Riassunto Manuale di pedagogia interculturale, Portera PDF

Title Riassunto Manuale di pedagogia interculturale, Portera
Author Fede Montaldo
Course Educazione interculturale
Institution Università degli Studi di Genova
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Manuale di pedagogia interculturaleAgostino PorteraParte prima: Globalizzazioni e pedagogia interculturale Novità e crisi del terzo millennio: serve ancora la pedagogia? Nuove sfide 1 Globalizzazioni e interdipendenza: Oggi globalizzazione, realtà determinata da aspetti e fenomeni globali. Acceleraz...


Description

Manuale di pedagogia interculturale Agostino Portera Parte prima: Globalizzazioni e pedagogia interculturale 1. Novità e crisi del terzo millennio: serve ancora la pedagogia? 1. Nuove sfide 1.1 Globalizzazioni e interdipendenza: Oggi globalizzazione, realtà determinata da aspetti e fenomeni globali. Accelerazione del movimento di persone, merci e idee fra Stati nazionali. I processi di globalizzazione presentano opportunità come sviluppo dei sistemi democratici, miglioramento dell’assistenza sanitaria e del benessere economico. Arricchimento culturale, ma anche aspetti problematici e rischi: sostituzione di manodopera da parte di robot, precarietà lavorativa e diminuzione autostima, insicurezza professionale, affermazione di nuovi fondamentalismi del mercato, logiche consumistiche e materialistiche, ostacoli comunicativi. Esseri umani sempre più ripiegati su se stessi. Con internazionalizzazione dei mercati, migrazioni destinate ad aumentare. Sono richieste competenze aggiuntive, capacità di saper operare in contesti linguisticamente e culturalmente complessi. 1.2 Neoliberismo, neopositivismo e postdemocrazia: Onu e Unesco create con la consapevolezza che alterità intraprende le vie dell’incontro, del dialogo e della convivenza pacifica. Nell’età del consumo si passa dalla fase del bisogno alla fase della pretesa, oggi Paesi industrializzati vivono fase del neoliberismo: capitalismo senza regole e limiti, scoraggiate riflessioni critiche e impegno pubblico, si esasperano le divisioni fra Paesi ricchi e poveri, competizione, efficienza, individualismo e standardizzazione. Le scuole devono sottostare a logiche di mercato e del conformismo. 1.3 Società multiculturali: cambiamenti e crisi: Crescita dei fenomeni migratori e avvento di società multiculturali. Fenomeno migratorio non si può contenere finché si perpetuano i gravi squilibri fra ricchi e poveri e persistono conflitti. Oggi si assiste a forte rifiuto da parte di Paesi democratici. Bertman ha coniato i concetti hurried culture e nowist culture per significare come la vita nelle società occidentali sia condizionata da fretta, assenza di tempo ed esaltazione unilaterale del presente. Globalizzazioni producono crisi sul piano economico-finanziario, aumento iniquità e povertà nel mondo; crisi sul piano politico, che si palesa nel voler gestire fenomeni globali e interdipendente con l’ausilio di politiche a carattere locale o nazionale; crisi culturale, per cultura si intende ciò che permette a un dato gruppo di riconoscersi, tracciando limiti tra sé e gli altri, all’interno di un gruppo culturale si costruiscono scale di valori, leggi, regole e obiettivi; crisi anche sul piano dell’ identità personale, si assiste a destabilizzazione, identità è il risultato di scelte personali, problema consiste nel saper scegliere bene tra le opportunità possibili, in seguito a tali scelte possono svilupparsi biografie del successo o del rischio; crisi anche sul profilo dell’educazione, crisi pedagogica, i fine da raggiungere in passato erano chiaramente stabiliti, oggi no e per molti educatori indebolimento idee e convinzioni etiche, politiche e religiose; crisi nel concetto di famiglia, nascita e diffusione di nuove famiglie, calo e ritardo matrimoni, aumento separazioni, educazione della prole condizionata negativamente da questo, genitori alle prese con mancanza di tempo e di denaro, emergenza analfabetismo soprattutto nei paesi poveri, anche se nei paesi industrializzati si perdono competenze del leggere e dello scrivere; la crisi è anche nella società civile, nei media la cui funzione educativa è affievolita, persa a vantaggio delle leggi del mercato. In questo quadro di crisi tutte le scienze umane sono screditate. 2. Risposte pedagogiche 2.1 Educazione come risposta alla crisi economica, politica e culturale: Soluzione dovrebbe venire proprio dalla pedagogia, per uscire dalla crisi è indispensabile investire nella cultura, nell’educazione e nella pedagogia. 1) Riscoprire la cultura e il suo valore secolare. Oggi nel tempo di internet è necessario saper scegliere, riuscire ad 1

orientarsi nella giungla delle info. Dati facilmente accessibili a tutti, bisogna sviluppare il piacere di imparare. Acquistare un metodo scientifico, curiosità intellettuale e autonomia di giudizio, imparare ad imparare. L’acquisizione di cultura richiede rinuncia e sacrificio. Per questo bisogna partire dall’educazione. 2) Ogni essere umano detiene un bisogno di essere educato, senza la presenza fisica dell’educatore, neonato neanche sopravvivrebbe. Educare deriva dal latino ex-ducere che significa trarre fuori, sviluppo delle potenzialità insite nell’educando; edere che significa nutrire, allevare, alimentare. a) Anzitutto aiutare l’educando a trarre fuori tutto il meglio da sé, raggiungimento della propria forma migliore di vita. Arte del giardiniere che prepara il terreno affinché il seme possa crescere. Fornire stimoli ambientali nei giusti modi e nel giusto tempo. Rousseau parla di educazione secondo natura, Socrate di maieutica, arte dell’ostetrica di far partorire il sapere e le abilità posseduti. b) Edere: apportare a fornire all’educando quanto di meglio ha prodotto la società. Nutrimento culturale, intellettivo e spirituale. Promuovere processo di socializzazione e di definizione dell’identità, indirizzando le intelligenze al vero, bello e buono. Educazione implica trasmissione di valori. Fondamentale è attività dell’educando: è sempre un rapporto interattivo quello educatoreeducando, io mi educo e quindi anche l’altro si educa. Utilizzare al meglio il passato per costruire bene il futuro. Scopo ultimo di ogni buon educatore è mettersi da parte e lasciarsi superare. Ogni buona educazione dovrà sempre includere elementi dell’utopico ed essere tesa al miglioramento dello Stato, della società e della vita. Prima di tutto è necessario riconoscere il valore dell’educazione. 2.2 Bisogno di pedagogia: Pedagogia per un lungo tempo è stata subordinata alla filosofia. Solo nella seconda metà del 900 autonomia scientifica. Pedagogia può essere definita come la scienza dell’educazione: l’unica che abbia per oggetto interamente l’educazione della persone e ne studi finalità, contenuti, metodi e mezzi. La pedagogia, quale disciplina teorica che studia l’educazione, si serve dell’apporto di tutte le discipline utili ad elaborare un progetto educativo. Un discorso pedagogicamente fondato dovrà contenere riflessioni esplicite circa: 1) la finalità da raggiungere, 2) i contenuti da utilizzare, 3) il metodo idoneo, 4) i mezzi adatti, 5) il rapporto interpersonale educatore-educando, 6) l’ambiente in cui si attua il progetto. Il termine pedagogia etimologicamente deriva dal greco fanciullo e custode. Sia nell’antica Grecia, sia a Roma, il pedagogo designava lo schiavo che accompagnava il fanciullo a scuola. Il sostantivo pedagogia compare per la prima volta in Francia nel 1495, successivamente in Germania come Padagogik. Sin dalle sue origini la pedagogia ha posto al suo centro l’atto educativo. Scienza non puramente teorica ma teorico-pratica: la finalità non è solamente conoscere la realtà esterna, bensì modificarla, non mera conoscenza. Poiché l’atto educativo presenta aspetti molto differenti e dato che la pedagogia mira anche ad agire, si pone il problema dello statuto del sapere pedagogico: la questione dell’epistemologia. Poiché per formulare il progetto educativo la pedagogia deve servirsi dell’apporto di altre discipline, lo statuto epistemologico dovrà essere ricercato nelle diverse discipline che ad essa concorrono. In tal modo la pedagogia si integra; inoltre essa si pone al di là delle scienze empiriche, includendo problemi e riflessioni circa il dover essere o la trascendenza. Pedagogia italiana contemporanea individua tre momenti imprescindibili: 1) antropologia pedagogia (soggetto: chi è l’uomo), studio dell’essere umano utile per la comprensione dell’uomo educabile, dell’educando e dell’educatore, del loro rapporto educativo; 2) teleologia pedagogica (oggetto: chi deve essere l’uomo), riflessioni riguardanti i fini dell’educazione intesi come ideali condivisi e valori da promuovere; 3) metodologia pedagogica (metodo: quale strada percorrere), comunicazione più efficace, maniere migliori di interessare, efficacia delle didattiche specifiche. 2.3 Correnti di pedagogia generale: personalismo, problematicismo, empirismo: 1) Personalismo: Fra i precursori sant’Agostino, san Tommaso d’Aquino, Erasmo da Rotterdam, Comenio, Pestalozzi. Attuale personalismo pedagogico trova le sue origini nell’opera dei filosofi Mounier e Maritain, i quali colgono la gravità degli anni 30, dove le ideologie naziste e fasciste e il comunismo staliniano conducono alla spersonalizzazione dell’uomo e alla decadendo dell’idea comunitaria. Come strategia per il superamento di tale crisi Mounier prospetta una terza via che persegua lo scopo di superare tanto l’esaltazione dell’individuo quanto il mito del collettivismo, per ancorarsi a una visione dell’uomo come soggetto teso alla comunità. Tale visione personalistica non riduce persona a individuo ma la vede in maniera globale. Valore alla persona umana, definendola in base alla sua capacità di pensare, di decidere e di dialogare. Vi è la consapevolezza che il fanciullo non nasce persona, ma lo diventa mediante educazione. Compito dell’educatore è 2

quello di suscitare la persona. Pedagogia dell’impegno rivolta a uomo e donna nella loro globalità ed imperniata sull’amore: mentre individualismo centra persona su se stessa, il personalismo mira a decentrarla, ad aprirla al tu, all’amore. 2) Empirismo: Attraverso empirismo pedagogia accoglie metodologia scientifica, con osservazione, sperimentazione e verifica empirica. Principale orientamento fu Dewey, in Italia Laporta. Modello empirista fu criticato soprattutto da Popper che sosteneva che ogni verità scientifica fosse parziale, in quanto prevedeva che nuove scoperte potessero falsificarla o correggerla. Kuhn approfondisce la questione del rapporto tra continuità e discontinuità nel processo scientifico, asserendo che andamento reale di tale processo non è lineare, si muove in modo irregolare. Feyerabend sottolinea incommensurabilità delle teorie scientifiche. 3) Problematicismo: Allude a un modello interpretativo e operativo dei processi educativi, modello di razionalità critica muovendosi su un doppio binario (metodologico ed epistemologico). Ragione intesa come strumento di analisi storico-sociale. Il problematicismo è in stretta relazione con la pedagogia in situazione, la pedagogia della scelta e la pedagogia dell’impegno. 3. Dalla pedagogia generale alla pedagogia interculturale Riflettere su educazione e pedagogia più opportune nella stagione delle globalizzazioni e dell’interdipendenza planetaria. Migrazioni sono sempre esistite, scambi non solo culturali ma anche genetici. Origine di tutti gli uomini sarebbe nell’Africa nordorientale. L’unica razza presente sulla terra è quella umana. Tuttavia, se esseri umani tutti parenti, sono comunque tutti differenti. Essere umano non è ancora riuscito a risolvere gestione delle diversità: il sostantivo straniero sempre associato a qualcosa di negativo. Rassegna di modelli di incontro-scontro adottati nel corso dei millenni: eliminazione dello straniero, minacce, violenza, armi, eliminare fisicamente o espulsione definitiva; assimilazione, straniero concepito come primitivo e ignorante, si cerca di assorbirlo all’interno della propria cultura facendo sì che assuma religione, lingua, usi, costumi e modi di pensare propri della società dominante; segregazione, persone differenti segregate e rese innocue, soggetti possono continuare a vivere come ritengono giusto ma solo se rimangono tra loro; fusione, fondere le differenze culturali con lo scopo di ricavarne un’unica cultura da trasmettere; universalismo, accento non sulle differenze culturali bensì sugli elementi comuni che uniscono gli umani; convivenza pacifica o multiculturalismo, persone di cultura, etnia e religioni diverse chiamate a vivere insieme nell’uguaglianza e nel rispetto; integrazione, descrive la situazione visibile di compresenza senza valutare nello specifico le modalità attuate, occorre distinguere integrazione in: integrazione monistica, quando cultura più forte cerca di assimilare quelle più deboli, integrazione pluralistica, quando due o più gruppi convivono fianco a fianco, e integrazione interazionistica, quando persone appartenenti a gruppi etnici diversi cercano di vivere pacificamente ma anche di interagire tramite scambio di idee, norme, valori e significati. La risposta pedagogica più idonea alla situazione attuale è contenuta nel modello di pedagogia interculturale. 2. Cifre epistemiche e sviluppo della pedagogia interculturale 1. Epistemologia 1.1 Considerazioni generali: A partire da anni 80 del secolo scorso minoranze native resistevano alla forza uniformante ma esigevano il riconoscimento politico delle differenze culturali, nonché il diritto di esprimere le proprie identità. Si affermò così il modello multiculturale. La nascita dell’epistemologia multiculturale è collocata tra le due guerre mondiali, in seguito alle critiche al pensiero positivistico. In realtà i primi lavori scritti in cui è possibile trovare idea del pluralismo culturale risalgono a M. de Montaigne, con i saggi intitolati Dei cannibali e Delle carrozze, del 1580. Vere fondamenta della disciplina però poste tra gli anni 20 e 40 del 700, da parte soprattutto di Vico, il cui libro Principi di scienza nuova è uno dei primi testi di epistemologia multiculturale. Principi fondanti di questa epistemologia sono: realtà è costruita da attori sociali, per cui è necessario conoscere la descrizione e l’interpretazione che essi ne danno; la verità dipende dall’accordo intersoggettivo; la conoscenza è intersoggettiva, data dall’unità con altri soggetti; il linguaggio contribuisce a costruire il mondo. Il pensiero multiculturale contribuisce al superamento del paradigma monoculturale e universalistico. Nel tempo dell’Illuminismo vigeva l’idea che gli scopi fondamentali dell’umanità fossero identici dappertutto: la realtà esiste indipendentemente dalle rappresentazioni 3

umane; la verità dipende dall’accuratezza della rappresentazione; la conoscenza è oggettiva e indipendente dall’attore sociale; il linguaggio è staccato e indipendente dal mondo. Al centro del pensiero universalista c’è concezione etnocentrica del mondo: la cultura a cui si appartiene è l’unica giusta e vera. Nella concezione multiculturale invece si trovano tracce sia di idealismo, mondo sempre da mettere in discussione, sia di relativismo culturale, nessuna tradizione culturale può essere universalmente corretta. L’introduzione del modello interculturale sorge nell’ambito della riflessione pedagogica. Tra i pionieri Porcher e Pretceille, che sviluppano modello interculturale sotto il profilo epistemologico, metodologico e semantico. Va aggiunto Debyser che si fece promotore di una pubblicazione in cui diversi specialisti descrissero metodologia per fare entrare l’approccio interculturale nell’insegnamento. Solo alla fine degli anni 70 Porcher formula le prime ipotesi sull’approccio interculturale, quando partecipa al Consiglio d’Europa con il compito di elaborare il programma concernente la formazione degli insegnanti incaricati dell’insegnamento ai figli dei migranti e ne redige la sintesi. Porcher traccia componenti costitutive del nuovo approccio pedagogico che insieme definirono educazione interculturale. Il principio essenziale messo in evidenza fu quello di concepire l’educazione come aperta a tutti: l’apertura dell’altro diviene elemento essenziale di ogni pratica pedagogica. Nella pratica scolastica si richiedono sia la collaborazione interdisciplinare tra i diversi specialisti e l’inserimento a pieno titolo di argomenti interculturali nella formazione degli insegnanti, sia nuovi investimenti sui programmi scolastici. Nel 1984 Porcher pubblica tre articoli in cui propone piste operative per una pedagogia interculturale. 1.1.1 Epistemologia della pedagogia interculturale: Qualche anno dopo lo studio di Pretceille costruisce il migliore quadro scientifico circa la pedagogia interculturale e sostiene come l’interculturale debba essere costruito attorno a tre concetti chiave: 1) Asse soggettività-intersoggettività: critiche all’approccio oggettivistico che considera culture d’origine in modo meccanicista. Caratteristica essenziale di ogni cultura è il movimento, concetto di cultura in cui sono le persone che interagiscono con altre persone e allo stesso tempo è previsto un processo psicologico di oggettivazione. Sintesi del processo psico-sociologico della rappresentazione: la rappresentazione come contenuto, i rapporti tra rappresentazione e comportamento e tra rappresentazione e ideologia. 2) Asse identità-alterità: dialettica io-altro, importanza dell’altro non in opposizione ma nell’interferenza con l’io. Asse essenziale sia per le componenti psicologiche sia per implicazioni sociali. La relazione con l’altro può sfociare in disfunzionamento o crisi. Identità assume carattere dinamico e plurale, essa non è mai compiuta, ma sempre integrativa del multiplo. L’identità è una nozione stabile e dinamica, costante e in evoluzione. Carattere paradossale del discorso dell’io sull’altro, perché l’altro non si lascia raffigurare: egli è uno sguardo, non una cosa da vedere. Divengono parti costitutive dell’educazione interculturale la consapevolezza che ogni percezione dell’altro rimane tributaria dell’io e l’idea che la relazione con l’altro si inscrive in una multidimensionalità che riconduce a tre aspetti: a) piano assiologico: esprime un giudizio di valori, b) piano praxeologico: mi avvicino all’altro o me ne allontano, mi identifico o no, c) piano epistemico: conosco o ignoro l’identità dell’altro. La Pretceille colloca al centro della pedagogia interculturale il processo di acculturazione che ella concepisce come luogo dell’incontro e del rapporto con l’altro. 3) Asse differenzauniversalità: se l’identità affonda le sue radici nella dialettica dell’io e dell’altro, nel contempo, essa rinvia alla problematica della differenza. Ogni differenza suscita reazioni di difesa, le differenze percepite non coincidono con quelle obiettive, ma questo può condurre a forma di rigetto per indifferenza. Le diverse culture sono considerate come metafore: ciascuna esprime lo stesso reale. L’universalità dello psichismo umano non esiste che per e nella capacità della differenziazione dell’individuo: la qualità dell’essere umano implica la capacità di essere unico e differente dagli altri. L’interculturale non risposta ai problemi ma approccio per affrontarli correttamente. 1.2 Fra universalismo e relativismo: Grazie a tali riflessioni approccio pedagogico interculturale ha consentito di superare i seguenti orientamenti: visione monoculturale, che esalta solo differenze di ogni gruppo; il modello universalistico, ossia valori e scopi fondamentali dell’umanità considerati identici dappertutto; le teorie sul determinismo biologico, che sottovalutano il ruolo della cultura per lo sviluppo della persona; il determinismo culturale che considera l’uomo esclusivamente come prodotto della culturale; l’evoluzionismo, concezione etnocentrica che compara diversi sistemi culturali a partire da un solo punto di vista; il relativismo culturale, che 4

tende a trovare in ogni comportamento umano una giustificazione causale pertinente e che erige come norma il rispetto assoluto di ogni modalità comportamentale e rischia di sfociare nel pessimismo; la tendenza finalista, che invece di interrogare la diversità culturale cerca nella realtà ciò che già conosce; il multiculturalismo che elabora una teoria delle differenze basata solo un piano teorico-descrittivo e non considera il cambiamento; l’approccio comparativi stico, con il limite della generalizzazione dei propri parametri di riferimento; la comparazione interculturale, settore specifico di ricerca che rischia di realizzarsi dentro una concezione unitaria e omogenea di culturale; la comunicazione interculturale, ambito di ricerca che rivela tendenza verso il determinismo culturale. Differenziandosi totalmente da tali modelli, il discorso pedagogico interculturale prende atto della complessità, supera l’incomunicabilità del relativismo culturale, presuppone la dimen...


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