Riassunto L\'impero romano - Mazzarino PDF

Title Riassunto L\'impero romano - Mazzarino
Course Storia Romana
Institution Università di Bologna
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Summary

Il testo di Mazzarino è stato sintetizzato per punti (data-avvenimento-successioni al potere) seguendo l'ordine del libro, per semplificare l'acquisizione degli avvenimenti fondamentali dalla morte di Augusto a Giustiniano. Il riassunto comprende la sintesi sia del primo che del secondo volume ...


Description

L’IMPERO ROMANO VOL.1 -

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L’espressione ‘’seculum Augustum’’ fu proposta dopo la morte di Augusto per indicare l’epoca segnata dalla sua personalità (63 a.C/12 d.C) Ottaviano regna dal 43 a. C. al 28 a. C., dal 27 al 14 è il periodo in cui è nominato Augusto. La storia dell’opera di Ottaviano fece sboccare la rivoluzione in uno stato monarchico. Si compirono in questo periodo importanti tappe nell’evoluzione di roma: attiva borghesia, elogio alla vita privata del cittadino, nuovo esercito, sistema monetario, ordinamento tributario. Ucciso Cesare la classe dirigente romana era caratterizzata da due motivi: luxus e necessitati parere. Il popolo era suddiviso in due parti: il senato con i cavalieri e la plebe; l’esercito era in attesa di sistemazione. Antonio e Cicerone come soluzione ai contrasti scaturiti dopo l’uccisione di Cesare attuarono l’amnestia che rendeva validi gli atti e i voleri di Cesare prima della morte. All’apertura del testamento di Cesare, Antonio si trovò davanti ad una sorpresa inaspettata: Cesare lasciava le sue ricchezze al popolo e designava il figlio adottivo Gaio Ottavio come suo successore. Antonio, a questo punto, ritenne opportuno di guadagnarsi soldati premeditando un rovesciamento della sua posizione; il nuovo arrivato, infatti, dopo aver meditato a lungo, organizzò un esercito per far fronte ad Antonio. Con un colpo di stato Ottaviano si fece console assieme a Q. Pedio e cancellò il valore dell’amnestia. Vicino Bologna, Antonio, Lepido e Ottaviano si incontrarono per sancire un trattato privato che dava vita a un secondo triumvirato; con le confische dei beni alla classe dirigente i tre avevano ora il denaro necessario per combattere i cesaricidi nei Balcani. La guerra fra cesariani e cesaricidi fu decisa a Filippi (Macedonia) nel 42 aC in cui Antonio e Ottaviano sconfissero Cassio e Bruto; Lepido fu messo da parte sotto l’ accusa di aver sostenuto Sesto Pompeo ma, successivamente, Ottaviano si riconciliò con lui. Ad un certo punto, intorno al 42, Ottaviano sospettò che Antonio potesse allearsi con Sesto Pompeo così, corse ai ripari sposando Scribonia (sorella del suocero di Sesto Pompeo. Delle guerre civili si era stanchi e soprattutto Antonio aveva perduto terreno in Italia e la lotta contro Ottaviano gli sarebbe stata possibile soltanto mediante l’accordo con i conservatori. Nel 40 aC ci fu in ‘’Trattato di Brindisi’’ in cui venne assegnato ad Antonio l’Oriente, ad Ottaviano l’Occidente e a Lepido l’Africa; sia il primo che il secondo potevano far leva in Italia. Ottavia (sorella di Ottaviano) sposa Antonio così da appacificare i due rivali mentre Ottaviano va in seconde nozze con Livia. Negli anni 37/38 la lotta con Sesto Pompeo continuò per il dominio della Sicilia; Ottavia, moglie di Antonio trova un compromesso per placare la situazione, i due cognati così si rinnovano il triumvirato per altri cinque anni. Lepido abbandonato dai suoi soldati, perdette il potere da triumviro e rimase pontefice massimo. In Oriente muore Sesto Pompeo ad opera di Antonio, dopo che col ‘’ Trattato di Taranto’’ Ottaviano ( con la flotta fornitagli da Antonio) sconfigge a Nauloco la flotta di Sesto.

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Ottaviano e Antonio erano d’accordo sugli interessi della repubblica ma restava da realizzare il Il motivo della definitiva rottura tra Antonio e Ottaviano fu il mancato rispetto del ‘’ Trattato di Taranto’’ da parte di Ottaviano in cui, quest’ultimo, si era impegnato, senza poi attuarlo, di fornire ingenti truppe ad Antonio che nel 36 aC tentava l’ impresa partica. Nell’ottobre del 36 aC, Antonio aggravò la sua posizione tornando sconfitto dai Parti. Nel 34 Antonio ritentò l’impresa partica: conquistò l’Armenia e dell’Antropatene fece uno stato vassallo. Di qui in avanti Antonio fondò un sistema di collaborazione romano- egizia attraverso un anomalo sistema di donazioni a Cleopatra che lo teneva in pugno. Dopo alcuni accorgimenti fatti, Ottaviano potè crearsi una base solida per la guerra civile e così, dopo che il triumvirato scadette (33 aC) dichiarò guerra a Cleopatra. Antonio che appoggiò Cleopatra, agli occhi di Roma, diveniva nemico pubblico così, ad Azio, nel 31 aC la flotta di Ottaviano vinse su quella di Antonio che venne abbandonato proprio durante la battaglia dalla sua amata Cleopatra. Proprio grazie a ciò Antonio comprese l’inaffidabilità di quelle alleanze ellenistiche su cui aveva fondato la sua politica. Alla falsa notizia della morte di Cleopatra Antonio si suicidò e lei, dopo che Alessandria fu conquistata da Ottaviano, anche lei ebbe la stessa sorte. Dopo queste vicende possiamo dire conclusa l’alleanza romano- egizia. Nell’annettere l’ Egitto all’impero romano, Ottaviano si trovava di fronte due culture differenti: quella egizia e quella ellenistica. Dal punto di vista costituzionale bisognava concedere agli egizi qualcosa che compensasse la perdita di un monarca- dio e così, l’Egitto riceveva l’amministrazione di un cavaliere. La vittoria di Azio e la conquista dell’Egitto segnarono un’epoca nuova. Da questo momento in poi Ottaviano detiene il potere di un impero universale e da questo momento (27 aC) verrà denominato ‘’Augustus’’. Nel 27 aC Ottaviano restituisce la res publicae al senato che lo nomina proconsole per le province imperiali e Augusto come ad indicare in lui l’essenza di un nuovo Romolo, detentore dell’auctoritas, affiancato dall’impero militare. Il mondo degli augustei ha rivelato la gioia della rievocazione di un tempo passato ai fini di una creazione di un impero più solido possibile. Il 12 a C Augusto è anche pontefice massimo. Negli anni che vanno dal 9 al 7 si distinsero Druso e Tiberio ma, in questi anni il primo moriva come anche i successori sanguigni di Augusto così, fu Tiberio ad essere nominato suo successore, come figlio adottivo, nel 2 dC. Il problema partico venne a presentarsi nuovamente ad Augusto che scelse per risolverlo la via diplomatica più prudentemente dei suoi predecessori. Nel 20 aC il re parto Fraate IV restituì a Tiberio le insegne di Crasso. Nel 1 dC, per evitare nuovi contrasti a proposito dell’Armenia, Fraate V dovette accondiscendere a conversazioni in territorio neutrale con Augusto che segnarono una vittoria diplomatica per Roma. Si avviava così una sempre maggiore dipendenza del regno partico dallo stato romano. Un altro momento fondamentale della politica romana fu il problema della conquista della Germania libera ( unico tratto cesariano della politica augustea); di qui la Germania fu conquistata da Druso nella campagna dal 12 al 9 aC che perse poi la vita nel 9 aC. Tiberio intanto, nello stesso periodo, sottomise i pannoni e nell’8 aC si dedicò alla guerra germanica da cui ne uscì vincitore nel 7 aC.

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Tiberio, nel 4/5 dC, tornato in primo piano nella vita politica dell’impero, tornando in Germania si trovò molto in difficolà nel conservare le conquiste fatte finora; infatti nel 9 dC Arminio (soldato romano) chiamò a ribellione i germani e ci fu, sempre in questo anno, a Teutoburgo, una grande battaglia che compromise la romanizzazione della libera Germania. Il confine romano in Europa tornò al Reno e al Danubio. Il titolo di imperator fu conferito ad Augusto dall’ordine militare, il quale suddivise minuziosamente tutti i corpi e le cariche militari distinguendo legiones e auxilia. Le opere istituzionali e le modifiche apportate da Augusto prevedevano una costituzione fondata sullo svecchiamento e il rinnovo della classe dirigente senatoriale, sull’importanza dei cavalieri all’imperatore, su una suddivisione dettagliatissima di compiti e mansioni dell’esercito e sull’appoggio di tutte queste categorie all’attivo lavoro del monarca.

L’IMPERO ROMANO VOL.2 -

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Nel regno di Tiberio domina il tono politico e culturale degli augustei. Il consolato di Seiano (31 aC) coronò il fallimento dell’augustea collaborazione senatorio – equestre e d’ora in poi l’ elezione dei consoli e dei pretori passerà al senato. Con la morte di Augusto (14 aC) comincia il principato di Tiberio che aveva esitato a lungo prima di accettare, ma poi fu convinto dal senato. Tiberio non si credeva all’altezza di ricoprire il ruolo di successore di Augusto pertanto, rifiutò i titoli di ‘’pater patriae’’ e ‘’imperator’’ ma sempre con il potere fondato sulla ‘’tribunicia potestà’’ e sull’impero consolare infinito. Volendo essere onesto con la repubblica romana, riguardo alle sue competenze di monarca, cercò di limitare i suoi poteri in base alle sue capacità, atto che il senato vide come ipocrita. Uno dei figli di Tiberio, Germanico, si occupò della questione della Germania libera però, la sua campagna, agli occhi del padre, fu vista come un atto di vendetta per la sconfitta di Teutoburgo e, dopo esserne uscito sconfitto, fu richiamato dallo stesso Tiberio nel 16 dC e inviato in Oriente con ‘’imperium proconsolare’’ Il gorverno di Tiberio fu caratterizzato da una vigile attenzione per le province. Tiberio dovette patire molte tragedie familiari e difficoltà di governo come l’enorme potenza di Seiano, console nel 31. Una grande crisi scoppiò nel 33 dC: i piccoli proprietari, impossibilitati in una qualunque concorrenza con il lavoro servile dei latifondi, ricorrendo a prestiti dai senatori (usurai), si erano indebitati; ne derivò che molti di essi svendettero i propri campi per pagare i debiti. Non sapendo cosa fare, Tiberio sovvenzionò lo stato con 100.000.000 di sesterzi, così da limitare le gravi conseguenze della crisi. Negli ultimi tempi di Tiberio si vide un tentativo più deciso di politica estera (35 dC) ma il tentativo fallì e Tiberio ne rimase amareggiato. Tutto il regno di Tiberio appare un periodo denso di contraddizioni; egli seguì tutti i piani di Augusto con piena coscienza della difficoltà che avrebbe incontrato. Nuovamente, riemerge il conflitto tra ordine equestre e senato che si conclude con la vittoria politica del senato che fece scomparire completamente i cavalieri dai comizi. È facile accorgersi dell’enorme potere acquisito dai senatori durante la crisi del 33 in cui, essi si arricchirono esponenzialmente. Nel 37 dC muore Tiberio, intanto si era diffuso l’ evangelio nell’impero: la notizia dell’avvento al trono di Caligola (figlio di Germanico).

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Caligola inaugurò una nuova politica, disprezzata da Tiberio, sul culto dell’imparatore vivente, riprendendo anche il titolo di ‘’pater patriae’’. Il culto dell’imperatore vivente non fu accolto dalle classi dirigenti italiane ostili a Caligola. Il 24 gennaio del 41 un tribuno delle coorti pretorie lo uccise e lo succedette Claudio (fratello di Germanico). Morto Claudio nel 54, fu succeduto da Nerone, continuatore di Caligola. Con la morte di Claudio, ma già ai tempi di Caligola, l’ impero si troverà davanti a una forte pressione della borghesia nuova che segnerà l’ epoca giulio – claudia; era una borghesia affaristica e prepotente la cui pressione segnava l’ intensificazione dell’economia monetaria, una borghesia insomma, ricca di iniziative economiche. Anche il senato, nel frattempo, si era rinnovato con l’ entrata di nuovi senatori gallici. Nel 64 una grossa riforma monetaria ebbe grande rilievo poiché fece guadagnare moltissimo allo stato. Nello stesso anno Nerone inizia a progettare la conquista dell’Oriente ispirandosi ad Alessandro Magno; i piani neroniani vennero a dissolversi con la rivolta ebraica. Il principato di Nerone, possiamo ben dire, segna l’immagine dell’epoca giulio – claudia: l’imperatore al trono assume ideali ellenistici ed è diventato l’ esponente per eccellenza dell’ostilità della libertas senatoria. A Nerone succedettero: Galba (definito come imperatore della libertas senatoria), Otone (che doveva sanzionare il prevalere della borghesia equestre su quella senatoriale) e Vitellio (che vinse Otone a Bedriaco per la forza delle sue truppe; espressione dll’esercito legionario). Nel 69 subentra Vespasiano, aprendo la dinastia Flavia ; l’opera vespasianea fu volta alla restituzione dell’ordine, scombussolato dai suoi tre predecessori; la pacificazione degli animi fu la sua nuova politica che da inizio ad un nuovo periodo in cui il ‘’luxus’’ della vecchia classe dirigente senatoria succede una politica di concordia degli ordini e un più attento controllo dello stato da parte della borghesia cittadina. Iniziata da Mario,l’opera di colonizzazione fu vivamente presente anche durante il regno di Vespasiano, nel Sannio in particolare. Vespasiano rivendicò i ‘’subseciva’’ dello stato vendendoli agli abitanti peregrini a scapito dei vecchi coloni. Dei suoi successori, Tito continuò la sua politica ma la sua monarchia (79/81) fu troppo breve. Dopo Tito vi fu Domiziano che seguì una politica del tutto opposta a quella vespasianea. Domiziano fondava la sua autorità sull’appoggio dei piccoli proprietari italiani proteggendoli dalla concorrenza delle province. Durante l’ impero di Tito si abbattè ( nel 79) un cataclisma sul terreno italiano, l’ eruzione del Vesuvio (ricordiamo fra le vittime Plino il Vecchio). Tito fu un imperatore buono senatorialmente; difatti riuscì a gestire sentimenti che lo legavano a Berenice, donna dell’estremo Oriente che egli amava, per non ripetere lo stesso errore di Marco Antonio. Nonostante la mediazione di Berenice fra impero ed ebraismo, il problema restava vivo. Anche Domiziano, come Tito, rinunciò all’amore per Giulia, sposando Domizia. Domiziano ebbe merito di aver organizzato la provincia di Germania in ‘’superior’’ e ‘’inferior’’ ma è ricordato anche per una grande persecuzione contro i cristiani, durante il suo impero (95 dC). Nell’anno 96 fu ucciso. Il successore di Domiziano fu Nerva, autore dell’abolizione del ‘’fiscus iudaicus’’.

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Nerva organizzò economicamente le Gallie e ne trasformò l’agricoltura e l’ industria. In Italia, nel frattempo, si era perso il controllo delle province danubiane ed una forte crisi si abbatteva sull’impero, soccorsa da una politica monetaria da parte di Domiziano. Dopo la caduta di Domiziano, Nerva cercò di diminuire la pressione fiscale. Egli morì nel 98 dopo aver adottato Traiano. Traiano tentò una soluzione militare dei problemi sociali ed economici; cercò di equilibrare l’emissione di aurei e denari implicando la necessità di assicurare un rifornimento d’oro, prendendo di mira la Dacia e stabilendo un controllo marittimo del commercio verso l’ India. Lo stato di Nerva e Traiano lascia intendere un impero ‘’umanistico’’. La conquista della Dacia si compì in due imprese: 101/102 e 105/106 con la riduzione della Dacia a provincia romana. Nonostante la conquista della Dacia assicurasse l’oro, era necessaria una soluzione dei problemi orientali, il problema partico. La sistemazione interna dello stato partico era favorevole a Traiano, nel 114 l’ Armenia fu fatta provincia romana e nel 115 fu conquistata la Mesopotamia, nel 116 scoppia la ribellione in Mesopotamia. Nell’agosto del 117 Traiano morì (chiudendo la dinastia dei Flavi) e fu succeduto da Adriano, iniziatore della dinastia degli Antonini. Durante questo periodo si sentì l’importanza del rapporto tra impero e movimento giudaico. Giudaismo e cristianesimo si erano stanziati in Egitto e in Asia minore. L’ avvento di Adriano risultò utile a placare gli animi, sebbene egli compì una repressione antiebraica molto violenta; nei riguardi del cristianesimo assunse un atteggiamento moderato; il giudaismo, infine, subì in quest’epoca un tremendo colpo e Gerusalemme fu attaccata dai romani. Successore di Adriano fu Antonino Pio che ne seguì la scia. Questi fu succeduto da Marco Aurelio che diede vita a una ‘’politica filosofica’’ guardando alle classi inferiori con comprensione umana (secondo principi di eguaglianza e libertà di parola). Il 116 fu un duro anno in quanto colpito da una grave pestilenza, provoncando la riduzione (quasi della metà) della popolazione. Nell’ottobre dello stesso anno M.Aurelio e Lucio Vero tornano vittoriosi dalla campagna partica. Una diretta conseguenza di questa campagna fu la mancanza di truppe al confine danubiano la cui causa fu che dal 168 al 170 i barbari sconfinarono arrivando fino a Verona. L’ imperatore, intervenendo rapidamente, scongiurò il pericolo e i barbari, vinti, vennero stanziati all’interno dell’impero. Nel 175 scoppiò una crisi interna e Avidio Cassio (legato di Siria) usurpò il trono ma, nel 176, fu ucciso e la rivolta domata. Durante l’ impero di M. Aurelio, alla coltivazione di terreni schiavi, si sostituisce una coltivazione per mezzo di liberi coloni. La condizione degli schiavi, fin dall’epoca giulio – claudia, era notevolmente migliorata soprattutto grazie alle idee cristiane e stoiche. Nel I sec le lezioni romane venivano sempre arruolate per lo più fra italiani ma, a causa del loro lungo servizio nelle province, questi si rendevano estranei al paese e attaccati invece alle province. I soldati, così, perdevano la compattezza e l’unità morale. I campi italiani, inoltre, venivano privati (per 25 anni, mandato legionario) delle braccia che avrebbero dovuto coltivarli. Il quadro dell’esercito, fin dalla riforma augustea, è rimasto lo stesso: da una parte i legionari, dall’altra gli alari e i coortali dell’auxilia ed infine la flotta. Il cittadino romano, di pieno diritto, si arruola nelle legioni (o nei casi migliori nelle coorti pretorie). I peregrini solo negli auxilia. Soldato peregrino con più di venticinque anni diventa normale cittadino romano. Al momento del congedo, un soldato legionario, può regolarizzare il rapporto con la moglie che deve essere cittadina romana e non peregrina.

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Per il soldato degli auxilia il caso è differente infatti, può sposarsi con moglie peregrina. Di qui una grande aspirazione del soldato romano alla vita della città infatti, la carica più ambita era quella pretoriana, proprio per questo l’ esercito romano tendeva a reclutare uomini nelle campagne poiché gia da prima, nella vita privata, lontani dagli agi della città.

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Il diciottenne figlio e successore di Marco, l’ imperatore Commodo, non amava la guerra. Infatti, fece pace con i barbari e nel 180 entrò a Roma credendosi ‘’l’eroe di Roma’’. Commodo viene ricordato come ‘’l’imperatore della plebe romana’’. Egli fissò un calmiere mediante forma censoria dei prezzi. Tuttavia, il disagio economico restò grave. Con il passare degli anni, Commodo divenne un imperatore gladiatore e sanguinario. Nel 192 la sua ancella Marcia lo uccise. Con Commodo finisce la dinastia degli Antonini e inizia quella dei Severi. Nel 193 i pretoriani acclamarono un nuovo imperatore, Pertinace. Dopo due mesi gli stessi che lo avevano fatto imperatore lo uccisero poiché non credevano nei suoi programmi a lungo termine; il governo fu dato a Didio Giuliano (un senatore). Le coorti pretorie, prese dalle manie di potenza, sembravano impazzite. Le province reagirono. I legionari di Siria acclamarono Pescennio Nigro ed gli Illirici (Pannonia superior) Settimio Severo. Quest’ultimo marciò alla conquista dell’Italia. Nello stesso anno, dopo tre mesi di governo, anche Didio Giuliano fu ucciso e Settimio Severo entrò a Roma, sciolse la vecchia guardia pretoriana e ne creò una nuova. Negli anni 197/198 Settimio Severo conquistò la capitale partica Ctesifonte ma tornò indietro. D’ora in poi mantenne buoni rapporti con i Parti. Settimio Severo fu conosciuto per le grandi concessioni fatte all’esercito. Sotto di lui, in Egitto, appare una tassa speciale, l’ ‘’annona’’. Tra cristianesimo ed impero pagano non esiste un compromesso. I due figli di Severo non si amavano. Nel 211 Settimio Severo morì a Eburacum. Caracalla nel 212 fece uccidere il fratello Geta diventando imperatore. Caracalla, come Nerone, cercò dei legami commerciali con i Parti perciò chiese in sposa la figlia di Artabano V ch...


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