Riassunto di Psicologia Clinica - Kring - Zanichelli - ISBN 9788808520944 PDF

Title Riassunto di Psicologia Clinica - Kring - Zanichelli - ISBN 9788808520944
Author Alessandro Faraone
Course Teorie e tecniche di psicologia clinica
Institution Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
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Psicologia Clinica Kring, Johnson, Davison, Neale Zanichelli – ISBN 978-88-08-52094-4 1. INTRODUZIONE Psicopatologia: disciplina che studia la natura, l’evoluzione e il trattamento dei disturbi mentali. Una delle sfide più importanti da affrontare è conservare l’obiettività di giudizio perché l’oggetto del nostro studio ci coinvolge a livello personale ed emotivo. Un altro aspetto importante è cercare di cambiare lo stigma che spesso associamo a queste condizioni. Stigma: insieme di convinzioni e atteggiamenti deleteri che la società sviluppa ei confronti dei gruppi considerati “diversi” e presenta 4 caratteristiche: 1) 2) 3) 4)

Attribuzione di un’etichetta (pazzo). L’etichetta viene associata a qualità indesiderate per la società. Le persone con una data etichetta sono considerate diverse (noi/loro). Le persone con questa etichetta vengono discriminate.

Uno degli studi epidemiologici più recenti riportava che negli USA la prevalenza life-time per disturbo mentale di qualsiasi tipo era del 46,4%. Vuol dire che circa la metà della popolazione USA sperimenti in qualche momento dell’esistenza un disturbo psicologico. Combattere lo STIGMA sociale: Lo psicologo Hinshaw pubblicò nel 2007 un libro in cui indicava diverse azioni possibili per porre fine allo stigma che circonda i disturbi mentali. Strategie legislative e politiche: Nel 1996 negli USA è stata disposta che la copertura assicurativa per disturbi mentali sia allo stesso livello di quella per altre malattie. Nel 2008 fu aggiunto che le compagnie assicurative non possono imporre per il disturbo mentale premi e franchigie più alti di quelli applicate per altre malattie. Strategie territoriali: Bisognerebbe esercitare una maggior pressione a livello politico per far comprendere la portata e l’importanza di questi temi. Assicurare maggiori opportunità abitative alle persone con disturbi mentali, farà si che si troveranno a stretto contatto con persone non affette da disturbi psicologici (parchi/chiese). Gli studi suggeriscono che questo tipo di contatto è in grado di ridurre lo stigma. Incrementare i progetti educativi per informare correttamente le persone su che cosa è un disturbo mentale. Lo stigma spesso spinge le persone a non rilevare le loro problematiche. Strategie nel contesto delle professioni sanitarie e della salute mentale: Hinshaw suggerisce l’opportunità di far compilare scale di valutazione a genitori e insegnanti, così da identificare i problemi il prima possibile. I professionisti del settore dovrebbero ricevere training rivolti alle problematiche legate allo stigma per migliorare le interazioni con i clienti e contribuire a rieducare l’opinione pubblica. Strategie individuali e familiari: Per limitare lo spavento e il disorientamento dei familiari che vengono a sapere che un parente è stata diagnosticato una malattia sarebbe opportuno ricevere informazioni aggiornate sulle cause e i trattamenti dei disturbi. Questo contribuisce ad alleviare malesseri e attenuare stereotipi. Esistono anche gruppi di sostegno e di supporto legale che possono aiutare.

Una definizione di disturbo mentale: La definizione contenuta nel DSM-5 include diverse caratteristiche essenziali: 1) 2) 3) 4)

Il disturbo colpisce il funzionamento dell’individuo. Implica alterazioni clinicamente significative nella sfera del pensiero, delle emozioni e del comportamento. Di solito comporta una qualche forma di disagio personale (relazioni sociali, attività lavorativa). Implica una disfunzione dei processi psicologici, evolutivi e/o neurobiologici che sottendono il funzionamento mentale. 5) Non è una reazione culturalmente attesa a un evento (la morte di un familiare) 6) Non è primariamente il risultato di una devianza sociale o di un conflitto con la società.

Principalmente prenderemo in considerazioni 4 caratteristiche che possono rientrare in qualsiasi definizione di disturbo mentale: 1) 2) 3) 4)

Disagio Personale. Disabilità. Violazione di norme sociali. Disfunzioni.

Disagio personale (1): il comportamento di una persona può essere diagnosticato come disturbato quando è causa per la persona stessa di un profondo malessere. Le persone afflitte da disturbi d’ansia o da depressione ne soffrono grandemente. Non tutti i disturbi mentali causano disagio personale e non tutti i tipi di disagio derivano da comportamenti riconducibili a un disturbo mentale. Disabilità (2): compromissione di qualche area importante della vita dell’individuo (lavoro/relazioni personali). I disturbi correlati all’uso di sostanze vengono diagnosticati anche sulla base di disabilità a livello sociale o occupazionale create dall’abuso di una sostanza. Le fobie possono causare sia disagio sia disabilità. Violazioni di norme sociali (3): le norme sociali sono considerati degli standard (convinzioni o atteggiamenti) che la maggior parte delle persone utilizza nel formulare, consciamente e intuitivamente, giudizi su dove si collochino i comportamenti su determinate scale di valori (buono/cattivo, giusto/sbagliato). Comportamenti che violano le norme sociali possono essere classificati come disturbati, cioè patologici; ad esempio rituali ripetitivi messi in atto da persone che soffrono di disturbo ossessivo/compulsivo, conversazioni con voci immaginarie tipiche di chi soffre di schizofrenia. Bisogna sempre tenere in considerazione gli aspetti della diversità culturale ed etnica, in relazione all’inquadramento, eziologia (insiemi di fattori che contribuiscono allo sviluppo di una malattia) e trattamento dei disturbi mentali. Disfunzione (4): Wakefield= definisce il disturbo mentale come una disfunzione che produce danno. DSM= le disfunzioni comportamentali, psicologiche e biologiche sono interrelate, cioè che il cervello ha un impatto sul comportamento e il comportamento ha un impatto sul cervello, pertanto una disfunzione nell’uno è interrelata all’altra. Si parla di disfunzione quando un meccanismo interno non è in grado di svolgere la sua funzione naturale che è deputato a svolgere. Il concetto di “disfunzione” è oggetto di numerose critiche in quanto non facilmente e oggettivamente identificabile quando si tratta di valutare un disturbo mentale. Questo perché i meccanismi interni coinvolti nei disturbi mentali sono ancora in larga parte sconosciuti ed è quindi difficile identificare quali elementi non funzionino correttamente in un determinato disturbo. Wakefield ha cercato di superare questa obiezione tramite il riferimento a disfunzioni plausibili.

La storia della psicopatologia: Demonologia nelle epoche antiche: Prima dell’indagine scientifica, tutti i comportamenti che parevano sfuggire al controllo individuale venivano attribuiti a cause soprannaturali (sfavore degli dei, possessione del demonio). La DEMONOLOGIA è la dottrina secondo la quale un demone o uno spirito malvagio può abitare all’interno di una persona e controllarne la mente e il corpo. Questa credenza portava a trattare le persone mediante esorcismo per far si che il corpo diventasse inadatto ad ospitare dei demoni. Prime spiegazioni biologiche: Nel V secolo a.C. Ippocrate rigetto la credenza che i disturbi mentali fossero una punizione mandata dagli dei e sostenne che quelle malattie avevano origini da cause naturali. Considerava il cervello l’organo della coscienza, della vita intellettiva e delle emozioni. Riteneva che il comportamento deviante fosse un segno di qualche tipo di patologia del cervello e classificò i disturbi mentali in “mania”, “melanconia” e frenite e che la salute mentale dipendesse dall’equilibrio tra il sangue, la bile nera, la bile gialla e il flegma. Grazie ad Ippocrate la gestione degli interventi per i disturbi mentali furono spostati dai sacerdoti ai medici. Demonologia dei secoli bui: Gli storici indicano la morte di Galeno come l’inizio dei “secoli bui” per la medicina occidentale, in particolare per la ricerca e il trattamento dei disturbi mentali. Questo perché la chiesa aumentò la sua influenza e i monasteri cristiani sostituirono i medici sia per autorità che per trattamento dei disturbi mentali. Le persone venivano curate indirizzando loro preghiere o con sacre reliquie. Al tempo della caccia alle streghe, 1500 circa, si specificava che l’improvvisa perdita della ragione era un sintomo di possessione e con il rogo era il metodo per scacciare il diavolo dal corpo. Esaminando i documenti sulla caccia alle streghe però, si evince che fra le persone perseguitate erano maggiori quelle sane di mente che non sane. (Schoeneman, 1977). A partire dal XIII secolo gli ospedali passarono sotto la giurisdizione dello civile. La fondazione dell’ospedale Trinity Hospital di Salisbury risale al XIV fra gli scopi c’era “tenere i pazzi in condizioni di sicurezza, fino a quando non recuperino la ragione”. Dal XIII secolo in Inghilterra si tenevano processi per accertare lo stato di pazzia in cui si cercava di valutare l’orientamento spazio-temporale, memoria, intelletto, abitudini. Il termine lunatico deriva dal latino, dovuta ad una teoria del medico svizzero Paracelso, il quale attribuiva il comportamento anomalo a un disallineamento fra luna e stelle. La nascita dei manicomi: Fino al XV (1400-1500) secolo, gli ospedali per persone con disturbi mentali erano pochi, erano numerosi invece i lebbrosari. Essendo scomparsa la lebbra, i lebbrosari furono convertiti in manicomi destinati alla custodia e all’assistenza dei malati mentali. Il primo manicomio in Europa è fatto risalire al 1403, un ex convento chiamato Saint Mary of Bethlehem. Dal XVIII al XIX secolo divenne un’attrazione turistica in cui si andava ad assistere agli eccessi furiosi dei pazzi. In America, Benjamin Rush (17445-1813), psichiatra, riteneva che la causa del disturbo mentale stesse in un eccesso di sangue al cervello e il suo trattamento consisteva nel prelevare ai malati grandi quantità di sangue. La sua cura consisteva anche nello spaventare i malati, dicendo loro che stavano per morire. La riforma di Philippe Pinel (1745-1826) sostenne il trattamento umanitario dei malati mentali. Lui riteneva che, se la ragione li aveva abbandonati in conseguenza di gravi problemi personali e sociali e quindi era possibile ristabilire il loro equilibrio attraverso un’opera di sostegno. In USA sorsero i primi istituti ispirati a questo modello, l’approccio definito trattamento morale permetteva ai ricoverati di avere rapporti stretti col personale. Gli sforzi di Dorothea Dix, che si era battuta per far sì che i malati avessero condizioni migliori, riuscirono ad ottenere l’istituzione di 32 ospedali statali pubblici per malati di mente. Nell’era moderna sono stati creati gli ospedali psichiatrico giudiziari riservato a persone condannate e giudicate incapaci di affrontare il processo o a coloro a qui è stata diagnosticata l’infermità mentale. Alcune evidenze indicano che chi riceve un trattamento negli ospedali psichiatrici giudiziari ha meno probabilità di ripetere un crimine rispetto a coloro che sono stati rinchiusi nel carcere normale.

L’evoluzione del pensiero contemporaneo: La visione contemporanea dell’eziologia e del trattamento dei disturbi mentali è caratterizzata dagli APPROCCI BIOLOGICO E PSICOLOGICO sostenuti dagli studi del XIX e XX secolo. Approcci biologici: Verso la metà del XIX secolo l’anatomia e il funzionamento del SN erano parzialmente conosciuti, ma non abbastanza da consentire di trarre conclusioni definitive sull’effettiva presenza di anomalie cerebrali strutturali da cui hanno origine i disturbi mentali. La scoperta della natura della sifilide fu un grande scoperta empirica. Tra il 1860 e 1870 Pasteur elaborò la “teoria de germi” secondo la quale le malattie sono causate dall’infezione del corpo da parte di microrganismi. Sulla base di questa teoria si arrivò a dimostrare la relazione tra sifilide e paresi generale. Quello che fu dimostrato era che un tipo di psicopatologia era riconducibile a una causa biologica. Alla fine del XX secolo i ricercatori furono incuriositi dal fatto che i disturbi mentali fossero ricorrenti nell’ambito di certe famiglie. Il movimento per l’eugenetica nel 1883, attribuito a Galton, sosteneva l’opportunità di eliminare la popolazione i caratteri indesiderabili limitando la procreazione di alcune persone. Verso la fine dell’Ottocento negli USA furono promulgate leggi che impedivano alle persone con disturbo mentale di sposarsi o di subire una sterilizzazione per impedire la “trasmissione” del loro disturbo. Queste leggi furono abolite solo negli anni 50. Nei primi anni 30 Sakel introdusse il metodo di indurre il coma mediante alte dosi di insulina, che si rivelò però controproducente. In Italia Cerletti e Bini idearono la terapia dell’elettroshock che viene usata ancora oggi per trattare persone affette da schizofrenia e depressione. Nel 1935 Moniz introdusse la lobotomia prefrontale che è un intervento chirurgico che distrugge le connessioni nervose tra i lobi frontali e altre aree del cervello (aree deputate al pensiero e il linguaggio), procedura utilizzata per chi mostrava atteggiamenti violenti. Questo metodo non viene più usato perché in realtà si è visto che le persone diventavano fiacche ed apatiche soffrivano di perdite delle abilità cognitive. Approcci psicologici: La ricerca delle cause organiche ha dominato fino al XX secolo inoltrato. Dal XVIII secolo venne considerata la natura psicologica dei disturbi mentali. Queste teorie si diffusero dalla Francia e poi negli USA. Sulla base di queste teorie furono sviluppati diversi metodi di intervento psicoterapeutico. Mesmer (1734-1815) attribuiva i disturbi isterici a cause biologiche ed è considerato un antesignano della tecnica dell’ipnosi. Anche un neurologo, Jean Martin Charcot (1825-1893), si dedicò allo studio di manifestazioni isteriche dando spiegazioni di natura psicologica e contribuì a legittimare questa forma di intervento tra i medici. Breuner (1842-1925), medico ideatore del metodo catartico, che collaborò con Freud, usava l’ipnosi per curare i suoi pazienti, trovò che l’alleviamento di un sintomo durava più a lungo se sotto ipnosi i malati riuscivano a ricordare l’evento associato alla prima comparsa del sintomo, in questo modo poteva rilasciare la tensione emozionale tramite la libera espressione di pensieri sull’evento. Freud (1856-1939) postulò che il comportamento umano è in gran parte dominato da forze inaccessibili alla coscienza. Per lui la psicopatologia è il prodotto di conflitti inconsci. Freud distinse tre componenti principali: 1) Es: già presente alla nascita, è il depositario di tutta l’energia necessaria al funzionamento della psiche (impulsi di base per il cibo, ricerca di affetto e sesso). La fonte di tutta l’energia è la libido che è di natura biologica e che resta inconscia. L’Es cerca la gratificazione immediata dei sui impulsi e opera sulla base del principio di piacere. Se L’Es non viene soddisfatto si origina una tensione (neonato che piange e si agita quando ha fame). L’individuo può anche soddisfare il bisogno generando immagini dell’oggetto desiderato.

2) Io: inizia a svilupparsi a partire dall’Es nel secondo semestre di vita. I contenuti dell’Io sono prevalentemente coscienti. Il compito dell’Io è tener conto della realtà ed opera quindi secondo il principio di realtà, facendo da mediatore tra desiderio e realtà. 3) Super-Io: è considerata la coscienza dell’individuo, si sviluppa nel corso dell’infanzia a partire dall’Io, ed ha lo scopo di assicurarsi il piacere derivante dall’approvazione dei genitori. Secondo la teoria psicoanalitica di Freud il disagio dell’Io esperisce nel tentativo di risolvere i conflitti soddisfacendo le esigenze dell’Es e del Super-Io. Questo è definito un meccanismo di difesa messo in atto dall’Io per proteggersi dall’angoscia. Nella psicoanalisi, diventata oggi psicodinamica, l’obiettivo è comprendere a fondo le esperienze della prima infanzia, la natura delle relazioni fondamentali e la struttura dei rapporti attuali. Il terapeuta cerca di individuare i nuclei emozionali e relazionali che emergono dal colloquio. Queste tecniche dovrebbero aiutare a risolvere conflitti repressi. Una di esse definita associazioni libere, consisteva nel far distendere il paziente e incoraggiarlo a lasciare libero corso ai pensieri verbalizzando tutto senza censure. Un’altra tecnica è l’analisi del transfert, ovvero delle risposte nei confronti con l’analista che paiono riflettere atteggiamenti che la persona ha avuto verso figure importanti del suo passato. Questa tecnica, secondo Freud, consentiva di comprendere l’origine infantile dei conflitti rimossi. Un’altra tecnica denominata interpretazione, l’analista fa notare il significato di alcuni comportamenti del paziente che sono centrati su meccanismi di difesa (guardare fuori dalla finestra quando si parla di un argomento). L’analista cercherà di interpretare quel comportamento mettendolo in evidenza con il paziente per stimolare la sua consapevolezza del fatto che sta cercando di evitare un tema particolare. Successivamente a Freud e alla psicoanalisi presero piede le teorie psicodinamiche, nate da ex seguaci di Freud che però ne criticavano alcuni aspetti, come l’influenza biologica o socioculturale, l’importanza dei primi anni di vita, la natura degli impulsi. Fra i principali possiamo elencare Jung e Adler. Jung (1875-1961) era la figura destinata a raccogliere l’eredità di Freud ma nel 1914, ruppe definitivamente con Freud e propose idee radicalmente diverse, elaborando un proprio modello definito psicologia analitica. Jung ipotizzava che oltre l’inconscio individuale, esistesse anche un inconscio collettivo comune a tutti gli esseri umani individuati negli archetipi, ovvero categorie fondamentali di cui tutti gli esseri umani si servono per concettualizzare il mondo. Riteneva inoltre che ogni persona consiste in una combinazione di tratti psichici maschili e femminili. Giunse inoltre a definire diversi tipi di personalità. I più importanti sono l’estroversione e l’introversione. Adler (1870-1937) era anche lui un discepolo di Freud e si distaccò dalle concezioni freudiano. La sua teoria definita psicologia individuale vedeva le persone legate da vincoli sociali inestricabili e che la piena realizzazione potesse essere raggiunta soltanto nell’agire per il bene comune. La sua terapia era aiutare la persona a modificare convinzioni e aspettative illogiche ed erronee, a pensare in modo più razionale, un’anticipazione della teoria cognitivocomportamentale. La critica maggiore che viene mossa alla psicoanalisi è dovuta al fatto che Freud non condusse nessuna ricerca formale sulle cause e i metodi di trattamento dei disturbi ma erano basate su evidenze aneddotiche raccolte durante le sedute di terapia. L’influenza maggiore dell’opera di Freud è evidente nel fatto che “le esperienze infantili contribuiscono a plasmare la personalità adulta” sul fatto che “sul comportamento agiscono forze inconsce” e che “le cause e gli scopi del comportamento non sono sempre evidenti”. Dopo diversi anni alcuni studiosi persero fiducia nell’approccio di Freud e trovarono una risposta nella teoria di Watson (1878-1958). Questa teoria, denominata comportamentismo, spostò l’attenzione dal pensiero al comportamento osservabile e all’apprendimento. condizionamento classico, condizionamento operante e apprendimento per imitazione.

Il condizionamento classico, scoperto da Pavolv (1849-1936), tiene in considerazione lo stimolo incondizionato (carne che provoca salivazione automatica), la sua risposta incondizionata (salivazione) e lo stimolo neutro (suono del campanello). Quando uno stimolo neutro si trasforma in stimolo incondizionato evoca una risposta condizionata. Prima dell’addestramento la carne evoca una risposta, il campanello no. Il condizionamento classico si ottiene quando il suono di un campanello (stimolo neutro) sollecita la risposta di salivazione (risposta condizionata).

SITUAZIONE INIZIALE Campanello (SC) -> Nessuna salivazione Carne (SI) -> Salivazione (RI)

ADDESTRAMENTO Campanello (SC) + Carne (SI)

CONDIZIONAMENTO Campanello (SC) -> Salivazione (RC)

Questa tipologia di apprendimento è stata usata anche per instillare una paura (piccolo Albert) e per suggerire relazioni fra condizionamento classico e sviluppo di disturbi. Il condizionamento operante,...


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