TEMI Svoltiesamedistatopsicologo PDF

Title TEMI Svoltiesamedistatopsicologo
Author Dina Waldorf
Course Psicologia generale
Institution Università di Bologna
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Summary

tutti i temi svolti per la prima prova dell'esame di stato di psicologo...


Description

Federica Majore – Materiale per l’esame di Stato per Psicologi

2012

1) SVILUPPO PERSONALITA' 2) STRUTTURA PERSONALITA' 3) MOTIVAZIONE 4) EMOZIONE 5) COMUNICAZIONE 6) PERCEZIONE 7) APPRENDIMENTO 8) ATTENZIONE 9) INTELLIGENZA 10) COSCIENZA 11) MEMORIA 12) PENSIERO 13) LINGUAGGIO 14) CONFLITTO 15) PENSIERO & LINGUAGGIO 16) PERSONALITA' & MECCANISMI DI DIFESA 17) FRUSTRAZIONE & AGGRESSIVITA' 18) EMOZIONE & MOTIVAZIONE 19) MEMORIA & EMOZIONI 20) MODELLI DELLA MENTE: UN MODELLO TEORICO 21) UN ESPERIMENTO NELL'AMBITO DELLA PSICOLOGIA GENERALE 22) COLLOQUIO 23) METODO IN PSICOLOGIA, PARADIGMI DI RICERCA 24) APPRENDIMENTO & CONDIZIONAMENTO 25) SVILUPPO MORALE 26) SVILUPPO ARCO DI VITA 27) SVILUPPO AFFETTIVO 28) SVILUPPO SOCIALE 1

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29) COOPERAZIONE & CONFLITTO 30) EMOZIONE & COGNIZIONE 31) LINGUAGGIO & COMUNICAZIONE 32) MOTIVAZIONE & APPRENDIMENTO 33) ADOLESCENZA 34) COGNIZIONE SOCIALE 35) ATTRIBUZIONE CAUSALE 36) ATTENZIONE, COSCIENZA & LIVELLI DI VIGILANZA 37) RELAZIONI SOCIALI 38) METODO SPERIMENTALE E METODO CLINICO A CONFRONTO 39) LA PERSONALITA’ (BANDURA) 40) LA CREATIVITA’ 41) IL GRUPPO

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LO SVILUPPO DELLA PERSONALITA’ Definizione Con il termine PERSONALITA’ intendiamo oggi riferirci ad una modalità strutturata di pensiero, sentimento e comportamento che caratterizza adattamento e stile di vita di un individuo e che deriva da fattori costituenti il temperamento, lo sviluppo, l’esperienza sociale e relazionale. Lo studio della personalità è stato promosso da diversi autori e teorie, che hanno tentato di organizzare la conoscenza e la ricerca attorno a quell’insieme di tratti e comportamenti che ne caratterizzano la complessità. Modello teorico, autori  In particolare, possiamo distinguere approcci che si sono occupati di analizzare lo sviluppo della personalità – ossia l’insieme dei processi che sottendono la costruzione del sé, l’instaurarsi dell’identità personale, gli intrecci tra cognizioni ed affetti che ne regolano le condotte – e la struttura della personalità – ossia il modo in cui essa si presenta nei suoi elementi distintivi. La TEORIA PSICOANALITICA, in particolare, si è occupata di approfondire l’indagine di quegli aspetti profondi che la caratterizzano, ponendo al centro della riflessione il CONFLITTO tra dimensione conscia ed inconscia, tra pulsioni di natura sessuale e spinte all’adattamento, tra affetti, cognizioni e comportamento. Nella teoria freudiana, le pulsioni sono determinanti fondamentali di ogni condotta e motivazione e, nel loro insieme, forniscono l’energia psichica (libido) a fondamento della personalità dell’individuo. La struttura della personalità viene così ripartita da Freud: Es (nucleo istintuale primario, segue il principio di piacere per la gratificazione immediata degli impulsi), Io (istanza mediatrice tra le richieste istintuali ed i freni imposti dal mondo esterno; segue il principio di realtà), Super io (rappresenta l’interiorizzazione delle norme morali in accordo con le regole della società). La dinamica della formazione della personalità è dunque, secondo questa teoria, costituita dal perpetuo conflitto tra le istanze. Lo sviluppo della personalità si svolge attraverso una sequenza di fasi psicosessuali: orale, anale, fallica, di latenza e genitale. Tali fasi prendono il nome della zona erogena oggetto di investimento pulsionale; inoltre, ciascuna di esse attraversa una crisi evolutiva che deve essere superata per il raggiungimento dell'identità personale. La fissazione ad una delle fasi dello sviluppo psicosessuale determina un arresto nella maturazione della personalità, che si manifesterà in età adulta con alcune caratteristiche – psicopatologiche – tipiche di quella fase. Di conseguenza la personalità si forma, secondo la teoria psicoanalitica, a partire dall’esperienza che l’individuo compie durante ciascuna fase di sviluppo psicosessuale. Successivamente, la Teoria delle Relazioni Oggettuali (Fairbairn, Klein, Bowlby, Winnicott ecc.) integrerà questo approccio ponendo un’enfasi maggiore sulle esperienze relazionali relative alla prima infanzia. A questi studi daranno seguito, in tempi più recenti, gli autori che dagli anni ‘80 porteranno alla cosiddetta “svolta relazionale” – Kohut, Stolorow, Atwood, Benjamin, Mitchell ecc. Questi autori, a partire dagli studi sperimentali condotti dall’Infant Research (da D.Stern in poi), sostituiranno il concetto di primato della pulsione con quello del primato della relazione del bambino con i caregivers (figure di accudimento, Bowlby). La moderna psicoanalisi vede dunque nella relazione del neonato con la madre il basamento della personalità individuale. Un’ulteriore integrazione alle teorie psicoanalitiche sulla personalità è quella proposta da Erickson, che ha ipotizzato una serie di stadi di sviluppo centrati sul problema dell’adattamento. Nel corso della crescita, gli individui si trovano di fronte ad una gamma sempre più ampia di relazioni umane: la soluzione adottata in ognuno degli 8 stadi psicosociali influisce sulla loro capacità di avere una vita adulta adeguata. 3 3 Materiale protetto dall’Autore. Tutti i diritti riservati. Vendita, Distribuzione e Duplicazioni vietate. per contatti: [email protected]

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L’attenzione prestata da Erickson allo sviluppo psicosociale testimonia l’interesse crescente verso la più larga realtà delle forze culturali e sociali anziché sulle sole spinte istintuali. Metodi/strumenti Tra le METODOLOGIE DI INDAGINE della personalità citiamo, in coerenza con il modello teorico proposto, il METODO PSICOANALITICO che utilizza le tecniche dell’interpretazione dei sogni, dei lapsus ed atti mancati, del metodo delle libere associazioni, dell’analisi dei meccanismi di difesa e dell’interpretazione di transfert e controtransfert in un setting analitico neutrale. Inoltre, per effettuare una valutazione clinica della personalità si raccolgono alcune informazioni con l’obiettivo di formulare una diagnosi o di pianificare un intervento. A questo fine, solitamente si utilizzano due tipi di strumenti: - I test psicologici: abitualmente si utilizza una batteria di test, piuttosto che un test singolo, che possa consentire una convergenza degli indici per una maggiore attendibilità della valutazione. Alcuni dei test che possono essere utilizzati sono il TAT (Murray), il CAT (Bellak&Bellak), il Test di Rorschach, il Test della figura umana (Machover). Il più utilizzato è il Minnesota Multiphasic Personality Inventory (Hathaway, McKinley), nella sua forma ridotta che comprende 3 scale di controllo e 11 scale cliniche. - Il colloquio clinico: consente di analizzare le modalità interattive e le caratteristiche della personalità del soggetto nel breve e nel lungo termine, allo scopo di comprendere quali meccanismi sottenda e come accompagnare la persona verso il raggiungimento di una condizione di benessere in accordo con le sue predisposizioni ed inclinazioni. Risvolti Applicativi A livello psicoterapico, formulare delle ipotesi sulla personalità dell’individuo è essenziale per arrivare a comprenderne le problematiche personali, le risposte emotive, risorse e difficoltà, ma soprattutto la capacità del soggetto di collaborare ad un progetto terapeutico che abbia come fine il raggiungimento di un benessere individuale. Indagare a fondo la personalità dell’individuo fornisce al clinico informazioni essenziali circa l’indicazione al trattamento e la sua conduzione. Inoltre sarà importante, in un contesto clinico-teraperutico, indagare l’eventuale presenza di un DISTURBO DI PERSONALITA’. Si parla di disturbi della personalità quando i tratti che la caratterizzano si configurano come rigidi e non adattivi, causando una grave compromissione del funzionamento globale con uno stato di estrema sofferenza nel soggetto (egosintonica/egodistonica). Secondo Caprara e Pastorelli (2001), la psicologia della personalità mira a svolgere una funzione integrativa tra i diversi ambiti della psicologia, essendo in grado di descrivere e render conto delle differenti condotte e strategie individuali in ambiti diversi: da quello educativo, al fine di promuovere lo sviluppo di ciascuno secondo le sue potenzialità, a quello organizzativo, in cui ci si propone di accordare al meglio capacità individuali e finalità istituzionali, a quello clinico, in cui lo scopo può essere quello, ad esempio, di correggere strategie e convinzioni errate che costituiscono elementi disfunzionali per la persona e per il contesto in cui è inserita. Poiché la personalità si configura evidentemente come un sistema complesso ed aperto, in relazione sia a livello dinamico che strutturale con altri sistemi ed in continua trasformazione, la sfida principale della psicologia contemporanea potrebbe essere rappresentata dall’integrazione dei diversi studi, al fine di assicurare un proficuo confronto ed un indubbio accrescimento delle conoscenze sul campo. 4

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LA STRUTTURA DELLA PERSONALITA’ Definizione  Allport (1961) definisce la personalità come “l’organizzazione dinamica, interna all’individuo, di quei sistemi psicologici che sono alla base del suo particolare adattamento all’ambiente”. Tra i modelli teorici che hanno indagato la struttura della personalità citiamo in questa sede i principali teorici dei tratti, laddove per tratti di personalità intendiamo modi di percepire, rapportarsi e pensare nei confronti dell'ambiente e di se stessi, che si manifestano in un ampio spettro di contesti sociali e personali e si dimostrano stabili nel tempo. Teorie, Autori  La teoria dei tratti di Allport (1970) si basa sul metodo razionale, realizzato attraverso un approccio idiografico. Allport raccolse infatti, attraverso interviste ai suoi studenti, un enorme numero di termini utilizzabili ed effettivamente utilizzati come descrittori della personalità, per poi rendersi conto che la descrizione media comprendeva 7 tratti. Secondo Allport, all’interno di questi 7 tratti sono distinguibili: - tratti cardinali: rappresentano le motivazioni e le passioni che ci accompagnano per tutta la vita; sono innati e geneticamente determinati. - Tratti centrali: sono le disposizioni vere e proprie (come la pigrizia, la socievolezza…) che hanno un’influenza pervasiva e sistematica sul comportamento dell’individuo. L’influenza si di esse da parte dell’ambiente è limitata ma comunque presente. - Tratti secondari: riguardano invece aspetti circoscritti del comportamento degli individui e sono largamente influenzati dall’ambiente. Teoria dei tratti di Cattell  Dato l’impiego dell’analisi fattoriale, la teoria di Cattell (1957) rappresenta un esempio di approccio nomotetico allo studio della personalità; nel suo modello egli aveva inizialmente individuato 171 tratti, accorpati poi in 36 raggruppamenti fattoriali. Fra questi, Cattell distingueva tratti di superficie (quelli fenomenologicamente presenti all’occhio dell’osservatore e che variano insieme) e tratti sorgente (soggiacenti, che danno coerenza alla personalità). Attraverso successive analisi, Cattell ha estrapolato i 16 tratti bipolari con i quali è stato costruito il 16PF. Teoria dei tratti-tipi di Eysenck  La teoria di Eysenck (1967) presuppone un’organizzazione gerarchica dei comportamenti e delle attitudini individuali, da un livello minimo di strutturazione e sistematicità delle risposte, ad un livello massimo. Al primo livello troviamo le risposte specifiche, comportamenti che possono presentarsi in modo variamente frequente e quindi possono essere, o meno, indicatori di strutture di personalità. Ad un livello superiore ci sono le risposte abituali, quei comportamenti che si ripetono con frequenza e rappresentano quindi degli schemi di reazione, cioè articolazioni di condotta che tendono a ripresentarsi in situazioni simili. Ad un livello ancora più alto ci sono i tratti, ossia l’insieme di condotte collegate fra loro in modo caratteristico. All’ultimo livello troviamo i tipi: sono poco numerosi e concepiti come biologicamente determinati, nel senso che le modalità generali di reazione corrispondono ad un diverso modo di funzionamento interno a livello fisiologico dell’organismo. Da qui ne deriva che, secondo Eysenck, i disturbi psichici hanno sempre una matrice organica e, ove possibile, andrebbero curati 5 5 Materiale protetto dall’Autore. Tutti i diritti riservati. Vendita, Distribuzione e Duplicazioni vietate. per contatti: [email protected]

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farmacologicamente. I tipi individuati da Eysenck emergono dai diversi posizionamenti lungo le 3 dimensioni di “introversione/estroversione”, “nevroticismo” e “psicoticismo”. I Big Five Il modello dei 5 grandi tratti (1992) fa riferimento a due diverse tradizioni di ricerca: quella fattorialista e quella psicolessicale e lessicografica. Secondo l’ipotesi della “sedimentazione linguistica” sostenuta da autori come Allport, Cattell e Norman, le differenze individuali salienti e socialmente rilevanti vengono codificate nelle lingue: più importanti sono le differenze, più è probabile che vengano codificate attraverso parole diverse. I 5 indicatori di personalità sono stati rilevati indipendentemente dal contesto linguistico, dal sesso, dalle tecniche di fattorializzazione; inoltre sono coerenti con le strutture fattoriali della maggior parte dei più utilizzati e validati test di personalità. I 5 fattori si configurano come estroversione; amabilità; coscienziosità; stabilità emotiva; apertura. I questionari attualmente utilizzati per la misura dei 5 fattori sono il NEO-PI di Costa e MacCrae ed il Big Five Questionnaire di Caprara, Barbaranelli e Borgogni. Aspetti applicativi  A livello professionale, lo studio dei tratti di personalità ha avuto importanti ricadute sulla psicologia cognitivo-comportamentale e sullo sviluppo del modello psicoterapeutico ad esse relativo. In particolare, si presuppone che la personalità disturbata abbia dei tratti caratteristici, individuabili sulla base della nosografia del DSM IV–TR, e che per ciascun disturbo di personalità vada applicato uno specifico protocollo terapeutico. Metodologie d’indagine  Nella valutazione clinica della personalità è possibile utilizzare essenzialmente due strumenti: 1) Il colloquio: mira all’analisi della domanda, al raccoglimento dei dati anamnestici, alla costruzione di un’alleanza finalizzata non solamente all’individuazione di un’ipotesi interpretativa sulla personalità del soggetto, ma anche alla comprensione della sofferenza individuale al fine di poter produrre eventuali indicazioni terapeutiche attraverso l’invio allo Psicoterapeuta e/o allo Psichiatra. 2) I test: oltre al Big Five Questionnaire, sono numerosi i test di personalità. Molto frequente è l’utilizzo di batterie di test che ne comprendano almeno uno di livello (WAIS), un questionario di personalità (MMPI, 16PF) e tecniche proiettive, come Il TAT di Murray o il test del disegno della figura umana di Machover. Infine, per indagare i Disturbi di Personalità segnaliamo l’indubbia utilità della SCID-II che sonda i tratti narcisistico, istrionico, borderline, paranoide, schizoide, schizotipico, depressivo, ossessivo, dipendente, evitante, antisociale.

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MOTIVAZIONE Definizione Definiamo motivazione il comportamento di ogni essere vivente orientato alla realizzazione di un certo numero di scopi e alla soddisfazione di determinati bisogni. La motivazione è dunque un fattore dinamico del comportamento, che attiva e dirige un organismo verso la mèta. Per “motivo” s’intende ogni fattore interno che suscita e sostiene nel tempo la ricerca della soddisfazione di un’esigenza. Lo studio della motivazione consente dunque, chiaramente, di indagare sul perché un dato comportamento viene attivato per il conseguimento di un obiettivo specifico. Teorie e Autori La motivazione è stata interpretata da diversi orientamenti teorici. In particolare, Freud ha spiegato la motivazione all’interno della sua teoria pulsionale, analizzando in che modo le pulsioni (sessuali, aggressive) indirizzano il comportamento umano. Questa teoria sposta la ricerca della motivazione dal piano conscio a quello inconscio, laddove le spinte pulsionali determinano i comportamenti in base alle vicissitudini a cui esse vanno incontro. La definizione di pulsione è quella di costituente psichico, geneticamente determinato, che opera producendo uno stato di eccitazione, un arco di tensione che spinge l'individuo all'attività. Secondo Freud gli uomini sono influenzati, nel loro agire, da due istinti o pulsioni di base: la sopravvivenza/procreazione sessuale (Eros) e la morte/distruttività (Thànatos). Tutti gli istinti pulsionali hanno un’origine, uno scopo e un oggetto. L’origine o fonte si ritrova nell’attività biologica del corpo, nella dinamica dell’incremento ormonale, nella responsività dei tessuti agli ormoni, nel tasso di ormoni in circolo e nella sensibilità degli organi bersaglio ad essi. Questi meccanismi fisiologici di base generano una condizione di tensione, attivando una pulsione o spinta e creando uno stato funzionale che la persona avverte come sgradevole. Lo scopo di ogni spinta sarebbe dunque, secondo l’autore, quello di riuscire a ridurre tale tensione. Gli individui devono trovare un bersaglio, un oggetto grazie al quale poter ridurre tale tensione, altrimenti insorgono insofferenza, infelicità e ansia. L’uomo non può soddisfare direttamente le sue pulsioni istintive perché nella realtà ci sono regole morali e sociali che glielo impediscono, per cui attiva dei meccanismi di difesa per arginarle. L’uomo può “rimuovere” le pulsioni e, quindi, renderle inconsce, anche se così continueranno comunque a determinare la condotta, oppure “sublimarle”, sostituendo l’oggetto della pulsione con uno socialmente accettabile/desiderabile. Per Freud, il meccanismo della sublimazione è fondamentale per il mantenimento del benessere dell’individuo, per la sua sopravvivenza e per lo sviluppo della civiltà. Gli individui, solitamente, non sono consapevoli delle pulsioni alla base dei loro comportamenti e tendono ad interpretare la propria condotta come conseguenza di una motivazione più elevata. Sarà dunque l’analisi a gettare nuova luce sui contenuti inconsci rimossi. Metodi d’indagine  Tra i metodi di indagine citiamo, in coerenza con il modello teorico proposto, il METODO PSICOANALITICO che utilizza le tecniche dell’interpretazione dei sogni, dei lapsus ed atti mancati, dell’analisi delle libere associazioni, dei meccanismi di difesa e dell’interpretazione di transfert e controtransfert in un clima di neutralità e di astinenza clinica.

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Gli psicologi clinici, al fine di ottenere una maggiore comprensione dei motivi che muovono i loro pazienti, possono utilizzare dei test proiettivi – come il test di Rorschach - che permettono di svelare le strutture volitive più profonde. Ampiamente utilizzati per lo studio della motivazione sono anche i questionari di personalità ed il colloquio clinico. Esso, oltre a risultare funzional...


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