Orazio, riassunto dal manuale di Fedeli PDF

Title Orazio, riassunto dal manuale di Fedeli
Author Stella Beatrice lotesoriere
Course Letteratura latina
Institution Università del Salento
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Summary

Riassunto di Orazio tratto dal manuale di Fedeli...


Description

ORAZIO Biografia 





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65 a.C. – Venosa (tra Apulia e Lucania, un paesaggio che descrive volentieri); figlio di un liberto, esattore delle aste pubbliche che volle per il figlio un’ educazione degna di un aristocratico. Orazio tesse l’ elogio del padre nella VI satira del I libro: egli osò mandare il figlio a studiare a Roma. Se qualcuno avesse visto il suo vestito ed il suo seguito, avrebbe creduto che i denari posseduti provenissero dagli avi. Padre= merito della sua integrità morale. Studia a Roma e compie, come tutti i giovani di nobile famiglia, un viaggio ad Atene. Perfeziona la sua formazione filosofica e approfondisce la conoscenza dei lirici greci arcaici. Ad Atene, dopo l’ uccisione di Cesare, si trasferì Bruto , con cui Orazio prese particolare dimestichezza. L’ Ode 2,7 rievoca la battaglia di Filippi del 42 a.C. ( che oppose le forze cesariane del secondo triumvirato- Antonio, Ottaviano e Lepido- alle forze repubblicane di Bruto e Longino) e l’ abbandono dello scudo (motivo già presente in Archiloco ed Alceo) con il successivo salvataggio da parte di Mercurio. Rientrato a Roma, non riuscì ad evitare la confisca dei beni paterni ma l’ intima dimestichezza con Virgilio e Vario, gli consentì l’ ingresso nel circolo di Mecenate. Entrare in tale circolo era tutt’ altro che facile e Orazio, sin da subito, non nascose a Mecenate le sue umili origini. Solo dopo nove mesi venne ammesso nel circolo ( O. venne poi sepolto accanto a Mecenate per la consuetudine secondo cui un cliens seguiva nel sepolcro il suo patronus). Proprio Mecenate gli fece dono di un podere in Sabina, grazie al quale O. potè vivere gli ultimi anni della sua vita in serenità . Anche con Augusto strinse amicizia e questo gli consentì di raggiungere una certa tranquillità economica. Muore nell’ 8 a. C.

Orazio è uno dei poeti più autobiografici . Ci descrive il suo aspetto fisico nell’ ultima epistola del I libro: carnagione scura, chioma bianca, bassa statura, costituzione grassoccia. Il suo ritratto è orientato in senso negativo ed è la confessione di un atteggiamento tra il malinconico ed il depresso, atteggiamento che lo accompagnò tutta la vita . Lo spazio dedicato alle confessioni, però, non è quello della lirica ma quello della poesia satirica ed epistolare.

Opere       

35-34 a.C. – Satire I; 30 a. C. – Satire II ed Epòdi; 23 a.C. – Odi I,II,III ( accoglienza non calorosa); 20 a.C. – Epistolae I; 17 a.C. – Carmen seculare 13 a.C. – Odi IV e Epistolae II 10 a.C. – Ars poetica ( lettera ai Pisoni)

Epòdi

(pubblicati nel 30 ma pensati già a partire dal 41)

“Epodo”= “canto che viene dopo”= sistema metrico in cui un verso più lungo è seguito da uno più breve, ma O. parla solo di Giambi e non di Epodi. Epodo I: dedica a Mecenate che si accinge ad accompagnare Ottaviano nello scontro contro Antonio che si concluderà con la battaglia di Azio nel 31. Orazio dipinge se stesso come l’ amico inseparabile, disposto a seguire Mecenate ovunque; risuonano gli accenti del carme di augurio per chi deve partire per un viaggio. Epodo II: elogio alla tranquillitas di chi passa una esistenza appartata in campagna, senza interessarsi della vita pubblica e della carriera politica (a scapito dei vecchi valori della repubblica). Ma l’ epodo ha un finale a sorpresa : il discorso è pronunciato dall’ usuraio alfio e quindi è da leggere in chiave ironica! Epodo III: scherzo giocoso nei confronti di Mecenate che lo ha invitato a pranzo ma gli ha offerto un pasto a base di aglio pestilenziale. O. procede con un parodico sfoggio di esempi mitici ed augura a Mecenate di voler baciare una fanciulla ed essere respinto per la puzza. Epòdi d’ invettiva: Epodo IV: accusa uno schiavo per aver raggiunto senza meriti il grado di “tribunus militum”. Epodo VI: si scaglia contro un avversario ignoto, invitandolo a non prendersela contro di deboli ma a sbrigarsela con O. stesso. Quest’ ultimo farà fare allo sconosciuto una fine simile a quella che Archiloco ha fatto fare a Licambe. Epodo X: carme d’ augurio alla rovescia -a Mevio ( sconosciuto personaggio) si augura un naufragio. Epodi VIII e XII: di invettiva contro una laida vecchiaccia che vorrebbe sedurre il poeta.

Epodi di streghe e magia- di stampo alessandrino: Epodo V: un puer si rivolge disperatamente alla maga Canidia che lo vuole sacrificare, chiedendole di risparmiarlo. La maga utilizza i suoi organi per fare un filtro d’ amore Epodo XVII: è Orazio stesso ad implorare il perdono della maga che minaccia di sacrificarlo perché egli l’ ha derisa svelando i suoi amori. Epodi di impegno civile Sono un superamento della poesia neoterica per la comparsa di una poesia di impegno civile ( vedi le Bucoliche) legata alla situazione politica contemporanea. Il poeta si rivolge come un vates al popolo, in un clima di incertezza precedente lo scontro tra Ottaviano ed Antonio e di stanchezza nei confronti delle frequenti contese civili Epodo VII: si apre con un’ apostrofe ai romani che hanno ripreso a lottare con grande spargimento di sangue, nonostante gli accordi di Brindisi del 40 ( fra Ottaviano ed Antonio) e la pace di Miseno con Sesto Pompeo. Epodo XVI: immagina di rivolgersi ai Romani dicendo che a causa delle frequenti guerre civili, i barbari si impossesseranno di Roma. I Romani quindi fuggiranno senza possibilità di ritorno verso le isole beate, nell’ Oceano, dove vi è ancora l’ età dell’ oro. Epodi con motivi simposiaci: Epodo IX ed Epodo XIII: i banchetti sono capaci di attenuare gli affanni e le preoccupazioni ( Orazio invita gli amici ad un banchetto mentre si sta scatenando una tempesta). Epodi erotici: Epodi XI, XIV, XV: passione ardente che impedisce al poeta di scrivere, lamento dell’ innamorato di fronte alla porta dell’ amata, foedus amoris, abbandono dell’ amante etc

Negli Epodi, Orazio mostra un debito nei confronti dello stile alessandrino ( non solo nei contenuti ma anche nello stile e nella metrica); aderisce agli animi archilochei. La poesia degli Epodi supera l’ esperienza neoterica senza rinnegarla. Affiorano tematiche nuove ed una nuova immagine di letterato = vates della comunità . Le tematiche sono di carattere politico/civile, il poeta non si esprime solo con toni personali.

Satirae La satira è un genere letterario tutto romano che non ha antecedenti nella letteratura greca. Quintiliano, dell’ “Institutio oratoria”, scrive : “ La satira è interamente nostra” e cita Lucilio come il primo autore di satire ad avere una fama notevole. Orazio, individua Lucilio come inventor del genere satirico e lo prende come modello. Tre satire di Orazio hanno contenuto programmatico:  Satira IV del I libro: proclama la libertà di parola degli esponenti della commedia attica che potevano denunciare liberamente chi meritasse il biasimo. Di lì deriva tutto Lucilio, che però cambia metri e stile. Lucilio però scrive troppo in troppo poco tempo. La satira contiene anche un richiamo alla figura paterna che viene elogiata per il merito di aver insegnato al figlio di fuggire i vizi che caratterizzavano i suoi compaesano di Venosa.  Satira X del I libro: giudizio sula poesia di Lucilio; critica una satira mirata solo a far ridere ed elogia la brevitas e la variatio dei toni nella satira. La realistica descrizione di Lucilio che, trasportato nei tempi di Orazio, tenta di emendare i suoi versi, apre la via all’ elogio conclusivo del labor limae . Per definizione dello stesso Orazio, le satire sono “sermones”, il cui esametro è più vicino allo stile della prosa che a quello della poesia. Viene ricalcato nelle satire un sermo che scorrerà facile, che avrà la capacità di passare dai toni giocosi a quelli austeri, dagli accenti solenni a quelli familiari. Di Lucilio, modello del genere, Orazio ne rifiuta lo stile duro ed imperfetto. Lucilio ha scritto troppo e non si è preoccupato del lavoro di rifinitura dei versi. Nella Satira X del I libro, lo stile di Lucilio è raffigurato come un fiume che tutto travolge e scorre fangoso, trascinando con sé più roba da togliere che da lasciare. 

Satira I del II libro: il primo libro di Satirae suscitò critiche. Orazio si rivolge ad un giurista per avere un parere e quest’ ultimo gli consiglierà di non scrivere più o di parlare delle imprese di Ottaviano. Orazio confessa però che la sua passione è quella di scrivere satire ma non la perseguirà per aggredire ma per

difendersi. Il giurista prevederà che i potenti lo abbandoneranno ma Orazio obietta che anche Lucilio attaccò personaggi influenti del suo tempo ma ebbe l’ amicizia di Scipione Emiliano. Orazio e Lucilio Lucilio, inventor della satira, viene criticato per lo stile poco curato , privo del lavoro del labor limae (rifinitura dei versi). Lucilio è un prolifico improvvisatore. Di Lucilio però non viene criticato l’ atteggiamento, ovvero la critica sociale da lui introdotta nella satira ed il diritto ad attacchi personali ( Lucilio è facetus, comis, urbanus). Vi è però una netta differenziazione nella vena aggressiva fra Orazio ed il suo conclamato modello. Lucilio, uomo del circolo degli Scipioni, ne aveva attaccato con virulenza gli avversari. Orazio, figlio di un liberto e da poco ammesso al circolo di Mecenate, non colpirà mai i potenti ma si limiterà a denunciare personaggi di secondo piano e di infimo rango : parassiti, cortigiane, imbroglioni, etc… Nel secondo libro gli attacchi saranno ancora più contenuti, Orazio si limiterà solo a difendersi dagli aggressori. Il richiamo al modella di Lucilio è evidente anche nella satira V del I libro: Orazio descrive il suo viaggio a Brindisi così come Lucilio aveva descritto nel III libro il viaggio in Sicilia. Realtà contemporanea Si respira nelle satire il tentativo di dare delle risposte alle questioni più dibattute dell’ età di Orazio:  Moralizzazione dei costumi;  Difesa della piccola proprietà nei confronti del latifondo;  Problemi dei debiti e dell’ usura;  Questione degli homines novi Orazio esalta gli Homines novi, non debitori della propria fortuna alla nobiltà di lignaggio ma artefici in prima persone della loro autorealizzazione. Non sono condizionati, come gli aristocratici, dall’ ideologia della repubblica. Satira VI del I libro: è la più autobiografica. Mecenate non arriccia il naso nei confronti dei figli dei liberti, come Orazio. Orazio sa bene di essere un homo novo , figlio di un liberto che tutti guardano con sospetto. Il merito della posizione di Orazio, al seguito di Mecenate, va al padre che gli ha permesso di studiare a Roma. Autobiografia La critica dei costumi si accompagna ad un atteggiamento autobiografico.

Il riferimento al padre che gli ha permesso di raggiungere un atteggiamento saggio nei confronti della vita è costante ( vedi satire I e VI del primo libro). Orazio analizza il modo di comportarsi degli altri e da tale analisi ricava il giusto comportamento. Si pone nei panni di maestro morale che guida i suoi lettori verso un giusto comportamento, offrendo come modello la sua stessa vita. Ma nei confronti dei difetti umani c’è sempre comprensione: Orazio sa bene che tutti gli uomini possono essere preda di errori, egli stesso compreso. Satira VII del II libro: il suo schiavo Davo lo critica di incoerenza; Orazio elogia il tempo antico ma non accetterebbe mai di vivervi; in campagna vuole la città e viceversa; Orazio va pazzo per le signore e non per le donne di malaffare e viene quindi considerato adultero ( per Davo l’ adulterio consiste anche solo nell’ intenzione di peccare). Orazio non è un saggio perché è schiavo della passione, non riesce a restare solo con se stesso, vince l’ inquietudine col vino o col sonno. Il vero saggio invece è libero padrone di sé e non si intimorisce di fronte alla povertà, alla morte, alla cattiva fortuna. Metriotes ed autarkeia Le satire risentono, oltre che della lezione paterna, anche degli insegnamenti delle filosofie ellenistiche ( in particolare di quella epicurea, dato che Orazio definisce se stesso come un Epicuri de grege porcus- porco del gregge di Epicuro, dato il carattere edonistico della filosofia epicurea) Metriotes= ricerca del giusto mezzo , a metà strada tra la morale più salda e l’ edonismo. Autarkeia= autosufficienza del saggio, capacità di badare a se stesso, anche allontanandosi dal mondo in caso di necessità. A tal proposito si veda la satira VII del II libro ( schiavo Davo) e la Satira VI del II libro: fa riferimento al momento in cui Orazio si trasferisce nella villa in Sabinia, ragalatagli da Mecenate. In campagna Orazio più dimenticare la sua vita caotica dell’ Urbe, i fastidi della città, le insinuazioni dei malevoli. In campagna di cene che vedono raccolti intorno al focolare padrone e amici e servi che chiacchierano e si raccontano favolette con una loro morale, come la favola del topo di campagna e del topo di città: tratta da Esopo, è la storia di due topi, uno che vive in campagna e un che vive in città. Il topo di campagna invita a cena quello di città che disprezza le vivande e lo esorta a lasciare la campagna ed a trasferirsi in città, dove avrebbe vissuto nel lusso e nei piaceri della vita. I due quindi si incamminano per la città e , una volta giunti, si siedono ad una tavola imbandita ma ben presto vengono minacciati dai cani. Il topo di campagna ritorna alla sua dimora, preferendo una vita e povera ad una vita piena di pericoli.

Odi  23 a.C. – Odi I, II, III  17 a. C.- Carmen seculare  13 a.C.- Odi IV. Metri Metri della lirica monodica della Grecia arcaica ( la poesia lirica nella Grecia arcaica poteva essere monodica= per una sola voce o corale= per coro). Preferenza per strofe alcaica, strofe saffica e strofe asclepiadea, ovvero per i sistemi strofici della lirica eolica. Orazio si vanta di essere il primo ad aver trasferito nei ritmi italici il canto eolio ma ometterò l’ esperienza di Catullo che in due casi si era servito della strofe saffica ( c.11 e c. 51): egli vuole sottolineare di aver inaugurato un genere poetico, mentre quelli di Catullo erano stati sporadici esperimenti.

Modelli Saffo, Alceo ( lirica greca arcaica)- nella dedica a Mecenate (1,1) definisce la sua professione di poeta grazie ad un chiaro omaggio ai poeti di Lesbo, indicati come suoi modelli. Rapporto con Alceo Orazio si ricollega allusivamente ad Alceo con la ripresa dello spunto iniziale di un carme , un “motto” ( per esempio, in 1,37, “nunc est bibendum” con cui si apre il canto dopo la morte di Cleopatra, riprende un analogo verso iniziale di Alceo in occasione della morte del tiranno Mirsilo). Tuttavia, dopo la ripresa del motto iniziale, il poeta latino si discosta dal modello di partenza e procede per la sua strada. I due però operarono in diverse condizioni storico sociali ed ebbero destinatari diversi:  Alceo canta le vicende che lo videro impegnato in prima persona nella lotta politica della sua città e la sua poesia è legata a momenti reali della vita sociale.  Orazio canta invece quando è ormai al sicuro dalle guerre civili, godendo della protezione dei potenti. Rapporto con Pindaro Pindaro= massimo esponente della lirica corale. Più volte viene esaltato da Orazio che ne elogia lo stile sublime, adatto alle odi di più solenne argomento, uno stile molto difficile da raggiungere .

Orazio dice che chi si sforza di imitare Pindaro si sforza vanamente ed è destinato a precipitare rovinosamente come Icaro. Le odi del IV libro e quelle civili del III rinviano al tono solenne ed al ricorso alla gnome tipici di Pindaro ma all’ interno degli schemi metrici della poesia eolica. Rapporto con i poeti ellenistici Il rapporto con i poeti ellenistici ( alessandrini) è evidente nella ripresa di temi e situazioni della poesia epigrammatica ma l’ alessandrinismo di Orazio è temperato dal classicismo augusteo – ricerca di tematiche di ampio respiro. Le odi si collocano in una spazio intermedio tra mondo reale e fantasia perché, l’ atteggiamento di recupero di un passato lontano ( il mondo dei poeti greci arcaici, popolato di Fauni, Ninfe ed altre divinità) è affiancato da contenuti legati all’ esperienza personale ed ai momenti più significativi della storia di Roma. Le odi hanno un carattere dialogico ( si rivolgono ad un interlocutore, anche fittizio) ed in questo aspetto Orazio rimane legato alla lirica greca arcaica che era rivolta ad un uditorio.

La donna e l’ amore Le numerose donne cantate da Orazio non hanno una fisionomia definita, non emerge un volto e neppure un personaggio legato un una storia; è impossibile trovare in Orazio una Lesbia o una Cinzia. Compaiono delle donne esclusivamente alcuni caratteri: la donna timida, quella superba, quella traditrice etc. Ci si chiede se esse, che compaiono sempre con pseudonimi diversi. fossero reali o frutto della fantasia, ovvero se Orazio fosse un uomo dalle molte donne e dai molti amori oppure un uomo alieno da cedimenti affettivi Rapporti con la tradizione elegiaca Le situazioni dell’ amore sono quelle di matrice catulliana, legate alla tradizione elegiaca ( amore come fiamma, amore come dolore, amore insoddisfatto, amore deluso, amore non ricambiato, vendetta d’ amore, etc). La vicenda d’ amore è un viaggio per mare e la sua fine coincide con un naufragio. Ode 1, 5: ode a Pirra. Il giovane crede di amarla felicemente ed è ignaro della tempesta che su di lui si addensa. Orazio, invece, è già scampato al naufragio, avendo appeso alle pareti di un tempio le sue vesti umide ed una tavola che rappresenta il naufragio. Orazio si discosta dalla tradizione elegiaca per una minore esasperazione dei toni, per la presenza di una nota malinconica: quando canta un amore attuale, si capisce che esso è destinato a sfiorire presto, divenendo passato e poi ricordo. Età dell’ amore Per Orazio l’ amore è dei giovani. Egli critica chi in amore vuole violare il codice dell’ età; nel carme 3.15, ricorda a Clori , che ormai vecchia vuole folleggiare come una giovane, che dovrebbe filare la lana piuttosto che inghirlandarsi per il banchetto e ubriacarsi.

Orazio non risparmia neppure se stesso; la vecchiaia coincide con la fine dell’ amore e con la solitudine ( ode 2,11= l’ arida canities mette in fuga gli amori) All’ inizio del IV libro, confiderà a se stesso quanto sia assurdo che Venere riprenda a fargli guerra, facendolo soffrire per un giovanotto che non lo considera neppure.

Il senso del tempo e l’ angulus Il tempo della vita dell’uomo è un viaggio, da un punto di partenza diverso per tutti ad un punto di arrivo uguale, la morte. Esso, quindi è un percorso lineare, rettilineo, che non ammette ritorni e si configura come fugace: il futuro diviene ben presto presente e poi ricordo. Il tempo della natura, invece, non è rettilineo ma circolare: ogni cosa muore per poi rinascere ( es. le stagioni- ode 1,4, l’ inverno viene seguito dalla primavera che è una rinascita e che conduce a sentimenti lieti). Il trascorrere del tempo non è un susseguirsi di attimi ma è una vera e propria lotta tra gli elementi della natura: ogni giorno non è semplicemente seguito da un altro ma “cacciato” dal successivo; la luna, già quando è nuova, si affretta verso il tramonto che è la sua morte ma che diviene inevitabilmente una rinascita , all’ interno di una situazione di eterno fluire. Questa lotta cruenta tra gli elementi della nauta, ci deve ammonire sull’ inutilità per l’ uomo di nutrire speranze di immortalità: l’ uomo non può nutrire speranze sul futuro, la cui brevità e incertezza si oppongono alla certezza del passato. Ode a Taliarco (1,9): O. si rivolge a Taliarco che lo invita a godere dei beni e delle gioie della vita ; è inutile preoccuparsi del futuro, tanto il domani sarà quello che gli dei hanno già stabilito. L’immagine dell’ inverso simboleggia la vecchiaia ed il paesaggio invernale è riflesso dello stato d’ animo del poeta, pronto per la vita appartata e la meditazione. Carpere diem invito espresso nell’ ode 1,11 e rivolto a Leuconoe, una delle tante donne presenti nella poesia di O. Orazio invita la donna a non rivolgersi agli oroscopi babilonesi per conoscere il suo futuro e quello del poeta; il futuro è fissato dagli dei e non bisogna preoccuparsi dell’ avvenire ma cogliere l’ attimo, afferrare il giorno che passa. Al tempo breve e limitato, corrisponde l’...


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