentre spesso l’avere dei figli è secondario o addirittura escluso 4. chi vuol provare per ridurre i rischi di commettere error nella scelta del coniuge; la convivenza prematrimoniale non è una garanzia di lunga durata dell’unione, anzi sembra favorirne lo scioglimento; questo avviene perché gli orientamenti di valore dei conviventi sono diversi da quelli di coloro che si sposano senza avere prima convissuto; che arrivino o no al matrimonio, i primi accettano più facilmente sia l’idea della parità di genere, che quella del divorzio, o quella di successivi possibili amori, e considerano il loro avvenire coniugale a breve scadenza 5. indifferenza nei confronti del matrimonio, tendenza a convivere di più lunga durata. Manca nei partner un preciso progetto matrimoniale, ma manca anche un’esplicita e precostituita ostilità nei confronti delle nozze, che agli occhi di questi conviventi sono una formalità priva di importanza tutto ciò non significa che la relazione di coppia sia nata sotto il segno di un’inevitabile precarietà: nella maggioranza dei partner, all’inizio della vita a due, vi è la speranza che la convivenza diventi un legame duraturo anche se non necessariamente destinato a sfociare nel matrimonio. FAMIGLIE DI FATO E FAMIGLIE DI DIRITTO: VERSO UN’EQUIPARAZIONE? Il diritto non si rivolge più alla famiglia in quanto tale, ma ai singoli individui che la compongono. La regolamentazione delle unioni di fatto riguarda in primo luogo il rapporto tra genitori e figli: tra

gli anni ’60 e ’70 tutti i paesi occidentale hanno approvato norme che hanno inciso profondamente sulla posizione di giuridica dei figli nati fuori dal matrimonio, equiparandola sostanzialmente a quella dei figli legittimi; il matrimonio ha perduto in questo modo una delle più importanti funzioni che la tradizione gli assegnava. La tendenza all’equiparazione tra famiglia di fatto e famiglia di diritto si manifesta anche nei confronti dei rapporti fra conviventi, sia pure con un percorso più lento e diversificato nei vari paesi occidentali. La legislazione nordica è senz’altro quella che si è spinta più avanti, tanto da indurre alcuni giuristi a definire l’unione di fatto, in quei paesi, come un matrimonio informale, una vera e propria istituzione sociale e giuridica; essa è infatti sostanzialmente equiparata all’unione coniugale non solo nel campo fiscale e della sicurezza sociale, ma anche in quello dei diritti patrimoniali dei partner Nei paesi dell’Europa continentale c’è la tendenza ad attribuire ai conviventi i diritti alla protezione sociale e gli obblighi di reciproca assistenza; recentemente la Francia, con il “Patto civile di solidarietà”, ha presentato almeno due aspetti interessanti ed innovativi: comprende sia le convivenze eterosessuali che omosessuali e si limita a fissare regole di fondo, lasciando alla volontà dei partner stabilire le modalità dei reciproci aiuti e dei reciproci doveri. In Italia il processo di equiparazione tra famiglia di fatto e famiglia di diritto si limita per ora alla condizione dei figli nati fuori del matrimonio. Questa equiparazione non è però completa, una questione molto dibattuta è quella della sorte dei figli in caso di separazione della famiglia di fatto, sono proprio i figli in questa situazione a rischiare di essere meno tutelati (se una coppia sposata si separa, vi è di regola un controllo da parte del giudice civile sulle modalità di affidamento e mantenimento dei figli, per tutelare il loro interesse prioritario; questo invece non avviene se a separarsi è una famiglia di fatto, o perlomeno avviene solo se vi è conflitto tra i partner e uno di essi o entrambi decidono di rivolgersi al Tribunale per i minorenni, qualora i figli abbiano meno di 18 anni; questo ricorso però si verifica molto raramente, per cui di solito gli adulti possono fare quello che vogliono e le ragion d bambini rischiano di non essere adeguatamente valutate e tutelate). La legge poi tace quasi completamente per quanto riguarda i rapporti tra i conviventi, nessuna tutela è infatti prevista a favore del partner più debole; conseguenze negative molto simili si hanno anche in caso di morte di uno dei partner, poiché il convivente, a differenza del coniuge, non ha alcun diritto automatico all’eredità, né al risarcimento del danno in caso di morte del partner provocata per esempio da un incidente di cui siano responsabili altri; per i conviventi non sono previsti gli assegni familiari, l’assistenza sanitaria, la pensione di reversibilità. Nel silenzio della legge, qualche riconoscimento della famiglia di fatto, sia pure parziale, è venuto da alcune sentenze dei giudici: il diritto del convivente a subentrare nel contratto di affitto della casa in cui abita, in caso di morte del partner o di cessazione volontaria della convivenza, se ci sono figli; il diritto al risarcimento dei danni in caso di morte del partner, o quello degli alimenti per il convivente bisognoso in caso di rottura dell’unione. FAMIGLIE OMOSESSUALI Rispetto agli omosessuali “premoderni”, quelli attuali hanno un’identità sessuale molto più netta e definita, che li porta ad avere rapporti esclusivamente con persone dello stesso sesso, hanno superato la tradizionale distinzione di ruolo tra “attivo” e “passivo”, tra maschile e femminile e danno vita a relazioni molto più simmetriche e ugualitarie. Le lesbiche si differenziano dai gay in tutto ciò che riguarda gli aspetti relazionali e affettivi: oltre ad avere molto più frequentemente un rapporto fisso o una convivenza, manifestano più spesso i propri sentimenti verso la partner, attribuiscono più valore alla fedeltà e all’esclusività del rapporto: in poche parole, sono più vicine al modello della famiglia eterosessuale tradizionale. C’è un punto importante su cui le coppie gay e lesbiche si differenziano da quelle eterosessuale hanno parecchio da insegnare a queste ultime: la distribuzione del lavoro familiare, si distribuiscono i compiti familiari in modo molto più egualitario rispetto agli eterosessuali. In un certo numero di coppie omosessuali ci sono dei figli, ma le situazioni possono essere molto differenziate. Una distinzione importante è quella tra famiglie omosessuali in cui i figli sono nati in

un precedente matrimonio eterosessuale e tra i nati da una coppia omosessuale (per fecondazione assistita), nei paesi in cui queste pratiche sono permesse ai single o alle coppie dello stesso sesso. In entrambi i casi però le famiglie formate da madre, o padri, omosessuali in coppia e dai loro figli debbono affrontare problemi delicati e complessi, come la disapprovazione dell’ambiente circostante e la mancanza di norme sociali che definiscano ruoli e comportamenti. Sia il livello di salute mentale delle madri lesbiche sia i loro atteggiamenti e comportamenti verso i figli non differiscono in modo significativo da quelli delle madri divorziate eterosessuali, così come non sembrano esistere sostanziali differenze tra lo sviluppo psicosociale dei bambini affidati a madri eterosessuali rispetto a quelli affidati a madri lesbiche, neppure per quanto riguarda la loro identità sessuali e le loro relazioni con i coetanei o altri adulti; anche nei casi più rari di affidamento a padri gay, le ricerche giungono alle stesse conclusioni. Lo sviluppo di bambini nati da una coppia omosessuale non differenzia da quello dei bambini nati da coppie eterosessuali. Le famiglie omosessuali sono più fragili e si rompono più facilmente di quelle tradizionali, causa il minor riconoscimento e accettazione da parte della parentela e dell’ambiente e non hanno regole sociali di condotta cui riferirsi per risolvere i problemi quotidiani della convivenza.

CAPITOLO 2 LE FAMIGLIE CON UN SOLO GENITORE Sotto l’unica definizione di “famiglie con un solo genitore” esistono realtà familiari molto eterogenee, perché sono molteplici le cause che le hanno provocate: sempre meno la vedovanza, sempre più la separazione legale o di fatto, il divorzio, la nascita di un figlio fuori del matrimonio, o nei paesi dove questo p possibile, l’adozione di un bambino da parte di un o una single. Nel mondo occidentale, si è verificato o è in corso il passaggio dalla vecchia monogenitorialità, fondata su eventi ineluttabili o comunque non voluti, alla nuova monogenitorialità, frutto di una scelta deliberata. Consideriamo famiglia con un solo genitore quella in cui un genitore solo vive insieme con almeno un figlio minore di 18 anni.. Ovunque il più forte aumento delle famiglie con un solo genitore è provocato dalla crescita delle separazioni e dei divorzi, che danno vita alla maggioranza di questi nuclei, seguita da quella delle madri nubili; il genitore solo è prevalentemente una donna = per designare questo fenomeno possiamo parlare di femminilizzazione delle responsabilità familiari. I GENITORI SOLI IN ITALIA Solo dal 1983 queste famiglie sono emerse da un universo statistico; ciò vuol dire che esse non erano percepite a livello culturale e pubblico come forma familiari autonome, con caratteristiche e problematiche proprie, ma come nuclei incompleti e forse anche devianti rispetto al modello della famiglia tradizionale. Nell’indagine nazionale è riportato il peso prevalente che ancora oggi, benché in misura minore che nel passato, hanno tra i genitori soli le persone anziane, vedove e vedovi, con figli maggiorenni; pur essendo in aumento sul totale le famiglie con figli minori hanno un peso su quest’indagine che tende a diminuire se calcolato sul complesso delle famiglie con un solo genitore, indipendentemente dall’età dei figli = effetto congiunto di due fenomeni tipici della famiglie contemporanea: da un lato, il progressivo ritardo e calo delle nascite e, dall’altro,...


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