Tesina DI Ricerca sul libro \"Noi i ragazzi dello zoo di Berlino\" PDF

Title Tesina DI Ricerca sul libro \"Noi i ragazzi dello zoo di Berlino\"
Author Milena Trebicka
Course metologia della ricerca sociale
Institution Università telematica Unitelma Sapienza
Pages 3
File Size 71.2 KB
File Type PDF
Total Downloads 54
Total Views 127

Summary

Tesina di ricerca con analisi psicologica e considerazioni in merito all' autobiografia di Christiane F. Scrittrice del famoso libro Noi i ragazzi dello zoo di Berlino....


Description

TESINA DI RICERCA Libro: Noi, i ragazzi dello Zoo di Berlino. “Mi sono chiesta spesso perché non mi sia accorta prima di quello che stava succedendo a Christiane. La risposta è semplice, ma ho potuto accettarla soltanto dopo aver parlato con altri genitori che avevano dei ragazzi con i quali avevano avuto esperienze analoghe alla mia. Semplicemente non volevo rendermi conto che mia figlia era drogata. Me la diedi a bere fin tanto che mi fu possibile.” Christiane, protagonista e scrittrice del libro, che all’apparenza potrebbe sembrare una ragazza come tante altre, è passata alla storia grazie alla sua autobiografia, dove racconta la piaga della sua prostituzione e della tossicodipendenza giovanile degli anni 70’. Berlino, 1975. Christiane sta per iniziare l’anno in una scuola nuova. Vive con sua madre, separata e sempre fuori per lavoro, e sua sorella, che ben presto deciderà di andare a vivere con il padre, un uomo instabile e violento. Per sfuggire dallo squallore e dal disagio provocato dalla situazione familiare difficile, Chrisitiane cerca di trovare conforto stringendo amicizia con i suoi nuovi compagni di classe, in particolar modo con Kessi, con cui inizierà a frequentare il Sound, una locale di riferimento per i giovani. Ed è proprio in questo locale che Christiane, per la prima volta, inizierà ad avvicinarsi al mondo delle droghe, da cui non ne uscirà per ben due anni. Dopo aver provato l’LSD, Christiane inizia a frequentare abitualmente il Sound, assumendo droghe e compiendo bravate con i suoi nuovi amici: Detlef, Axel e Bernd. Ignara di essere entrata in un circolo vizioso senza fine, Christiane instaura un rapporto amoroso con Detlef, poco più grande di lei. Ben presto Ashish ed LSD cominciano a non bastare cossiché, per la prima volta, al concerto di David Bowie (suo cantante preferito) , Christiane F. farà uso di eroina. Da qui in poi la vita della quattordicenne prenderà una piega disastrosa, raggiungendo un punto di non ritorno. Infatti Christiane diventa a tutti gli effetti una tossicomane, destino che divide con Detlef, con cui inizia a passare le sue giornate nel famoso Bahnhof Zoo (da cui viene tratto il titolo del libro), un punto di riferimento per gli spacciatori e i tossicodipendenti. Quando i soldi cominciano a mancare e diventa sempre più difficile procurarsi le dosi, Christiane scopre che il suo ormai ragazzo, Detlef, per potersi procurare l’eroina si prostituisce. L’idea di andare a “marchette” sembra non piacerle, ma ben presto riesce a farsi convincere ed entra nel mondo della prostituzione. Quando nemmeno il denaro della prostituzione sembra bastare, Christiane e i suoi amici iniziano a cimentarsi in una serie di furti che li porterà ad essere noti alla polizia locale e a venire in diverse situazione portati in prigione. A questo punto, la storia sembra prendere una piega irreversibile. In uno scenario così macabro e angosciante, di vite adolescenziali ai margini di un’intera società, le ripercussioni dell’eroina prendono il sopravvento. Ed è proprio ciò che accade a Babsi, amica stretta di Christiane, la prima a morire per colpa dell’eroina a soli quattordici anni. A questo punto la situazione diventa nota anche alla madre, che decide di intervenire chiudendo Detlef e Christiane in una stanza convincendoli a disintossicarsi. Nonostante le atroci sofferenze fisiche ed emotive provate dai due ragazzi durante la disintossicazione, appena giunti a compimento i due ritornano a farsi di eroina. Da qui in avanti Christiane tenterà svariate volte di disintossicarsi, senza raggiungere risultati, anche dopo essere stata portata in riabilitazione. Infatti, Christiane scopre che all’interno della casa di cura è facile procurarsi nuove dosi, e ricade nella tentazione. Consapevole dell’inutilità del processo che ha intrapreso, decide di scappare. Dopo una serie di eventi catastrofici e crudeli quale la morte dei suoi

amici Atze e Axel, Christiane sprofonda in depressione , una depressione che la spinge a compiere un gesto violento. Tenta il suicido cercando di entrare in overdose in un lurido bagno pubblico di Bahnhof Zoo, ma il suo tentativo fallisce. “Mi cercai la vena nel braccio sinistro. In effetti era come tutte le altre volte che mi sparavo una pera. Solo che questa volta sarebbe dovuta essere l’ultima.” Dopo il tentato suicidio, la vicenda prende una piega diversa solo con l’intervento della madre che, nel 1977, decide di mandarla a vivere dalla zia in un paese di campagna in Amburgo, lontana dalle tentazioni della metropoli e dalla possibilità di potervi ricadere. Qui Christiane per la prima volta dopo due anni entra in contatto con un ambiente semplice e riesce, poco a poco, ad uscire definitivamente da quello che era diventato il punto fermo della sua intera esistenza: l’eroina.

Analisi e considerazioni. Da un punto di vista psico-sociale, il triste e crudo racconto di Christiane F. vede due protagonisti (o meglio agenti) fondamentali: l’ambiente e le influenze sociali. Questi due fenomeni sembrano mescolarsi in un intrinseco scenario da cui la scrittrice non riesce più a scappare. È proprio quella Berlino triste e degradata degli anni 70’ e quegli stessi abitanti che spinsero Christiane a diventare tutto ciò che forse non avrebbe mai desiderato diventare. Come possono due fattori esterni mescolarsi così perfettamente tra loro fino a travolgere completamente la vita di un’adolescente? Quanto sono drastiche le influenze sociali e ambientali sugli individui? Da una prospettiva psicologica, le influenze sociali e ambientali possono agire sugli individui e sul loro sviluppo, oltre che sulla loro identità e, più in generale, sui comportamenti e le abitudini che mettono in atto, oltre che sugli atteggiamenti. In particolare, con atteggiamento intendiamo una tendenza psicologica , in particolare lo stato interno alla persona che ha una certa durata nel tempo. Sicuramente gli atteggiamenti e i comportamenti di Christiane verrebbero valutati come devianti dalla maggior parte delle persone, che da una ragazza di quattordici anni ci si aspetterebbe che andasse a giocare con le amiche piuttosto che a prostituirsi per potersi procurare una dose. Eppure, è difficile poter cambiare un atteggiamento, soprattutto se questo atteggiamento e alcuni tipi di comportamenti hanno delle ripercussioni positive per chi li mette in atto. Questo perché alla base di questi atteggiamenti vi sono processi cognitivi guidati da schemi cristallizzati e dalla tendenza della persistenza di questi schemi. Le cattive abitudini (così come le buone) possono essere apprese e possono cristallizzarsi se queste ultime vengono trattate in modo positivo da chi le mette in atto. Di fatto però, cattive abitudini possono nascere anche dalle interazioni sociali, e dall’influenza che queste interazioni esercitano sull’individuo. Nel caso di Christiane, probabilmente il suo gruppo ha giocato un ruolo importante. Cristiane considera i suoi amici la sua famiglia, le uniche persone con cui trascorre la maggior parte del tempo. Sicuramente anche in questo si evince un forte conformismo, che forse avrebbe potuto spingere Christiane poi ad assumere comportamenti inadeguati. È un gruppo in cui tutti fanno le stesse cose, vanno negli stessi luoghi, svolgono le stesse “attività” e seguono una routine ben schematizzata. La teoria della dipendenza, secondo la quale i membri del gruppo sono cognitivamente e socialmente dipendenti dagli altri (Deutsch e Gerard) potrebbe essere applicata in questo caso. Il gruppo di amici di Christiane, insieme alla tendenza al conformismo e al loro essere cosi dipendenti l’uno dall’altro ha sicuramente influenzato in maniera particolarmente modesta le azioni e le scelte della scrittrice, nonostante il forte disagio della sua situazione familiare abbia

potuto contribuire inconsciamente al suo processo verso la dipendenza da eroina. Anche l’ambiente gioca un ruolo fondamentale nella genesi di alcuni comportamenti: un ambiente degradato, ostile, poco stimolante e così scarsamente controllato può dar vita ad esiti estremamente negativi come il giro di droga e la prostituzione minorile. In ultima istanza, dal punto di vista cognitivo, una volta entrati nel giro della droga è altamente probabile che le funzioni cognitive vengano alterate, mostrando i famosi sintomi da dipendenza quali: tolleranza e astinenza. Dal punto di vista patologico, la depressione causata dalla morte dei suoi amici ha spinto Christiane a compiere un gesto estremo come quello del suicidio, che avrebbe potuto avere ripercussioni letali. Pertanto, una volta che si è arrivati a questo punto di non ritorno, è difficile ristabilire le cose. In un quadro cosi realistico come quello di questa autobiografia, è facile comprendere come molti fattori cognitivi, ambientali e in particolar modo sociali possano influenzare l’individuo, la sua identità, i suoi comportamenti e, non di meno, le sue abitudini....


Similar Free PDFs