riassunto I BENI CULTURALI storia, tutela e valorizzazione, Carlo Tosco PDF

Title riassunto I BENI CULTURALI storia, tutela e valorizzazione, Carlo Tosco
Course Beni culturali e ambientali
Institution Accademia di Belle Arti di Catania
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Riassunti riguardanti il libro di Carlo Tosco sulla storia dei beni culturali....


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I BENI CULTURALI. STORIA, TUTELA E VALORIZZAZIONE – CARLO TOSCO INTRODUZIONE RIPENSARE I BENI CULTURALI Oggi c'è un interesse sempre più diffuso intorno alla ricerca sui beni culturali. Questo interesse è dovuto a motivi diversi, ma risponde a un'esigenza democratica di base: i beni culturali appartengono ai diritti fondamentali di tutti i cittadini. La portata del nostro patrimonio assume sempre più una scala globale. Le ricerche vengono condotte tradizionalmente a livello locale ma occorre uscire dai ristretti confini nazionali. Nel diritto si sono moltiplicate negli ultimi anni norme che richiamano la dimensione universale dei beni culturali, soprattutto grazie agli interventi dell'UNESCO, che assumono un ruolo sempre più incisivo. Inoltre, le istituzioni europee hanno lavorato per superare i limiti di una tutela troppo ristretta, principalmente nell'ambito del paesaggio, un settore che per sua natura tende ad assumere una portata di vasta scala. La nostra indagine si concentra sul patrimonio europeo. Dobbiamo indagare la natura del fenomeno per capire la sua portata nelle sfide della modernità. I beni culturali dovrebbero essere indagati proprio come un fenomeno culturale. Ogni cultura però è frutto della storia. Bisogna partire da una triade concettuale: 1) La Storia del Bene Culturale  cap 1  si indaga la natura del bene culturale, la sua identità, ciò che lo distingue dagli altri beni presenti nel territorio 2) La Tutela  cap 2  azione di tutela nei confronti del bene finalizzata alla sua salvaguardia 3) La Valorizzazione  cap 3  patrimonio considerato come ricchezza collettiva accessibile a tutti CAP 1 - STORIA SEZIONE I - Dal tempio al monumento l campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau è oggi un bene culturale, tutelato dalle leggi dello Stato polacco. Dal 1979 è entrato nella lista UNESCO del patrimonio mondiale dell'umanità. Non è un bene tutelato per i suoi caratteri estetici, artistici o architettonici. La sua tutela rappresenta una conquista: la volontà di trasformare un luogo di dolore in un ammonimento per il futuro, uno spazio di meditazione, luogo conservato per non dimenticare.  Oggi il concetto di bene culturale ha assunto un'estensione molto ampia, maggiore a quella originaria  Il bene viene sottratto ad una esclusiva dimensione estetica o archeologica, per restituirlo ad un valore civile. Non è "testimonianza di civiltà" il fatto che il campo sia esistito, ma il fatto che sia conservato. Nella storia occidentale la coscienza di tutela si è sviluppata in modo discontinuo. Si tratta di un percorso complesso, a volte contradditorio, di alti e bassi. Ed è nei periodi di crisi che sembra svilupparsi una sensibilità nuova, proprio quando il patrimonio appare minacciato. Il pericolo genera una reazione e stimola una riflessione culturale. Si possono individuare momenti chiave, momenti di crisi e di passaggio, in cui l'azione di tutela ha acquistato forti consapevolezze. Questi hanno imposto di riconsiderare il rapporto con il passato e con il deposito ricevuto dalla storia. 1. CUSTODIRE IL SACRO La nascita della tutela si pone nel segno del sacro. Presso i popoli arcaici è la presenza del sacro a segnare uno spazio di rispetto e conservazione. I luoghi di culto mantengono nel tempo un'aura inviolabile, garantita da leggi non scritte di venerazione, protetta dalle autorità religiose.

È frequente che la garanzia di tutela non sia limitata solo al tempio o agli oggetti di culto, ma estesa anche ai fenomeni naturali presenti nella zona, coinvolgendo quindi il contesto paesaggistico.  L'antropologo James Clifford intendeva esporre al MOMA di New York una statua del dio della guerra degli Zuni, popolazione del New Mexico. Gli indigeni opposero un netto rifiuto, considerandola una vera e propria profanazione. Il MOMA fu costretto a rinunciare. L'oggetto sacro si sarebbe vendicato e bisognava proteggere gli antropologi. Il dio garantisce la tutela e l'uomo non può che rispettare questa garanzia. L'idea di tutela viene lentamente "secolarizzata"  sottratta alla sua dimensione originaria e riferita a opere dell'uomo per il loro valore intrinseco (processo lungo e differenziato). È un fenomeno che si constata anche oggi, quando le norme di tutela fanno esplicito riferimento alle "memorie sacre". Nelle società arcaiche le architetture, i templi, le strade, le montagne e la vegetazione formavano un paesaggio centrato sul santuario, dove si sedimentava il deposito di una cultura orale, custodito nel culto e nella religiosità delle popolazioni. EX: passo di Erodoto  nel 480 a.C. l'esercito persiano al comando di Serse avanzava verso il cuore della Grecia, presso Alo. Le guide avevano riferito agli invasori di una lunga tradizione legata al tempio di Zeus Lafistio. Serse ordinò di non violarlo. Il rispetto degli spazi sacri, della loro "tutela" è sempre un obbligo verso la divinità e un dovere per chi detiene il comando, anche nei tempi più feroci di guerra e distruzione. Nelle città greche venivano venerati e considerati inviolabili gli spazi sacri che ricordavano le origini dell'insediamento, le memorie degli dei e dei loro fondatori. Con la nascita della polis il rispetto di queste norme assume un valore istituzionale e coinvolge direttamente le forme di governo. Ad esempio, ad Atene si conservava la nave con cui Teseo era tornato vittorioso da Creta, dopo aver ucciso il Minotauro. Essa era periodicamente sottoposta a manutenzione, un vero e proprio restauro programmato, che garantiva la tutela di un bene legato alla memoria storica della città. La tenacia di queste tradizioni si legge anche in Pausania, che ha lasciato nel Viaggio in Grecia una straordinaria quantità di informazioni, di miti e di leggende legate ai centri di culto e alle città. L'itinerario di Pausania è una riscoperta del passato attraverso i luoghi, un pellegrinaggio condotto nelle terre del mito e della storia. La Grecia romanizzata vive nel ricordo di un passato glorioso. Pausania percorre personalmente le strade della storia. Il suo metodo è quello dell'autopsia, del sopralluogo sul campo, della visione diretta delle cose. Descrive le architetture, i dipinti, le statue, testimonianze fedeli del passato. Sull'esempio di Erodoto il monumento diviene documento, assume il valore di testimonianza antiquaria per il viaggiatore. Pausania evidenzia monumenti e siti degni di essere visti. La dimensione geografica e quella storica vengono fuse in una descrizione puntuale degli ambienti naturali delle tradizioni locali. Per Pausania la storia dell'arte non è un elenco di opere o di artefici, ma un itinerario nel territorio. 2. ROMA E LA NASCITA DI UNA COSCIENZA DI TUTELA È nella civiltà latina che si delineano le basi di una prima codificazione giuridica sulla salvaguardia delle opere d'arte, percepite come beni della collettività. Una coscienza di tutela nasce quando la capitale diviene il centro di raccolta di opere d'arte provenienti da tutte le regioni conquistate, esposte in luoghi pubblici. L'opera d'arte straniera è una preda di guerra, che suscita rispetto ma anche percezione di un distacco culturale. Dopo l'espansione nel Mediterraneo, Roma è obbligata a confrontarsi con l'arte greca. Un grande afflusso di statue, di dipinti e di oggetti d'arredamento investe l'Urbe. Sono noti i vari dibattiti delle fazioni più conservatrici contro le mollezze dell'arte orientale, che rischiavano di corrompere le virtù antiche di Roma. La rozzezza dei comandanti militari romani era quasi proverbiale: Lucio

Mummio dopo la presa di Corinto nel 146 a.C. inviò in Italia un ricchissimo bottino di guerra e si raccomandò di non perdere niente tra sculture, quadri e dipinti, ma in quel caso, una statua venne persa e si decise di sostituirla con un'altra, purché nuova. Per il generale una buona copia valeva quanto l'originale. Le élite aristocratiche mostravano una sensibilità diversa e a partire dall'età repubblicana; si delinea un nuovo interesse verso il patrimonio artistico e la sua conservazione. Il collezionismo si diffonde e gli uomini di cultura si procurano opere provenienti dalla Grecia per abbellire le loro case. Una figura emblematica in quel periodo fu Cicerone che dimostrò il suo interesse per le tracce del passato e per i resti materiali della civiltà greca. È a Siracusa che Cicerone diventa il protagonista di una vera scoperta archeologica, come racconta lui stesso nelle Tusculanae. Ritrova la tomba di Archimede e Cicerone, questore della città, agisce come rappresentante dell'autorità pubblica. La sua scoperta è una vera azione di tutela, di salvaguardia e di una testimonianza del passato. È nell'età augustea che si delineano le iniziative pubbliche di tutela, promosse da uomini di cultura che assumono ruoli importanti nelle istituzioni. Cesare decise di esporre pubblicamente i dipinti di sua proprietà, che illustravano le storie di Aiace e Medea  tutti ne dovevano godere. Più tardi Marco Vipsanio Agrippa pronunciò un'orazione chiedendo di rendere pubblica la proprietà dei quadri e delle statue di Roma. Questa iniziativa venne lodata da Plinio il vecchio, che condanna la privatizzazione del patrimonio artistico e ne auspica la possibilità di fruizione da parte di tutti. La percezione del patrimonio culturale si andava delineando nella civiltà romana, in forma episodica ma con esiti significativi. Nel 39 a.C. Asinio Pollione istituì la prima biblioteca pubblica a Roma. L'interesse delle autorità non era solo rivolto alle opere d'arte e delle letteratura, ma anche ai lavori di ingegneria e di meccanica. I monumenti che ricordavano la storia di Roma, le sue origini modeste e rurali affondate nel mito, venivano religiosamente conservati come testimonianze storiche del passato. Uguale per gli elementi naturali, come le piante secolari legate a forme di culto. Plinio il Vecchio racconta che, sul Colle Vaticano, era venerato un esemplare di leccio considerato più antico della stessa fondazione di Roma. La coscienza di tutela però era veicolata dalle istituzioni e non sempre il rispetto delle testimonianze del passato rappresentava un obbligo civile. Già nell'età romana si pone il problema della conservazione selettiva dei beni culturali. Ex: nel 181 vennero ritrovate due arche contenenti dei rotoli scritti in latino risalenti all'epoca di Numa Pompilio, che riguardavano le cerimonie religiose e le speculazioni filosofiche sull'origine della sapienza. Il pretore giudicò il contenuto non conforme alle tradizioni e al diritto della Roma repubblicana  bruciati. Era prevalsa la volontà di censura delle autorità cittadine. Si doveva preservare l'immagine ufficiale della cultura repubblicana. 3. IMPERATORI CRISTIANI E TEMPLI PAGANI Nella tarda antichità il cambiamento di confessione religiosa segna una crisi del rapporto con la storia e con i resti materiali del passato. Il Cristianesimo si afferma come religione dominante e nasce, da parte delle autorità pubbliche, l'esigenza di salvaguardare gli antichi templi pagani che rischiavano di cadere in rovina. Si delinea così una prima organica legislazione di tutela nella civiltà occidentale, motivata da un sentimento di pericolo: il patrimonio artistico ed edilizio del mondo antico appare minacciato. Il degrado colpisce le strutture architettoniche. Nel IV secolo si afferma la prassi del reimpiego, controllata dalle istituzioni, come dimostra l'erezione dell'Arco di Costantino nel 315, per volere del Senato.. Spesso non è dettato da

motivazioni utilitarie, ma dalla volontà di conservare i materiali antichi. Il recupero diviene così una forma di tutela. Già nel 382 compare una prima legislazione in difesa dei templi pagani (quando il cristianesimo divenne religione ufficiale dell'Impero): l'imperatore stabilì che il tempio di Edessa non venisse abbandonato perché nel luogo c'erano delle statue. Teodosio fissò così un principio giuridico importante: le opere andavano conservate non per il loro valore religioso, ma per le loro qualità artistiche. È la proprietà pubblica che obbliga alla tutela e alla conservazione. Da questo momento, per tutto il V secolo, si moltiplicano le leggi imperiali che vietano di demolire e invitano alla restaurazione. Anche le chiese cristiane sono difese dallo Stato. Gli imperatori si dimostrano interessati al recupero delle opere d'arte e al loro restauro. Costantinopoli, ora capitale, diventa un centro di raccolta, con una collezione di statue e marmi provenienti da tutta la Grecia. L'ultima costituzione emessa prima della fine dell'impero d'Occidente è una novella di Maiorano del 458, in cui si riconosce il degrado di una capitale sempre più spopolata e ricorda le grandezze del passato. Tre anni dopo Maiorano viene fatto uccidere. La legislazione non si interrompe, ma ricompare nel regno di Teodorico. Questo corpus di leggi resterà come primo esempio di legislazione sulla pubblica tutela degli edifici e delle opere d'arte. 4. LA CULTURA MONASTICA: SALVARE LE BIBLIOTECHE Il lungo processo di disgregazione dell'Impero romano rappresentò il periodo di maggiore crisi nella storia del patrimonio occidentale. Degrado dei monumenti, abbandono delle strutture, distruzioni causate dalle guerre. Le città erano spopolate, i castelli distrutti, le chiese incendiate, le campagne desolate. Il degrado del patrimonio edilizio è il segno della crisi di un'intera civiltà. Tuttavia, i libri e il sapere ricevuto dal mondo antico potevano essere salvati, con uno sforzo enorme di tutela. Tradurre era un modo di conservare. La fine dell'Impero romano coincide con il passaggio dal papiro alla pergamena (IV-V secolo). Sistematico sforzo di conservazione e di selezione operato dalla cultura monastica nei primi secoli del medioevo. Una figura chiave è quella di Cassiodoro, segretario di Teodorico. La sua politica culturale era volta a favorire la conciliazione tra i barbari, che ormai dominavano l'impero, e quello che rimaneva della società romana. Frequenti richiami alla tutela dei monumenti, al restauro dei pubblici ornamenti e al recupero del patrimonio edilizio: riuso, ma anche un intervento di restauro. La costruzione di nuovi monumenti deve procedere insieme alla conservazione della vestigia del passato. L'azione di salvaguardia è un intervento promosso dallo Stato. Si delinea una coscienza di tutela, che si esprime in un programma politico. La morte di Teodorico e il crollo del dominio ostrogoto in Italia portano a una guerra, che dura più di 20 anni. Cassiodoro si ritira in Calabria e alla fine della guerra, dopo il 533, fonda il monastero di Vivarium, per dedicarsi alla salvezza della cultura sacra e di quella profana. Assegna ai monaci il compito di ricopiare e studiare i testi sacri, i codici della cultura antica, della filosofia, delle scienze fisiche e di quelle morali. Quindi, mentre l'Italia è devastata da un'ondata di guerre e pestilenze, la società monastica si organizza promuovendo la conservazione della cultura antica. I goti occupano Roma nel 546: il re Totila voleva radere al suolo la città, ma il comandante Blisario manda una lettera in cui presenta Roma come patrimonio dell'umanità, simbolo di forza e di civiltà che non può essere cancellato. Il rispetto verso i monumenti univa i romani e i barbari. 5. L'ANTIQUARIA E LE PRIME FORME DI TUTELA Nel 1450 la corte papale si riunì sulle rive del lago di Nemi. Il cardinale Prospero Colonna voleva recuperare dei relitti di antiche navi romane, depositate sul fondo del lago. L'impresa era diretta da Alberti. Dopo ore di lavoro una nave sembrava "salvarsi", ma poi il legno marcio si sfasciò e i resti della nave scomparvero nelle acque. Nei giorni successivi vennero recuperati vari reperti. 

Atteggiamento sempre più diffuso alla metà del XV secolo. Ricerca di frammenti. Sappiamo che l'immagine di un Medioevo oscuro e barbaro, senza interesse per i monumenti del passato, è falsa. Nei Mirabilia si afferma l'idea di una sacralità dei monumenti antichi. Celebrazione del passato. La capitale dei papi diventa un grande museo a cielo aperto e i Mirabilia sono le guide. Con Petrarca il fascino di Roma diviene una costante culturale. Quando giunge per la prima volta a Roma rimane sopraffatto dalle tante meraviglie. Con lui, il concetto di monumento riceve un buon impulso. Lo sguardo al monumento non è malinconico, ma è uno sguardo che invita tutti all'azione, alla responsabilità  suscitare nei cittadini di Roma l'ammirazione per il passato e per le sue glorie. Quello che muove i primi studiosi è un sentimento di pericolo verso un patrimonio minacciato. L'azione più urgente diviene il riconoscimento. Le indagini diventano più sistematiche a partire dai viaggi a Roma di Brunelleschi e Donatello (inizio 1400). È in tale clima culturale che a Roma si registra una prima legislazione da parte dei papi. Con la fine dello scisma d'Occidente e il ritorno dei pontefici ad Avignone, le azioni si intensificano. Nel 1420 Martino V rientra a Roma e denuncia lo stato di degrado della capitale. La bolla Cum almam nostram urbem, emanata da Pio II Piccolini nel 1462, vieta di demolire, distruggere o danneggiare i monumenti, minacciando per i trasgressori la pena di scomunica e la confisca dei beni. Questi documenti hanno un valore emblematico di natura giuridica, ma allo stesso tempo i papi, nella loro vita quotidiana, non si facevano scrupoli ad utilizzare marmi e materiali antichi per i loro progetti edilizi. Con la bolla Cum provida sanctorum patrum, nel 1474 Sisto IV tutelava le chiese di Roma. 1471 – nascono i Musei Capitolini con la donazione di Sisto IV al popolo della statua bronzea della Lupa. Atto simbolico finalizzato ad esaltare l'autorità del pontefice, perché sotto la lupa veniva amministrata dai papi la giustizia. Il Campidoglio divenne la sede dell'autorità temporale pontificia. Le statue esprimevano la continuità tra la Roma degli imperatori e la Roma dei papi. Nel 1481 accoglierà il Carlo d'Angiò di Arnolfo di Cambio. 6. DALL'ITALIA ALL'EUROPA Il Rinascimento è un'epoca di conflitti e contraddizioni. Nella Roma dei papi la storia della tutela resta discontinua e complessa. Nel 1534 Paolo III istituì la carica di Commissario alle Antichità. Nel 1519 la Lettera a Leone X, redatta da Baldassar Castiglione e Raffaello, è un documento di grande importanza: testimonia la salvaguardia dei monumenti antichi di Roma e la necessità di mettere in campo strumenti tecnici adeguati al rilievo. Proposta concreta e operativa d'intervento perché si salvi quanto ancora può essere conservato e resti in vita un poco dell'immagine della Roma antica. Rilievo sul campo, conoscenza preventiva e azione di tutela. La lettera mirava a salvare le antichità. Negli stessi anni venne distrutta la Basilica di San Pietro in Vaticano. Tra 1400 e 1500 i pontefici elaborano la prima legislazione relativa alla tutela dell'Europa moderna. Roma si dota di un quadro di norme coerente e di una prima organizzazione di salvaguardia dei resti archeologici. Negli Stati preunitari si doteranno di strumenti giuridici in materia di tutela. Le norme erano finalizzate soprattutto ad impedire le "estrazioni". Si fa strada l'idea che il patrimonio ereditato dal passato faccia parte del decoro e del prestigio dello Stato. È nell'Italia moderna che si elabora il principio che il monumento storico sia un bene di pubblica utilità. La Francia di Francesco I dimostrerà un primo interesse per il recupero delle antichità romane. I contatti diplomatici con i papi stimolavano la riscoperta. Nel 1548 a Nimes viene promulgata una prima legge municipale sulla protezione dei monumenti antichi. Anche in Inghilterra ci si interessa alle rovine antiche dei monumenti del passato. Nascono i primi "atlanti della memoria": storie centrate sul territorio, alla ricerca delle radici archeologiche delle popolazioni. 7. VANDALISMI DELLE GUERRE DI RELIGIONE

La civiltà dell'Umanesimo ha fondato sui libri la sua identità. A Firenze il patrimonio dei libri è concepito come bene pubblico. Cosimo de' Medici fonda la biblioteca del convento di San Marco affidando il progetto a Michelozzo. I libri divengono patrimonio condiviso. Negli stessi anni Vespasiano delinea il nuovo ordinamento della biblioteca Vaticana. Il modello era quello delle grandi biblioteche universitarie. Eppure, in nessun periodo si bruciano tanti libri come ora. Volontà di negazione di una memoria da parte del potere che vuole filtrare la memoria culturale....


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