Riassunto Il Cile. Dalla repubblica liberale al dopo Pinochet di Maria Rosaria Stabili - Storia dell\'america latina PDF

Title Riassunto Il Cile. Dalla repubblica liberale al dopo Pinochet di Maria Rosaria Stabili - Storia dell\'america latina
Course Storia dell'america latina
Institution Università degli Studi Roma Tre
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Riassunto del libro Il Cile. di M.S. Stabili...


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Maria Rosaria Stabili, Il Cile. Dalla repubblica liberale al dopo Pinochet (1861-1990), Firenze, Giunti, 1991, pp 233.

Quando si parla di America Latina, ci si riferisce alla regione costituita dai paesi che furono colonizzati dalle regioni latine, quali Spagna, Portogallo e Francia. Gli ampi studi condotti su questo territorio evidenziano quanto sia complessa e intricata la sua storia, e soprattutto quanto sia necessario cogliere le singolarità di ogni paese per comprenderla fino in fondo, in quanto, ognuno è caratterizzato da interessanti culture, lingue e istituzioni che ne hanno segnato il percorso storico. Maria Rosaria Stabili, nel suo libro intitolato “Il Cile. Dalla repubblica liberale al dopo Pinochet (181-1990)” traccia un’analisi di uno di questi Stati. L’autrice organizza il volume in sei capitoli, ricostruendo la storia contemporanea del Cile dal periodo delle guerre civili, successive all’indipendenza dalla Spagna nel primo ventennio del XIX secolo, fino alla fine della dittatura di Pinochet e il ritorno alla democrazia nel 1990. Nell’introduzione del testo l’autrice presenta il Cile definendolo “il paese più europeo dell’America Latina” e attribuisce le sue peculiarità ad alcune caratteristiche precise, come la presenza di un élite bianca di origine europea e di isolati gruppi indigeni, mai consistenti rispetto agli altri paesi latinoamericani, un’immigrazione sempre molto scarsa, un sistema di partiti politici pluralista già all’inizio del XX secolo e il ruolo rilevante affidato allo stato nella formazione della nazione e della società nel XX secolo. Il primo capitolo, dedicato allo stato oligarchico, è incentrato sul periodo che segue l’indipendenza, nel quale si produce la prima grande frattura tra un’élite dirigente conservatrice, che ancora guarda alla Spagna come modello da seguire, e un’élite liberale, la quale ispirata dal liberalismo francese e soprattutto dall’esperienza degli Stati Uniti, invece vuole rompere qualsiasi rapporto e legame con il vecchio continente. L’autrice inoltre, descrive i passaggi che hanno portato al graduale affermarsi del liberalismo in Cile, dopo la fallimentare repubblica autocratica di Portales, e il conseguente avvio di quello che viene comunemente definito modello primario esportatore, basato sulle esportazioni in Europa, principalmente di salnitro in Inghilterra. Modello che entrerà in crisi primi anni del ‘900 con la prima guerra mondiale, e che sfocerà nell’aumento del conflitto sociale a causa della crescente disoccupazione. Da questo momento sarà sempre più sentita l’esigenza di un’autorità che si faccia carico di tale situazione e che dia le risposte adeguate. Il periodo tra le due guerre denominato dall’autrice, “le tensioni della modernizzazione”, viene analizzato nel secondo capitolo. L’elezione di Arturo Alessandri, presidente del Cile nel 1920, coincide con una fase di modernizzazione dello stato, dell’economia e della società. Di rilevante importanza risulta essere in questo intervallo, l’avvento delle forze militare al governo con il colpo di stato del 1924, viste come quell’unica autorità, di cui si è parlato in precedenza, capace di poter risollevare il Cile dallo stato di degrado in cui si trovava. Tra i leader del movimento militare spicca senza dubbio il generale Carlos Ibànez divenuto il ministro della guerra del governo Alessandri, e successivamente presidente della repubblica nel 1927. La sua dittatura crollerà in coincidenza della crisi economica del ’29, da cui il Cile sarà in grado di risollevarsi solo con l’avvento del Fronte Popolare al governo, il quale stimolò un processo di industrializzazione come misura difensiva per far fronte alla crisi, e che diverrà il modello di

sviluppo e politica ispirato a una teoria economica definita. A tal proposito, risulta essere di fondamentale interesse la creazione di un istituto statale per lo sviluppo dell’industria, il CORFO. Lo stato diviene quindi, così come definito dalla Stabili, uno Stato imprenditore, che permea ogni settore economico del paese per incoraggiare il processo di industrializzazione che sfocerà negli anni ’50 in una fase di deficit fiscale e in un incrimento del tasso di inflazione, a cui cercherà di porre rimedio il nuovo governo Ibanez del 1955, che senza successo, porterà alla guida dello Stato il figlio dell’ex presidente, Jorge Alessandri, il cui programma di taglio liberista, troverà numerosi consensi dell’elettorato. Nel terzo capitolo, l’autrice si focalizza sul cosiddetto “Estado de Compromiso”, la cui espressione si riferisce alle dinamiche che caratterizzano il Cile tra gli anni ’30 e gli anni ’50. Le relazioni, quindi, tra élites tradizionali e ceti emergenti, che consentono il funzionamento dello stato. Questo ventennio di stabilità è dovuto, si all’accordo tra élites, ma anche al fatto che la base elettorale che legittima il loro potere risulta essere molto ridotta. Infatti meccanismi come la determinazione degli eletti e la compravendita del voto, o i crescenti rapporti di parentela tra i candidati di diversi partiti, rendono saldi e incrollabili i governi delle élites. Nella seconda parte del capitolo viene analizzato il sistema di partiti in cui a partire dagli anni ’30, è possibile identificare una destra, un centro e una sinistra. Grande attenzione, viene portata al partito della Falange Nacional, capeggiato dal leader della gioventù cattolica Eduardo Frei, che nel 1957 darà vita alla Democrazia Cristiana, e al Fronte popolare, la cui vittoria alle elezioni nel 1937, differentemente da quanto accade in Europa, non si pone come risposta al fascismo e al nazismo, ma come un accordo tra partiti per opporsi alle politiche repressive del governo Alessandri del ’32. La Stabili nel quarto capitolo esamina la parabola del governo Frei, la cui elezione fu certamente pilotata dalla CIA, contraria alla candidatura di Allende, contro il quale portò avanti una campagna pubblicitaria con l’obiettivo di screditarlo. Vinte le elezioni il 4 settembre 1964, Eduardo Frei avvia una politica detta “ la rivoluzione nella libertà “ articolata in 4 punti: 1. Riforma agraria 2. Nazionalizzazione delle miniere di rame 3. Promozione popolare 4 Concessione del diritto al voto degli analfabeti e riforma del sistema educativo I successi riportati furono significativi in materia economica e sociale. Con l’avvicinarsi delle elezioni del 1969 i partiti e le forze politiche intensificarono la loro mobilitazione, e i risultati delle elezioni produssero il rafforzamento della destra, ora unita nel Partito Nazionale, a cui si opponeva la coalizione formata dalle sinistre, Unidad Popular, che vedeva come punti centrali del programma l’introduzione di un’Assemblea del popolo e la creazione di tre aree economiche. La parabola del governo Frei si concluse nel 1970, anno in cui i cittadini cileni si recarono alle urne per eleggere il nuovo presidente. La DC non fu in grado di risolvere le difficoltà della politica cilena, ma anzi accentuò la polarizzazione delle forze. Nel quinto e penultimo capitolo, l’autrice illustra le dinamiche che hanno caratterizzato il governo Allende, conclusosi con l’avvento della dittatura militare del generale Pinochet. Il mandato del nuovo presidente inizia nel 1970 in un clima tensione e crisi generalizzata, dimostrato in primo luogo dai risultati delle elezioni che videro vincere Allende senza una maggioranza assoluta, e dai tentativi golpisti che si svilupparono in ambienti di destra in collaborazione con i servizi segreti stranieri, quali la CIA.

L’obiettivo principale di Allende, era portare il paese verso una società socialista e la sua politica economica si mosse verso la nazionalizzazione delle banche, delle imprese finanziarie e dell’agricoltura. Ma, nonostante nel 1971 il presidente registrò diversi successi dal punto di vista economico e sociale, l’economia cilena doveva considerarsi tuttavia molto precaria, e, ragione di questa debolezza è rintracciabile nell’ostilità nordamericana nei confronti del candidato socialista, verso il quale cessarono ogni appoggio economico. Inoltre, tra 1971 e 1972, a causa del disastro economico in vari settori, della crescente mobilitazione della classe operaia e dello stallo politico, si fa strada la convinzione da parte sia della destra che della sinistra, della necessità di un’istituzione che possa colmare questo vuoto politico. Questa istituzione risiedeva nella forze armate. Maria Rosaria Stabili ci tiene a sottolineare come gli andamenti che hanno portato al rovesciamento del governo di Unidad Popular sono il risultato di una serie di elementi che hanno giocato un ruolo essenziale nella rottura della democrazia in Cile. Questa crisi è sicuramente il risultato del tracollo di un sistema politico i cui elementi di debolezza erano gia in atto prima dell’avvento al governo di Allende. Il sesto capitolo è diviso in due parti. E’ intitolato Dittatura militare e transizione democratica. Pinochet prende il potere nel 1973 e fin da subito è consapevole che per eliminare il disordine diffuso sia indispensabile smantellare il sistema politico in vigore, sostituendolo con un nuovo disegno di rifondazione istituzionale che prevede: il mantenimento di ampi poteri repressivi da parte del capo dello stato, la permanenza al potere di Pinochet fino alle elezioni del 1989 e continuità del comando delle forze armate. La politica economica adottata risulta essere basata sul modello economico neoliberista che si poneva come quattro obiettivi principali, la liberalizzazione dei mercati, eliminazione del deficit fiscale attraverso la riduzione della spesa pubblica, apertura l’economia interna a quello internazionale e la riduzione dei salari attraverso la soppressione dell’attività sindacale. La seconda parte dell’ultimo capitolo si concentra sulle transizione democratiche che l’autrice afferma avviarsi dopo che il Cile raggiunse gli obiettivi della fase dello sviluppo capitalista, quindi, privatizzazione del settore pubblico e razionalizzazione industriale con mobilità della forza lavoro...


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