Salvatore Silvano Nigro Introduzione a A.Manetti, La novella del Grasso legnaiuolo PDF

Title Salvatore Silvano Nigro Introduzione a A.Manetti, La novella del Grasso legnaiuolo
Author Laura Cestonaro
Course Discipline delle Arti della Musica e dello Spettacolo
Institution Università degli Studi di Padova
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SALVATORE SILVANO NIGRO INTRODUZIONE a A.Manetti, La novella del Grasso legnaiuolo Siamo nella città di Firenze, nell’inverno 1410, nei giorni tra una domenica e un mercoledì. Il protagonista, detto il Grasso, vittima di una beffa, precipita in una crisi d’identità e si trova a vivere per pochi giorni la vita di un estraneo. La novella, che come oggetto ha una beffa, non è inserita all’interno di una cornice, ed ha la responsabilità di gestire autonomamente il “gioco”. La riuscita della beffa ad un uomo semplice, ma non per questo stupido, è dovuta grazie anche alla complicità cittadina, e assieme ad essa all’azione della fortuna. Nel terzo decennio del Quattrocento la novella passa dalla forma orale a quella scritta, divenendo vulgata. Tra le diverse versioni, si distingue quella di Antonio Manetti, che usa come riferimento anche i racconti di Filippo Brunelleschi. Dopo la morte dell’architetto, nel 1446, la novella viene tramandata da scultori, architetti, poeti e letterati, dopo averla ascoltata e riascoltata dal maestro. La redazione autorizzata giunse a Manetti che la impagino collazionata e intera. L’occasione della vicenda si rivede nel ritrovo della brigata di giovani ad una cena domenicale, di normale consuetudine, accompagnata da vari ragionamenti davanti al fuoco (riferimento al Decameron dove la peste viene esorcizzata da una fuga ricreativa nelle cene serali). Tema della Novella (e anche della “Vita”, di Manetti) è l’ingegnosità ardimentosa, l’industria e la sottigliezza di Brunelleschi, la sua negazione dell’impossibilità, il suo far che l’impossibile venga all’essere. La trama Signore del gioco è Filippo e la sua spalla solidale Donatello. Tutto comincia in casa Pecori, una domenica sera, durante una cena. Tra la brigata di uomini da bene, manca all’appuntamento Manetto Ammannatini. Gli amici trovano sconveniente che un legnaiuolo di condizione sociale inferiore non abbia corrisposto all’invito, e vogliono vendetta. Brunelleschi decide di progettare una beffa confondendo il Grasso, e facendogli accettare la fantasia e la cieca fatalità di una trasmigrazione. Con la complicità dei compagnoni, Brunelleschi promette di convincere Manetto di essere diventato Matteo Mannini. La beffa è favorita dall’assenza della madre, con la quale il grasso convive: il legnaiuolo è solo, la madre monna Giovanna è in Polverosa. Brunelleschi si chiude in casa di Manetto. Il Grasso non riesce ad entrare. Da dietro alla porta viene una voce, e sembra quella del Grasso. Arriva Donatello e si rivolge a Manetto: Buona sera, Matteo, cerchi tu el Grasso? Subito dopo un creditore fa arrestare il Grasso dagli sbirri. In carcere a contribuire all’inganno vi è un altro detenuto: un giudice e letterato Giovanni Gherardi da Prato. Il Grasso è frastornato. I due fratelli di Matteo fingono di pagare il debito. Lo traggono di prigione. Lo portano nella loro casa. Coinvolgono nel loro gioco un ignaro prete: chiamato a convincere io Grasso di essere Matteo. Brunelleschi consegna ai fratelli una bottiglietta con un potente sonnifero, per alloggiare il Grasso. Il legnaiuolo si sveglia nella propria bottega. Si accerta di essere ridiventato il grasso. Ma è in preda a una fantasia di ambiguità. I fratelli di Matteo di presentano alla bottega. Brunelleschi racconta al Grasso, e a Donatello che dà a credere di ignorare ogni cosa. Matteo simula di essere il Grasso. Compare Matteo e riferisce di aver sognato di essere stato nella casa e nella bottega del Grasso, come fosse il Grasso stesso, e di essere stato in prigione. Il Grasso si rende conto di essere stato beffato. Fugge in Ungheria, per rabbia e vergogna. Torna più volte a Firenze, ricco, e con la qualifica di maestro ingegneri. È un pari grado adesso, un collega di Filippo Brunelleschi. (La regia della beffa è feroce, diabolicamente perfetta e infallibile. Brunelleschi entra dal nome della vittima il suo doppio: MAnETTO amMANNatINI)

LETTURE CRITICHE Emilio Cecchi I maestri del Quattrocento ritengono che sia l’azione umana che conduce alla formazione dello spazio. Con questa concezione si giunge al riconoscimento dell’uomo come centro del mondo. Tuttavia l’uomo non è dotato di alcuna supremazia, ma più semplicemente l’uomo diventa punto di incontro e innesto delle forze da cui si compone la realtà. Nella Novella del Grasso legnaiuolo troviamo i due artisti rinascimentali Brunelleschi e Donatello, che distraendosi dalle speculazioni della cupola, si direbbe avessero voluto prendersi il gusto di costruire lo scacchiere d’una città tutta a specchi, dove la gente batte il capo in sé stessa, o cammina a piedi in aria. La burla dilaga e si infrange in una proiezione di mille spigoli ed assi, creando un moto di capogiro lentissimo, colossale, e intollerabile nella sua matematica consequenzialità. È il bisogno di una prospettiva, morale e materiale, di situazioni e d’azioni, stretta all’estremo. Si vede la passione prospettica del Rinascimento figurativo: stile fondato su tensioni, contrasti ed azioni. È presente una forma chiusa in cui l’energia espressiva agisce e si consuma nel circolo degli interni riflussi. Alessandro Parronchi Per gli artisti la Novella del Grasso legnaiuolo è una vera e propria opera. La realtà fissata sul piano dell’intersezione prospettica era per il Brunelleschi non meno reale perché soltanto figurata. Infatti l’obiettivo su cui puntava l’inganno non era la realtà, bensì l’io soggettivo, l’idea che il Grasso aveva di sé. Tutta la realtà è rimasta uguale intorno al Grasso, ma è cambiato per lui il punto da cui guardare. Il Brunelleschi si è reso conto che il cervello dell’uomo è una specie di magazzino nel quale si accumulano i frutti dell’esperienza giornaliera. Il Grasso viene immesso in una realtà che risponde in modo esatto a tutto ciò che la sua memoria ha immagazzinato, senonché ne appare ora cambiato il punto di vita. L’unica cosa cambiata in tutta la realtà è lui stesso. Mario Praz La burla fatta a un ottimo artigiano ma d’indole piuttosto semplice, si propone lo scopo impossibile di far crede a una persona di essere un altro, e si capisce come l’idea facesse appello a una mente matematica come quella di Filippo. Manca nella Novella il senso d’ansia e tragicità che è presente nelle opere più moderne. Nino Borsellino La novella è scandita in tre tempi: un antefatto, la successione delle sequenze concordanti con le fasi della congiura, l’epilogo. Troviamo un interdipendenza fra spazi esterni e interni. La forma principe del discorso umanistico, il dialogo, diventa qui caratterizzante. Attorno al Grasso si ordisce una congiura, ma per il suo successo non è necessario che tutti agiscano allo stesso livello di consapevolezza. Essenziale è che una crisi d’identità si determini nella vittima, e a ciò possono servire i due personaggi-coadiutori: un giudice intelligente che con la sua dottrina alza il quoziente di verosimiglianza (favolosa) della storia, e un prete persuasore che esorta la vittima alla remissività col proposito di evitare danni sociali e familiari. Quando la beffa si è conclusa resta comunque la necessita di narrarla specularmente, di ricostruirla nella mente del Grasso. Giorgio Manganelli La burla ha qualcosa che la apparenta al delitto, è una alchimia frodolenta, una manipolazione furba e talora atroce della realtà. Essa mira alla contraffazione del mondo, alla messa in opera di un mondo fittizio e tuttavia persuasivo. Brunelleschi è ideatore di una burla estrema, un capolavoro di temerarietà intellettuale, macchinazione insieme frenetica e condotta con precisione, minuzia, esattezza orrendamente razionali....


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