Riassunto \"L\'Invenzione Della Scrittura. Dal Nilo alla Grecia\" di Louis Godart PDF

Title Riassunto \"L\'Invenzione Della Scrittura. Dal Nilo alla Grecia\" di Louis Godart
Author Alice Bignotti
Course Linguistica generale
Institution Università degli Studi dell'Insubria
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Summary

Riassunto libro "L'Invenzione Della Scrittura. Dal Nilo alla Grecia" di Louis Godart, per esame di Lingue e Culture del Mediterraneo, 1° anno di Scienze della Comunicazione....


Description

L’INVENZIONE DELLA SCRITTURA - dal Nilo alla Grecia Louis Godart

A. Il ruolo dei protagonisti (H. SCHLIEMANN, A. EVANS, M. VENTRIS) • A. Evans: scoprì il palazzo miceneo di Cnosso; viene definito il “grande protagonista dell’archeologia egea”; propone una plausibile ricostruzione delle varie fasi delle civiltà egee, facendo un quadro cronologico del mondo minoico. • M. Ventris: decifrò la lineare B, scoperta assieme al collaboratore J. Chadwick; la lineare B rappresenta in realtà un dialetto greco anteriore di molti secoli a Omero. • H. Schliemann: intuì che le vecchie leggende affondano le loro radici nella storia, e che alla base di qualunque mito narrato dagli antichi vi è una verità storica da ritrovare e spiegare.

B. La storia delle scritture egee e le loro decifrazioni NASCITA DELLA SCRITTURA: • Le nuove necessità economiche spingono i primi amministratori cretesi ad inventare uno strumento capace di trasmettere un messaggio univoco nel tempo e nello spazio. • Sulla scia del Vicino Oriente e dell’Egitto i responsabili dei magazzini dei primi palazzi cretesi inventano la scrittura. • La scrittura lineare A è la prima ad essere inventata nel periodo protopalaziale (periodo cretese e miceneo nel quale vengono costruiti i primi palazzi; 2000-1700 a.C.), in quanto presente sui più antichi documenti scritti dell’Egeo, ovvero sui sigilli rinvenuti in un’acropoli presso Creta. • La lineare B nasce sul continente greco come dimostra un’iscrizione su pietra del XVII secolo a.C. scoperta a Kafkania. I greci micenei hanno imparato a scrivere presso scribi minoici. • La lineare B è stata utilizzata su supporti diversi dall’argilla, per testi diversi da quelli esclusivamente economici. LA DECIFRAZIONE DEL GEROGLIFICO CRETESE, DELLA LINEARE A E DEL DISCO DI FESTO: Delle tre scritture individuate da A. Evans, solo la lineare B è stata decifrata. Negli ultimi decenni non è stato realizzato nessun progresso in grado di portare ad una lettura e quindi ad una decifrazione della lineare A e del geroglifico cretese. Per decifrare un testo è necessario avere un’idea sul suo contenuto e sul sistema di scrittura utilizzato e disporre di un’ipotesi; utile è anche la sperimentazione di eventuali possibili ipotesi di decifrazione. • Geroglifico cretese: i documenti in geroglifico cretese sono testi economici; il sistema di scrittura è sillabico; il capitale di segni a nostra disposizione non ci dà la possibilità di decifrare il geroglifico cretese. • Lineare A: i documenti in lineare A sono testi economici o votivi; il sistema di scrittura è sillabico; il capitale di segni a nostra disposizione non ci dà la possibilità di decifrare la lineare A. • Disco di festo: non si conosce il contenuto, sulle due facce del documento si susseguono 61 gruppi di segni (242 segni) suddivisi in 17 sequenze, in queste 17 sequenze non vi sono segni ideografici o numerici, contrariamente ai documenti di natura economica ritrovati in lineare A e B; la scrittura di tipo sillabico; una qualsiasi associazione tra i segni del disco e quelli di altre scritture del bacino orientale non pare possibile; quindi non abbiamo a disposizione nessun elemento in grado di far associare un segno del disco al segno di una scrittura decifrata.

C. L’arrivo dei greci in Grecia e la storia della lineare B Alla fine del III millennio a.C. nuove popolazioni portarono disordini nell’Egeo, Grecia continentale compresa. Nel 1994 venne scoperta una pietra incisa presso Kafkania; l’iscrizione in lineare B presente su tale oggetto rese certa l’invenzione sul continente greco di questa scrittura. Le popolazioni che si erano installate nel Peloponneso in quel periodo parlavano e scrivevano perciò in greco. Fino a poco tempo fa molti consideravano il periodo dell’elladico medio (2100 al 1600 a.C.), un periodo di estrema povertà culturale; con la scoperta di Kafkania, si è però dedotto che le comunità micenee locali avevano in realtà raggiunto un livello di sviluppo notevole, tanto che Gilles Touchais ha pensato di proporre una nuova ricostruzione della storia della Grecia continentale dell’età del bronzo. Molte scoperte dimostrano infatti che la cultura dell’elladico medio, anche chiamata micenea, risulta estremamente sviluppata. Storia della nascita della civiltà micenea: i greci giunti in Grecia alla fine del III millennio a.C. entrarono in contatto con le popolazioni di Creta, imparando dai maestri minoici l’arte della scrittura e quella dell’organizzazione dello Stato; è nata la così la lineare B la quale, derivata da una forma arcaica di lineare A. Fino al 1450 a.c. una collaborazione fra minoici e micenei li vede associati al commercio internazionale, convogliando le merci dalla costa siro-palestinese verso la valle del Nilo. All’indomani dell’esplosione del vulcano di Santorini, i greci si sono impadroniti dell’isola di Creta, ponendo un sovrano sul trono di Minosse; da quel momento la lineare B s’ impone su tutto il territorio dell’isola di Creta. Con la caduta della civiltà palaziale micenea nel cataclisma del 1200 a.c. scompare definitivamente anche la scrittura lineare B.

D. Dalla fine dei Primi palazzi minoici (2100-1700) alla scomparsa della civiltà palaziale micenea (1200 a.C.) Le due possibili cause che hanno provocato la distruzione della civiltà protopalaziale cretese sono una catastrofe naturale oppure delle lotte interne a Creta. Attorno al 1700 a.C. le residenze palaziali di Festo, Monastiraki e

Apodoulou (Creta centro-occidentale) sono cadute a causa di un terremoto ( incendio cottura di sigilli fonti pervenute fino a noi). Questa catastrofe ha probabilmente generato un periodo di turbolenze in tutta Creta; l’economia cretese ne ha risentito e le popolazioni locali ne hanno sofferto. È in questo contesto che nasce il clima di insicurezza e di lotta interna nelle città di Mallia e Pirgo (Creta orientale). Quindi la scomparsa dei centri palaziali cretesi è legata a scontri interni provocati da una crisi economica e sociale generata da un sisma. Verso il 1200 a.C. anche le residenze principesche micenee vengono distrutte più o meno contemporaneamente; possiamo attribuire tale distruzione del centro politico e amministrativo miceneo di Tebe ad una catastrofe provocata da un evento brutale e devastante e non ad un intervento militare. Questo evento potrebbe essere stato un terremoto o un incendio. La scomparsa di alcuni punti di riferimento del potere miceneo ha fatto scaturire lotte intestine, dando la possibilità ai popoli del mare di attaccare; il mondo palaziale è così tramontato.

E. Le tavolette di Tebe e la religione greca Il 2 novembre 1993, in pieno cuore del centro cittadino di Tebe in Beozia, viene scoperto un frammento di tavoletta in lineare B; gli scavi nella zona proseguono fino al 1996, permettendo di portare alla luce circa 250 tavolette in lineare B. L’archivio di Tebe diviene così il terzo per importanza fra quelli micenei. La maggior parte dei documenti ritrovati fa riferimento a offerte di cibo e animali fatte a divinità; molto importante è il culto di Madre Terra, legata alle figure di altri dei quali Demetra, Zeus e Kore (= i culti tebani ispirano le liturgie di Eleusi). I testi di Tebe sono inoltre ricchi di riferimenti alle relazioni tra la Beozia e altre regioni del mondo miceneo o Egeo, come testimonia la presenza del termine “Lacedemone” (= in riferimento a due importanti personaggi legati al mondo miceneo e alle divinità, probabilmente il re di Sparta e suo figlio). La Beozia manteneva perciò rapporti con la Laconia e con la città di Mileto.

INTRODUZIONE → L’Egeo, crocevia di tre continenti Nel corso della storia le civiltà la cui posizione geografica apriva agli incontri con altri popoli hanno conosciuto un’evoluzione più veloce (progresso e sviluppo) rispetto alle altre. Le prime città-stato nascono nella terra tra i 2 fiumi, la Mesopotamia. Il Tigri e l’Eufrate costituivano le rotte ideali per chi dall’ oriente verso occidente, così tali terre divennero la culla della prima grande civiltà. Anche la civiltà egiziana nasceva e si sviluppava lungo le rive del fiume Nilo, che dal cuore dell’Africa porta al Mediterraneo. I fiumi della Mesopotamia e dell’Egitto, favorendo gli scambi e i contatti tra gli uomini, hanno perciò consentito a queste due regioni di raggiungere uno sviluppo avanzato. Anche l’Egeo, bagnato da un mare che tocca i lidi di tre continenti, ha una posizione geografica insostituibile. All’ interno dell’arcipelago vi sono infatti isole come Creta, con pianure fertili, montagne, un territorio esteso ricco d’ acqua, la quale fa da croce via tra Asia, Africa ed Europa. Le popolazioni, che si sono insediate nel corso dei millenni sulle rive dell’Egeo e nelle isole dell’arcipelago, provengono da orizzonti diversi e parlano lingue diverse; una cosa però li accomuna, l’appartenenza a uno stesso ambiente geografico e lo stesso modo di vivere, fortemente legato all’ambiente. • il primo legame è con la terra: il cretese è innanzi tutto un contadino. • il secondo legame è il mare: il mare infatti permette l’esportazione dei prodotti della madrepatria. Una caratteristica differenzia questi marinai, ovvero il fatto che se partivano, per un’avventura o una spedizione, ritornavano, per questo nella storia degli egei gli aspetti nomadi sono assenti. Gli egei hanno imparato molto dal contatto con gli altri popoli del Mediterraneo, adottandone usi e costumi secondo la propria cultura e mentalità e seguendo il proprio stile. Oltre al mare, anche la terra dell’Egeo, fertile ma povera in materie prime, spingeva i suoi abitanti verso lidi più lontani (= scambio di prodotti agricoli con metalli e pietre preziose). Non stupisce quindi l’allacciamento stretto con i popoli del Mediterraneo, legame che si riflette anche sulla storia della scrittura. La scrittura nasce nell’ Asia anteriore e nella valle del Nilo nel corso del IV millennio a.C., i processi che hanno poi portato alla comparsa della scrittura in Mesopotamia, così come in Egitto e nell’Egeo, risultano straordinariamente simili, nonostante le differenze cronologiche.

capitolo 1 - la scoperta del mondo egeo La storia della scoperta del mondo egeo è segnata da tre colpi di scena: Schliemann scopre Troia, Evans scopre Cnosso e Ventris decifra la lineare B.

1. Heinrich Schliemann Lo scopritore di Troia: le civiltà dell’antico Egeo erano scomparse senza lasciare traccia e gli unici indizi erano legati ai racconti degli autori antichi, in particolare a quello omerico (Iliade e Odissea). Nato nel 1822 in Germania, Schliemann si appassionò fin da piccolo alle leggende legate alla città di Troia; nel corso degli anni egli divenne un grande commerciante all’ingrosso e raddoppiò il proprio capitale grazie ad una serie di eventi. Imparati greco moderno e greco antico, Schliemann si mise a studiare il contenuto dei testi omerici, in quanto egli credeva che i cenni topografici contenuti nell’Iliade e nell’Odissea fossero veri. Il tedesco condusse una serie di scavi a Ida, Micene e Tirinto, ma Troia era al centro del suo interesse. L’ epilogo è noto: sulla collina di Hissarlik egli scoprì i resti della città di Troia, le porte Scee e il tesoro di Priamo. Fu così che nacque un nuovo capitolo della storia: l’archeologia omerica. A Micene, Schliemann scoprì le tombe e i resti di re e regine assieme ad un’incredibile quantità d’oro; infine egli riesuma i resti della fortezza di Tirinto.

2. Evans Il rivelatore di Cnosso: archeologo inglese nato nel 1851, nominato nel 1884 direttore del Museo di Oxford; interessato a scoprire per quale motivo una civiltà avanzata come quella di Micene non avesse lasciato alcun tipo di documento scritto. Nel 1889 compra un sigillo con quelli che sembrano dei simboli di una scrittura pittografica, ad Atene ritrova sigilli simili e deduce che tutte queste pietre incise derivano da Creta. Esplora Creta e lo scenario che gli appare è quello della Creta celebrata da Omero, nel 1895 pubblica un articolo I pittogrammi cretesi e la scrittura prefenicia e fa l’ipotesi dell’esistenza di una scrittura a Creta nel II millennio a.C. Evans si rese conto di aver scoperto un sistema grafico geroglifico diverso da quello ittita e da quello egiziano. Nel 1896 viene rinvenuta la tavola per libagioni in steatite nera in una grotta, la scrittura viene battezzata lineare A. In seguito a violente rivolte da parte del popolo cretese, il quale vuole ottenere l’indipendenza dai turchi, Evans intraprende, ad inizio ‘900, degli scavi per trovare il palazzo di Minosse, aprendo le prime trincee sul più promettente dei siti cretesi, quello di Cnosso, situato sulla collina di Kephala, qualche chilometro a sud-est di Candia. Dopo una sola settimana di scavi, Evans scopre la prima tavoletta e nel corso di 7 intense campagne, scavò il palazzo di Minosse, trovando la tana del Minotauro (= il labirinto della leggenda). I documenti scritti emersi dalle rovine del palazzo erano centinaia e vedevano la sovrapposizione di tre scritture durante il II millennio a.C.: • i segni della prima scrittura di tipo pittografico ricordavano i geroglifici egiziani, quindi Evans la battezzò scrittura geroglifica. • la seconda scrittura fu chiamata lineare A perché gli scribi che l’avevano utilizzata ne avevano ordinato il testo seguendo una linea da sinistra verso destra. • lineare B fu il nome dato alla terza scrittura. Il mondo nuovo che sorgeva dalle trincee di Kephala costringeva gli studiosi a rivedere l’intera preistoria della Grecia; la civiltà cretese risultava infatti molto più antica di quella micenea scoperta da Schliemann. Viene suddivisa in tre periodi la storia cretese: antico minoico, medio minoico e tardo minoico. Quest’ultimo segnato dalla conquista cretese del continente greco. Esistevano contatti tra Creta e il continente nel bronzo tardo, ma questi contatti sembrano essere stati gestiti dalla Grecia continentale e ciò contraddice le teorie di Evans.

3. Ventris il decifratore della lineare B: l’esito della decifrazione di una scrittura scomparsa dipende in larga parte dal materiale di cui si dispone e dalle possibilità di interpretazione che questo fornisce. Evans fu il primo a capire fin dall’ inizio che le scritture cretesi erano composte da 3 elementi principali: sillabogrammi, ideogrammi che rappresentavano l’oggetto delle transazioni registrate nei testi, e cifre di solito associate a questi ideogrammi (= sistema decimale). Evans aveva inoltre notato che 7 segni della lineare B e del cipriota classico erano praticamente identici (scrittura decifrata da George Smith), mentre altri 10 segni presentavano una certa somiglianza tra loro. Evans aveva anche avanzato l’ipotesi che la scrittura lineare B, allo stesso modo della scrittura cuneiforme e della scrittura egiziana, fosse caratterizzata dalla presenza di determinativi, segni che non rappresentano un suono ma servono a classificare la parola alla quale sono associati in una determinata categoria ( il nome di ogni città avrebbe dovuto iniziare con il determinativo della città, il nome di ogni singolo individuo avrebbe dovuto iniziare col determinativo maschio o femmina). Molti tentarono di condurre studi in merito alla decifrazione della lineare B, fornendo in seguito a Ventris interessanti elementi che gli permisero di portare a termine tale impresa. La prima cosa che bisogna fare quando si intraprende la decifrazione di

una lingua (lingua conosciuta e scrittura sconosciuta; lingua sconosciuta e scrittura conosciuta; lingua e scrittura sconosciute), è determinare con assoluta certezza il tipo di sistema grafico usato nelle tavolette. Al mondo sono presenti tre sistemi grafici di scrittura: • Sistema ideografico, cioè disegnare una figura per rappresentare una parola, la presenza di moltissime forme grafiche. La scrittura ideografica famosa è il cinese • Sistema sillabico, ogni segno corrisponde a una vocale o a una consonante con una vocale, c’è un gran numero di segni ma comunque limitato. Una scrittura sillabica è il giapponese. • Sistema alfabetico, con un numero ristretto di segni. Lineare B ha circa 80 segni, quindi per forza è una scrittura sillabica. La scrittura della lineare B comportava circa 80 segni, quindi, possiamo collocarla all’ interno della seconda categoria, quella delle scritture sillabiche. Ventris inizia il suo studio con statistiche di quanto e dove un segno si ritrova in una parola, scopre che segni che per Evans erano determinativi in realtà non lo sono. Vengono ritrovati nella lineare B vari tipi di flessioni come in latino, intuendo nuove relazioni tra i segni. Ventris propone un prospetto abbastanza ricco che consente di avvicinare tra loro alcuni segni della lineare B e capisce che ci sono alternanze a volte dovute a un cambiamento di genere piuttosto che di caso. Da nomi femminili derivano quelli maschili, ma hanno vocale differente, a partire da questo ragionamento fa una griglia che rappresenta un’intelaiatura dei valori fonetici da attribuire ai sillabogrammi della lineare B. In conclusione le tavolette in lineare B di Cnosso e Pilo sono definitivamente in lingua greca.

capitolo 2 - i grandi vicini e le loro scritture L’Egeo è orientato verso due grandi poli del mediterraneo orientale: Egitto e vicino oriente.

1. L’Egitto e Jean-François Champollion Attorno alla fine del XVIII secolo, si risvegliò in Francia l’interesse per i territori egiziani da tempo dimenticati; viene organizzata una spedizione guidata da Bonaparte (aveva portato a termine con successo la campagna d’Italia ed era divenuto membro dell’accademia), affiancato da truppe militari e da una serie di scienziati e studiosi, pronti a determinare il tipo di interventi necessari per il restauro e la riscoperta dell’Egitto e delle sue potenzialità. Nonostante gli esiti disastrosi di tale impresa, il ritrovamento della stele di Rosetta nel 1799 sarà fondamentale per le opere di decifrazione future dei geroglifici, in particolare quelle compiute da Jean-Francois Champollion. Nato nel 1790 in Francia, egli si dedicò allo studio di diverse lingue, concentrandosi in modo particolare sul copto, ritenuto da Kircher l’antica lingua parlata dai faraoni. Anche gli studi di Barthélemy (nomi di re o divinità nei cartigli e rapporto fra scrittura ieratica, demotica e geroglifica) influenzano Champollion, interessato a decifrare la stele di Rosetta. Alcuni progressi vengono effettuati da Thomas Young, ma sarà Champollion, padre dell’egittologia, a decifrare definitivamente i geroglifici, sostenendo che la scrittura egizia fosse una combinazione non alfabetica di tre tipi di segni: i segni verbali/ ideogrammi o logogrammi, i segni fonetici, i segni determinativi. I segni verbali: sono quelli che servono a tradurre l’idea di un essere vivente o di un oggetto inanimato. Dal punto di vista teorico, una scrittura composta unicamente da logogrammi dovrebbe essere capita da chiunque, quale che sia la sua madrelingua, poiché una tale scrittura esprime idee e non suoni. Alcuni termini risultano però eccessivamente complicati per essere espressi attraverso dei semplici simboli; si decide così di utilizzare il suono degli stessi segni per indicare un determinato oggetto/azione. La scrittura egiziana non teneva inoltre conto delle vocali e non le esprimeva. Essa non ha quindi rinunciato a utilizzare l’immagine grafica della realtà che voleva esprimere, combinandola a logogrammi e segni fonetici. Tale grafia, complicata e stracarica di segni, non era tuttavia sufficiente a rendere univoca la scrittura egiziana sprovvista di vocali. Furono così creati dei segni da non pronunciare posti alla fine della parola per consentire di distinguere le parole omofone o omografe. La triade di logogrammi, segni fonetici e determinativi diede agli egiziani la possibilità di esprimere senza alcun equivoco la lingua parlata.

2. L’Oriente cuneiforme Mentre la scrittura geroglifica egiziana non mancava di stupire i dotti d’ occidente, la scrittura cuneiforme giaceva dimenticata sotto le colline (i famosi ‘tell’) d’ oriente. L’unico autore classico a citare tale scrittura fu Erodoto, il quale parla in modo vago degli ‘ASSIRIA GRAMMATA’. Soltanto dal XVII sec. pervengono le prime informazioni sulla scrittura cuneiforme, così definita verso la fine del ‘700 da Engelbert Kampfer. Nel corso del Settec...


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