Sintesi il mondo moderno spagnoletti ufficiale PDF

Title Sintesi il mondo moderno spagnoletti ufficiale
Course Storia Moderna 
Institution Università degli Studi di Bari Aldo Moro
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Sintesi de Il mondo moderno del Prof. Spagnoletti ...


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IL M MOND OND ONDO OM MODE ODE ODERNO, RNO, SP SPAGNO AGNO AGNOLETT LETT LETTII (RI (RIASSU ASSU ASSUNT NT NTO) O) Som Sommari mari mario o CAPITOLO 1

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VIVERE E PERCEPIRE GLI SPAZI LE FRONTIERE L’IDEA DI EUROPA PATRIA E NAZIONE IL MARE LA CITTÀ E LA CITTADINANZA IL GHETTO CAPITOLO 2

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DA GAND A IUST LA PARABOLA DI UNO STATO EUROPEO LE RADICI FIAMMINGHE COME SI TRASMETTONO LE CORONE GOVERNARE CON IL CONSENSO I REGNI IBERICI LE MONARCHIE COMPOSITE L’AMERICA LA FRANCIA LA GERMANIA L’ITALIA E IL MEDITERRANEO CENTRALE L’ABDICAZIONE CAPITOLO 3

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LA FRANTUMAZIONE DELL’UNITÀ RELIGIOSA LE CHIESE ORIENTALI LA SENSIBILITÀ CRISTIANA TRA MEDIOEVO ED ETÀ MODERNA LA RIFORMA LUTERANA E LA QUESTIONE DELLE INDULGENZE LA RIFORMA POPOLARE IL CONFLITTO NELL’IMPERO LA RIFORMA DEI PRINCIPI FUORI DALLA GERMANIA: LA SCANDINAVIA E L’INGHILTERRA LA RIFORMA SECONDO ZWINGLII E CALVINO LA RIFORMA IN ITALIA CAPITOLO 4

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MONDI A CONFRONTO NELL’ETÀ DI FILIPPO II IL RE PRUDENTE LE PRATICHE E GLI ORGANI DI GOVERNO 1559 LA PAX ISPANICA IN ITALIA IL CONCILIO DI TRENTO E LA CONTRORIFORMA LA CROCIATA NEL MEDITERRANEO LA CROCIATA: L’APPENDICE PORTOGHESE LA CRISI DINASTICA IN FRANCIA LA LOTTA NEI PAESI BASSI PER L’INDIPENDENZA L’INGHILTERRA ELISABETTIANA IL COSTO DELL’IMPERO CONCLUSIONI CAPITOLO 5

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I VOLTI DEL POTERE IL SOVRANO L’OMBRA DEL RE LA NOBITÀ

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UFFICI E UFFICIALI LA SFERA GIURIDICA IL PENSIERO POLITICO UNO STATO MODERNO È ASSOLUTO?

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CAPITOLO 6

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LE GUERRE DEI RE E LE GUERRE DEI POPOLI. LE DIFFICOLTÀ DEGLI ASBURGO E LA RIPRESA DELLA FRANCIA I PAESI EMERGENTI : LE PROVINCE UNITE E LA SVEZIA LA MACCHINA MILITARE LA GUERRA DEI TRENT’ANNI (1618-48) RIVOLTE E RIVOLUZIONI LA RIVOLUZIONE INGLESE CAPITOLO 7

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UN SECOLO IN CHIAROSCURO SCIENZIATI E STREGHE IL PAUPERISMO E LA CRIMINALITÀ LA FAMIGLIA I SEGNI DELLA CRISI LA CRISI GENERALE E L’ETÀ BAROCCA

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CAPITOLO 8

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IL SECOLO DI LUIGI XIV UNO SGUARDO D’ASSIEME IL RE SOLE LA POLITICA RELIGIOSA LE GUERRE DEL RE GLI ASBURGO D’AUSTRIA LA TURCHIA L’UNGHERIA E IL MONDO BALCANICO LA RUSSIA DALL’INGHILTERRA ALLA GRAN BRETAGNA. LA GUERRA DI SUCCESSIONE SPAGNOLA

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CAPITOLO 9

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IL SETTECENTO RIFORMATORE LE GUERRE LE RIFORME NUOVI EQUILIBRI IN ITALIA L’ASCESA DELLA PRUSSIA L’AUSTRIA IMPERIALE LA SCOMPARSA DELLO STATO POLACCO LA RUSSIA E LE RIFORME LA FRANCIA, UNO STATO POVERO LA MONARCHIA PARLAMENTARE IN GRAN BRETAGNA

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CAPITOLO 10

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ECONOMIA, SOCIETÀ E CULTURA NEL XVIII SECOLO POPOLAZIONE E RISORSE ALIMENTARI LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE IL MONDO COLONIALE ILLUMINISMO E PENSIERO POLITICO ILLUMINSMO E LE CONFESSIONI RELIGIOSE LE FORME DI SOCIALITÀ LA RIVOLUZIONE AMERICANA

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CAPITOLO 11

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LA RIVOLUZIONE FRANC ESE E L’ETÀ NAPOLEONICA LA CRISI DELL’ANTICO REGIME IN FRANCIA DAGLI STATI GENERALI ALL’ASSEMBLEA LEGISLATIVA DALLA CONVENZIONE AL DIRETTORIO PRATICHE E LINGUAGGI DELLA POLITICA LA RIVOLUZIONE IN EUROPA NAPOLEONE CONTRO L’EUROPA IL SISTEMA POLITICO NAPOLEONICO

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CAPI CAPITOL TOL TOLO O1 VIVE VIVERE RE E PE PERCEPI RCEPI RCEPIRE RE GL GLII SSPAZI PAZI LE FRON FRONTIERE TIERE I confini più facilmente individuabili sono quelli naturali la cui validazione risale al 700 in particolare alla rivoluzione francese, durante il nazionalismo ottocentesco a cui si accompagnò la nozione di frontiera storica cioè territori un tempo appartenenti ad uno stato al momento sotto la sovranità di un altro. Tuttavia a tale categoria non facevano parte quelli della politica dall'età moderna, infatti in età moderna lo stato era un mucchio di territori aggregati a vario titolo che mantenevano la loro autonomia e la loro autonoma fisionomia. Infatti le aree di giurisdizione statale si affiancavano a quelle feudali. Ma a volte sulle frontiere era in atto una dura competizione militare fra stati che spesso erano basati su sistemi politici ideologici e religiosi diversi: in tal caso il confine assumeva una concretezza materiale. In altri casi le frontiere naturali furono coperture ideologiche per mire espansionistiche. C’era la diluizione dell'autorità dello Stato man mano che dal centro si passava alla periferia e quindi anche del grado di identificazione delle popolazioni frontaliere con lo Stato di appartenenza.

Raggiunte le frontiere naturali continuava comunque l'espansione territoriale: Inghilterra aveva punti di appoggio sul continente; la Francia nel Seicento praticò una politica di penetrazione in Italia e Germania ( Alpi (pace di Utrecht del 1714) e Reno (pace di Ryswich del 1697) ) poiché Luigi XIV voleva raggiungere le frontiere naturali, rivendicando il possesso di tutto il territorio della Gallia dei tempi di Giulio Cesare: questa era una copertura ideologica della sua politica di potenza volta ad inglobare i possedimenti spagnoli dei Paesi Bassi e della Franca Contea e a respingere verso oriente l'autorità dell'Impero. Importante ruolo nel processo che portò all'esatta definizione e rappresentazione delle frontiere fu svolto dai cartografi (Munster, Marcatore, Ortelio) che disegnarono carte con confini statali ben definiti per i sovrani che necessitavano cognizione dell'estensione del proprio regno e delle sue frontiere. Le carte del '500 sostituirono il segno geometrico con i disegni di mari, monti, città; introdussero il reticolo dei fiumi e delle vie terrestri di comunicazione. I confini divennero il ruolo privilegiato di applicazione delle relazioni diplomatiche e i cartografi divennero consiglieri che discutevano sulle condizioni di tali relazioni. L’ID L’IDEA EA DI EUR EUROPA OPA La frontiera più importante era quella che separava l’Europa occidentale dai barbari orientali: questa era ben più solida rispetto a quella che divideva le formazioni politiche dell’europa del tempo. Nel Medioevo si opponevano latini e greci ma ora abbiamo ad ovest i colti e ad est i barbari. Ad ovest abbiamo delle monarchie con governo assoluto ma temperato, mentre ad est abbiamo il dispotismo degli zar e dei sultani con lingue ed etnie amorfe ed eterogenee. Zone cuscinetto: Polonia e Ungheria. Erano veri e propri avamposti militari, religiosi e culturali dell'Europa contro i russi e gli ottomani (i cui possedimenti sul continente erano considerati al di fuori dell'Europa – questo senso di diffidenza si attenuerà solo con la liberazione di gran parte della penisola balcanica settentrionale ad opera degli Asburgo-). Agli osservatori occidentali sfuggiva però che l’impero moscovita aveva salvato la cultura romana orientale e bizantina dall’impero turco. In particolare spagnoli e portoghesi diedero in America latina forme di insediamento e organizzazione degli spazi che ricalcavano quelli della

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madrepatria. Le società bianche dell’America ispanica tesero presto ad organizzarsi su basi che favorivano la creazione di mercati regionali e la valorizzazione dell’elemento creolo ma erano connessi all’Europa da lingua, religione, costumi e sovrani. PAT PATRIA RIA E NAZI NAZIONE ONE Ancora nel 600 il termine nazione indicava l’estrazione familiare o sociale una collettività con i propri usi e costumi, un gruppo umano della medesima origine che viveva all’estero una comunità culturale dotata di lingua e letterature proprie. Insomma l’esistenza della nazione non presupponeva l’esistenza dello Stato. Per quanto riguarda il termine patria essa era solo il luogo di nascita e di residenza. Le periferie interfaccia erano luoghi in cui era molto vitale il regionalismo, erano cioè paesi di confine abitati da popolazioni omogenee per lingua, cultura, tradizioni e religione ad entrambi i territori che separano. Gli obiettivi dei conservatori erano quelli di difendere la configurazione identitaria di un paese (individualità politica, sociale ed economica) da governi stranieri che tentavano di introdurre nuove e più moderne forme del vivere politico e civile. Lo sfruttamento politico, economico e culturale generò in molte realtà un senso di appartenenza esaltato dalle condizioni di dominazione alle quali erano sottoposte le popolazioni. Nell'Europa dell'età moderna c'erano nazioni che dominavano su altre (Inghilterra sull'Irlanda; l'Austria sulla Boemia; l'Austria, la Prussia e la Russia sulla Polonia) e quindi si tentava di estinguere l'identità nazionale (apparati burocratici ed ecclesiastici, lingua e tradizioni di importazione, limiti alla scolarizzazione). Il forte passato storico, l'eredità di Roma, la lingua e la sua prestigiosa cultura, l'essere sede del papato risparmiarono all'Italia la sorte che era toccata ad altri paesi europei o la sua trasformazione in una “nazione relitto” come quella gallese o basca. I significati più moderni di patria e nazione furono generalizzati solo con la rivoluzione francese. Patria: i sacrifici potevano essere fatti dai patrioti per la patria, morire per la propria città o per il proprio re divenne morire per la patria. La nazione in un certo senso indicava la totalità del popolo che godeva dell’insieme dei diritti politici che costituivano l’essenza della cittadinanza e che dovevano necessariamente coincidere con uno Stato indipendente. I grandi conflitti europei contribuirono a rafforzare la consapevolezza di appartenere ad una nazione (ad un popolo diverso da quello avversario): questo portò alla formazione dello spirito nazionale (nazione = soggetto collettivo che si contrapponeva ad altri). Per esempio la Spagna non era un regno unitario politicamente (infatti c’erano il regno di Castiglia e quello d'Aragona) ma lo era nella percezione degli stranieri e dei nemici, lo stesso dicasi per l'Austria (agglomerato di possessi patrimoniali degli Asburgo. IL M MARE ARE Quando le risorse dell'entroterra sono esigue o quando costituisce il fattore predominante su cui si basa la capacità di sopravvivenza di uno Stato, il mare diventa parte dell'identità non solo delle popolazioni costiere ma dello Stato stesso. Questa era la connotazione prevalentemente marittima di Stati mediopiccoli come quelli di Venezia, Genova, del Portogallo, Paesi Bassi e della Gran Bretagna (infatti avremo un grande sviluppo costiero rispetto alla ridotta superficie terrestre).

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L'accentuata compenetrazione fra mare e terra nell'Europa occidentale ha favorito importanti relazioni commerciali > sviluppo di molti settori dell'economia e di nuovi impieghi: compagnie commerciali, depositi, banche, servizi assicurativi, notai, avvocati, cordai, idraulici... e ciò portò dunque alla creazione di grandi centri portuali nel Mediterraneo, del mare del Nord, del Baltico e dell'Adriatico. La capacità navale di uno Stato non costituiva ancora la base della sua potenza ma i sovrani erano consapevoli che molti interessi dello Stato potevano essere meglio garantiti dal controllo delle principali rotte marittime. Quando inglesi e olandesi ebbero la consapevolezza che il dominio sugli spazi liquidi poteva costituire un'alternativa al dominio sugli spazi terrestri e rappresentava l'unico sistema per tutelare il proprio ruolo politico e militare e lo sviluppo della propria economia, misero in atto politiche navali che diedero loro una fisionomia decisamente marinara. LA C CITTà ITTà E LA CITT CITTADIN ADIN ADINAN AN ANZA ZA Lo spazio è gerarchizzato: si va da quello meno controllato dall'uomo (montagne, foreste, mari) a quello dove la presenza dell'uomo e dei poteri pubblici è allentata (spazi periferici di uno Stato) a quello dove la vicinanza o addirittura la coincidenza con il centro politico consente un più stringente controllo del territorio.

Per l’età moderna non esiste una città-tipo, in Europa infatti queste non mantengono sempre la stessa importanza. Le capitali provinciali, ove sembravano essere concentrate tutte le principali funzioni economiche, politiche e religiose e che costituivano un tramite con il potere politico centrale, entrarono spesso in crisi a seguito della crescita delle capitali. Le città provinciali tornarono a fiorire dal Settecento in poi con la burocratizzazione dello stato e con la dislocazione in provincia dei suoi organi periferici, nascono così i capoluoghi. Da metà del 500 a fine del 600 molti furono privati della cittadinanza per motivi religiosi. Godere della cittadinanza significava godere di particolari diritti di natura fiscale, giudiziaria, militare e (nelle zone più feudalizzate) essere sottratti alla giurisdizione signorile : non tutti coloro che risiedevano in città godevano di questo diritto (“diritto di borghesia”), ne erano esclusi i forestieri, i mendicanti e gli emarginati. Le pratiche di integrazione della cittadinanza tenevano conto di alcuni requisiti: -Vivere da tempo nella città disponendo di una casa propria -Matrimonio con un cittadino/a -Capacità di soddisfare obblighi fiscali e militari -Appartenenza alla medesima confessione religiosa Momento più solenne: partecipazione del nuovo ammesso ai rituali civici e religiosi. Non sempre venivano rispettati questi criteri oggettivi. IL G GHETT HETT HETTO O Tali pratiche di esclusione erano stringenti specie con le minoranze ebraiche che nel 1490 erano l’1% della popolazione europea. Nel Medioevo erano tollerati dai musulmani e si stabilivano nelle giudecche ma la situazione da metà del 400 iniziò a cambiare per le accuse sempre più pesanti come ad esempio l’assassinio di Cristo: infatti nel 1492 Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia seguiti dal re del Portogallo espulsero gli ebrei da tutti i loro domini tranne coloro che si erano convertiti al cristianesimo chiamati cristiani novelli. Lo stesso accade nei territori dell’impero tedesco. Gli ebrei iberici ovvero gli Sefarditi si sparsero

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nei territori italiani e musulmani che ancora gli accoglievano, ma anche in Olanda e in Inghilterra. Gli ebrei tedeschi ovvero gli Aschenazim andarono in Polonia, Lituania e nelle province unite dei paesi bassi. Si istituirono per questa gente i ghetti: il primo risale a Roma nel 1568. Il ghetto era un quartiere chiuso di notte dall’esterno quindi capiamo bene come dall’espulsione fuori si passò dall’espulsione dentro, cioè all’interno di una comunità urbana. All’interno del ghetto gli ebrei vissero in relativa tranquillità ma privati di tutti i diritti civili. Ma con l’espansione russa nei territori polacchi e lituani e le guerre del '600 portarono al massacro delle popolazioni ebraiche dell'Europa dell'Est.

CA CAPITO PITO PITOLO LO 2 DA G GAND AND A IIUST UST LLA A PA PARABO RABO RABOLA LA D DII UN UNO O ST STATO ATO EEUR UR UROPEO OPEO LE RADIC RADICII FIA FIAMMI MMI MMINGH NGH NGHE E

Nel 1500 nacque a Gand Carlo il figlio di Filippo (a sua volta il figlio dell'imperatore Massimiliano I d’Asburgo e Maria figlia di Carlo il temerario) e Giovanna di Castiglia: Carlo d’Asburgo diventò sovrano di un numero impressionante di territori. Gand nel 1385 entrò a far parte dei possedimenti di Filippo l’Ardito ovvero duca di Borgogna appartenente alla linea cadetta della dinastia francese dei Valois. I successori di Filippo l’Ardito erano vassalli sia del regno di Francia sia dell’impero e avevano aggiunto altri territori alla Borgogna vera e propria cioè la Franca Contea, molte città alsaziane, l’Artois, la Piccardia e i Paesi Bassi. Quando Carlo il Temerario morì lasciò sua figlia Maria come unica erede ed ella sposò Massimiliano I d’Asburgo portando in dote i territori del ducato, che erano di competenza dell’impero ovvero la Franca Contea e i Paesi Bassi. La Borgogna che era invece la culla della dinastia passò sotto la sovranità del re di Francia. Con tale matrimonio la casa d’Asburgo metteva piede in una parte d’Europa da cui sarebbe uscita solo negli anni della rivoluzione francese. Nel 1500 Carlo non poteva presagire che sarebbe diventato il sovrano europeo più potente del suo tempo. La madre Giovanna di Castiglia era solo la terzogenita di Ferdinando d’Aragona e di Isabella di Castiglia, tuttavia i suoi fratelli morirono e lei arrivò al primo posto nella successione alla corona castigliana e aragonese (della spagna). Carlo invece era il secondogenito di Giovanna di Castiglia e di Filippo di Borgogna il Bello ma divenne unico successore dei suoi genitori poiché la sorella maggiore Eleonora sposò il re del Portogallo ma non nacquero eredi, quindi ricapitolando con corso di circostanze furono la

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madre terzogenita Giovanna di Castiglia che eredita il regno; l’infecondità della sorella primogenita ovvero Eleonora e infine la morte del padre Filippo il Bello nel 1506. Quindi grazie a queste circostanze Carlo è destinato a diventare signore dei Paesi Bassi e re di Castiglia e di Aragona. Nel 1504 morì la regina Isabella di Castiglia le succedettero la figlia Giovanna e il genero Filippo. Nel 1506 morì anche Filippo e Giovanna divenne l’unica sovrana della Castiglia e Carlo il suo unico erede. Giovanna detta la pazza diede segni di follia, ciò significava l’incapacità a governare. I consiglieri di Carlo e un gruppo di nobili spagnoli giunti nelle Fiandre fecero pressioni affinché Carlo fosse proclamato re a Bruxelles, nonostante Giovanna la Pazza legittima regina fosse ancora in vita. Questo fu un vero e proprio colpo di stato che doveva essere approvato anche dalle cortes (i parlamenti castigliani). Nel 1517 Carlo si recò in Spagna con i suoi consiglieri fiamminghi e la madre gli confermò il titolo a condizione che negli atti ufficiali continuasse a comparire il suo nome. Ricevette dalle cortes il giuramento di fedeltà al regno con l’ammonizione a rispettare le consuetudini del paese e il divieto a conferire uffici e benefici a stranieri. Nel 1516 morì Ferdinando II d’Aragona nonno materno di Carlo così nel 1519 fu proclamato re anche delle cortes aragonesi a Saragozza e ne ricevette i possedimenti ovvero: Tirolo, Austria, Carinzia e Boemia. Nella campagna elettorale Carlo era stato contrapposto a Francesco I di Francia (nipote di Massimiliano) per la successione dei possedimenti austriaci della casa d’Asburgo. Carlo riuscì a cingere la corona imperiale di Carlo Magno divenendo Carlo V cioè quinto imperatore di nome Carlo. A quel punto era sovrano di Castiglia, colonie americane, Aragona, Paesi Bassi, Napoli, Sicilia, Sardegna e possedimenti austriaci della casa d’Asburgo. COM COME E SI TRA TRASME SME SMETTO TTO TTONO NO LLE E CO CORONE RONE Non di rado saliva al trono un re di origine straniera (spesso grazie ad un fortuito matrimonio). Non era importante la nazionalità del sovrano o l'omogeneità dei territori sui quali governava per i sudditi ma che il re rispettasse le leggi del luogo. Era ritenuta una disgrazia essere governati da un re straniero solo perché poteva risiedere fuori dal regno, servirsi di consiglieri stranieri e portare le ricchezze del paese lontano dalla zona di produzione.

I re stranieri potevano diventare nazionali se la loro dinastia rimaneva a lungo sul trono e se risiedevano nel paese che governavano > lealismo dei sudditi rafforzato (successori di Carlo pur provenendo da una dinastia di origine straniera divennero a tutti gli effetti i re nazionali di Spagna). Nel 400 fino al 500 la maggior parte degli stati europei sono monarchie, la trasmissione delle corone era governata dal principio dinastico: titolo e autorità passavano dal padre al primogenito e se questo fosse mancato ai figli ultrageniti. In molte monarchie soprattutto in quelle dell’ex impero carolingio alle donne era precluso l’accesso al trono per la legge salica (salvo estin...


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