Sesta Unità-lezione 24 PDF

Title Sesta Unità-lezione 24
Author Marika Vella
Course Pedagogia
Institution Liceo (Italia)
Pages 3
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Summary

Il dialogo esistenziale centrato sull’empatia
- La proposta di un metodo educativo
- Il codice empatico
- La poietica dell’esistenza
- La gemmazione del senso...


Description

Lezione 24 Il dialogo esistenziale centrato sull’empatia Antonio Bellingreri Il dialogo esistenziale centrato sull’empatia è una forma particolare di dialogo interpersonale tra l’educatore e l’educando, che viene qualificato come esistenziale, perché rivolto ad aiutare i soggetti nella comprensione del proprio modo di abitare il mondo. 24.1 La proposta di un metodo educativo Il dialogo esistenziale porta ad interrogarsi sul senso del reale; pertanto, può essere visto come un atteggiamento filosofico. Esso può far si che diventiamo consapevoli del modo di affrontare eventi, persone o fatti accaduti. Limitandoci a ciò, però, l’essenziale non verrebbe detto. Il dialogo esistenziale si tratta infatti, di un’azione pedagogica in senso proprio: un dialogo coinvolgente dal punto di vista intellettuale ed affettivo tale da condurre chi vi prende parte a giocare sé stesso in quello che può diventare un’azione di reale cambiamento personale. Tale dialogo esistenziale non va assimilato ad altri metodi segnati dall’empatia, come quelli proposti nei contesti psicoterapeutici; è certo che esso costituisca una relazione d’aiuto, ma in modo diverso da questi ultimi, in ragione di una differenza essenziale che rende preferibile parlarne come di una relazione di cura . In generale, la psicoterapia vuole essere relazione d’aiuto e proprio l’empatia viene considerata il metodo più idoneo. Tale metodo, consiste nell’offrire alla persona ciò che può aiutarla a ritrovare in sé le energie psichiche necessarie per diventare capace di vivere un’esistenza umana sana ed equilibrata. Nonostante quindi le differenze, esiste un punto di contatto tra psicoterapia e relazione educativa, ovvero il cammino che porta una persona a conquistare la virtù dell’educazione, implica che il soggetto sappia trovare da sé una stima di sé. Tuttavia, subentra il momento di divergenza. Infatti, lo scopo della psicoterapia è quello di promuovere nel soggetto una funzionalità psichica ed una situazione di benessere; mentre nella prospettiva educativa, c’è benessere, quando la mente si dispone al bene, per consentire al soggetto, di ricercare e attuare una forma d’essere di grande pienezza. D’altronde, uno studio sullo sviluppo psichico rende evidente che la realizzazione di una personalità psichicamente matura, non è mai solo frutto di un’evoluzione spontanea del soggetto. Una tale maturità implica l’acquisizione graduale di competenze cognitive, affettive e relazionali e la conquista di un atteggiamento responsabile, che possono essere solo l’esito di un lavoro educativo svolto con metodo. 24.2 Il codice empatico Il dialogo esistenziale è un tipo di dialogo che può essere assunto come un processo in cui è sempre questione dell’elaborazione di un testo o meglio di un quasi-testo, poiché si tratta di un incontro interpersonale e di una consegna che impegna i soggetti coinvolti. L’analisi sarà in primo luogo, analisi del registro strutturale del quasi-testo, riflettere cioè sugli elementi determinanti che ne configurano la strutturazione; è il momento scientifico della nostra riflessione. In secondo luogo, l’indagine dovrà prendere in esame il senso offerto da questa specifica configurazione del dialogo; è il momento della riflessione sulla referenza oggettiva del quasi-testo. Infatti, come ogni testo, anche questa forma di dialogo, raccontando esperienza vissute, spiega una determinata comprensione dell’essere e dell’esistenza. Ogni dialogo si struttura secondo un codice di funzionamento e compito della nostra analisi è di vedere come funziona. In ogni sistema relazionale duale e in ogni stile educativo, è possibile distinguere due elementi costitutivi. Il primo è il fattore di controllo (fattore C); quello che, considerando le relazioni educative, riguarda gli aspetti di autorità e di competenza nell’educazione; possiamo parlare anche di fattore di gestione della relazione e in effetti in ogni incontro tra due o più persone, qualcuno dei soggetti cerca sempre di condurre o conduce il rapporto condizionandone la struttura. Il secondo fattore è quello emotivo-affettivo (fattore E) che all’interno dei rapporti educativi, comprende i tratti del contatto socio-affettivo dei partner. Ciò è molto importante perché due o più persone entrano realmente in dialogo non tanto per i temi che affrontano parlando insieme, né perché la pensano allo stesso modo; ma l’elemento che fa incontrare veramente l’altro nella sua alterità è quello emotivo-affettivo. Tuttavia, nello svolgersi concreto dei comportamenti educativi, va aggiunto un terzo fattore, denotabile come fattore di autenticità espressiva e comunicativa (fattore A). Esso riguarda il linguaggio impiegato dall’educatore. Va distinto dai primi due perché non può essere rilevato col massimo di rigore e oggettività e ciò perché nel concreto, i linguaggi dell’educatore e i suoi gesti dicono dei suoi atteggiamenti di fondo e ideali. Tutti e tre i fattori collaborano a definire il sistema dialogale come struttura di relazione e di comunicazione. Tale sistema si articola come tensione tra le opposte polarità che sono proprie dei singoli elementi. La polarità della

dimensione di controllo, ovvero il fattore C, è tra dominanza e sottomissione; mentre quella del fattore E, è tra distacco e fusione. Ora, quando l’incontro, il riconoscimento e la comunicazione educativa sono segnati dall’empatia, il sistema dialogale è determinato da un fine, il cui raggiungimento è la virtù dell’educazione. L’empatia autentica è in grado di rendere il controllo della relazione minimo e in tal caso è visibile come la contrapposizione del fattore C tra dominanza dell’educatore e sottomissione dell’educando è superata; piuttosto l’atteggiamento denominabile empatico è quello dell’autonomia: primo aspetto caratterizzante del sistema . Nel fattore E, la dialettica tra le polarità è l’atteggiamento non è più fusionale o distaccato, ma è quello della preoccupazione benevolente che fornisce al sistema dialogale la norma dell’amorevolezza educativa: secondo aspetto caratterizzante del sistema dialogale. Parlando dei vari fattori, abbiamo potuto notare elementi venuti fuori quali sottomissione, dominanza e distacco. Pertanto, è possibile parlare degli STILI EDUCATIVI… 24.3 La poietica dell’esistenza 24.3.1 Un’esperienza trasformante di sé Un’autentica relazione educativa avviene grazie all’incontro tra più soggetti, al riconoscimento personale che è tale in quanto diviene reciproco e alla scelta di affidare alle nuove generazioni un ideale etico di umanità. La consegna pertanto può concretizzarsi in una pratica che possa essere fonte di cambiamento per i soggetti coinvolti, ricerca di un nuovo senso della realtà e di sé nella realtà. Ma come può avvenire un tale cambiamento? Quando si parla di dialogo empatico autentico, si parla insieme ad esso di interpretazione del desiderio costitutivo di ciascuno. Pertanto, in una buona pratica educativa deve essere possibile comprendere il nome del proprio desiderio d’essere. 24.3.2 L’archeologia del soggetto La nostra esistenza è definita dal desiderio, ovvero dalla perenne ricerca di dare alla vita un significato che la renda veramente umana. Non è possibile pertanto alcuna consegna educativa autentica che non intercetti tale desiderio costitutivo. Infatti, come abbiamo visto, la proposta dell’educatore deve presentarsi come promessa di felicità, tale da destare appunto il desiderio. Tuttavia, l’educatore propone sempre un ideale storico di umanità, che è percepito come positivo dalla comunità ed è sperimentato in prima persona da lui stesso. Senza questa ricerca infatti, che spesso può impegnare l’intera esistenza, non è possibile che il mondo diventi una degna dimora. L’educatore deve quindi aiutare l’educando a fare un inventario del suo essere concreto. Infatti, una mente ben disposta fà del dialogo, il luogo idoneo affinché l’educando possa esprimersi raccontandosi. La narrazione di sé può avvenire anche sostando su aspetti, all’apparenza poco importanti attraverso cui si va poi delineando un originale modo di abitare il mondo che egli accetta come proprio e che riconosce come il suo universo singolare. 24.3.3 La teleologia del soggetto La coscienza è nella sua essenza, intenzionalità di relazione con l’altro e con il reale; l’intenzionalità è poi costituzione o donazione di senso. Ma la coscienza è essa stessa già da sempre costituita; infatti è strutturata da una comprensione originaria del proprio essere nel mondo; ricordando però che si tratta sempre di una precomprensione parziale; pertanto è sempre esposta alla possibilità di risultare erronea o illusoria. Nella proposta di metodo che stiamo delineando, i soggetti coinvolti, l’educatore e l’educando, si raccontano, concretizzando il loro sentire e le loro precomprensioni. Pertanto, rifacendoci al dialogo socratico, anche nel dialogo centrato sull’empatia possiamo distinguere due momenti: quello ironico o dialettico e il momento maieutico o poietico. Nel primo momento, raccontandoci, la comunicazione stessa comporta un superamento della coscienza ingenua, acquisendo consapevolezza dei limiti delle nostre vedute, già solo per il fatto che ci stiamo confrontando con altre vedute e altri pensieri differenti dai nostri. L’ironia è quindi una messa in questione di sé e il compito aperto è quello di una riappropriazione di sé in una coscienza definita e più concreta. Il secondo momento si riferisce sempre a qualcosa di determinato che può essere inteso presentandosi in maniera evidente nella nostra vita quotidiana. In tal modo è rappresentato un certo modo di sentire e abitare il mondo che è condiviso con altri soggetti. Il desiderio nella sua realtà è anche costituito da potenzialità d’essere e in ragione di ciò esso apre lo spazio ad una poietica dell’esistenza. 24.4 La gemmazione del senso L’educazione è avvenimento della persona e appare sia come dono che come compito. Il momento iniziale è il dono dell’educatore e suo compito principale è quello di presentare il suo ideale di vita etica; egli in breve, deve offrire all’educando un punto di partenza. La prova che deve offrire deve essere pratica poiché deve risultare per l’educando in sé persuasivo, ma deve essere anche teoretica; infatti deve saperne argomentare le ragioni che lo sostengono. Ma l’educazione abbiamo detto che è anche compito. Infatti, il compito dell’educando è riuscire a percepire che l’ideale di

vita proposto rende possibile un’interpretazione del suo desiderio per quello che esso è e che può e deve essere, tale da prospettare una nuova configurazione della sua esistenza. Ora, questo coinvolgimento dell’educatore e dell’educando nella relazione educativa appare un’esperienza trasformante, in cui entrambi i soggetti fanno esperienza di un cambiamento reale. Infatti, nel dialogo esistenziale, il lavoro da compiere insieme è quello di disegnare una mappa interiore dell’educando e può essere concepito come un processo in cui si elabora e va strutturandosi un testo, una narrazione autobiografica composta però da due autori. Nel dialogo esistenziale centrato sull’empatia, infatti, le parole dette, anche le più banali, acquistano sempre il senso di una comunicazione personalizzata; vengono percepite come se si trattasse di una confidenza. Allora il processo di significazione delle parole appare come opera di co-significazione nella quale ogni persona coinvolta si percepisce come co-autore. Ma ricordiamo che un processo di significazione è sempre processo di donazione di senso e in effetti significare vuol dire cogliere il senso del reale. Per entrambi i soggetti del dialogo empatico, l’evento d’essere e di senso può essere descritto come una esperienza valoriale della gemmazione del senso. Le parole pronunciate dall’educatore, la consegna storica e personale di un ideale etico di umanità possono essere accolte dall’educando in un atteggiamento di reciproca empatia intenzionale. La gemmazione del senso appare infine come esperienza del riconoscimento reciproco di una comune, condivisa radice di senso ed è il fondamento dell’autentico poter essere personale e dell’esistenza comunitaria....


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