Spagnolo riassunti - Riassunto I falsi amici PDF

Title Spagnolo riassunti - Riassunto I falsi amici
Author Andrea Verducci
Course Lingua e cultura spagnola
Institution Università degli Studi di Macerata
Pages 7
File Size 228.3 KB
File Type PDF
Total Downloads 50
Total Views 122

Summary

Download Spagnolo riassunti - Riassunto I falsi amici PDF


Description

INTRODUZIONE Lo spagnolo e l’italiano possono sembrare a prima vista delle lingue simili, ma si tratta di una somiglianza ingannevole, infatti è facile apprenderle in maniera sbagliata. Le due lingue appartengono alla stessa famiglia, sono “cugine”, e nel corso del tempo hanno avuto modo di compenetrarsi ed influenzarsi reciprocamente. Tuttavia, l’illusione di poterle intercambiare svanisce nel momento in cui si prende coscienza della loro fondamentale diversità, misurabile soltanto mediante un rigoroso esame contrastivo. La lingua italiana e quella spagnola hanno infatti origini e caratteri molto differenti. ITALIANO - L’origine  nasce da ambienti aristocratici ed è prevalentemente di forma scritta. - La letteratura  caratterizzata da continuità e coerenza avendo alle spalle un’elaborata evoluzione letteraria. Inoltre, le forme metriche italiane hanno contribuito a rendere più flessibile la lingua castigliana. - La lingua  in Italia, la lingua non è stata imposta da una monarchia ma essa si impose alla nazione e creò lo stato. Dall’800 in poi, la lingua italiana diventa una lingua d’uso, che va a formare anche una lingua letteraria più moderna, attenta al carattere sociale della comunicazione. L’italiano tende ad assimilare parole di altre lingue. SPAGNOLO - L’origine  ha un’origine popolare, prevalentemente orale, infatti il ritmo, l’assonanza sono più vicini ai movimenti fisici e del corpo piuttosto che a quelli mentali. - La letteratura  la scuola di Toledo in Spagna traduceva le versioni arabe dei classici; questo esercizio di tradurre dall’arabo al romance in lingua spagnola ha arricchito notevolmente la prosa medievale spagnola. Il castigliano ha saputo conservare la tradizione orale, trasportando anche nella letteratura ispanoamericana il ritmo popolare. Lo spagnolo si è evoluto a livello parlato dando luogo ad una letteratura “media”. - La lingua  in Spagna, Francia e Gran Bretagna, fu la monarchia ad imporre con forza la lingua della corte. Lo spagnolo si rifà a forti regole fonetiche, e per questo motivo assimilano difficilmente parole straniere da altre lingue. In Spagna ci sono 4 lingue ufficiali: -

il castigliano: la lingua dominante in Spagna il galiziano (gallego): si parla in Galizia; il gallego e il portoghese sono due lingue sorelle; il basco: parlata da circa un milione di individui sparsi sui due versanti dei Pirenei Occidentali; è una misteriosa lingua preromana, del tutto estranea alle altre lingue europee; il catalano: parlato in Catalogna e in Andorra; è una variante del provenzale, ha tutta l’aria di un dialetto italico.

La loro esistenza giustifica per alcuni la doppia denominazione della lingua spagnola (español e castellano). Lo spagnolo parlato in America Latina pur non avendo grandi differenze nella struttura, ha però delle locuzioni e voci proprie. Alcuni termini di origine americana sono stati poi importanti attraverso lo spagnolo anche nell’italiano e in altre lingue europee: tabaco, papa, hamaca, cacao, chocolate, tomate, coyote, ecc. L’uso più diffuso e curioso in America latina è quello del “voseo”, ossia l’uso della 2° persona plurale per riferirsi alla 2° persona singolare, quindi il “vos” al posto del “t𝑢 ” e del “ti”. Inoltre, il pronome personale della 2° persona plurale, in quasi tutta l’America Latina, è “ustedes” invece di “vosotros”.

CAPITOLO QUARTO: LESSICOLOGIA CONTRASTIVA Il confronto tra lessico nativo e lessico straniero è compito della lessicologia contrastiva. R. Lado ha studiato sette categorie di relazioni tra parole di due diverse lingue: 1) Le parole possono essere simili per forma e significato. Ad esempio: lo spagnolo e il latino TRES, italiano TRE, inglese THREE. 2) Le parole possono essere simili per forma ma diverse per significato. E’ la polisemia il punto di partenza di questi “falsi amici”. Es: l’italiano ACETO, non è lo spagnolo “ACEITO” che significa “olio”, AMO (amare) non corrispondere ad “AMO” che in spagnolo significa “padrone”. Gli affini illusori sono vocaboli, dunque, leggermente diversi nella forma e con significati coincidenti solo in parte, ad es. i termini spagnoli “habitacion” e “cama” non si traducono in italiano con “abitazione” e “camera”. Il “compromisio” spagnolo può essere tradotto con “compromesso” ma spesso anche con “impegno”. Tra “iniziare” e “iniciar” l’asimmetria non è semantica bensì sintattica, il verbo italiano può essere transitivo, intransitivo o pronominale, mentre il verbo spagnolo può essere transitivo, pronominale ma non intransitivo. 3) Le parole possono essere simili per significato ma diverse per forma. Es: in spagnolo “alcanzar”, inglese “to reach”, italiano “raggiungere”. 4) Le parole possono essere diverse per forma e significato. Es: americano “first floor” corrisponde a piano terra e non, come in spagnolo “primer piso ” o in italiano, al primo piano elevato. Il referente è lo stesso ma ha una funzione nel linguaggio d’arrivo. 5) Le parole possono essere diverse per tipo di costruzione o composizione. Sono parole diverse dalle modalità lessicali della madrelingua per la loro particolare costruzione morfologica. Es: sp. “murciélago”, it. pipistrello. 6) Le parole possono essere simili per significato primario ma diverse per connotazione. Il significato nucleare è identico ma il significato contestuale, cambia il valore semantico della parola o dell’espressione. Es: l’aggettivo “grueso” (grasso) viene utilizzato in alcuni dialetti spagnoli come un complimento rivolto ad una persona graziosa, quindi perde il suo significato connotativo originario. 7) Le parole possono essere simili per significato ma con restrizioni dovute alla distribuzione geografica. In molte regioni della Spagna si sono formati linguaggi colloquiali (slang) conosciuti solamente da determinati gruppi di persone. Tenendo presente che la parola non appare mai in posizione isolata, poiché la lingua è una totalità indivisibile, possiamo aggiungere alle precedenti distinzioni: -

-

-

Parole apparentemente monosemiche. Esse nascondono un arricchimento polisemico sul piano connotativo: in pratica si caricano di sovratoni emotivi. Molto spesso si fa un uso stilistico di parole straniere con l’intento di produrre un colore locale. Non è importate sapere l’esatto significato di una parola citata, sarà il contesto stesso a svelarlo. Parole chiave. Esse esprimono una società, un sentimento, un’idea. Sono legate alla cultura che le ha prodotte. Nel caso italiano il termine non può essere pienamente compreso se non si ha una minima conoscenza della cultura italiana; nel caso dei termini spagnoli non si comprende pienamente il significato se non li ricollochiamo nel contesto storico-culturale dell’epoca. Parole sostanzialmente identiche ma che in un’altra lingua sono in concorrenza semantica con le altre. Ad esempio, in spagnolo si distingue tra “pez” e “pescado” mentre l’italiano ha solo “pesce”. Al contrario in spagnolo “caza”/“lo cazado” può essere in italiano può essere la caccia, cacciagione ma anche la selvaggina.

Si possono ridurre ad unità persino le locuzioni, le perifrasi e le strutture grammaticali: “venire a sapere” si riduce in spagnolo “enterarse”; “voler bene” a “querer”. Per utilizzare il comparativo d’uguaglianza, in italiano si utilizza per introdurre il secondo termine di paragone “quanto” o “come”, in spagnolo si utilizza “como” e non “cuanto”. Anche i verbi possono avere una diversa distribuzione nelle due lingue: il verbo “sentire” in italiano si usa per esprimere una percezione con l’udito, ed ha come corrispondente spagnolo “sentir”, ma lo spagnolo dispone anche del verbo “o𝑖r” con lo stesso significato. I verbi “chiedere” e “domandare” si esprimono in spagnolo con due verbi diversi e non intercambiabili, “pedir” e “preguntar”; “avere” si divide in “tener” e “haber”; il verbo “essere” in “ser” ed “estar”. Lacune interlinguistiche: alcuni termini, come il termine francese “soirèe”, mancano nella lingua spagnola ed obbliga a scegliere tra “noche” o “velada”. I SINONIMI Parliamo di “opzioni lessicali” che daranno luogo a diversi registri linguistici. Kundera sostiene che possedere una vasta gamma di sinonimi fa parte del “bello stile”, per questo il bisogno di sinonimizzare è nell’animo di ogni traduttore, che trovando in uno stesso testo due termini uguali opta da subito per un sinonimo. Ad esempio la parola “tristezza” verrà tradotta la seconda volta con “malinconia”. I sinonimi hanno dunque fondamentalmente lo stesso significato, ma veri e propri sinonimi non esistono, c’è sempre qualcosa che sfugge e rende impossibile la perfetta equivalenza di significati. LE PAROLE COMPOSTE Le parole composte si situano a metà strada tra la parola e la frase. Sono frasi descrittive con omessi i segni di relazione. La frequenza dei composti varia di lingua in lingua, il tedesco li usa abbondantemente, mentre il francese ha perso quasi la capacità di produrne. Bisogna fare una distinzione fra parola composta e sintagma: il tratto che li distingue è l’accentuazione. Altre formazioni di difficile manipolazione possono essere quelle dei sintemi, ovvero delle unità lessicali complesse, in cui il valore semantico complessivo non è riconducibile al valore dei suoi costituenti e non ammettono molte variazioni. Ad es. guerra fredda, scatola nera, gatto delle nevi; non si può dire guerra freddissima. Più che alle parole, sarebbe meglio riferirsi alle unità di significato come: macchina da scrivere, ferro da stiro, scala mobile, ecc. I NOMI ALTERATI È un fenomeno evidente in italiano l’alterazione dei nomi con creazione di diminuitivi, accrescitivi, vezzeggiativi. In italiano si aggiungono: –ino, –etto, –accio, –uccio (es: ragazzino, ragazzetto, tempaccio). Le modalità di alterazione però non sono sempre prevedibili. Lo spagnolo di solito forma gli accrescitivi aggiungendo ai nomi i suffissi: –òn, –ona, –azo, –aza, –acho, –acha, –ote, –ota. Per l’uso de diversi suffissi non ci sono regole. Il diminutivo è molto più usato in spagnolo che in italiano. Si aggiungono: –ito/a, –ico/a, –illo/a, –uelo/a (moza-mozuela= ragazzina, ragazzetta). Il dispregiativo si forma per lo più con il suffisso –acho/a, ma possiamo trovare anche –ajo/a, –astro/a, – ucho/a, –uco/a, –uza (animal/animalucho= animalaccio). Occorre poi prestare attenzione alla distinzione tra alterati veri e alterati falsi, parole come: fantino, retino, panchina, manette, che potrebbero suonare come degli alterati. Anche in spagnolo abbiamo diverse parole come: cochecito= carrozzella, patilla= basetta, bombilla= lampadina, zapatilla= pantofola, panuelo= fazzoletto).

CAPITOLO OTTAVO: L’ARTICOLO Gli articoli, definiti o indefiniti, segnalano il sostantivo e aiutano a distinguere il suo genere e numero. Definiti: el, la, los, las. Indefiniti: un, unos, una, unas. Neutro: lo. Partitivo: de. La lingua spagnola a differenza dell’italiano non tende ad eliderlo e a lasciare sole le consonanti (l’). Un grande problema è quello della presenza/assenza dell’articolo; ad es: mi sono comprato la macchina= me he comprado coche/me he comprado un coche. In spagnolo non si usa l’articolo quando nominiamo l’anno completo (Juan nacio en 1990), invece si usa quando si nominano solo le ultime due cifre (Juan nacio en el 90). Con il verbo TENER in spagnolo non si usa l’articolo quando viene impiegato in modo generico (per informare semplicemente del possesso): es que yo no tengo coche, los hombres no tienen alas, ecc.; ma se specifichiamo appare l’articolo: tengo un coche rojo, hoy no tengo aquì el coche. In italiano invece l’articolo si usa sempre: Ho la macchina, ho la macchi sporca, ho degli amici, ho degli amici francesi. In spagnolo si omette l’articolo con i verbi: - llevar (portare, indossare) riferito ad oggetti o indumenti personali: Luiss lleva gafas= Luigi porta gli occhiali. - comer, beber, vender, comprar quando sono seguiti da un sostantivo menzionato per la prima volta e che fa riferimento a entità non contabili: Tu comes espagueti?, Ellos no comen pescado, No bebes nunca cerveza? - dopo alcune costruzioni con la preposizione CON, es: el gato con botas= il gatto con gli stivali; salir con abrigo= uscire con il soprabito In italiano troviamo l’articolo determinativo anteposto all’aggettivo possessivo: il mio cuore, la mia mamma, la mia testa= mi corazon, mi cabeza , mi madre. Presenza in spagnolo/ assenza in italiano: MOTO A LUOGO Vado in bagno= voy al cuarto de bano; vado in salotto= voy a la sala de estar; vado a teatro= voy al teatro. STATO IN LUOGO Abito in città= vivo en la ciudad, è in città= està en la ciudad, ho lasciato la borsa in terra= dejè la bolsa en el suelo, il mio paese è più a Est= mi pueblo està mas al este. Presenza in italiano/ assenza in spagnolo: NOMI DI LUOGO ESTESO l’Italia è un paese Mediterraneo= Italia es un pais mediterraneo; l’Asia è grande= Asia es grande; non conosco le Asturie= no conozco Asturias. NOMI INDICANTI SERVIZI PUBBLICI le poste per favore?= correos por favor?; vado alla posta= voy a correos; c’è la farmacia qui?= hay farmacia acquì?. A) L’articolo se parliamo di TEMPO: Presenza in spagnolo/ assenza in italiano: Sono andato al cinema martedì scorso= fui al cine el martes pasado; mercoledì cenerà con Michele= el miercoles va a cenar con Miguel; finì il corso di medicina a 25 anni= terminò la carrera de medicina a los 25 anos. Presenza in italiano/ assenza in spagnolo: Ai primi di febbraio= a primeros de febrero; ai rpimi del mese= a primero de mes; a metà dell’anno= a mediados de ano; per l’ultima volta= por ultima vez; i martedì e i giovedì= los martes y jueves.

B) L’articolo se parliamo di INFORMAZIONI PERSONALI: Presenza in italiano/ assenza in spagnolo: Faccio l’insegnante= soy profesor; sono dei gemelli= soy geminis; mi sono comprato la macchina= me he comprado coche; ho la macchina= tengo coche; tu mangi gli spaghetti? = tu comes espaguetis?; mi piace mangiare la carne= me gusta comer carne; parli tedesco?= hablas aleman?. L’ARTICOLO NEUTRO “LO” L’uso della particella neutra “lo” riflette la tendenza dello spagnolo a rendere concrete la gran quantità di astrazioni, lo alto del cielo= la altura del cielo (astrazione). L’italiano al contrario traduce il neutro “lo” con un sostantivo astratto oppure lascia l’aggettivo affiancandogli un sostantivo d’appoggio: lo desagradable= i fatti sgradevoli, lo irreparable= l’irreparabilità. In spagnolo si ha nominalizzazione degli aggettivi con il “lo”, es: lo dicho= ciò che è stato detto, lo bueno= ciò che è bene, lo unico= l’unica cosa, lo male= ciò che è male. Altra costruzione caratteristica con il “lo” neutro è LO DE che si usa per riferirsi a qualcosa di non specifico. A volte il parlante non vuole o non può nominare un fatto avvenuto, ma il parlante e l’ascoltatore sanno entrambi di cosa si tratta, es: sabes lo de Juan? Lo de ayer es mejor que lo olvides; Lo de Vicente es algo muy serio. L’ARTICOLO INDEFINITO E L’ARTICOLO PARTITIVO Anche qui possiamo trovare casi di presenza/ assenza nelle due diverse lingue. Non si usa mai l’articolo indefinito davanti a OTRO quando è aggettivo o pronome: deme otro, por favor!, un ano y otro; uno salta y otro corre. Non si usa mai con l’aggettivo CIERTO: cierta persona me ha insultado= una certa persona mi ha insultato. Ma si usa l’articolo quando “cierto” precede un nome che indica numero o quantità, es: ofreciò un cierto numero de tapices antiguos= offrì un certo numero di arazzi antichi. Per l’articolo “partitivo”, il singolare si usa in italiano con sostantivi che esprimono una nozione collettiva (per indicare una parte, una quantità imprecisata) ma non può essere usato per indicare un singolo oggetto (non si dice: ho del libro). Equivale a UN PO’, ALQUANTO (dammi del pane, prestami del denaro). Al plurale equivale a QUALCHE, ALCUNI, ALCUNE (abbiamo degli ospiti, ho sentito dei rumori). In spagnolo non esiste l’articolo partitivo, ma si hanno due gradi per esprimere una quantità indeterminata; in alcuni casi si utilizza la preposizione DE (tomamos tanto de carne y tanto de pescado), oppure rafforza la preposizione con un avverbio: comer algo de pan. Tuttavia, in molti casi l’omissione dell’articolo ha un valore partitivo. Per il plurale, lo spagnolo usa UNOS, UNAS inesistenti in italiano (tiene unos brazos pequenos; he hecho unas visitas).

CAPITOLO DECIMO IL VERBO Il sistema verbale spagnolo conserva la chiara distribuzione dei tempi latini, ma senza arrivare alla quasi totale eliminazione degli aspetti. Prendiamo come esempio l’azione seguente: un bimbo corre in un campo. - Se ci concentriamo sull’aspetto dell’azione  potremmo avere un aspetto durativo, incoativo, puntuale o perfettivo; - Se ci concentriamo sul tempo dell’azione  potremmo avere il passato, il presente o il futuro; - Se ci concentriamo sul modo  potremmo avere un’ipotesi o un desiderio.

ITALIANO  PASSATO: si usa il passato prossimo come forma generale del passato, mentre il distacco dato dal passato remoto è più netto. CONGIUNTIVO: 1) usato per esprimere un desiderio, un sentimento o un’ipotesi. 2) Nelle subordinate rette da verbi di giudizio come pensare, credere ecc. si può usare l’indicativo o il congiuntivo a seconda della maggiore probabilità di accadimento. 3) Quando l’antecedente di una subordinata relativa non è esplicito si ricorre all’indicativo (es. Il primo che arriverà vincerà un premio). 4) Nelle subordinate temporali si utilizza l’indicativo futuro (es. resterò a studiare finché lei non sarà tornata). 5) Nelle interrogative indirette si utilizza il congiuntivo (es. non ci spiegò cosa fosse successo). SPAGNOLO  PASSATO: l’indefinido è la forma generale del passato, esprimendo un passato assoluto mentre il preterito perfecto realizza un passato più marcato per il suo nesso col presente. CONGIUNTIVO: 1) riflette la sfera del futuro rispetto al momento dell’enunciazione; 2) Nelle subordinate rette da verbi di giudizio come pensare, credere ecc. si usa sempre l’indicativo a meno che la frase non sia negativa; 3) Quando l’antecedente di una subordinata relativa non è esplicito si ricorre al congiuntivo (es. el primero que llegue ganarà un premio); 4) Nelle subordinate temporali si utilizza il congiuntivo in riferimento ad un momento futuro rispetto al momento dell’enunciazione (es. me quedarè estudiando hasta que ella vuelva); 5) Nelle interrogative indirette si utilizza l’indicativo (es. no nos explicò què habìa occurido); 6) La forma il -RA spagnola dell’imperfetto congiuntivo non è usata solo come forma del congiuntivo ma, nei quotidiani, anche come forma del passato non marcato (passato inattuale). GERUNDIO  1) si può usare come attributo del complemento oggetto nelle dipendenti da un verbo di percezione o rappresentazione (es. encontrè tu padre fumando; oigo a Pedro subiendo las escaleras); 2) può anche fare a meno dei suoi ausiliari, utilizzandolo come verbo unico (es. Mi abuela muriendo ; un aviòn precipitando); 3) molte volte sta al posto del nostro participio presente con funzione attributiva ( es. Un niño llorando, ossia, un bimbo piangente); 4) può essere usato come complemento modale (es. vosotros trabajando y nosotros vigilando mantendremos la paz). Lo spagnolo ha la facilità di sostantivare gli infiniti, che possono funzionare come soggetto (el andar- un andar, este andar, mi andar). In italiano si usa il condizionale composto per esprimere un’azione futura rispetto ad un momento di riferimento al passato (“credevo che sarebbe venuto”), nello spagnolo è invece raramente utilizzato. Il potencial simple si è formato per l’unico dell’infinito con l’imperfetto indicativo contratto dell’ausiliare haber (cantar+habia; cantar hia, cantaria; cantar+habias; cantar hias, cantarias…). Il potencial simple viene utilizzato per: - esprimere un’azione futura rispetto ad un momento passato (è il futuro nel passato): ese mismo ano ; nuestro autor se volviò a Espana ; donde moriria pocos meses despues… - per esprimere la probabilità o la possibilità riferita al passato o al futuro; - per esprimere un significato concessivo, quando per il parlante l’unità di tempo è già conclusa (seri inteligente, pero se comportò como un tonto= sarà stato intelligente, ma si comportò da sciocco); - per esprimere cortesia, modestia ed opinione. Lo spagnolo conosce due paradigmi passivi ser + participio, che riferisce lo svolgimento delle ...


Similar Free PDFs