Svevo - Coscienza - Riassunto ben fatto con a seguito analisi della principali categorie in cui PDF

Title Svevo - Coscienza - Riassunto ben fatto con a seguito analisi della principali categorie in cui
Author Francesca Garotti
Course Teoria della letteratura
Institution Università di Bologna
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Summary

Riassunto ben fatto con a seguito analisi della principali categorie in cui sono strutturati i testi....


Description

ITALO SVEVO – LA COSCIENZA DI ZENO Introduzione La coscienza di Zeno è uno dei romanzi più significativi del primo Novecento italiano ed è l’opera che segna le definitiva consacrazione letteraria del suo autore, Ettore Schmitz, più noto con lo pseudonimo di Italo Svevo (1861-1928). Il libro viene pubblicato a Trieste nel 1923 e deve gran parte del suo successo alla straordinaria capacità di Svevo di interpretare, in forma letteraria, molti degli stimoli e delle molte tematiche che, in quegli anni, erano al centro della riflessione e del dibattito culturale europeo. La statura “europea” del romanzo viene favorita anche dalla provenienza geografica del suo autore che, essendo triestino, aveva intensi contatti con il mondo mitteleuropeo che negli anni tra Ottocento e Novecento stava attraversando quel periodo di grande fermento e di rinnovamento tecnologico, sociale, culturale in senso lato che prende il nome di belle époque. Nella Coscienza di Zeno si sentono, quindi, gli echi delle opere di importanti autori europei come James Joyce (che Svevo aveva personalmente conosciuto e da cui aveva preso lezioni di lingua inglese) o Marcel Proust (che influenza Svevo soprattutto grazie alle sue tesi sul valore della memoria e del rapporto di ogni uomo con il proprio passato), nonché gli effetti della diffusione delle teorie psicoanalitiche di Sigmund Freud. La coscienza di Zeno, inoltre, conclude idealmente un percorso letterario che Svevo aveva iniziato con i suoi primi due romanzi, Una vita (pubblicato nel 1892) e Senilità (che esce nel 1898). In tutti questi romanzi Svevo analizza in modo particolare il modo in cui l’uomo contemporaneo costruisce il suo rapporto con la realtà, arrivando a mettere in luce come questo rapporto sia sempre in qualche modo morboso, malato, segnato da autoinganni e da continue menzogne più o meno consapevoli. I suoi protagonisti sono sempre figure di “inetti”, uomini inadatti a vivere nel mondo che nascondono la loro incapacità di condurre un’esistenza regolare dietro uno schermo fatto di malattie vere o immaginarie, di non-scelte che gli consentono sempre di sfuggire dalle responsabilità e di allontanarsi dalla realtà delle cose, vista come qualcosa di inafferrabile e potenzialmente pericoloso. I protagonisti dei romanzi di Svevo sono uomini privi di volontà, incapaci di reagire agli stimoli della realtà circostante ed eternamente intenti ad analizzare se stessi, nel tentativo di risolvere i loro problemi di rapporto con il mondo e con gli altri, senza ovviamente mai riuscirci. Questi personaggi attraversano la loro esistenza rimanendo sempre immobili, fino al momento in cui la situazione precipita, la realtà ha il sopravvento su di loro e li condanna a soccombere. Nei due primi romanzi di Svevo, l’inettitudine alla vita dei personaggi ha risvolti nettamente tragici: Alfonso, protagonista di Una vita, preferisce suicidarsi pur di non affrontare in duello il fratello della donna che ama (e che, nonostante tutto, ha scelto di abbandonare) mentre Emilio, protagonista di Senilità, muore in solitudine dopo una vita trascorsa diviso tra l’amore per la sorella e quello per l’amante Angiolina, tra cui non sa scegliere. La coscienza di Zeno, dal canto suo, rappresenta un ulteriore passo avanti nella poetica di Svevo, e l’esito a cui si arriva in questo romanzo è particolarmente innovativo e interessante. Infatti il suo protagonista, Zeno Cosini, non solo non muore, ma anzi sembra essere l’unico vero “vincitore” della vicenda narrata nel romanzo, tanto che alla fine arriva perfino a dichiararsi guarito dai suoi sintomi e dalle sue malattie. In realtà, per il lettore, l’inettitudine di Zeno è evidente tanto quanto quella degli altri personaggi di Svevo: la differenza tra questo romanzo e i precedenti, però, è che in questo caso è il protagonista stesso, in prima persona, a narrare la sua vicenda, auto-giustificandosi ininterrottamente e affermando esplicitamente che il mondo è retto da regole insensate e imprevedibili, contro cui la sua volontà di singolo individuo non potrebbe comunque intervenire. Non è lui, quindi, ad essere malato, ma è il mondo intero ad esserlo, e di conseguenza il suo rifiuto di questo mondo perverso non è un sintomo di alienazione o debolezza bensì una sorta di “trionfo in negativo”: è

questo il definitivo auto-inganno che segna la vittoria di Zeno, un inetto che non solo non si scuote dalla sua inettitudine, ma che riesce perfino a trasformarla in un motivo di orgoglio. Attraverso le parole di Zeno che riflette sulla sua vita, quindi, il lettore riesce a percepire contemporaneamente sia quello che il protagonista pensa di se stesso (mistificando la realtà per autogiustificarsi) che i suoi impulsi e desideri reali, che sono spesso poco nobili, egoistici, meschini, quando non esplicitamente violenti e aggressivi nei confronti di chi lo circonda. Grazie al meccanismo dell’auto-narrazione, Svevo riesce quindi a costruire un romanzo in cui diventa evidente che le scelte umane sono dettate da ragioni in buona parte inconsce e che l’uomo, lungi dall’essere un’entità razionale, agisce in modo imprevedibile, seguendo impulsi ambigui dettati da desideri di cui lui per primo non ha consapevolezza. In questo modo La coscienza di Zeno si rivela un testo eccezionalmente efficace nell’esprimere, in forma letteraria, alcuni dei punti essenziali delle teorie psicanalitiche di Freud, che proprio in quegli anni si stavano diffondendo in Europa. Ambientazione e contesto La vicenda si svolge a Trieste, in un tempo che corrisponde sostanzialmente a quello della vita di Svevo. Il romanzo, infatti, si presenta come una raccolta di memorie scritta a posteriori dal protagonista che nel 1915, quando è ormai un uomo maturo, decide di rivolgersi a uno psicanalista per curare alcuni dei disturbi e dei fastidi fisici che da anni lo tormentano. Come aiuto alla terapia, il medico gli suggerisce di ripercorrere attraverso la scrittura alcuni episodi del suo passato, in modo da poterli comprendere davvero («Scriva! Scriva! Vedrà come arriverà a vedersi intero!», afferma il Dottor S. in una delle pagine iniziali del romanzo). Gli episodi raccontati possono quindi essere tutti collocati in un periodo che va dagli ultimi decenni dell’Ottocento ai primi anni del Novecento. Il diario si conclude poi nel 1916, quando Zeno scrive i suoi ultimi appunti commentando alcuni fatti contemporanei, come lo scoppio della prima guerra mondiale, le influenze del conflitto sulla sua esistenza quotidiana e la sua decisione di abbandonare la psicanalisi, convinto com’è che il mondo sia ormai tanto corrotto da essere condannato a un destino di distruzione e morte da cui nessun uomo, sano o malato che sia, si salverà. L’ambientazione triestina è molto importante nell’economia del romanzo: la città, infatti, è presente come sfondo di alcune delle scene più importanti del testo, e alcune sue ambientazioni – il mare, il palazzo cittadino della borsa, il “Tergesteo” – sono particolarmente ricorrenti. Le ambizioni professionali di Zeno sono giustificate dalla vocazione al commercio della città di Trieste, che era inoltre uno dei pochi luoghi in Italia in cui, già nei primissimi decenni del Novecento, si erano diffuse le teorie freudiane sulla psicanalisi (molti ritengono che la figura del “Dottor S.” sia ispirata al dottor Edoardo Weiss, medico triestino allievo di Freud e amico personale di Svevo). Personaggi principali 

Zeno Cosini, protagonista del romanzo e sua voce narrante. Nasce in una famiglia borghese ma non continua l’attività commerciale avviata dal padre, che prima di morire delega la gestione degli affari a un amministratore, dato che non nutre alcuna stima nelle capacità del figlio. Si dedica a vari studi universitari, passando da una facoltà all’altra senza mai concluderne nessuna, e anche quando decide di iniziare a lavorare lo fa con difficoltà, tormentato com’è da una serie di disturbi fisici a cui attribuisce la responsabilità di tutte le sue debolezze e i suoi problemi. Rappresenta l’inetto novecentesco per eccellenza: è un individuo che attraversa l’esistenza senza prendervi parte attiva e che dedica tutte le sue energie a giustificare a se stesso e agli altri i suoi fallimenti e le sue difficoltà, che giudica sempre frutto di circostanze che esulano dalla sua











volontà e contro cui lui non potrebbe in alcun modo intervenire. La sua intera vita è dedicata a perseguire l’obiettivo di un’ipotetica “guarigione”, che è ovviamente irraggiungibile. Dottor S, psicanalista di Zeno, è colui che lo esorta a scrivere le sue memorie per poter poi intraprendere un percorso di analisi che gli consenta di guarire dai suoi molti malesseri. Quando Zeno decide di interrompere la terapia, il Dottor S. sceglie – venendo meno a uno dei principi basilari della deontologia professionale – di pubblicare le sue memorie per vendetta, con l’esplicito intento di indurlo a ritornare sui suoi passi e ricominciare a farsi curare, dato che «Sembrava tanto curioso di se stesso! Se sapesse quante sorprese potrebbero risultargli dal commento delle tante verità e bugie ch’egli ha qui accumulato…» Augusta Malfenti, moglie di Zeno. È una donna pratica, solida, estranea alle inquietudini e alle nevrosi che attanagliano invece il marito. Rappresenta la figura della donna borghese per eccellenza, attenta al rispetto delle regole e consapevole sia dei propri limiti (primo tra tutti, la non eccezionale bellezza fisica) che dei propri pregi. Augusta sa di essere meno bella delle sue sorelle, ma sa anche di essere una brava madre e un’ottima moglie per Zeno, che inizialmente avrebbe voluto sposare sua sorella Ada ma che non avrebbe mai avuto, con lei, la stabilità che Augusta è invece capace di dargli. Per molti aspetti la figura di Augusta ricorda più quella di una madre che di una moglie, e infatti Zeno la ama di un amore sostanzialmente filiale, non passionale, e le è grato soprattutto per il ruolo solido e rassicurante che svolge nella sua esistenza. Ada Malfenti, cognata di Zeno. A differenza di sua sorella Augusta è una donna affascinante, carismatica, consapevole delle proprie doti e caratterizzata da sentimenti e passioni forti e contrastanti. Rifiuta la proposta di matrimonio di Zeno, ritenendolo inferiore a lei, e si lascia invece conquistare dal fascino di Guido Speier, che appare come un uomo più coraggioso e più attraente. Si pentirà poi della sua scelta, e reagirà a questa delusione accusando Zeno di essere la causa del fallimento professionale di Guido, della sua infelicità, del suo suicidio Guido Speier, cognato di Zeno, è una sorta di suo doppio, vicino a lui per età e status sociale ma completamente diverso per temperamento e carattere. Se Zeno è insicuro, fragile, modesto, Guido è elegante, bello, carismatico, capace di affascinare tutti coloro che lo circondano grazie alla sua eloquenza e alle sue maniere raffinate. Le sue doti non hanno però alcuna attrattiva agli occhi di Zeno, che non lo stima e lo considera anzi un uomo vanesio, privo di vera intelligenza, sventato e incapace di affrontare le difficoltà derivanti dalle sue scelte imprudenti. Dopo il matrimonio con Ada Guido decide di dedicarsi al commercio, dimostrandosi però del tutto incapace di gestire la società che ha fondato insieme a Zeno e portandola al fallimento, nonostante i tentativi di aiuto del cognato. Guido reagisce malissimo alla prospettiva della bancarotta e, per uscire da quella situazione, decide di inscenare un suicidio. Sbaglierà, però, le dosi di sonnifero e finirà per uccidersi veramente, contro la sua volontà. Carla Gerco, amante di Zeno. È una donna modesta, poverissima ma molto bella, a cui Zeno inizialmente si avvicina spinto anche da un certo desiderio di aiuto e protezione. Nel corso del tempo, parallelamente all’approfondirsi della sua relazione con Zeno, Carla si trasforma in una donna sempre più decisa e ambiziosa, arrivando infine a lasciare il suo amante per sposare il proprio maestro di canto, presentatole dallo stesso Zeno.

Trama

l romanzo si apre con una breve premessa firmata dal Dottor S., lo psicanalista di Zeno, che introduce quello che sarà il contenuto del libro. Quelli che seguono, spiega il Dottor S., sono gli appunti autobiografici che lui stesso ha chiesto a Zeno di scrivere, sperando che l’autobiografia si rivelasse per lui una buona premessa per cominciare un percorso vero e proprio di psicanalisi. Zeno, però, qualche tempo dopo aver cominciato a scrivere le sue memorie e a farle leggere al dottore, ha deciso di interrompere la cura, dichiarando di non avere alcuna fiducia nelle teorie freudiane e di disprezzare il suo terapeuta. Quest’ultimo, per vendetta, ha pubblicato quindi le sue memorie, sperando in questo modo di convincere il suo ex paziente a riprendere la cura. A questa premessa seguono gli appunti di Zeno, suddivisi in varie sezioni: Il fumo: Zeno analizza la storia della sua propensione al fumo, vizio che – a suo modo di vedere – è la vera causa di tutti i suoi malesseri e i suoi disturbi. Zeno racconta la sua storia di tabagista dipingendosi come vittima di un vizio più forte di lui: dichiara, infatti, di aver tentato in ogni modo di liberarsi delle sigarette, sottomettendosi a qualsiasi tipo di terapia e arrivando anche a farsi ricoverare in una clinica specializzata nella guarigione delle dipendenze, senza mai riuscirci a causa di sfortunate circostanze esterne, sempre diverse e sempre indipendenti dalla sua volontà. A dimostrazione della sua buona fede, Zeno spiega di aver deciso infinite volte di fumare la sua “ultima sigaretta”, senza però mai riuscire, dopo averla fumata, a evitare di accenderne altre. In questo modo, ultima sigaretta dopo ultima sigaretta, Zeno ha fumato per tutta la vita, sempre convinto che il successivo tentativo di smettere sarebbe stato quello definitivo. Il rapporto di Zeno con il fumo è emblematico della sua condizione psicologica e del suo approccio alla vita in generale: il protagonista del romanzo, infatti, vive in una situazione di continua contraddizione tra ciò che fa concretamente e ciò che dichiara di desiderare, e quando questa contraddizione si fa troppo evidente – come nel caso del desiderio di smettere di fumare – inventa scuse e pretesti che gli consentano di giustificarsi agli occhi propri e degli altri. La morte di mio padre: Zeno ripercorre gli ultimi giorni di vita del padre, che muore dopo una breve malattia che lo condanna però a un’agonia straziante. Ricordando questo episodio Zeno ha l’occasione di tracciare un ritratto del padre, che non sarà per nulla lusinghiero: nelle parole del figlio, infatti, il padre appare come un uomo gretto, ignorante, meschino, del tutto privo di meriti, indegno di considerazione o di tenerezza. È evidente che tra padre e figlio non corre alcuna stima reciproca, e il conflitto tra i due uomini è perfettamente esemplificato dall’ultimo gesto che il padre morente compie nei confronti del figlio: un istante prima di spirare, quando ormai è al limite delle forze, l’uomo malato dà al figlio uno schiaffo, che Zeno ricorda come un trauma anche a molti anni di distanza e che resta come perfetto emblema del loro rapporto. La storia del mio matrimonio: dopo la morte del padre, Zeno decide che è arrivato per lui il momento di sposarsi e comincia quindi a frequentare la casa di Giovanni Malfenti, un commerciante triestino con quattro figlie. Determinato a sposare una di loro Zeno chiede in moglie la maggiore, Ada, che è la più bella e affascinante ma che lo rifiuta bruscamente, dichiarando che non potrebbe mai amare un uomo come lui e suggerendogli piuttosto di proporsi a sua sorella Augusta, che forse potrebbe accettarlo. Zeno, offeso, dichiara allora il suo amore a un’altra delle sorelle, Alberta, ma quando anche quest’ultima respinge le sue proposte l’uomo, confuso dal secondo rifiuto e temendo di restare solo, si ritrova quasi suo malgrado a proporre ad Augusta di sposarlo. Lei, a differenza delle sorelle, accetta l’offerta anche se sa che il futuro marito non la ama, dichiarando «Voi, Zeno, avete bisogno di una donna che voglia vivere per voi e vi assista. Io voglio essere quella donna» e proponendosi, quindi, come una sorta di nuova figura materna capace di accudire un uomo che, da solo, non sarebbe in grado di affrontare l’esistenza. Il matrimonio sarà fonte di grandissima

soddisfazione sia per Zeno, che troverà in Augusta esattamente la donna di cui ha bisogno, che per lei e la sua famiglia, che da tempo cercavano di indurre Zeno a chiedere in moglie proprio lei, tra tutte le sorelle. La moglie e l’amante: dopo il matrimonio con Augusta, Zeno cerca per qualche tempo di adeguarsi all’immagine di “patriarca” che la sua nuova condizione di uomo sposato gli imporrebbe. I suoi tentativi, però, naufragano presto, e l’uomo si trova a intrecciare una relazione con Carla Gerco, una ragazza giovane, povera e molto bella presentatagli da un amico. Inizialmente Zeno è convinto di poter aiutare Carla, che ha qualche dote musicale, a diventare una vera cantante pagandole delle lezioni di musica, ma i propositi filantropici lasciano presto posto a una vera e propria relazione extraconiugale. Zeno non rimpiange mai il suo matrimonio con Augusta, e per mettere a tacere i suoi rimorsi immagina spesso di troncare la relazione con Carla o di confessare alla moglie il tradimento chiedendole perdono, ma questi propositi – esattamente come quello di abbandonare il vizio del fumo – gli servono solo per autogiustificarsi ai suoi stessi occhi. La relazione con Carla continua, infatti, fino a quando non è la ragazza a decidere di rompere i suoi rapporti con Zeno, sposando infine il suo maestro di musica. Storia di un’associazione commerciale: dopo il matrimonio con Augusta, Zeno si fa coinvolgere dal cognato Guido Speier – che nel frattempo ha sposato Ada, generando in Zeno un inconfessato desiderio di rivalsa – in un’attività commerciale che ha appena avviato. Guido si dimostra subito del tutto incapace di gestire i suoi affari, e Zeno cerca in qualche modo di aiutarlo con consigli e suggerimenti prudenti, che però il cognato non accetta, preferendo iniziare a giocare in borsa nella speranza di guadagnare abbastanza da ricoprire le perdite che ha subito. Il piano, però, fallisce presto: dopo aver sperperato in modo irrespnsabile il suo patrimonio e aver tradito Ada – che nel frattempo si è ammalata, perdendo la sua bellezza giovanile, e che è arrivata a disprezzare apertamente il marito – Guido si trova sull’orlo della bancarotta. Per cercare di ripagare almeno alcuni dei suoi debiti avrebbe bisogno dei soldi della dote di Ada, che però lei non vuole dargli, certa com’è che il marito finirebbe per perdere anche quelli condannando lei e i loro figli alla povertà. Per farle cambiare idea e dimostrarle la sua disperazione, Guido sceglie di inscenare un suicidio, ma finisce per avvelenarsi veramente – sottilmente istigato da Zeno – e muore. A questo punto, dopo aver trionfato sul rivale, Zeno cerca di aiutare la vedova e, giocando in borsa, riesce a ripagare quasi tutte le perdite subite, ma mentre è impegnato in quest’attività finisce per dimenticare il funerale del cognato. Arriverà in ritardo, quindi, alla cerimonia e si renderà conto solo dopo aver accompagnato la bara al cimitero di aver seguito in realtà il corteo funebre sbagliato. Quest’ultimo “errore” non fa che testimoniare, in realtà, l’inconscia felicità di Zeno per il fallimento esistenziale e professionale del suo vecchio rivale in amore. Psico-analisi: in quest’ultima parte, le memorie di Zeno si trasformano in una sorta di diario in cui l’autore annota gli eventi che vive nel presente. Le memorie del passato sono quindi sostituite da una serie di appunti in cui Zeno descrive la situazione in cui vive e in cui dichiara apertamente il suo disprezzo per la psicanalisi, che ai suoi occhi si rivela come uno strumento puerile se confrontato con le tragedie a cui va incontro l’umanità, ormai sprofondata nella prima guerra mondiale. Il racconto di Zeno si conclude con una serie di accuse rivolte al Dottor S. e con una sorta di oscura profezia in cui il protagonista dichiara che su ogni uomo pesa un destino di distruzione da cui non si può sfuggire, che accomuna sani e malati e che è in qualche misura l’unica risposta possibile all’eterno te...


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