Riassunto L ’Immagine della Città\" di Kevin Lynch PDF

Title Riassunto L ’Immagine della Città\" di Kevin Lynch
Course Laboratorio di progettazione urbanistica
Institution Politecnico di Milano
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Riassunto - libro "L’immagine della città" di Kevin Lynch...


Description

L’immagine della città di Kevin Lynch Nel L’immagine della città Lynch si pone l’obiettivo, non di fornire soluzioni progettuali, piuttosto di proporre modelli concettuali utili ad analizzare le città contemporanee. Questi modelli devono far sì che la società urbana possa comprendere il significato dei luoghi in cui vive, al fine di partecipare al meglio alla loro trasformazione, in quanto quando si parla di città: “Non vi è alcun risultato finale, solo una successione di eventi” (pag.15). Lynch si rifà a molti studiosi e culture, tra cui quella umanistica, da cui trae un principio fondamentale: “Progettare la città non è solo riprodurre ambienti che abbiano l’immagine dell’ordine attuale, ma soprattutto cosa dovrebbe e potrebbe essere” (pag. 12). Per Lynch, dunque, un ambiente urbano “attraente” deve essere non solo leggibile e figurabile, ma deve possedere anche una propria identità, struttura e significato. Nel libro ci si chiede, cosa unisce il popolo americano alle proprie città? Qui l’unico elemento che sembra poter dare una risposta, è l’esperienza diretta ricavata dagli stessi abitanti che forniscono una loro interpretazione della città, ossia come essi la percepiscono. L’IMMAGINE AMBIENTALE “Una città è una costruzione nello spazio che è possibile percepire solo in lunghi periodi di tempo. Essa non è solo oggetto di percezione, ma è il prodotto di innumerevoli operatori che ne modificano l’immagine mentale” (Pag. 23). Un concetto fondamentale nell’immagine mentale della città da parte dei cittadini è la leggibilità, ossia la facilità con cui le parti di una città sono riconosciute e organizzate in un sistema coerente. Ciò avviene attraverso svariati mezzi, che consistono in indicazioni sensorie, quali di colore, forma o movimento, ricavate dall’ambiente stesso. La leggibilità di un ambiente offre, secondo Lynch, a chi ci vive maggior sicurezza, ma anche soddisfazione emotiva, sistema di comunicazione e organizzazione concettuale, impedendo all’individuo di smarrirsi. Per evitare che ciò accada, egli deve, quindi, possedere un’immagine ambientale che lo guidi e che è data, oltre che dalle sensazioni immediate, dalla memoria di esperienze passate. Alla base di questa immagine, devono esistere dunque due principi fondamentali che sono la formazione individuale e la strumentalità sociale, necessaria alle memorie collettive. Tuttavia, un ambiente dettagliatamente organizzato impedirebbe la creazione di nuove attività; è per questo che si persegue un ordine aperto, volto a un continuo sviluppo. L’immagine ambientale è il risultato di un processo reciproco tra l’osservatore e il suo ambiente, per questo motivo essa varia da un osservatore all’altro. Tuttavia questa immagine risulta essere coerente tra i membri di uno stesso gruppo; viene in questo caso detta immagine pubblica, che è quella di cui si interessano gli urbanisti. Gli elementi che caratterizzano queste immagini variano da luogo a luogo, ma generalmente possiamo distinguere cinque elementi tipo: percorsi, margini, nodi, riferimenti e quartieri. L’immagine ambientale può venire analizzata in tre componenti: identità, struttura e significato. Per identità si intende l’unicità, ossia la capacità dell’oggetto di distinguersi da altre cose. Per struttura si intende la relazione schematica o spaziale dell’oggetto con l’osservatore. E infine il significato che è anch’esso una relazione emotiva o pratica che l’oggetto possiede con l’osservatore, ma a differenza delle due caratteristiche precedenti non è necessariamente collegato alla forma fisica dell’oggetto. Altra caratteristica fondamentale è la figurabilità, ossia la qualità che conferisce all’oggetto la capacità di evocare in ogni osservatore un’immagine vigorosa che favorisce la formazione di immagini ambientali. Il problema che si pone Lynch è dato dal fatto che noi non siamo abituati a immaginare un ambiente artificiale a così ampia scala, ma la nuova realtà che si sta edificando, la regione metropolitana, ci costringe a farlo. E’ dunque necessario che anch’essa abbia una sua immagine che risulti agevole all’osservatore.

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L’immagine della città di Kevin Lynch TRE CITTA’ Al fine di sviluppare dei metodi di studio Lynch svolge delle analisi sulle aree centrali di tre città: Boston (avente una forma vivida ma difficoltà logistiche), Jersey City (priva di forma) e Los Angeles (nuova città dall’impianto a scacchiera). In ognuna di esse effettua:  

Un sopralluogo svolto da un osservatore addestrato al fine di ricavare un’analisi soggettiva dell’aspetto immediato della città. Un’intervista su un campione ristretto di individui per scoprire le immagini individuali. Richiedendo descrizioni, schizzi e riconoscimento dei luoghi attraverso fotografie. Ciò permetteva di identificare, seppure non un’immagine pubblica, l’esistenza di un’immagine di gruppo.

- Boston: La sua struttura è afferrata da quasi tutti i suoi intervistati. La città centrale è una penisola circondata da un margine d’acqua, il Charles River. Include il cuore commerciale, quartieri molto densi che variano dagli slums alle residenze di classe. Strade tortuose e congestionate. Presenza di molti elementi vividi, come Beacon Hill, Commonwealth Avenue, etc. Ma nonostante la forte vividità tematica e strutturale, risulta mancare nell’immagine degli intervistati una forma precisa o una disposizione confusa. Boston risulta difficile da immaginare come un tutto, seppure avente un forte carattere. - Jersey City: Dalle interviste fuoriesce la mancanza di carattere, in quanto la città è definita monotona, vecchia e sporca, dalle strade interrotte, sopraelevate. Presenza di numerosi margini marcati, mancanza di un centro singolo. Non è vista come un insieme, per orientarsi si fa infatti affidamento alle ubicazioni delle attività o allo stato di manutenzione delle strutture, che denuncia la mancanza di figurabilità - Los Angeles: Nell’immagine comune viene descritta come senza forma, senza centri, sparpagliata, spaziosa. Seppure l’area centrale resta il downtown, appaiono vari centri attraverso cui la gente si orienta. Le ricostruzioni continue impediscono la formazione di un’identità. Broadway risulta l’unico percorso inconfondibile per tutti. Mettendo a confronto le tre città risulta che la gente si adatta alle circostanze. Constatiamo che un buon panorama è fonte di godimento della città (da Jersey City si intravede il profilo di New York), l’importanza dei percorsi attraverso cui vengono percepiti i dintorni e il riferimento ai ceti sociali per individuare i quartieri. L’IMMAGINE DELLA CITTA’ E I SUOI ELEMENTI Ogni città possiede un’immagine pubblica che è data dall’insieme di tante immagini individuali. A loro volta, queste sono formate da oggetti figurabili, che devono possedere in sé anche il significato sociale dell’area, una funzione, una storia e una forma che dovrebbe rinforzarne il significato. Nelle immagini ambientali a scala di città le forme fisiche principali rientrano in cinque elementi tipo sopra citati. - Percorsi: I canali lungo i quali l ’osservatore si muove abitualmente, ossia strade, ferrovie, vie pedonali. Elementi predominanti, in quanto rappresentano l’itinerario abituale di un individuo; caratterizzati dagli impedimenti al traffico che ne complicano la struttura, dalla presenza di concentrazione di attività o usi (es. Broadway), dalla spazialità (strade ampie o anguste); e individuati anche in base alle caratteristiche delle facciate degli edifici adiacenti o della pavimentazione che insieme all’alberatura conferiscono continuità al percorso. Se identificabili possiedono anche continuità, al contrario in mancanza di identità mandano in crisi l’immagine urbana. L’identità a sua volta viene accentuata dall’aggettivazione direzionale, valorizzata dalla presenza di elementi noti lungo un lato particolare di un percorso, e dalla modulazione, ottenuta attraverso la sequenza di riferimenti o nodi noti lungo il percorso. - Margini: Elementi lineari non usati dall’osservatore, che rappresentano confini tra due diverse aree. Quelli più forti sono di solito continui e impenetrabili (es. Charles River) e tendono a frammentare l’ambiente. Le linee ferroviarie sono un margine frammentario. Possono essere anche percorsi o suture. In scarsa quantità possono avere anche qualità direzionali. 2

L’immagine della città di Kevin Lynch - Quartieri: Zone della città con una propria estensione bidimensionale riconoscibili da una caratteristica individuante e in cui l’osservatore entra mentalmente dentro. Le caratteristiche fisiche che li individuano sono continuità tematiche di spazio, forma, dettaglio, tipo edilizio (Es. A Jersey City sono individuati per ceti sociali, ma privi di individualità fisica). Anche i nomi dei quartieri aiutano a conferire ad essi un’identità. I contorni possono essere precisi o non esserci affatto. Un forte nodo attorno cui si sviluppa un’unità tematica può creare un quartiere. Un quartiere dotato di forte identità può essere privo di forma nell’immagine ambientale. - Nodi: Punti strategici della città, in cui l ’osservatore può entrare, come congiunzioni in quanto luogo in cui si prendono decisioni (Es. stazioni metropolitane), piazze, rotatorie, convergenza di percorsi. Se sono il culmine di un quartiere vengono chiamati nuclei. I nodi sono importanti anche se la loro forma non è definita, seppure questa ne aumenterebbe l’identità. Acquistano importanza anche attraverso la concentrazione tematica e come i quartieri possono possedere qualità direzionali o meno. (Es. italiano: San Marco, al cui forma ne chiarifica la direzione da cui si accede; ben strutturata con presenza di riferimenti distintivi). - Riferimenti: Elementi puntiformi in cui l ’osservatore non entra, costituiti da oggetti fisici, interni alla città o esterni da simbolizzare una direzione. Usati come indizi di identità. Definiti dalla singolarità che ne determina l’unicità, da una forma intelligibile, dal contrasto con il loro sfondo e dalla preminenza nell’ubicazione spaziale. Acquista importanza se collocato in un luogo in cui si prendono decisioni. I riferimenti lontani sono usati per lo più per l’orientamento direzionale (Es. italiano: Duomo di Firenze). Per il movimento degli individui appaiono componenti importanti le serie di riferimenti locali posti in sequenza, che se continue conferiscono sicurezza emozionale all’individuo. Questi elementi variano natura a seconda della situazione dell’osservatore (un percorso per un automobilista è un margine per un pedone). Nessuno di essi esiste isolatamente nella realtà (i quartieri sono strutturati da nodi, definiti da margini, attraversati da percorsi), importante infatti è la loro interrelazione. Tanto è vero che molti osservatori raggruppano gli elementi in organizzazioni intermedie chiamate “complessi”. Dato il ristretto campione di individui intervistati, più che un’immagine pubblica, Lynch recupera immagini di gruppo, che possono essere messe in relazione e disposte in una serie di livelli. Le immagini differiscono a seconda della scala urbana considerata e dal punto dell’osservatore, dal giorno o stagione. Emerge tuttavia un problema: l’adattare la propria immagine ai cambiamenti fisici della realtà circostante. Per far sì che ciò accada è necessaria che persista una certa continuità che possa validare l’immagine. Ogni immagine individuale ha una qualità diversa, in base alla quantità di particolari in essa presente, risultando così vivida o astratta. Un’immagine può essere poi distinta per qualità strutturale, in base a come le parti vengono tra esse relazionate; esistono quattro tipi di relazione: -

I vari elementi vengono sciolti senza alcuna relazione. Le parti sono sconnesse ma relazionate da una direzione generale. Struttura flessibile se la sequenza degli elementi è conosciuta ma la pianta mentale è distorta (caso più comune). Struttura rigida col moltiplicarsi delle connessioni.

Queste caratteristiche strutturano i vari livelli (Es. Due parti di città caratterizzate da una struttura rigida possono far parte di un disegno a scala più grande definito da una struttura flessibile). Questo tipo di organizzazione è individuato come organizzazione statica. Se le parti di un’immagine vengono invece interconnesse attraverso una sequenza nel tempo, l’organizzazione è detta dinamica. Da ciò si dedurrebbe che le immagini di più alto valore sono quelle dense, rigide e vivide, in realtà queste sono rare o impossibili, in quanto variano a seconda degli individui o delle culture di appartenenza. Dunque, un ambiente dovrebbe essere adattato al proprio tipo culturale. 3

L’immagine della città di Kevin Lynch LA FORMA DELLA CITTA’ Noi possiamo conformare il nostro mondo urbano in un paesaggio figurabile. La forma dev’essere non impegnativa e modellabile, definita da specifiche caratteristiche; in tal modo, la città diverrebbe un posto rimarchevole e inconfondibile. L’esempio italiano è Firenze (pag. 104), che ha una tradizione economica, politica e culturale nota, è fortemente visibile, con un centro storico dai tratti riconoscibili. Il problema della metropoli: Oggi sebbene la metropoli non è più un fenomeno raro, non ne esiste una dal carattere visivo forte o dalla struttura riconoscibile. Per elevare la figurabilità dell’ambiente urbano occorrebbe facilitare la sua identificazione visiva e la sua strutturazione, là dove per farlo ci si servirebbe degli elementi tipo che andrebbero a costituire i blocchi di costruzione: I percorsi sono lo strumento più potente per ordinare l’insieme; essi si collocano in una gerarchia visiva in base alle concentrazioni d’uso e qualità spaziali, creando così un telaio per l’immagine urbana. I percorsi sono valorizzati dalle linee direzionali determinate da punti terminali forti e dalla modularità che permette di individuare le posizioni lungo il percorso. L’esposizione visiva del percorso è la caratteristica che meglio rafforza l’immagine ed è data dai riferimenti siti lungo il percorso. Il punto strategico nella rete dei percorsi è l’incrocio, che se visualizzato chiaramente costruisce una struttura vivida nell’immagine dell’osservatore. Anche gli altri elementi sono determinanti nel disegno della città. I margini ad esempio acquistano maggior vigore se visibili anche a una certa distanza. Se attraverso esso è possibili qualche penetrazione fisica o visibile, più che una barriera rappresentano una sutura. Dunque per accrescere la visibilità di un margine occorre accrescere la sua accessibilità o il suo uso. Per quanto riguarda invece i riferimenti, importante non è la loro grandezza, quanto la loro ubicazione. La forza dell’immagine cresce al crescere della visibilità del riferimento o alle concentrazioni di associazioni con cui coincide (Es. pag. 113: Le strade di Venezia diventano percorribili dopo una o due esperienze perché ricche di riferimenti distintivi). I nodi rappresentano invece i punti d’ancoraggio concettuale delle nostre città. Essi devono possedere innanzitutto identità, attraverso qualità singolari, continuità e intensità d’uso. La loro caratteristica è quella di essere un posto (Es. Times Square). Essi sono più definiti se posseggono un contorno o un riferimento al loro interno e acquistano importanza se coincidono con incroci. Se hanno in sé un orientamento locale possono essere usati in un sistema di orientamento. Un quartiere urbano è un’area omogenea, riconoscibile attraverso tratti continui in esso che ne determinano l’unità tematica. Dove l’omogeneità fisica coincide con quella d’uso, l’effetto è inconfondibile. A sua volta, un quartiere può essere strutturato al suo interno, rafforzandone l’immagine visiva. I suoi contorni devono essere penetrabili, suture e non barriere per poter essere rapportato all’immagine della città. Da ciò si deduce che il designer può operare sul disegno urbano attraverso specifiche categorie, che sono valide solo se in stretta relazione tra loro, e sono: -

Singolarità data da contorni precisi, contrasto di superficie, complessità, dimensione. Semplicità di forma, in senso geometrico. Continuità di margini o superfici, prossimità di parti, similarità. Preminenza di una parte sulle altre per dimensione, intensità d’uso o interesse. Chiarezza di connessione, ossia la visibilità di congiunzioni o suture. Differenziazione direzionale. Ambito di visione, qualità che accresce la penetrazione dello sguardo. Consapevolezza di movimento. Serie temporali, in cui un elemento è legato a quello precedente-successivo. Nomi e significati, per fissare l’identità. 4

L’immagine della città di Kevin Lynch Una volta distinti i blocchi di costruzioni, il designer deve però organizzarli in un insieme, in quanto è la loro interrelazione a tessere un’immagine vivida. Più la città è ricca di elementi più probabilità si hanno che venga riconosciuta da osservatori diversi. Nonostante ciò, bisogna però conservare una certa plasticità nella forma visiva, in quanto l’ambiente urbano è soggetto a continue trasformazioni. La regione metropolitana è dunque un’unità funzionale del nostro ambiente, ma occorrebbe che essa fosse identificabile e strutturata. Le tecniche di figurabilità possono essere diverse: -

Per gerarchia statica, quando la regione metropolitana è pensata come un grande quartiere che contiene in sé altri quartieri e così via. Per relazione, attraverso l’uso di uno o due elementi a cui vengono relazionati altri. Per sequenza di luoghi lungo una linea. Esse devono essere reversibili, ossia afferrabili in ambo i sensi e spezzate. Schema temporale.

Queste tecniche sono però limitative e inadeguate al problema della metropoli, in quanto non le concepisce come un insieme. In qualsiasi caso ogni area urbana esistente possiede identità e struttura seppure in debole misura. Il problema che spesso si presenta al designer può essere o la riconfigurazione di un ambiente già esistente o la creazione di una nuova immagine. Egli deve fare affidamento al disegno cosciente, ossia la manipolazione dell’ambente ispirata alla sua percezione sensibile. Esso si determina attraverso un piano visivo attuato con un’analisi della forma esistente e della pubblica immagine e la resa di diagrammi e di relazioni illustranti le immagini pubbliche, i problemi e le potenzialità. Sulla base di queste conoscenze il designer può erigere un piano il cui obiettivo, non è la forma fisica, ma rafforzare l’immagine pubblica mentale. Per rendere ciò possibile è necessario però avere un pubblico informato e consapevole, ecco perché educazione e trasformazione fisica sono parti di un processo continuo comune. UNA NUOVA SCALA Lynch riscontra i problemi di disegno sorti dall’intenzione di organizzare l’immagine della regione metropolitana. I suoi studi si volgono dunque alla possibilità di conferire una forma sensibile a un esteso ambiente urbano, che dovrà avere uno schema complesso, continuo e unitario, ma allo stesso tempo plasmabile e mobile. Esso dovrà parlare degli individui e della loro società, aspirazioni e tradizioni storiche. Per Lynch dunque se arte e pubblico cresceranno insieme, le nostre città diventeranno fonte di godimento quotidiano. APPENDICE A: QUALCHE ACCENNO ALL’ORIENTAMENTO Secondo studi antropologici, l’uomo e l’ambiente sono in stretta relazione tra loro. L’ambiente costituisce un fattore di continuità e stabilità per l’uomo ed è parte integrante della sua cultura. L’immagine ambientale diventa così necessaria al movimento intenzionale che è compiuto solo attraverso una memorizzazione di sequenza di particolari distintivi. Ma l’immagine ambientale non è usata solo come mappa, ma anche come organizzatrice delle attività, fornendo un ordinamento del sapere. Il paesaggio ha poi un ruolo sociale, là dove fornisce materia per memorie collettive. Benché oggi abbiamo diversi metodi di riferimento per organizzare l’ambiente (Es. coordinate), manca una forma inconfondibile o vivida. L’ambiente può essere organizzato da un sistema direzionale, da uno o più fuochi di intensità, per quartieri o per linee di movimento. Brown, ad esempio, scoprì bendando degli individui che loro usavano tre tipi di riferimento: la memorizzazione della sequenza dei movimenti, un insieme di riferimenti sensoriali che individuano la località, e un senso di orientamento generale (descrizione a pag. 140).


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