Riassunto libro \"Progetto sociologia. Guida all\'immaginazione sociologica\" di Jeff Manza, Richard Arum e Lynne Haney PDF

Title Riassunto libro \"Progetto sociologia. Guida all\'immaginazione sociologica\" di Jeff Manza, Richard Arum e Lynne Haney
Course Sociologia e metodologia della ricerca sociale
Institution Università di Bologna
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Riassunto libro "Progetto sociologia. Guida all'immaginazione sociologica" di Jeff Manza, Richard Arum e Lynne Haney...


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CAP . 1 + 4 - IMMAGINAZIONE SOCIOLOGICA + STRUTTURA SOCIALE Noi siamo il prodotto dei contesti e delle relazioni in cui viviamo → siamo individui sociali connessi ad altre persone in diversi modi. Charles Mills, 1959 → l’ immaginazione sociologica è la capacità di riflettere su quanto, cose da noi percepite come problemi personali, siano in realtà questioni sociali condivise da altri individui nati in un periodo ed in un ambiente sociale simile al nostro. Essa ci aiuta a cogliere la molteplicità delle cose e sfida gli stereotipi grazie al people watching → pratica tramite cui esercitiamo la nostra imm. soc., usando informazioni sulla nostra società per formulare ipotesti tanto più corrette quanto più la nostra imm. soc. riesce a guardare oltre gli stereotipi e non accettare risposte pre-confezionate. Per porsi delle domande e valutare le prove empiriche ad esse collegate, i sociologi hanno sviluppato un insieme di teorie sociali (schemi generali che suggeriscono determinati assunti su come funziona il mondo) e metodi di ricerca (modi di studiare queste questioni). Tutte le aree della vita possono essere studiate sociologicamente e tutte le questioni hanno in comune una domanda di partenza: come e in quali modi contano i contesti sociali? Questo perché al centro dell’imm. soc. sta l’idea che le vite individuali si svolgono all’interno di contesti che sono: 1) Il contesto familiare e comunitario 2) Le organizzazioni e le istituzioni di cui siamo parte 3) I contesti sociali ed economici Tutti i contesti sociali influenzano e plasmano, in modi diversi, le nostre vite. Per studiarli, bisogna distinguere tra: 1) L’interazione sociale → modo in cui le persone agiscono insieme, modificando o alternando il proprio comportamento in risposta alla presenza degli altri. Essa è governata da un insieme di norme che aiutano a sapere che cosa è appropriato fare e cosa no in una certa situazione 2) La struttura sociale → tutte quelle forze esterne che incidono sui contesti sociali e forniscono ordine ed organizzazione. Tali forze, sono presenti nelle: a) Gerarchie sociali → forniscono ad individui e gruppi differenti tipi di status b) Istituzioni (es: religione, matrimonio) → forniscono i modelli su cui si fonda la nostra esistenza quotidiana e sono costituite da leggi, regole, organizzazioni ecc. Le gerarchie sociali sono componenti importanti della struttura sociale di qualunque società, perché: 1) La posizione in cui ci troviamo nelle gerarchie sociali principali avrà una forte influenza sulla nostra esistenza 2) Le gerarchie influenzano le nostre vite e le nostre relazioni sociali in molti e differenti modi, come ad esempio sulle possibilità di vita → opportunità e potenzialità degli individui a lungo termine: se si è membri di un gruppo più potente, si è avvantaggiati rispetto agli altri e, tali vantaggi, aiutano a determinare dove si andrà a finire nella vita. Dunque, le gerarchie sociali implicano il potere (capacità di influenzare il comportamento altrui) ed il privilegio (possibilità o diritto ad avere accesso speciale ad opportunità o ricompense). Quest’ultimo viene facilmente mantenuto tramite il meccanismo della discriminazione che si verifica laddove un gruppo dominante impiega mezzi legali o informali per controllare le opportunità e ridurre o eliminare le sfide provenienti dai gruppi subordinati. I gruppi dominanti sono in grado di affermare il loro potere attraverso diversi mezzi, come ad es. l’uso di stereotipi negativi su un gruppo subordinato. Le istituzioni hanno un’importanza decisiva per la modalità di organizzazione del mondo sociale. Esse sono delle usanze consolidate: quando delle idee vengono tramandate da una generazione all’altra, si rafforzano e vengono accettate, così iniziano a diffondersi fino a diventare credenze istituzionalizzate. Esse, dunque,

sono create dagli esseri umani e possono essere reinventate nel corso del tempo. Le istituzioni più importanti sono le organizzazioni formali, come le scuole, le istituzioni economiche della società, la religione ed il governo. In particolare, le istituzioni governative hanno un’importanza rilevante nel determinare la struttura sociale complessiva, perché la politica governativa può influenzare molte altre istituzioni ed ha il potere di cambiare la vita sociale, ciò è facilmente riscontrabile se si pensa ad esempi estremi come le dittature. Le strutture sociali, dunque, sono molto influenti, ma nonostante ciò le persone hanno la possibilità di compiere alcune scelte individuali. Ma, esattamente, in che misura le strutture sociali sono influenzate dagli individui e viceversa? Vi sono due visioni al riguardo: 1) Strutturalismo → gli individui hanno poca agentività, ovvero poca capacità di fare libere scelte ed esercitare la propria volontà → es: Karl Max riteneva che la struttura sociale più importante fosse l’economia, e che il comportamento individuale fosse determinato dalla posizione all’interno di questa struttura. Riteneva anche che trovarsi in posizioni diverse nella struttura sociale significa avere interessi differenti che stanno alla base del conflitto sociale 2) Una visione che critica lo strutturalismo e che sostiene vi siano molteplici strutture che ci influenzano, tutte simultaneamente. Dunque, le nostre vite non sarebbero organizzate in modo così netto dal nostro lavoro o dalle nostre proprietà. Ma, se così fosse, diventa difficile individuare esattamente la singola struttura a cui rispondiamo nel pensare e nell’agire. Per tale motivo, si è tentato di conciliare queste due posizioni, considerando le strutture sociali non come limiti all’azione, ma come elementi che danno ordine alla società, un ordine senza il quale l’azione sarebbe impossibile Uno degli elementi distintivi delle strutture sociali è la loro resistenza o persistenza nel tempo. Ciò vale anche per quelle parti della struttura sociale che la maggioranza delle persone ritengono ingiuste. Come mai? In parte ciò è dovuto al cosiddetto processo storico della path dependence (dipendenza dal percorso) → quel che è successo nel passato influenza in maniera significativa le possibilità di cambiamento attuali perché risulta straordinariamente difficile cambiare i percorsi una volta intrapresi. Un’altra ragione è data dalla politica: quando viene istituito un particolare elemento della struttura sociale, si generano spesso gruppi di interesse → organizzazioni formate per promuovere gli interessi di un gruppo o di un’impresa che si impegnano a proteggere e ad estendere le disposizioni sociali esistenti, se considerate vantaggiose per i propri membri. Infine, le strutture sociali resistono anche perché le gerarchie e le istituzioni esistenti hanno un ampio sostegno del pubblico, in parte per la paura delle conseguenze che il loro abbattimento comporta.

CAP. 2 - STUDIARE IL MONDO SOCIALE Prima di porsi delle domande sociologiche, bisogna distinguere tra : 1) Ricerca quantitativa→ riguarda l’analisi statistica dei dati 2) Ricerca qualitativa → riguarda parole, osservazioni ed immagini usate come dati Successivamente, bisogna ricavare la domanda da un tema e, infine, condurre la ricerca. Le buone domande sono sia praticabili (inducono a riflettere attorno ad un tema in modo più specifico ed a trasformare le nostre idee in ipotesi) che socialmente rilevanti. Inoltre, richiedono l’assunzione di una posizione critica. I fattori che influenzano le scelte dei sociologi sui temi da indagare sono:

1) L’epistemologia → ciò che pensiamo di poter conoscere riguardo al mondo. Si divide in: a) Epistemologia positivista (dalla filosofia francese dell’800, il positivismo) → secondo cui i sociologi credono che il solo modo di conoscere il mondo sia usare la logica delle scienze naturali b) Epistemologia interpretativista → secondo cui i sociologi sostengono che le scienze sociali non possono seguire la logica delle scienze naturali, in quanto l’oggetto della loro ricerca è troppo differente 2) Le tradizioni teoriche → schemi concettuali che i sociologi usano per crearsi un’immagine del mondo e dargli senso 3) I valori → sistemi di credenze che influenzano le visioni e le prospettive del mondo studiato dai sociologi 4) Il codice etico → insieme di linee guida che descrivono schematicamente quale comportamento è considerato morale ed accettabile Per trovare la risposta ad una domanda sociologica, bisogna scegliere un metodo di ricerca. Ve ne sono differenti: 1) 2) 3) 4) 5)

Inchieste campionarie → domande standard ad ampi gruppi di persone Interviste → approfondite a singoli individui Ricerca etnografica → osservazione e partecipazione alle vite ed alle interazioni quotidiane Esperimenti sociali → creare situazioni artificiali che permettono di osservare le risposte Ricerca storica → registri e documenti per comprendere come erano in passato le persone

Per quanto riguarda la raccolta dei dati, alcuni sociologi si affidano al metodo scientifico, altri hanno un approccio più flessibile. Tutti, però, prestano attenzione alle questioni legate all’affidabilità ed alla validità delle informazioni raccolte. Esse possono ritenersi affidabili se, sottoposte alla stessa tecnica di misurazione in un nuovo studio, rivelano risultati simili. Poi, se la misurazione riflette ciò che il ricercatore spera di scoprire sul mondo sociale, si dirà che i risultati sono validi. In secondo luogo, tutti i sociologi hanno a che fare con questioni di campionamento, ovvero, devono decidere chi o che cosa includere nel loro studio. Il campionamento può essere: 1) Probabilistico → i campioni vengono selezionati in modo da rispecchiare una popolazione più ampia e riflettere sulle sue caratteristiche o dinamiche 2) Casuale → ogni cosa o ogni individuo ha le stesse probabilità di essere selezionato per lo studio 3) Rappresentativo → ci si assicura che le caratteristiche del proprio campione riflettano quelle della popolazione complessiva studiata Infine, vi è l’analisi dei dati raccolti. Per prima cosa, i sociologi si impegnano nella codifica di questi ultimi → organizzano i dati secondo categorie e concetti fondamentali. Successivamente, svolgono un lavoro analitico → danno un senso ai dati e li dividono per osservare i pattern emergenti. Lo scopo di tutto questo lavoro è tratte conclusioni di ricerca attendibili, formulando ipotesi generali sulle questioni sollevate dalle domande → processo di generalizzazione. Alcuni sociologi sono tesi a rivendicare una generalizzabilità empirica → estendono le conclusioni tratte dai loro risultati ad una popolazione più vasta. Altri tendono ad una generalizzabilità teorica → estendono le conclusioni a processi sociologici più ampi. Alcune delle domande che i sociologi desiderano studiare includono la storia ed i processi storici e, per tale motivo, possono essere studiate con profitto da una prospettiva storico - comparativa → metodo di analisi che esamina un fenomeno sociale nel corso del tempo o in luoghi differenti. A differenza degli storici che sono esperti di un particolare periodo e luogo e, dunque, si concentrano su questioni riguardanti la propria area di specializzazione, i sociologi che studiano la storia instaurano comparazioni tra tempo e contesti differenti e non sono necessariamente esperti di un certo periodo o luogo di cui, piuttosto, sfruttano le variazioni per dare senso a modelli più ampi. Esistono diversi tipi di comparazioni storiche, come le

comparazioni transnazionali → hanno come obiettivo la spiegazioni delle differenze tra i Paesi. Un esempio di ricerca storico - comparativa è uno studio classico di Max Weber, L’etica protestante e lo spirito del capitalismo → lo studioso desiderava sapere perché il capitalismo come sistema si stesse affermando in alcune parti d’Europa ma non in altre. Osservò che nelle regioni europee che avevano maggior successo dal punto di vista economico, la presenza protestante era dominante. A questo punto, cercò di giustificare perché il protestantesimo potesse essere associato alla prima crescita del capitalismo e concluse che, per i protestanti, avere successo dal punto di vista economico era un modo di dimostrare il proprio valore a Dio. I sociologi storici contemporanei, però, tendono a pensare che sia necessario ricorrere ad una più ampia gamma di fattori per spiegare particolari risultati. Un esempio è lo studio di Theda Skocpol (TIDA SKACPOL) sulle rivoluzioni. La studiosa si chiede perché in Francia, Russia e Cina ci siano state rivoluzioni dal basso che hanno portato a nuovi tipi di governo, e perché ciò non sia avvenuto in altri casi simili. Ella sostiene che vi siano 3 fattori comuni presenti nei casi della Francia, della Russia e della Cina, ma uno o più di essi manca in casi simili in cui i tentativi di rivoluzione fallirono. Ad ogni modo, sia Weber che la Skocpol hanno mostrato che i sociologi possono attingere alla storia per esaminare importanti proposizioni sulla società. Vi sono, poi, i sociologi che conducono analisi statistica. Essi desiderano andare oltre la semplice correlazione → registrazione del fatto che due fenomeni sociali compaiono insieme. Il quesito che si pongono, infatti, è: come sono collegati questi attributi sociali? Per poter rispondere, devono trarre un’inferenza causale → hanno bisogno di sapere se è verosimile che una cosa derivi dall’altra. Ciò non è semplice, ed il Rapporto Coleman ne illustra le difficoltà → nel 1964, in USA, con il Civil Rights Act, il Congresso richiese al Governo di condurre un’inchiesta e di presentare una relazione, entro 2 anni dall’approvazione di questo titolo, per spiegare i peggiori rendimenti scolastici che caratterizzavano alcune minoranze. L’incarico fu assegnato a James Coleman ed ai suoi ricercatori. Il team, sulla base dei punteggi degli studenti nei vari test scolastici, doveva indagare come il background di questi ultimi e le caratteristiche della scuola fossero associati alla prestazione scolastica. Nel 1966 fu completato e distribuito un rapporto di circa mille pagine, Rapporto Coleman per l’appunto, il quale dimostrò che la disuguaglianza di istruzione dipendeva più da fattori etnici, sociali, economici e istituzionali, che dalla qualità della scuola → all’apparenza un fattore era causa dell’altro, di fatto dietro la relazione vi erano altri fattori → relazione spuria. Tuttavia, il Rapporto Coleman si basava su dati trasversali → raccolti tutti in uno stesso momento e ciò rappresentava un grave limite. Alle fine degli anni ’70, Coleman riuscì a convincere il Governo che, per affrontare tali questioni in modo più produttivo, erano necessari dati longitudinali → rilevati nel lungo periodo. Fu così raccolto un nuovo insieme di dati che permise ai ricercatori di rilevare che gli studenti delle scuole cattoliche apprendevano di più rispetto agli studenti delle scuole pubbliche e ciò era probabilmente dovuto alla migliore disciplina di quelle scuole.

CAP. 3 - INTERAZIONE SOCIALE George Herbet Mead, filosofo del primo ‘900 → esponente dell’interazionismo, scuola di pensiero secondo cui il sé sociale (o identità sociale) non è una cosa, ma un processo di interazione, in quanto la personalità e le opinioni di un individuo sono influenzate e costruite dalla comunicazione con gli altri e con il proprio sé → consapevolezza del sé Io riflesso → espressione coniata dal sociologo Cooley che mette in evidenza il fatto che l’approvazione degli altri è così importante per noi tanto da orientare il nostro comportamento in base alle loro aspettative. Ovviamente, ci sono giudizi altrui che ci interessano più di altri e ciò dipende dalle posizioni sociali che le persone a cui facciamo riferimento nel valutare le nostre azioni occupano. Gruppi di riferimento → influenzano il nostro comportamento; talvolta, in un gruppo vi sono individui

particolari che possono servire da modelli di ruolo; ognuno di noi è legato a più gruppi di riferimento, anche in modo simultaneo. Altro generalizzato → in riferimento al controllo sociale esercitato attraverso implicite intese comuni su ciò che è appropriato: quando camminiamo per strada, lo facciamo con la consapevolezza implicita di ciò che si deve fare e non si deve fare, senza pensarci troppo e senza bisogno di consultare la fonte da cui abbiamo appreso queste regole. Socializzazione → processo attraverso il quale capiamo come dobbiamo comportarci nella società in generale o in particolari ambienti sociali. Secondo il sociologo francese Pierre Bourdieu, la socializzazione agisce con maggior forza attraverso l’habitus → sviluppo di abitudini, gusti, preferenze, abilità che dipende dalla nostra educazione. Da questo punto di vista, esso può mostrare l’appartenenza ad un gruppo particolare, ma comunque i nostri sé sociali sono sempre pronti per potenziali cambiamenti da un contesto sociale all’altro. Tali cambiamenti derivano dal fatto che entriamo in differenti status di vita. Ognuno di questi differenti status si accompagna ad un insieme di ruoli che gli altri si aspettano che seguiamo → set di ruoli. Tuttavia, qualche volta potremmo anche sperimentare il conflitto di ruolo → situazione in cui il rispetto di uno dei nostri ruoli è in contrasto con le aspettative di qualcuno. Etnometodologia → ramo della sociologia ideato da Garfinkel, secondo cui gli esseri umani hanno specifici metodi per interagire con gli altri che, indipendentemente dalla cultura o dal momento storico, sono gli stessi: 1) Considerare il contesto in modo continuo ed intensivo, in quanto è il contesto che precisa il significato di parole e gesti 2) Non richiedere che le persone forniscano risposte assolutamente complete alle nostre domande, in quanto, basandoci sul contesto, abbiamo un’idea di quanto la risposta possa essere esauriente 3) Precisione conversazionale → riguarda l’alternanza dei turni durante una conversazione: possiamo cogliere l’intenzione del nostro interlocutore nel prendere la parola tramite, ad esempio, un leggero cenno in avanti del capo o addirittura il silenzio 4) Emozioni → non sono assolutamente fuori il nostro controllo e le loro manifestazioni variano a seconda del contesto

CAP. 5 - CULTURA, MEDIA E COMUNICAZIONE Cultura intesa come: 1 ) Sistema simbolico → insieme credenze e conoscenze condiviso da un gruppo e trasmesso agli individui attraverso le interazioni sociali 2 ) Pratica → insieme di strumenti per l’azione sociale che riguarda principi e comportamenti da usare nella vita quotidiana Sia la cultura come sistema che quella come pratica, descrivono forme di comunicazione che si verificano soprattutto attraverso il linguaggio (verbale e non). Esso è considerato un universale culturale → tratto culturale comune a tutti gli uomini che tuttavia non determina la cultura, semplicemente la influenza → es: sia i canadesi che gli statunitensi parlano inglese, ma nonostante ciò vi sono molte differenze culturali tra i due Paesi. La comunicazione può verificarsi sia tra singoli individui che in una forma più generalizzata come la comunicazione di massa che, storicamente, si è realizzata soprattutto attraverso i mass media. La tecnologia ha cambiato il modo in cui gli individui si relazionano tra loro, ma ha creato anche nuove

divisioni come il digital divide → divario sociale, culturale ed economico tra chi ha accesso alle tecnologie e chi no. La cultura è fondamentale per l’identità di un gruppo. Ognuno di noi appartiene a molteplici gruppi ed impariamo ad adottare lo stile giusto per ogni occasione, anche se non sempre è facile. Un modo di pensare all’identità in termini culturali è dato dal concetto di stile di gruppo → insieme di norme e pratiche che distingue un gruppo dall’altro. Alcuni di essi possono allontanarsi deliberatamente dalla cultura dominante ed è così che nascono le sottoculture, le quali solitamente, convivono in armonia con la cultura dominante. Quando ciò non si verifica, si parla di controculture. Ma, le sottoculture e le controculture hanno senso di esistere solo quando c’è una cultura dominante da poter mettere in discussione. Oggi, nelle nostre società è evidente che non sia così, in quanto vi è il multiculturalismo che promuove l’integrazione e l’accettazione di differenti gruppi etnici o culturali all’interno di una stessa società. Tra l’altro, viviamo nell’era della globalizzazione, grazie alla quale determinati sistemi culturali sono diventati globali → cultura globale. All’opposto...


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