Riassunto Sull\'utilità e il danno della storia per la vita - Nietzsche PDF

Title Riassunto Sull\'utilità e il danno della storia per la vita - Nietzsche
Author Samuele Campani
Course Storia della filosofia moderna e contemporanea
Institution Università di Pisa
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RIASSUNTO INATTUALI II I Beato l'animale che subito dimentica ciò che ha fatto un attimo prima. L'uomo a differenza dell'animale è condannato per sempre a portarsi dietro il macigno del ricordo. L'animale vive in modo 'non-storico', non è in grado di fingere, è sempre sincero e appare sempre ciò che è. L'uomo invece resiste sotto il peso grande e sempre più grande del passato. L'esistenza dell'uomo è qualcosa di imperfetto, che non può essere mai compiuta proprio a causa di questo continuo ritorno del passato nella sua testa. L'esistenza è un ininterrotto esser stato, una cosa che vive del negare e del consumare se stessa, del contraddire se stessa. Se l'esistenza fosse un continuo rinnovarsi di felicità, nessun filosofo avrebbe più ragione del Cinico (indirizzo filosofico volto alla pratica invece che alla teoria di una vita felice, lontana da bisogni e piaceri. Cinico deriva da cane in quanto i filosofi di questa corrente vivevano in maniera quasi bestiale, vagabondando, sporchi, lontano dalla società, dalla famiglia e dalla religione.), poiché la felicità dell'animale, come perfetto Cinico, è la prova vivente del diritto del cinismo. Sia nella massima che nella minima felicità, è sempre una cosa sola che la fa divenire tale, la capacità di sentire in modo 'non-storico'. Chi non sa mettersi a sedere sulla soglia dell'attimo dimenticando tutte le cose passate , non saprà mai che cosa sia la felicità e, ancora peggio, non farà mai niente che renda felici gli altri. È impossibile in ogni caso vivere in maniera 'non-storica'. Per ogni agire ci vuole oblio: come per ogni essere organico non c'è bisogno solo di luce, ma anche di oscurità. Un uomo che volesse sentire sempre e solo storicamente sarebbe come un uomo che venisse costretto ad astenersi dal sonno. È possibile vivere quasi senza ricordo, felicemente, ma è impossibile vivere completamente senza oblio → “C'è un grado di insonnia, di ruminazione, di senso storico, in cui l'essere vivente riceve danno e alla fine perisce, si tratti poi di un uomo, di un popolo o di una civiltà.” Per determinare questo grado occorre sapere quanto sia grande la 'forza plastica' di un uomo, di un popolo o di una civiltà. La forza plastica è la forza di crescere a modo proprio su se stessi, di trasformare ed incorporare cose passate ed estranee, di sanare ferite (“quanto più la natura intima di un uomo ha radici forti, tanto più egli si approprierà o impadronirà del passato.”). Ogni uomo è in grado di crearsi un'esistenza sana, forte e feconda solo se riesce a tracciare un orizzonte intorno a sé. Se è troppo impotente per farlo, o è troppo egocentrico per rinchiudere il suo sguardo in uno estraneo, si renderà l'esistenza fiacca o estremamente turbata, verso una fine prematura. La serenità e la fiducia nel futuro dipendono, nell'individuo come nel popolo, dal riuscire a creare una linea che divida ciò che è chiaro, che si può abbracciare con lo sguardo, da ciò che è oscuro. Dipendono dal fatto che si sappia valutare nel modo giusto quando è il caso di pensare in modo storico e quando invece in modo non-storico, dimenticare al tempo giusto e ricordare al tempo giusto → “Ciò che non è storico e ciò che è storico sono ugualmente necessari per la salute di un individuo, di un popolo e di una civiltà.” Dovremo quindi ritenere più importante la capacità di sentire in modo non-storico, in quanto è da questa capacità soltanto che può nascere qualcosa di giusto, di sano. Solo la per la forza di usare il passato per la vita, di trasformare la storia passata in storia presente, l'uomo diventa uomo, ma in un eccesso di storia l'uomo viene nuovamente meno, e senza quella capacità non-storica mai si avventurerebbe verso lo sconosciuto (“mai avrebbe incominciato e non oserebbe mai incominciare.”). Un uomo trascinato da una violenta passione, sia questa una donna o un'idea, vive a pieno questo stato non-storico, che è la matrice di ogni azione sia giusta che ingiusta. Ama la propria azione più di quanto essa meriti, e le azioni migliori vengono compiute in una tale esaltazione d'amore, che non è possibile che non meritino tale amore. Se qualcuno fosse in grado di raggiungere spesso tale stato, e di vivere in questa atmosfera non-storica, in cui ogni grande evento storico è sorto, questo potrebbe elevarsi a un punto di vista 'sovrastorico'., cui si può arrivare come risultato delle considerazioni storiche (dice Neibuhr → “A una cosa la storia è utile: a farci capire che anche i più

grandi spiriti del genere umano non sanno quanto fortuitamente il loro occhio ha assunto la forma attraverso cui essi vedono e pretendano che gli altri vedano.”). Chi raggiungesse questo stato sovrastorico non avrebbe più nessuna seduzione a vivere oltre e a collaborare alla formazione della storia, per il fatto che avrebbe riconosciuto la sola condizione di ogni accadere, quella cecità e ingiustizia nell'anima di chi agisce. Avrebbe imparato a rispondere a e stesso, per ogni uomo e per ogni vicenda circa la questione del come e perchè si viva. Chi è predisposto a tale punto di vista alla domanda 'desidereresti vivere di nuovo gli ultimi dieci anni della tua vita?' risponderà sicuramente no, ma potrà motivare la risposta in maniera differente. – Chi motiva questa risposta col dire 'I prossimi venti anni saranno migliori.' li chiameremo 'uomini storici'. Lo sguardo del passato spinge questi uomini verso il futuro, rinnova il loro coraggio e la loro speranza che la felicità sia proprio dietro il monte verso cui stanno camminando, che il senso dell'esistenza verrà sempre più alla luce nel corso del suo processo. Guardano al passato solo per imparare da esso, e non sanno quanto poco storicamente in realtà essi pensano, e quanto il loro occuparsi di storia non sia a servizio della pura conoscenza, ma della vita. – Altri invece motivano quel no diversamente. Questi sono gli uomini 'sovrastorici'. Questi non vedono salvezza nel processo, al contrario, in ogni momento il mondo è completo e tocca il suo termine. Cosa potrebbero insegnarli altri dieci anni che non abbiano potuto insegnare i dieci passati? Questi uomini non sono d'accordo se il senso della teoria sia la felicità, la rassegnazione, la virtù o la penitenza, ma si trovano unanimemente d'accordo sulla proposizione: il passato e il presente sono la stessa e identica cosa e costituiscono una struttura immobile di valore immutato e di significato eternamente uguale. Il pensatore sovrastorico rischiara dentro se ogni storia dei popoli, e nella sovrabbondanza di ciò che accade, inevitabilmente finisce per arrivare alla saturazione, alla nausea, fino a giungere alla conclusione dell'inutilità della vita, fatta solo di noia e di sofferenza (cit. Leopardi). Ma lasciando ai sovrastorici la loro nausea e la loro saggezza, Nietzsche si allieta di considerarsi un pensatore del primo tipo, in quanto permette di progredire e di andare avanti, in quanto permette sempre meglio di coltivare la storia a scopo di vita → “La nostra mancanza di avvenire ha comunque più avvenire della loro saggezza.” Non c'è nessun dubbio su questo contrasto fra vita e saggezza: un fenomeno storico, conosciuto in modo puro e completo è per colui che lo ha conosciuto morto. Ne ha riconosciuto infatti l'illusione, l'ingiustizia e la cieca passione di cui parlavamo sopra. La sua potenza storica è divenuta impotente,per chi la sa, come sapiente, ma non è così se la guarda come vivente. “La storia, pensata come pura scienza, sarebbe una specie di chiusura e liquidazione della vita per l'umanità. L'educazione storia è invece qualcosa che è salutare e promette futuro solo al seguito di una forte corrente vitale nuova.” La storia, in quanto a servizio della vita, è al servizio di una forza non storica e quindi non dovrà mai diventare scienza esatta. La questione di quanto la vita abbia bisogno del servizio della storia è una delle questioni e preoccupazioni più alte riguardo alla salute di un uomo, di un popolo, di una cultura. Con un eccesso di storia la vita si frantuma e degenera, e a causa di ciò, si finisce per perdere anche la storia stessa.

II Si possono identificare tre modi differenti in cui il vivente si avvale della storia: una storia monumentale, che occorre all'uomo attivo e che ha aspirazioni; una storia antiquaria, dell'uomo che preserva e venera; e una storia critica, per l'uomo che soffre e ha bisogno di liberazione. – STORIA MONUMENTALE: occorre all'attivo e al potente, in quanto questo ha bisogno di maestri e esempi provenienti dal passato, che gli dimostrino che è possibile elevarsi sopra la nube di mediocrità di cui è ricoperto il mondo; maestri che non gli è possibile di trovare nel suo presente. L'obbiettivo dell'attivo è una qualche felicità, forse non la proprio, ma quella di un popolo o addirittura dell'umanità intera. Questo fugge dalla rassegnazione e usa proprio la storia come mezzo contro la rassegnazione. Probabilmente non lo attende nessuna ricompensa nella sua vita, se non la gloria. Il potere che ha permesso in passato ad alcuni uomini di elevarsi sopra il loro tempo per cambiare l'umanità, è un potere che per forza deve esistere in eterno. → “Che i grandi momenti nella lotta degli individui formino una catena, che attraverso essi si formi lungo i millenni la cresta montuosa dell'umanità, che per me le vette di tali momenti da lungo tempo trascorsi siano ancora vive, chiare e grandi – è questo il pensiero fondamentale di una fede nell'umanità che si esprime nell'esigenza di una storia monumentale.” Ed è proprio su quest'esigenza dell'eternità del potere che si accende la più grande lotta di questo pensiero. Chi vive nella mediocrità, chi non è abbastanza forte da elevarsi sopra la nube ostacola in ogni modo il percorso sulla strada di chi cerca di giungere all'immortalità. Ma nonostante ciò, sempre nuove persone guardando alla grandezza passata e rafforzati dalla sua contemplazione, si sentono pieni di felicità e ancor più spronati a compiere opere grandiose, o per lo meno a vivere con la speranza che queste siano possibili. Questo modo di vedere la storia giova all'uomo d'oggi perchè gli permette i credere che la grandezza raggiunta in passato da alcuni, sia di nuovo possibile. Solo se il mondo iniziasse il suo ciclo ogni volta da capo, solo se una raccolta di 'effetti in sé' indipendenti dalle cause si ripresentassero ogni volta, questo sarebbe possibile. Ma finchè la storiografia si basa sulla descrizione del passato come degno di imitazione e di nuovo possibile, lo stesso passato ne soffre danno in quanto enormi parti di questo vengono dimenticate e spregiate, per valorizzare singoli fatti abbelliti che spesso portano all'inganno. Inganna con le sue analogie eccita e estremizza chi in essa trova giovamento, senza smorzare in alcun modo il loro entusiasmo, e in menti egoiste e fanatiche può portare a eventi catastrofici che non faranno che aumentare il numero degli 'effetti in sé'. Questi sono i danno che la storia monumentale può causare in mano ai potenti e gli attivi, ma chissà cosa potrebbe quando di essa si impadroniranno gli impotenti e gli inattivi. Questi non vorranno che niente di bello e nuovo nasca, e quindi tenderanno a minimizzare ciò che di nuovo verrà creato, fissando lo sguardo verso ciò che di bello è stato creato in passato e considerandolo irraggiungibile. “Ciascuna delle tre specie di storia che esistono è nel suo diritto su un solo terreno e in un solo clima: su ogni altro terreno cresce come erbaccia distruttiva.”

III

STORIA ANTIQUARIA: ne ha bisogno colui che custodisce e venera. Questi vogliono preservare le condizioni nelle quali sono nati per coloro che verranno dopo. Questi si rispecchiano nella storia della propria cultura anche di secoli antichi e confusi, come se fosse la loro storia. Questo modo di vedere raggiunge il suo più alto dove riesce a diffondere un sentimento di piacere e di contentezza semplice anche nelle condizioni più modeste, misere e rozze in cui può vivere un uomo o un popolo, tramite la sua venerazione storicoantiqauria. Così si crea la felicità di non sapersi totalmente arbitrari e fortuiti, ma di crescere da un passato come eredi e di venire in questo modo giustificati nella propria esistenza. Questo, nonostante desti irragionevolezza e ostinatezza, è l'irragionevolezza più salutare e benefica per un uomo e per un popolo. Questo senso antiquario però limita enormemente il campo visivo di un uomo o di un popolo e qui si genera un pericolo: tutto ciò che di antico e passato entra ancora nell'orizzonte, viene accettato come ugualmente venerabile, mentre tutto ciò che è nuovo e non entra in questo orizzonte viene rifiutato. → “La storia antiquaria degenera nel momento stesso in cui la fresca vita del presente non la anima e ravviva più.” Essa è capace solo di conservare e non di generare vita, perciò sottovaluta sempre ciò che diviene. La storia antiquaria ostacola la forte risoluzione per il nuovo, quindi paralizza chi agisce. •

STORIA CRITICA: su queste basi si instaura il bisogno di un terzo modo di vedere la storia, quello cioè critico. L'uomo ha bisogno in certi casi di distruggere il suo passato per poter andare avanti. Il critico giudica il passato senza tralasciare niente, molto attentamente, condannandolo, in ogni caso, perchè in ogni passato c'è qualcosa da condannare, dato che da sempre la violenza e la debolezza sono state potenti. → “Giacchè tutto quello che nasce merita di perire. Perciò sarebbe meglio che niente nascesse.” E' sempre un processo pericoloso per la vita: uomini e tempi che servono la vita giudicando e annientando il passato sono sempre uomini e tempi pericolosi e in pericolo. Non è possibile distaccarsi completamente dal passato, da questo noi deriviamo e anche se lo condanniamo non eliminiamo il fatto che da lì veniamo. Si arriva nel miglior caso a un conflitto fra la natura ereditaria e la nostra conoscenza. E' un tentativo di darsi a posteriori un passato da cui si vorrebbe derivare, in contrasto con quello da cui si deriva; tentativo sempre pericoloso, perchè è sempre pericoloso trovare un limite alla negazione del passato. Le seconde nature sono in genere più deboli delle prime. In ogni caso, però, un qualche buon risultato si raggiunge lo stesso. E questo deriva dalla consapevolezza e consolazione che tale prima natura è stata, una volta, una seconda natura, e che ogni seconda natura diventa col tempo una prima. •

IV

nel nostro tempo, tutta la chiarezza e la naturalezza del rapporto tra la vita e la storia che sarebbero necessarie, cioè che la conoscenza della storia serva a servire il presente e il futuro, è andata persa a causa dell'esigenza che la storia sia scienza. L'indagine storica non è più volta a migliorare il presente e il futuro, ma è diventata sete di conoscenza in sé. Il sapere acquisito non tende più a spingere verso l'esterno, a creare qualcosa che permetta di migliorare il presente, ma resta chiuso in sé, inteso come 'interiorità'. Si dice cioè che ci sia il contenuto, ma non la forma, contrasto del tutto innaturale per ogni vivente. Se un Greco si trovasse a vivere in una tale cultura, questo direbbe che ai nostri tempi colto e storicamente colto sono due sinonimi. Non caviamo niente da noi stessi, ci riempiamo di conoscenze di tutti i tipi, lo stesso Greco ci designerebbe come enciclopedie ambulanti, niente di più. “Tutta la cultura moderna è essenzialmente interna: esternamente il rilegatore vi ha stampato sopra qualcosa come 'Manuale di cultura interna per barbari esterni'. Ne nasce quella 'personalità debole' che non fa altro che allargare sempre di più il divario tra interno e esterno. Chi vuole fondare e promuovere la cultura di un popolo, fondi e promuova questa superiore unità e collabori alla distruzione della 'culturalità' moderna a favore di una vera cultura, osi riflettere su come la salute di un popolo, turbata dalla storia, possa essere ristabilita, su come esso possa ritrovare i suoi istinti, e con essi la sua onestà. Il popolo tedesco più d'ogni altro è la dimostrazione di ciò, di quella debolezza di personalità e di contraddizione fra contenuto e forma. La forma viene considerata come una convenzione, come un travestimento, una finzione, e questa non viene amata, ne ha quasi paura. In questa paura il popolo tedesco abbandonò la scuola francese, per andare in cerca di una propria cultura, ma che ha portato i tedeschi a vivere ancora sotto una convenzione francese, ma più debole e scorretta. Credendo di fuggire verso la naturalezza, hanno scelto il lasciarsi andare, la comodità, il minor superamento di se stessi. Col tempo la forma è stata annullata, quasi derisa, perchè c'è il senso del contenuto; non è questo il popolo dell'interiorità? C'è un pericolo in questa interiorità, e cioè che questa interiorità un giorno si volatilizzi, e senza che nessuno si accorga di nulla, come non ci si era accorti della sua presenza precedente.

V La saturazione di storia di un'epoca è pericolosa per cinque motivi: 1. il contrasto fra interno ed esterno, che porta all'indebolimento della personalità; 2. la caduta nella presunzione di possederla virtù più rara, la giustizia, in grado più alto di ogni altra epoca; 3. gli istinti del popolo vengono turbati, e al singolo non meno che alla totalità viene impedito di maturare; 4. viene istallata la credenza sempre dannosa nella vecchiaia dell'umanità, la credenza di essere frutti tardivi ed epigoni; 5. la caduta di tale epoca nel pericoloso stato d'animo dell'ironia su se stessa, e da esso in quello ancora più pericoloso del cinismo, dove un'epoca va sempre più maturando verso una prassi furba ed egoistica, da cui le forze vitali vengono paralizzate e infine distrutte. L'uomo moderno soffre di una personalità indebolita. Niente è più in grado di di esaltare, di emozionare, di rivoluzionare. Se qualcosa ci riesce, è solo per un attimo, prima di essere ingoiato da chi vive di storia, per essere aggiunto a essa. → “Anche facendo vibrare con la massima intensità le corde musicali, sembra quasi impossibile produrre un suono forte e pieno:subito esso si spegne, nel momento seguente risuona già storicamente, delicatamente volatilizzato e senza forza.” L'istinto è distrutto e perduto. Così l'individuo si fa esitante e insicuro, non può più credere in sé e sprofonda nell'interiorità, ossia nell'erudizione che non diventa vita. Guardando all'esteriore, si può notare come l'espulsione degli istinti abbia trasformato gli uomini in pure astrazioni: tutti si

mascherano da uomini colti, da scienziati, da poeti, da politici, ma come si toccano tali maschere, si hanno in mano solamente cenci e toppe variopinte. L'effetto della storia è sempre stato quello di essere onesti, anche se si dovesse essere matti, ma onesti; ora non lo è più. Mentre non si è mai parlato così sonoramente di 'libera personalità', non si vedono affatto personalità, e tanto meno libere, ma solo uomini uniformi timorosamente celati. Sembra che adesso il compito sia quello di sorvegliare la storia perchè niente ne esca se non delle storie, ma nessun evento, impedendo che attraverso di essa ne vengano delle personalità libere. In un epoca del genere, la filosofia viene a trovarsi in condizioni innaturali e artificiali, come monologo di un dotto passeggiatore solitario. Ogni moderno filosofare è politico e poliziesco, limitato dai governi, dalle chiese, dalle accademie, dai costumi, dalle viltà degli uomini. “La storia viene sopportata solo dalle personalità forti, quelle deboli, essa le cancella completamente. Ciò dipende dal fatto che essa imbroglia il sentimento e la sensazione, dove questi non sono abbastanza robusti da commisurare il passato a sé.” (→ forza plastica) una volta che le personalità sono spente in questo modo, fino alla mancanza del soggetto, cioè all'oggettività, niente può avere più effetto su di loro. Qualunque cosa venga fatta di buono e di giusto, subito gli viene fatta una critica, se è buona si passa oltre l'opera, si passa alla storia dell'autore, e subito viene giudicato e paragonato ad altri. Non si giunge mai a un effetto, ma sempre e solo a una nuova critica. La cultura storica dei nostri critici non permette che si giunga a un'efficacia in senso proprio, ossia a un'efficacia sull'agire e sulla vita, ma viene soltanto fatta oggetto di nuova critica. In questo eccesso di critica, siamo giunti al punto in cui i ...


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