Riassunto Pedagogia PF24 PDF

Title Riassunto Pedagogia PF24
Course Pedagogia speciale
Institution Università degli Studi di Macerata
Pages 6
File Size 160.2 KB
File Type PDF
Total Downloads 52
Total Views 135

Summary

Download Riassunto Pedagogia PF24 PDF


Description

PEDAGOGIA 

FATTI EDUCATIVI COME EVENTI L’oggetto della pedagogia sono i FATTI EDUCATIVI, intesi come eventi e non oggetti; Gli EVENTI EDUCATIVI sono eventi STORICI ma non possono essere comparati ad eventi politici o culturali. EVENTO EDUCATIVO = ASPETTO DINAMICO + ASPETTO STATICO. ASPETTO STATICO  riguarda la struttura che ha l’evento educativo in termini di relazione triangolare tra educatore, educando e ambiente. Ovviamente ogni evento educativo ha forma storicamente diversa e quindi la riflessione pedagogica si confronta con una sterminata varietà di rapporti educativi = deve elaborare molteplici modelli. FINALITÀ DEL RAPPORTO EDUCATIVO  le finalità sono differenti in sé e anche in base alla cornice storica in cui si sviluppano. Esempio del rapporto educativo che intercorre tra i due attori del rapporto matrimoniale: il modello d’indagine è diverso in base a quello che serve per investigare il rapporto genitori e figli, ma sarà anche diverso a seconda di come inquadriamo il rapporto in termini storici (es. epoca romana, epoca moderna ecc.). La flessibilità dei modelli però non deve distogliere dal fatto che il rapporto educativo va sempre CREATO. RAPPORTO EDUCATIVO CON DUE LATI  1) è l’evento 2) la forma in cui l’evento si verifica questi due lati sono interdipendenti e non può verificarsi uno senza l’altro.



L’OGGETTO DELLA PEDAGOGIA Sono rapporti umani che hanno relazioni con sfere non appartenenti in modo specifico alla pedagogia come ad esempio l’economia, la politica, il diritto ecc. Poiché gli EVENTI UMANI sono storicamente determinati, la pedagogia non può fare a meno né della sua peculiarità storica né delle sue interazioni con altre discipline o scienze umane.



DINAMICITÀ DELLA PEDAGOGIA Gli oggetti e i soggetti della pedagogia sono dinamici: gli eventi educativi sono soggetti sempre a un processo storico di modificazione e incremento e dunque aumentano anche gli strumenti concettuali che servono per capirli. La pedagogia è dinamica perché lo sguardo dell’uomo nel concettualizzare il mondo è CREATIVO  creatività = imprevedibilità, quindi lo studioso deve sempre essere pronto a tentare nuove strade. Le dottrine pedagogiche sono linee scientifiche per la pratica ma NON istruzioni per l’uso.



ANALISI FUNZIONALE ANALISI FUNZIONALE  è un’analisi che cerca di mettere a fuoco la dimensione ATEMPORALE delle funzioni nei rapporti umani. Il suo SCOPO è quello di rilevare come le variabili degli educatori e degli educandi si interconnettono e si connettono anche alle variabili del sistema in cui è contenuto il rapporto educativo. ESEMPIO DI ANALISI FUNZIONALE = MALINOWSKI, riti d’iniziazione nelle società cosiddette non letterate. Gli adolescenti vengono sottoposti a prove durissime, a volte anche col rischio di morte, che però sono funzionali alla vita che i giovani dovranno affrontare nella loro vita e rimandano direttamente a una struttura sociale determinata storicamente e data una volta per tutte. Ci troviamo davanti a uno speciale rapporto educativo incomparabile con la nostra società. Il funzionalismo di Malinowski serve a mettere questo specifico rapporto educativo in relazione a una data società e dunque a vederlo come una cosa che si pone nella storia ed è dunque relativo. In questo caso si tratta dunque di una FORMA RELATIVA all’interno di una RELAZIONE ASSOLUTA che è il rapporto educativo.



RUOLO DEL PEDAGOGISTA PEDAGOGISTA VS EDUCATORE  il PEDAGOGISTA legge e decifra gli eventi educativi per proporre modelli d’interpretazione; l’EDUCATORE deve accettare gli strumenti concettuali proposti dal pedagogista e può scegliere se applicarli, facendo controllo qualità tra teoria e caso concreto. Se si affidasse all’educatore l’osservazione dell’evento educativo nel quale è protagonista avremmo di certo una visione falsata del rapporto educativo, da qui la necessità del PEDAGOGISTA come uno SPETTATORE ESTERNO. In base alla sua esperienza, l’EDUCATORE HA UNA VISIONE PARZIALE DI ALTRI POSSIBILI RAPPORTI EDUCATIVI, mentre il PEDAGOGISTA PUÒ FAR RIFERIMENTO A EVENTI CLASSIFICATI. Il lavoro del pedagogista  su 2 livelli, uno è l’elaborazione di idee fondamentali, l’altro è l’attenzione costante ai casi concreti e particolari.



EDUCATORE VS EDUCANDO EDUCATORE VS EDUCANDO  la funzione di entrambi ovviamente oggi è diversa rispetto al passato. Il RAPPORTO FUNZIONALE che s’instaura tra questi due soggetti implica che la struttura di un SISTEMA educativo consista nella SINTESI di tutti i LEGAMI che intercorrono tra gli individui presenti in un dato momento storico. SISTEMA = QUALSIASI AGGREGATO DI ESSERE UMANI ISOLATO DAL RESTO DELL’UNIVERSO E CHE REGOLANO TUTTI INSIEME I LORO INTERESSI. LEGAMI = QUALSIASI COMPORTAMENTO UMANO CHE IMPLICA UNA TALE FORMA DI REGOLAZIONE. MODELLO DI COMPORTAMENTO PER EDUCATORE E EDUCANDO  una SINTESI tra il modello generale e il modello elaborato da un ristretto gruppo sociale (ovvero una sintesi tra modello sociale e modello micro-gruppale che è fondamentalmente la famiglia). Tale modello costituisce un fatto definibile come DIMENSIONE TECNICO-ARTISTICA  TECNICO: il modello è uno strumento da mettere in pratica per avviare il rapporto educativo; ARTISTICO: l’uso di tale strumento costituisce la possibilità d’inventare continuamente moduli comportamentali da parte del soggetto.



TEORIA PEDAGOGICA Teoria pedagogica  in generale, una teoria è un dato linguaggio che parla di un dato universo di specifici oggetti. La dimostrazione della teoria riguarda i nessi corretti tra i vari enunciati (logica = sintassi) mentre il problema della verità dei singoli enunciati = semantica della teoria. Un sistema può dirsi scientifico nel senso moderno del termine nel momento in cui gli enunciati della teoria sono compatibili con la capacità umana di progredire sempre di più e deve dunque avere un carattere provvisorio e perfezionabile. Gli enunciati di una teoria sono contenuti destinati a trasformarsi in leggi e il solo modo per fare il controllo qualità su questi enunciati è l’ESPERIMENTO. Nel CASO DELLA PEDAGOGIA non è possibile parlare in senso proprio di esperimenti così come non si può parlare di leggi pure, ma possiamo dire che: 1) la pedagogia è una SCIENZA e dunque anche essa ha delle TEORIE; 2) la TEORIA PEDAGOGICA deve proporsi come un insieme di proposizioni interconnesse comprendenti anche alcune generalizzazioni che hanno forma di legge e possono dunque essere provate empiricamente; 3) i concetti pedagogici hanno carattere pratico e strumentale. In conclusione, la PEDAGOGIA è una scienza autonoma dotata di una certa egemonia nei confronti delle altre scienze umane; è una scienza PRATICA per la sua capacità di mettere a punto sempre nuove teorie.

La TEORIA PEDAGOGICA deve potersi presentare come un’osservazione precisa degli eventi e dei progetti educativi + come una microanalisi di tutti i fenomeni psicologici, politici, sociali ecc. OSSERVAZIONE + MICROANALISI = devono avere di mira sempre l’EVENTO EDUCATIVO, quindi devono saper distinguere ciò che è educazione da ciò che non è. TEORIA PEDAGOGICA  tende a formulare una struttura di relazioni che a fronte di tante differenti situazioni concrete offre una grande generalità fissa e invariante. L’invarianza deve essere ovviamente specializzata. La teoria pedagogica è una strumentazione teorica che richiede un peculiare controllo qualità in due sensi: 1) nell’applicazione, cioè nel senso dei risultati ottenuti applicando questo strumento 2) nella tenuta della teoria, cioè nella coerenza degli enunciati del modello perché ovviamente la teoria quando viene applicata non deve sgretolarsi. 

MODELLI PROGNOSTICI E DIAGNOSTICI - MODELLO DIAGNOSTICO = la ricerca che il pedagogista fa su un dato evento per evidenziarne aspetti, qualità e caratteristiche comuni a un certo numero di rapporti educativi. Questa ricerca è finalizzata alla possibilità di mettere a punto un modello interpretativo di tali rapporti. - MODELLO PROGNOSTICO = formulazione di un’ipotesi ed è dunque un modello predittivo e storico. Questa caratteristica del modello prognostico garantisce alla pedagogia lo status di scienza perché comunque si propone di prevedere il maggior numero di fatti possibile, esattamente come le altre scienze. Tuttavia, tale natura predittiva non riesce granché ad agevolare l’indagine pedagogica e quindi l’analisi dei rapporti deve essere sempre precisa e meticolosa.



SINTESI DELLA SCIENZA PEDAGOGICA SCIENZA PEDAGOGICA COME SINTESI  SINTESI DI TUTTI GLI ELEMENTI COSTITUTIVI DI UN EVENTO EDUCATIVO QUINDI SIA I MICROEVENTI EDUCATIVI SIA QUELLI NON EDUCATIVI MA DECODIFICATI SOTTO IL PROFILO DELLA DIMENSIONE EDUCATIVA.



LINGUAGGIO NON FORMALIZZATO LINGUAGGIO DELLA PEDAGOGIA  NON FORMALE. L’assenza di linguaggio formalizzato è sia un bene che un male per la pedagogia. Un male perché come scienza può subire il ricatto dei formalismi delle altre scienze e può inclinare verso discorsi vaghi e imprecisi. Un bene perché il pedagogista è più libero di accogliere suggestioni che gli arrivano dalla storia e dalla visione storica dei problemi educativi e proprio perché non è condizionato allora può fare analisi qualitativa dei fenomeni propri della sua indagine. Ciò non significa che il linguaggio pedagogico non sia preciso e rigoroso ma certo c’è la necessità di normativizzare il lessico, ad esempio, con regole linguistiche che dovrebbero essere specifiche per la pedagogia e non già usate per altre scienze. Ci sarebbe bisogno di una STRUTTURA che lavori come un FILTRO LESSICALE che consenta al pedagogista di disporre nella precisa e giusta quantità degli elementi lessicali delle altre scienze.



SCIENZE DI RILEVAZIONE E SCIENZE DI LEGITTIMAZIONE RAPPORTO DELLA PEDAGOGIA CON ALTRE SCIENZE SOCIALI E UMANE  La pedagogia ha bisogno dei risultati acquisiti dalle scienze “sorelle” per fare le sue interpretazioni, ma non ha bisogno delle loro concettualizzazioni perché in quel caso perderebbe la sua autonomia e diventerebbe un ammasso di nozioni. Quali sono queste altre discipline? Si distinguono in SCIENZE DI RILEVAZIONE e SCIENZE DI LEGITTIMAZIONE.

- SCIENZE DI RILEVAZIONE = sono le discipline che aiutano il pedagogista nel rilevare l’evento educativo e fare prognosi dei futuri rapporti educativi. Sono la PSICOLOGIA, la SOCIOLOGIA, l’ECONOMIA e la STORIA. - SCIENZE DI LEGITTIMAZIONE = sono le discipline che aiutano a rendere congruente e corretto l’insieme di enunciati che articolano il discorso pedagogico. Sono la LINGUISTICA e la LOGICA. La pedagogia NON DEVE RISOLVERSI IN DISCORSO INTERDISCIPLINARE ma deve tenere bene in mente che essa nasce per COMPRENDERE E PROMUOVERE L’AZIONE EDUCATIVA. 

EXPERIMENTUM CRUCIS Il fatto che ogni evento educativo sia singolo e gli attori sempre specifici rende i modelli diagnostici e prognostici quasi delle generalizzazioni, semplicemente degli schemi per poter agire. A differenza delle altre scienze, i modelli pedagogici non si possono verificare tramite l’EXPERIMENTUM CRUCIS perché non si può andare a cercare IL rapporto educativo che valida il modello pedagogico. Così facendo si andrebbe a imporre il modello sul rapporto e dare un modello educativo come buono una volta per tutte. Qualcosa di simile accadde con l’ATTUALISMO GENTILIANO perché il modello pedagogico prediletto era quello dell’atto conoscitivo puro e quindi tutte le relazioni pedagogiche vennero ricondotte all’atto puro, cioè la comunicazione conoscitiva tra Io e una realtà storico-sociale contenesse tutto l’Io, in quel caso era lo Stato. Il risultato fu una pedagogia che subordinava qualsiasi relazione educativa alle finalità delle istituzioni.



PEDAGOGIA VS IDEOLOGIA PEDAGOGIA VS IDEOLOGIA  Gli esseri umani modificano spesso il loro comportamento abituale sulla base delle conoscenze che acquisiscono e che vengono offerte dal progresso delle scienze umane. Tuttavia, è improbabile che questo cambiamento sia radicale. I modelli pedagogici sono solo indicazioni generali per gli operatori e non hanno mai un carattere rigido ≠ IDEOLOGIA che invece è in grado d’incidere profondamente sulle abitudini comportamentali perché può modificarle a tal punto da renderle reazioni meccaniche in base agli stimoli che vengono da un ambiente o una situazione particolare. IDEOLOGIA ≠ SCIENZA  l’ideologia presenta una DIMENSIONE NEGATIVA e una DIMENSIONE POSITIVA: NEGATIVA perché mira unicamente al raggiungimento di determinati fini senza tener conto dei mezzi storici disponibili ; POSITIVA perché l’ideologia è un tentativo di mettere a fuoco intenzionalità e valori e ha come ambizione quella di proporsi come rappresentazione del mondo.



STORICITÀ DELLA PEDAGOGIA VS STORICIZZAZIONE Se la pedagogia è una scienza, allora come tutte le scienze ha una storia interna che la rende autonoma; se la pedagogia è volta a un fine sia per quanto riguarda l’intervento concreto che le riflessioni sugli eventi educativi, allora questa sua intenzionalità la sottrae alla storicizzazione. Questo problema si amplifica quando parliamo di EDUCAZIONE VS STORIA  Sia il teorico che l’educatore hanno a che fare con la storia, altrimenti il loro intervento non avrebbe senso: il teorico mette a punto una serie di concetti per distinguere evento educativo da altri eventi, mentre l’educatore mette in campo tutti gli strumenti per entrare in diretto contatto con l’educando. TUTTAVIA, EDUCARE NON SIGNIFICA RIPETERE UN MODELLO DI COMPORTAMENTI STORICAMENTE DETERMINATI, nella riflessione e nella pratica pedagogica c’è sempre il progetto di migliorare l’uomo e quindi di costruire un’idea di educazione del genere umano sempre perfettibile.

Il pedagogista non può prescindere dalla concretezza dei rapporti educativi e proprio per questa dimensione storica deve evitare la storicizzazione nel senso di scambiare per assoluto ciò che invece è relativo. 

ASSOLUTO VS RELATIVO  L’ANALISI FUNZIONALE applicata alla pedagogia ci porta a una prima conclusione: IL RAPPORTO EDUCATIVO È UNA DIMENSIONE ASSOLUTA CHE SI MANIFESTA IN RELAZIONE ALLA RELATIVITÀ DELLE SINGOLE FORME STORICHE. La RELATIVITÀ è da intendersi in due modi: 1) storicità delle FORME del rapporto educativo 2) rapporti con altre scienze in generale e alcune scienze umane in particolare [esempio di Melanie Klein e le fantasie inconsce dei bambini  la ludoterapia, perché la Klein propose di liberare queste fantasie tramite il gioco. Il pedagogista deve mettere a punto una strategia ludoterapica tenendo conto che ci sono bambini che possono presentare difficoltà comportamentali e/o di apprendimento e quindi l’educazione non può lasciare indietro questi soggetti. Deve tenere conto che un’iniziativa pedagogica non si sovrappone a un’iniziativa terapeutica. In questi due modi assume un atteggiamento maturo che può convivere serenamente in prossimità della psicanalisi senza farsi da essa assorbire.]



DEWEY Il primo a mettere in luce il rapporto di reciprocità nella pedagogia tra teoria e pratica. Da questo rapporto la pedagogia è da intendersi come scienza pratica che mette a punto costantemente nuove teorie configurandosi come metateoria.



PEDAGOGIA = METATEORIA la METATEORIA delle teorie pedagogiche  teorema di rappresentazione che prefigura l’alta plasticità e modificabilità degli eventi educativi e degli insiemi di enunciati.



SISTEMA FORMATIVO INTEGRATO Il sistema formativo integrato è stato lanciato dalle Parti sociali negli accordi col Governo del 1993, 1996 e 1998 con la conseguente partnership tra università, scuola, formazione professionale e impresa. TRE PILASTRI: 1) l’impresa è centrale nel sistema formativo 2) attenzione ai giovani 3) il sistema formativo deve essere orientato alla domanda. Sistema formativo integrato  espressione usata per esprimere L’INSIEME DI SISTEMA DI FORMAZIONE STATALE E NON STATALE. I primi “programmi pilota” ponevano l’accento sul raccordo tra scuola e mondo del lavoro e vennero proposti dalla Comunità Europea nel 1978. 1971  passaggio dallo Stato alle Regioni della formazione professionale e si venne a creare il distacco tra la formazione scolastica (cui faceva capo il Ministero della Pubblica Istruzione) e quella professionale (gestita dalle Regioni). Conseguenze di questo scollamento = disoccupazione giovanile, mancanza di collegamento tra i 2 sistemi sempre più evidente, abbandono elevato della scuola secondaria superiore, autoreferenzialità dei 2 sistemi di formazione. A partire dagli ANNI NOVANTA dunque si inizia a voler ricollegare questi due mondi. ACCORDO SUL LAVORO DEL 1993 FA EMERGERE IL CONCETTO DI SISTEMA FORMATIVO INTEGRATO. COMPLETAMENTE RIDISEGNATO NEL 1997 CON LA LEGGE 196, POI NEL 1998 CON LA LEGGE 112  introdotto obbligo di formazione esterna all’impresa con la prima legge e l’attribuzione di autonomia delle unità scolastiche + elevamento dell’età dell’obbligo scolastico a 18 anni + istituzione dell’istruzione tecnica superiore.

Oggi in Italia il SFI è UN INSIEME ORGANICO DI OFFERTE INTEGRATE TRA ISTRUZIONE, FORMAZIONE PROFESSIONALE E LAVORO. Le istituzioni scolastiche possono così progettare PERCORSI FORMATIVI INTEGRATI CONVENZIONATI CON LE AGENZIE DI FORMAZIONE PROFESSIONALE. 

I TRE PRINCIPI (negoziazione, modularità e certificabilità del sistema formativo integrato) I progetti che stanno dietro ai percorsi formativi integrati devono avere 3 caratteristiche 1) NEGOZIAZIONE  cioè il percorso va negoziato e questa è la premessa per individuare le competenze che gli studenti hanno già acquisito, gli obiettivi che sono da raggiungere e recuperare (anche sul piano relazionale e comportamentale), le loro vocazioni e aspettative per poter sviluppare il sé non solo come alunno ma proprio come persona. 2) MODULARITÀ  il percorso deve essere strutturato per moduli in modo tale da permettere allo studente di capitalizzare i crediti e poter uscire e rientrare in modo intermedio rispetto alle sue esigenze e motivazioni. Ogni modulo deve valorizzare la prospettiva unitaria del percorso, superando quindi la distinzione tra dimensione scolastica e professionale. 3) CERTIFICABILITÀ  alla fine di ogni percorso formativo vengono certificati i crediti e le competenze conseguite. Chi non conclude il percorso avrà una dichiarazione intermedia dei moduli con l’indicazione comunque di quanto conseguito fino a quel punto,



SINERGIA E SFI Fondamentale è la sinergia del singolo istituto scolastico come quella di tutto il sistema scolastico italiano in modo tale da rendere il SFI una nuova alleanza tra tutte le possibili agenzie e imprese che hanno pari dignità tra loro.



SISTEMA PRODUTTIVO VS SISTEMA FORMATIVO Sistema produttivo = non solo l’azienda e l’impresa ma anche l’economia di mercato ma anche il complesso apparato dell’amministrazione pubblica che governa lo stesso rapporto tra sistema produttivo e formativo Sistema formativo = ne fanno parte anche i servizi sociali, i consultori familiari, il volontariato e tutte le agenzie pubbliche e private che svolgono attività per la crescita della persona. Tra questi due sistemi dobbiamo avere complementarietà e parità.



MASSIMO BALDACCI SOTTOSISTEMA FORMATIVO FORMALE = il sistema scolastico, cioè istituzioni intenzionalmente formative che seguono programmi ministeriali SOTTOSISTEMA FORMATIVO NON FORMALE = le agenzie formative extrascolastiche con intenzionalità formativa non basata su programmi giuridicamente approvati, ad es. la famiglia, la chiesa, l’associazionismo e gli enti locali SOTTOSISTEMA FORMATIVO INFORMALE = le agenzie sociali che pur non avendo autentici intenti formativi producono effetti che possono essere considerati come formativi, ad es. i mass media, le offerte formative di mercato, i contesti sociali informali ecc. Tutto questo si è realizzato senza un controllo dall’alto quindi il sistema formativo è ACENTRICO E FRAMMENTATO....


Similar Free PDFs