Title | Teorie sociologiche alla prova |
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Course | Sociologia |
Institution | Università degli Studi di Firenze |
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Riassunto capitolo 1 del manuale "Teorie Sociologiche alla prova"...
Teorie sociologiche alla prova CAPITOLO 1. Comunità e società: una dicotomia non dicotomica. Prima di affrontare qualsiasi altro tema è fondamentale analizzare i concetti di comunità e s ocietà, i quali si articolano come due diversi tipi di relazione sociale. Comunità
Società
In senso molto generale fa riferimento ad un insieme più o meno numeroso di persone che convivono su un’area territoriale definita con senso di appartenenza e spirito di solidarietà tra i membri. Si caratterizza per il godimento di beni comuni e rapporti tra i membri generalmente diretti. è il tipo di relazione che viene indicata come piùtradizionale e semplice: ha una divisione del lavoro elementare, l’istituzione dominante è quella della famiglia con tutti i suoi valori, prevalgono costumi e credenze tipiche.
Definire con precisione la società è altamente complicato, e tra i più celebri ad averci provato ritroviamo Durkheim. La società si pone al di sopra degli individui grazie alla formalizzazione normativa di regole tramite la legge e il diritto. I rapporti tra i membri della societàtendono a basarsi sullo scambio e sul contratto. è la forma di relazione che viene indicata come più moderna e complessa: si ha un processo complesso di divisione del lavoro, oltre alla famiglia vi sono altre istituzioni anche più influenti, le relazioni tra individui sono basate sull’impersonalità e sono spesso indirette.
Apparentemente le due relazioni sociali possono apparire completamente in contrasto, e tradizionalmente si ritiene che le società si siano affermate nell’epoca moderna, con l’avvento della vita urbanizzata, sostituendo le comunità. In realtà tratti basilari delle società sono sempre esistiti nelle comunità anche prima dell’epoca moderna, e tutt’oggi nelle società si possono trovare spazi ancora caratterizzati dalla presenza di comunità. Sono due universi che non scindono l’uno dall’altro, sono una dicotomia analizzabile anche sotto l’aspetto di un certo grado di sincronia. ● Ferdinand Tönnies è stato colui che ha sicuramente dato il maggior contributo all’elaborazione concettuale della dicotomia comunità e società. Le considerazioni fondamentali a riguardo partono dalla concezioni di questi due tipi di relazioni sociali come t ipi ideali di relazioni sociali, ovvero di quell’insieme di relazioni tra uomini regolate da norme sociali. Nelle comunità tali relazioni presentano un carattere diffuso ovvero non personalizzato, mentre nelle società sono s pecifiche, q uindi diverse da persona a persona. Ricalcando il metodo di Weber, dopo aver individuato la comunità e la società come tipi ideali di relazioni, Tönnies individua i loro caratteri essenziali. Per la comunità è quello della v olontà essenziale o organica, che è espressione diretta e consapevole della natura umana nella sua complessità che si identifica nei tre diversi livelli della natura (vegetativo, animale e mentale). Per quanto riguarda la società il carattere dominante è quella della v olontà arbitraria o razionale, la quale identifica relazioni strumentali tra mezzi e fini. Poiché hanno natura di tipo ideale, distinguere tra società e comunità nella realtà non è sempre così immediato, spesso si intrecciano tra loro. T önnies infatti nota come spesso elementi dell’uno convivono accanto ad elementi dell’altro nell'esperienza di convivenza reale. Ad esempio, negli spazi come la casa, il piccolo
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borgo, la città e in parte nella grande città, rimangono le forme esteriori della convivenza caratteristiche della comunità. Altro punto su cui si interroga su cosa tenga insieme uomini e gruppi sociali. In realtà risponderà qualche anno dopo Durkheim, affermando che comunità e società sono c aratterizzati da elementi di coesione diversi. Non è vero che la comunità è il luogo dell’aggregazione e la società quello della disgregazione, ma semplicemente le due relazioni si basano su legami di tipo diverso. Infine, elemento importante della riflessione di Tönnies è il riconoscimento della possibilità, sia per la comunità che per la società, di unadecontestualizzazione. A nche se normalmente esse si riferiscono ad una realtà l ocale, v i possono essere situazioni in cui non è necessario un insediamento su uno stesso territorio (legami di amicizia, comunità virtuali che si creano e riproducono nell’epoca moderna). ● Distretti industriali e società locali L’influenza di Tönnies è stata particolarmente importante all’interno dello studio dei distretti industriali e delle società locali. Un importante contributo in questo campo proviene proprio dall’Italia, in particolare da uno studio compiuto sulla città di Prato. Illustre esperto in tale ambito è Giacomo Beccattini, il quale ha dato un grande contributo all’interno dell’opera “Storia di Prato” (1997); è un’opera collettiva in cui hanno preso parte più studiosi provenienti da campi diversi che hanno condotto le proprie ricerche basandosi proprio sulla dicotomia società/comunità, ritenendola il modello più adatto alla descrizione della realtà di Prato. ● Prato tra comunità e società (Elisabetta Cioni) Per mantenere il taglio sociologico dell’analisi riguardo la città di Prato, è necessario affermare e descrivere il modello a cui si fa riferimento. In questo caso è quello basato sulla dicotomia
comunità/società individuato da T önnies. Da evidenziare è come, però, nella realtà di Prato i due idealtipi si siano applicati in modo sincronico e non diacronico. La realtà pratese va letta come contemporaneamente caratterizzata da elementi comunitari e da rapporti di tipo societario, anche se in alcuni momenti hanno predominato di più gli uni sugli altri, ma in generale non si è mai arrivati al completo predominio da parte di uno soltanto. Rimane comunque importante analizzare questi due modelli di relazioni sociali in un momento analiticamente distintivo prima di capire come si siano conciliati. Riguardo alla comunità , è da notare che nella città si nota subito una f orte identità comunitaria ( si riconosce di essere, e ci si sente pratesi). Interessante, a tal proposito è andare a rintracciare le radici di tale sentimento di appartenenza. I motivi sono vari. Prima di tutto si riconosce l’importanza che ha avuto la m onocultura produttiva, a tal punto da definire la cultura comunitaria. L’attività economica pratese si identifica in un tipo specifico di manifattura. Tale tipo di produzione, non solo comporta particolare rapporti all’interno della città, ma determina anche il modo di relazionarsi con fattori esterni, come ad esempio il mercato. Esso è visto come un’entità estranea da cui il lavoro interno dipende, esso è il “nemico” che regola tutto tramite leggi esterne e non conoscibili dall’interno. L’individuazione di questo nemico comune fa sì che all’interno della città si rafforzino gli elementi solidaristici e collaborativi, con l’intento di far fronte a questo nemico c omune. Questo meccanismo di difesa/rafforzamento fa si che si instauri anche un processo di i solamento della città verso l’esterno. La specificità della produzione alimenta gli antagonismi concorrenziali con i vicini, che diventano vitali per una comunità sostanzialmente monoproduttiva. Isolandosi verso l’esterno si accresce il senso di appartenenza comunitario. Infine, un ulteriore fattore di rafforzamento della comunità è un elemento comune a molte altre zone della Toscana, ovvero quello della presenza forte e
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prolungata per decenni di una s ubcultura politica “rossa”. Essendo una subcultura essa tende a distinguersi dalla cultura nazionale e accomuna ideologicamente strati sociali diversi. Il suo essere politica e “rossa” invece dipende dal fatto che separa istituzionalmente politica ed economia, lasciando molta autonomia ad essa e dà molta stabilità e continuità al governo locale. Riesca a rafforzare i legami comunitari e essendo “rossa” opera per una attenuazione delle diseguaglianza sociale e tende oggettivamente a favorire uno sviluppo di tipo diffuso, dove (quasi) tutti sono “produttori” ed è basso il numero di “sfruttati”. Individuare i caratteri tipici della s ocietà risulta essere più facile, grazie al fatto che essa in genere si afferma insieme ad un forte sviluppo industriale, ma anche grazie all’avvenuta introduzione del mercato all’interno delle campagne, pur mantenendo elementi di tradizione. In generale però, i tratti tipici delle società non sono individuabili soltanto tramite la struttura degli interessi e l’organizzazione degli individui in classi sociali, ma anche tramite la quantità e le modalità dei comportamenti conflittuali. Osservando la realtà di Prato è sembrato possibile applicarvi le teorie di Giddens s ulle m odalità di integrazione della classe operaia nella società moderna. L’integrazione spesso avviene tramite l’accettazione pragmatica dell’ordine industriale esistente, ma è sicuramente favorita in un contesto in cui si ha una forte divisione tra sistema politico e sistema economico, come accade in una subcultura politica come quella di Prato. Per i ricercatori che hanno analizzato il la situazione, i fattori che hanno portato all’alternarsi del prevalere della “comunità” e della “società” sono principalmente f attori esterni. Ovvero, sono le grandi correnti nazionali e internazionali a portare alla valorizzazione o meno dei tratti societari e comunitari, ma non in modo univoco. Appunto perchè tali tratti non vengono esaltati in modo univoco, in base ad essi sono state individuate fasi diverse del periodo di Ricostruzione.
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1944-47: è un periodo caratterizzato da un alto grado di cooperazione. Alla ricostruzione dell’apparato produttivo cooperano tutte le forze politiche, sociali ed economiche. Le lotte sociali sembrano più ispirate dalla volontà di partecipare al processo di ricostruzione piuttosto che da rivendicazioni di tipo classista. 1948-51: prevalgono gli atteggiamenti di tipo societario. Si ha il primo impatto della crisi, che porta a una chiusura e al ridimensionamento delle aziende tessili medio-grandi. Si ha una conflittualità sociale e politica che prevale sugli atteggiamenti comunitari. 1952-53: il processo di ristrutturazione sembra aver raggiunto un carattere definitivo con la smobilitazione delle fabbriche e l’espulsione dei telai. La struttura del potere locale ha trovato il suo modus vivendi con un potere economico talmente polverizzato da non essere né identificabile né assimilabile a un’élite “nera”.
● Società locali che cambiano Lo studio dei distretti industriali è stato sostituito nel tempo da uno studio più completo che tiene di conto delle dimensioni meno studiate fino ad allora, ovvero la società, la cultura, la storia, la tradizione del luogo, ecc. Si è delimitato così un nuovo livello di analisi che ha come oggetto la società locale. In questo contesto non ha senso continuare a riferirsi strettamente alla dicotomia di Tonnies, poiché analizzando la storia ci rendiamo conto di come tali concetti siano mutati nel tempo proprio a seguito di cambiamenti materiali e di analisi delle due relazioni sociali. In particolare, i sociologi sono stati sempre più influenzati dall’economia e di conseguenza hanno iniziato ad utilizzare sempre più dati nazionali e sovranazionali, o comunque riferibili a grandi aree, trascurando la dimensione locale. Per l’autore tale dimensione non è da trascurare e rimane fondamentale studiare le
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società locali (che sono diverse dalle comunità, sono appunto società). è importante partire “dal basso” per poter interpretare correttamente le grandi società moderne e come esse si sono sviluppate e continueranno a farlo nel futuro. Affiancare la dimensione locale alla società significa non perdere la visione di insieme, evitare l’impossibilità di una generalizzazione, avere come riferimento dei luoghi concreti della terra nel loro rapporto con un mondo mutevole e con il quale hanno un rapporto dialettico. Questa prospettiva di analisi comporta un problema nel quale si rischia di inciampare continuamente, ovvero quello di pensare che ogni luogo abitato del pianeta sia identificabile con una società locale. L’autore i ndividua dei criteri, esposti sotto forma di tesi, per poter individuare l’esistenza di una società locale. 1. Non tutti i territori sono luoghi: lo diventano soltanto quelli in cui si hanno processi di addensamento demografico e sociale, dove vi sono reti di relazioni economiche e sociali, pratiche esperienziali, di socializzazione e di apprendimento sviluppate nel tempo. 2. Non tutti i luoghi esprimono (costituiscono) una società locale: i luoghi non sono fissi ed immutabili, ma hanno in sé un elemento costitutivo, hanno un passato e un futuro. Questi luoghi possono diventare società locali quando si sviluppa un senso relativamente stabile di appartenenza, al quale viene dato forza dalla presenza di una cultura, una lingua, una religione, un’etnia comune. 3. La società locale è una costruzione storico-sociale: lo scienziato sociale deve quindi andare a ricostruire la memoria della struttura sociale e culturale della società locale (come si è sviluppata, da quali gruppi, quali siano le relazioni tra essi, come si modellano i rapporti sociali fondamentali…). Da queste caratteristiche della società locale si capisce come essa sia una realtà sociologica per eccellenza, che può aiutare in maniera
importante a capire la società moderna. Allo stesso tempo, si deve sempre tenere a mente che le società locali non sono enti completamente a sé, non sono collocate nel vuoto sociale ed economico, ma vengono influenzate anche da elementi esterni. Compito del sociologo è anche quello di vedere come tali elementi esogeni influenzano questo modello di società, come esse rispondono alle sfide e agli stimoli che ricevono, come si adattano. Devono essere condotte quindi anche ricerche che analizzano come un evento esterno abbia messo in modo un processo di trasformazione interno e quali mali meccanismo di attivazioni spieghino l’esito di tale trasformazione. La complessità di tali ricerche sta proprio nel capire quali siano i fattori endogeni e quali quelli esogeni e individuare le modalità attraverso le quali la società locale reagisce all’evento. In questo ambito studi da ricordare sono due. Uno è quello condotto da Perulli nel 2005, che è un’indagine sulle reazioni sociali all’Alta Velocità nel Mugello. L’altro è uno studio di Giovannini sul distretto industriale di Prato e la città terziaria di Firenze. Da entrambe le ricerche risulta chiaro come tutt’oggi i sociologi abbiano ancora problemi a riuscire ad interpretare collettivamente la società moderna, soprattutto perché ci si deve confrontare con una tradizione, partita da Tonnies, che ormai presenta pochi riscontri con l’attualità e risulta datata. Una soluzione che appare possibile e valida a molti sociologi è quella di considerare l’ottica portata avanti in tutto il capitolo, ovvero quella di coniugare “società” e “locale” ed utilizzarli come punto di partenza per sviluppare poi un’analisi su un territorio più ampio come quello delle società moderne.
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