Shakespeare e l\'amore - riassunto manuale PDF

Title Shakespeare e l\'amore - riassunto manuale
Author Cocopouf Cocopouf
Course Lettere e Filosofia
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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Summary

Riassunto dettagliato manuale prof Cattaneo...


Description

SHAKESPEARE E L’AMORE – RIASSUNTO Stratford dove si trova la casa natale di Shakespeare. 1582 matrimonio con Anne Hathaway. 1583 nascita della prima figlia Susannah. Joyce nell’Ulisse, per primo sostiene che Will fosse stato costretto a un matrimonio non voluto e dal quale volle fuggire andando a Londra. Anna lo aveva sedotto e gli aveva procurato una ferita dalla quale non guarirà più. Ha ricevuto una buona educazione alla grammar school di Stratford ma non è andato all’università. Ha aiutato il padre John e i 3 fratelli nel commercio del pellame. 1585 nascono i gemelli Judith e Hamnet (variante di Hamlet). Will non portò mai la famiglia nei suoi spostamenti e questa era un’operazione senza precedenti fra i contemporanei. Ha 15 anni quando corre al fiume a vedere il punto in cui Katherine Hamlet è annegata nell’Avon (la ragazza ha lo stesso nome del protagonista dell’Amleto e in quell’opera Ofelia, pazza per amore, muore annegata nel fiume). Will impara dai classici che l’amore è improvviso e violento. A 17 anni è alle prese con il suo primo sonetto. I due gentiluomini di Verona (sua prima commedia di successo) presenta Valentino che, come Shakespeare, vuole lasciare Verona per vedere il mondo; Proteo, come Shakespeare, invece vuole restare perché è legato a una donna. Vince valentino ma qualcosa di Proteo gli rimarrà attaccato per sempre. Arrivato a Londra, Shakespeare si lega al carpentiere James Burbage che aveva intravisto nel teatro la possibilità di fare un affare. Burbage diventa impresario dei Leicester’s Men, la prima compagnia a cui Elisabetta I accorda la possibilità di recitare tutto l’anno a Londra. La corona sta prendendo sotto la sua protezione la gente di teatro. Will è affascinato dall’antico Egitto: il fazzoletto che Otello regala a Desdemona è colorato in mummy. Will capisce che a teatro bisogna dare al pubblico quello che cerca nelle strade: emozioni e amore. Inizialmente alloggia da Richard Field, uno degli stampatori più importanti della città, a Shoreditch. È una liberty ovvero una delle zone franche fuori dalle mura, dove l’autorità della city non arriva. Poi per oltre 20 anni vivrà in stanze in affitto, senza radicarsi in un solo quartiere di Londra. Gli attori conducevano una vita fuori dagli schemi; erano gente senza fissa dimora e la taverna era fonte di battute. Il Mermaid Club conta tra i suoi membri i migliori drammaturghi del tempo. Will acquisterà una casa di proprietà un anno prima della morte e non per abitarci. Era un uomo di teatro ma anche attento al denaro. La sua personalità non appartiene a nessun luogo, nessun partito e nessuna famiglia. È piantato a Londra ma con un piede nel paese natale. Innamorati, sposati, pentiti è la parabola della coppia nelle storie d’amore di Shakespeare. Quando il legame fra coppie è forte, lo è su basi non romantiche (es. ad unire Macbeth e Lady Macbeth è la sete di potere e la follia omicida). Arrivato a Londra scrive una storia d’amore dopo l’altra. Viene paragonato ad Ovidio (poeta dell’amore per eccellenza) per la sua lingua di miele. I grandi vecchi come Lear, Otello, Prospero verranno con la maturità. Shakespeare è il primo a mostrare il corteggiamento come lo conosciamo: una successione di battute, sguardi, rossori, sbiancamenti, ripicche, dichiarazioni e comportamenti meschini. Entrano in scena i giovani, diversi dagli adulti. La donna è più sveglia. C’è il personaggio dell’innamorato ottuso. Gli innamorati sono superficiali e ridicoli. In amore si mente sapendo di mentire o non sospettando nulla. Gli innamorati sono come i poeti. Will inventa il corteggiamento. Shakespeare ha la passione per gli scambi di persona; ne fa il centro della sua prima opera teatrale La commedia degli equivoci, modellata sui Menaechmi di Plauto. Le storie d’amore di Will sono incentrate su un’ossessione per la persona amata e su una follia, la facilità con cui la persona amata può essere sostituita da un’altra. Smaschera il mito dell’amore eterno e immutabile, mostrano come tutto possa cambiare in un attimo. Sogno di una notte di mezza estate mostra il passaggio dall’amore all’odio e viceversa e il pretesto è il filtro che giustifica tutto; lo sanno anche i protagonisti ed è una follia che non risparmia nessuno. Il bisogno d’amore precede l’arrivo dell’oggetto d’amore, lo inventa e lo va a trovare nei modi e nelle forme più impensati. Anche dietro il suo matrimonio con Anne c’è uno scambio di persona: nel registro episcopale di Worcester viene depositata una licenza matrimoniale tra un certo William Shakespeare e Anne Whateley. È possibile che portasse avanti due relazioni. Il tempo è il nemico degli amanti come in Romeo e Giulietta: gli amori vivono di attimi, incontri fortuiti e coincidenze. Shake-speare potrebbe derivare da shake-scene ovvero lo scuoti scena. Shakespeare è in piena ascesa nel 1592; scrive drammi storici ed è invidiato da altri scrittori come Robert Greene. In poco più di vent’anni compone 36 drammi. Collaborare con gli altri

drammaturghi era normale. I due nobili cugini è scritto insieme a John Fletcher. Riprende vecchie storie e le riadatta ai tempi: Amleto è derivato da un Ur-Hamlet. È odiato perché viene dal nulla. È probabilmente stato innamorato fra il 1592 e il 1594; accantonati i drammi storici e le tragedie degli orrori, scrive solo opere che parlano d’amore in modo sofferto e con qualcosa di inquietante. Il lieto fine viene mascherato a fatica. Romeo e Giulietta è una rivoluzione teatrale perché è la storia di due giovani che preferiscono la morte a una vita l’uno senza l’altro. È una tragedia tutta incentrata sull’amore e non si era mai vista prima. Dal teatro passa alla poesia e ai sonetti. Scrive poesie d’amore perché i teatri erano chiusi a causa della peste. Cavalca la moda letteraria dei poemetti eroico-mitologici inaugurata da Thomas Lodge nel 1589 con La metamorfosi di Scilla. Scrive Venere e Adone, la cui storia viene da Ovidio ma è un capolavoro di erotismo. L’opera è dedicata al conte di Southampton. Nel poema latino Venere e Adone sono una coppia di amanti felici; in Shakespeare la storia ruota attorno a una donna che vuole sedurre e a un giovane che rifiuta di farsi sedurre. Il trauma risale a quello procuratogli da Anna Hathaway che l’aveva corteggiato e aveva inseguito un uomo riluttante. C’è il contrasto fra il rigetto fisico dell’amore da parte di un ragazzo e degli assalti della dea al suo corpo che non riesco a concludersi in amplesso. È il periodo di affiliazione alla vita aristocratica. Quando i teatri riaprono produce commedie che hanno per protagonisti gruppi di giovani aristocratici innamorati dell’amore. La più tipica è Pene d’amor perdute scritta per un pubblico raffinato ma piena di allusioni personali. Nella commedia che finisce male i personaggi popolari mostrano l’altra faccia dell’amore: naturale, pratica e carnale. Era anche l’eco della morte ad affascinare: la peste. Will era nato in un anno di peste. Fino al 1593 per lui l’amore è commedi, intrecci, ritmo frizzante, scambi di battute. A 30 anni comincia a sentire l’amore come una tragedia. Dei ritratti di Shakespeare il più famoso è l’incisione di Martin Droeshout, usata per il frontespizio della prima raccolta completa delle opere teatrali di Shakespeare (il First Folio pubblicato nel 1623). Qui Shakespeare viene raffigurato come un gentiluomo elisabettiano formalmente vestito, con viso tondo ed espressione furba, baffi corti e curati e una calvizie. L’immagine ha due occhi destri (forse strabismo); il giubbino presenta due lati destri; i capelli sembrano più lunghi da un lato che dall’altro e la bocca occupa una strana posizione. Questo volto non ha nulla di eroico. I ritratti dei suoi contemporanei sono più interessanti e vivaci. Dalle irregolarità della biografia di Shakespeare è emerso un altro ritratto: quello ovale su sfondo scuro, attribuito a John Taylor e datato ai primi del 600. Questo è un uomo vissuto, dallo sguardo intenso e ironico, dalle labbra con un sorriso enigmatico, baffi e barba incolti, colorito scuro, orecchino all’orecchio sinistro e colletto bianco slacciato. Ha l’aria ambigua e piratesca. Troppo scuro di pelle e straniero d’aspetto: troppo italiano o troppo ebreo. Era normale che la nazione inglese fosse composita e nelle vene dell’inglese medio scorrevano diverse varietà di sangue. Nel 1616 a Stratford Upon Avon, viene redatto il testamento due volte dall’inizio dell’anno. la prima stesura corrispondeva al desiderio di sistemare le cose prima della sua dipartita. L’influenza di quell’anno era stata micidiale ma il dottor Hall non prende appunti sul decorso della malattia e non c’è traccia dell’assistenza prestata al malato. Shakespeare stava morendo per i postumi di una malattia che veniva a chiedergli il conto di una vita sregolata. La Tempesta era stata il vero addio di Shakespeare al teatro, era un testamento teatrale. Basato sulle meraviglie e i prodigi delle Americhe anche se quest’opera era ambientata in un’isola del Mediterraneo che però era tropicale. C’erano divinità e una creatura selvaggia dall’aspetto subumano che l’abitavano. Dopo lo scandalo in cui è stata coinvolta la sua famiglia, Shakespeare ha deciso di rifare il testamento, correggendolo in seguito all’adulterio di suo genero. L’unica cosa che lasciava esplicitamente ad Anne era il secondo miglior letto. L’ultima opera conosciuta di Shakespeare è I due nobili cugini, del 1613. Una storia romanzesca di amore e morte scritta insieme a John Fletcher. Questa, insieme al testamento, conserva le ultime parole scritte dal poeta. È una tragicommedia in cui ritorna il tema della rivalità di due amici a causa di una donna. È sempre un triangolo. L’amore sconvolge anche qui la vita nei modi più irrazionali. Il linguaggio è quello degli amanti e il tempo è annullato. Dopo quest’opera per 3 anni non scriverà più nulla fino alla sua morte nel 1616.

Il Theatre era qualcosa di unico in Europa. Per la prima volta dai tempi dei romani, un grande edificio era adibito solo alle rappresentazioni teatrali. Gli attori non dipendevano più dal nobile. Era il pubblico a recarsi al Theatre. Apre nel 1576, seguito dal Curtain nel 1577 e dal Rose nel 1587. Il palcoscenico è in mezzo alla platea, è una piattaforma semicircolare detta a grembiule. I popolani pagavano 1 penny per un posto in piedi; 2 penny per i palchi che giravano attorno all’edificio. Non c’era separazione netta fra attori e pubblico. Sopra il palco si aprivano le stanze dei lord: una balconata riservata ai nobili che dovevano dividerla con i musicisti o gli attori. La platea è turbolenta. Il Globe fu inaugurato il 12 giugno 1599 in un giorno di solstizio d’estate, momento ritenuto opportuno. Il dramma scelto per l’inaugurazione è Giulio Cesare, tragedia in cui gli oroscopi hanno un certo peso. Nel 1642 Oliver Cromwell fa chiudere i teatri. Non c’è più la regina Elisabetta o re Giacomo a difendere il teatro. Nel 1660, morto Cromwell, tornano i legittimi sovrani, gli Stuart. Carlo II è il nuovo re ed è appassionato di commedie e tragedie. La grande novità è che le parti femminili possono essere recitate da donne. Nel 1613 il Globe brucia a causa di una scintilla uscita da un cannone caricato a salve che colpisce il tetto di paglia dell’edificio, durante una rappresentazione dell’Enrico VIII. Il Globe viene ricostruito ma Will sente che il suo tempo è finito. Si è ritirato a Stratford quando non ha retto più fisicamente la fatica delle prove a teatro, dell’allestimento e della recitazione. Romeo e Giulietta Prima si Shakespeare nessuno aveva mai cominciato una storia d’amore con un bacio e nessuno aveva mai fatto vedere un bacio vero sulla scena. Shakespeare scardina dall’interno la tradizione amorosa rinascimentale. Non precisa mai l’età dei suoi personaggi: solo di Giulietta sappiamo che aveva 14 anni. Il mondo è teatro e siamo tutti attori di storie di cui non conosciamo l’esito. Il problema dell’amore a prima vista è che non dà tempo di pensare, riflettere e difendersi. La storia originale dell’amore a prima vista è quella di Ero e Leandro. Kit Marlowe aveva scritto un poemetto su questi innamorati mitologici. Shakespeare fa un passo ulteriore perché cala l’amore a prima vista in un contesto reale. L’aurea fiabesca in cui è immerso l’amore nelle commedie non tocca Verona. Nell’estate del 1595 Romeo e Giulietta per la prima volta si incontrano. Tutto ruota attorno ai due giovani, il loro linguaggio, i loro riti, le loro aspirazioni che sono incomprensibili agli adulti. Giovani e adulti sono separati fin dall’inizio e quando si incontrano si scontrano. Romeo è fuori dal tempo e dallo spazio, fugge la realtà. Giulietta è ugualmente innamorata ma va dritta al punto. La scena della finestra ispira quella del Cyrano sotto il balcone di Rossana, quella di Julien Sorel del Rosso e il nero di Stendhal, quella di Michael Fleury in Gente di Dublino di Joyce. Romeo è in basso e Giulietta in alto, c’è uno spazio verticale da colmare e ci sarà sempre nei punti cruciali del dramma. Speculare all’ascesa verso la donna amata è la discesa nell’oltretomba per reclamarla: Orfeo con Euridice o Enea che nell’Averno cerca di abbracciare la moglie scomparsa. La predisposizione all’innamoramento è involontaria e fisiologica: Romeo prima di conoscere Giulietta è innamorato ma non trova chi lo ami. Shakespeare prende parte al gioco di derisione degli esterofili nonostante faccia parte di un mondo aristocratico che parlava l’italiano come seconda lingua. Certe notazioni dei suoi drammi sono precise. Le grandi storie che appassionavano il pubblico inglese erano ambientate tra le Colonne d’Ercole e il Bosforo. Shakespeare è l’unico fra i contemporanei a non ambientare i suoi drammi a Londra. Ha una spiccata predilezione per l’Italia. Tra il 1592 e il 1598 vanno in scena tre sue opere ambientate nel Veneto: I due gentiluomini a Verona, Romeo e Giulietta e Il mercante di Venezia alle quali si aggiunge Otello. Venezia è un mito in tutta Europa. Romeo e Giulietta hanno fretta, gli adulti dietro di loro sono sempre in ritardo. È un dramma a due velocità: giovani e adulti si accusano a vicenda di troppa lentezza e troppa fretta. Shakespeare è interessato al tempo psicologico e non a quello cronologico. Anche la sua mente corre; le sue prime opere danno l’impressione di essere state composte di corsa. Questa è l’opera in cui ci si bacia di più. Il Rinascimento indulge alla volgarità e alla fisicità senza pudori anche tra i dotti. Lui lavorava a storie d’amore e di morte che dovevano essere comprese a vari livelli e a cominciare dal basso. in quest’opera alle dichiarazioni ideali sull’amore si contrappongono i giochi di parole oscene di Mercuzio. Shakespeare non dimentica di essere stato ragazzo e non dimentica il linguaggio degli adolescenti che non assomigliano a quelli del mito o dell’epoca. I protagonisti del Romeo e Giulietta sono una gioventù bruciata. Mercuzio forse è una proiezione di Kit Marlowe, drammaturgo rivale di Shakespeare. Le prime opere di Shakespeare sono

attraversate da echi di Marlowe e da lui deriva la consapevolezza che un verso può risuonare forte e brillare. Marlowe è l’unico poeta contemporaneo a Shakespeare che lui citi. Shakespeare scrive opere in cui l’amore è intricato e le coppie si formano e si disfano imprevedibilmente: I due gentiluomini di Verona, Pene d’amor perdute, Sogno di una notte di mezza estate. Fuga e inseguimento è il tema principale. È tutta una questione d’onore. Romeo sente l’oppressione del Fato che è indissolubile a differenza degli uomini. Fin da giovane Shakespeare sente che l’amore è corteggiato dalla morte. Nella prima notte di nozze fra Romeo e Giulietta, l’atmosfera è carica di tensione ed eros perché l’amore dei due è clandestino e possiede la purezza della gioventù ma anche il brivido della relazione pericolosa. Per la prima volta Giulietta fugge dalla realtà e si rifugia nel mondo ideale dell’amore. Romeo per una volta è più realistico di lei. Lei invoca la notte in cui si consuma l’amore e parlano di riti d’amore (stessa espressione usata da Desdemona riferendosi alla notte da passare con Otello). Shakespeare ci fa entrare nella stanza dove si consuma l’amore. Gli elisabettiani sono i primi a fare vedere quello che accade nell’intimità. È negli interni che si consuma l’amore e anche la morte. Nelle sue commedie gli uomini inseguono le donne e le raggiungono ma una sola donna è al centro della lotta per il suo possesso a cui prendono parte più uomini. Nelle commedie è una danza; nelle tragedie è un branco che insegue la preda. Per tutte il letto d’amore diventa l’ultimo giaciglio. Shakespeare fu un padre assente e Hamnet morì undicenne nel 1596. Nell’Ulisse Joyce dice che Shakespeare dopo la morte del figlio rimette mano a un suo vecchio dramma, il Re Giovanni, e inserisce un nuovo passo (il lamento di Lady Constance per la morte prematura del figlio, il principe Arturo). Tutta l’opera di Shakespeare è attraversata dai rapporti fra padri e figlie in contrasto. In ciascun caso il padre è un tiranno. Il suicidio è un rischio per le donne trascinate da una passione: Ofelia in Amleto si annega, Cleopatra si lascia mordere. Pozioni e veleni sono una delle più antiche analogie dell’innamoramento con la malattia e i farmaci. Ovidio scrive i Remedia amoris: ad ogni malattia la sua cura. L’amore è un’infezione. I giovani delle commedie esibiscono l’infezione d’amore con orgoglio. L’ossessione del contagio è il morbo che assedia Venere e Adone e Romeo e Giulietta. La parola filtro deriva dal greco filtron, la cui etimologia deriva da filia (amore) e trefo (nutro): il filtro sarebbe ciò che alimenta l’amore magicamente. Il pubblico di Shakespeare si intendeva poco di termini greci o latini ma molto di piante ed erbe. Frate Lorenzo nella sua prima apparizione in scena coglie fiori ed erbe ed è un esperto. Shakespeare mostrerà personaggi che moriranno avvelenati. Tragicall Historye of Romeus and Juliet di Arthur Brooke è la fonte inglese di Shakespeare. Shakespeare però non segue questa strada perché si mette dalla parte dei giovani. Il cerchio della solitudine comincia a stringersi attorno ai due amanti quando Romeo uccide Tebaldo; da lì i due non comunicano più né con gli adulti né on i coetanei e non hanno nessun dialogo con le famiglie. L’isolamento per Romeo è l’esilio, per Giulietta la finta morte. La tomba ricorre per tutta la tragedia. Nella solitudine della separazione Shakespeare si concentra su Giulietta perché è la donna che prende sempre l’iniziativa; è lei che tesse la trama mentre lui è inseguito e preso dalla trama. Le eroine elisabettiane si ribellano all’interruzione del grande amore e alla prospettiva di una vita marimoniale soffocante. Ermia, Desdemona e Giulietta fanno quello che Anna Karenina e Madame Bovary farebbero, se potessero tornare indietro. Giulietta ha una sola paura: di non rivedere più Romeo e di svegliarsi viva nella tomba senza che nessuno possa riportarla alla luce. Ha paura dei morti, dei fantasmi e del fatto che la materia forse non è l’unica realtà (Macbeth si apre con le profezie delle streghe). La carica erotica implicita nell’accostamento di morti e vivi attrae Shakespeare che la sfrutta anche nel Riccardo III. Nessuno dei funerali viene mostrato in scena perché il funerale è un momento definitivo. Spesso si avvicina il tema del matrimonio a quello del funerale: il padre di Giulietta pensa alla figlia morta accostandola ad una sposa. Il sangue è un altro tema: lo versano Mercuzio e Tebaldo nel duello, lo perde Giulietta nella prima notte d’amore. Nell’amore c’è una violenza nascosta; è lo smascheramento dell’istinto. Il Sogno di una notte di messa estate la cerimonia nasce sotto il segno della violenza. Shakespeare scrive anche un poemetto dedicato a una violenza sessuale chiamato Lo stupro di Lucrezia. Anche Venere e Adone sfocia nella violenza. Shakespeare adombra una verità scomoda: ogni uomo è un potenziale stupratore e un potenziale assassino. La violenza è nella storia dell’uomo, affonda nel mito e Shakespeare vi attinge. Dietro Romeo e Giulietta ci sono quelli di Brooke, di Boistau, di Bandello, di Da Porto, di Masuccio Salernitano. Shakespeare ha a disposizione due finali: quello di Da Porto, Bandello e Boisteau in cui Giulietta si sveglia in tempo e scambia

un ultimo saluto con Romeo e quello di Brooke in cui Romeo è già morto quando lei rinviene nella tomba. I due ...


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