Tesina Razzismo PDF

Title Tesina Razzismo
Author Costanza Massotti
Course Sociologia generale
Institution Sapienza - Università di Roma
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Summary

Tesina sulle molteplici forme di razzismo che hanno, e caratterizzano ancora oggi, la storia dell'uomo...


Description

Principi e fondamenti del Anno scolastico: 2018/201 Professore: Francesco Carchedi Alunno/a: Massotti Maria Costanza Numero di matricola: 1867484

Molteplici forme di razzismo che caratterizzano la storia dell’uomo

“Io prima di te”

Principi e fondamenti del Servizio sociale 2018/2019 Massotti Maria Costanza “Io prima di te” Molteplici forme di razzismo che caratterizzano la storia dell’uomo

Sommario Indroduzione…………………………………………………………………………………………………….……….2 Il razzismo: un fenomeno sociale……………………………………………………………………………………...2 Razzismo tedesco ed italiano della prima metà del Novecento……………………………………………...........

Razzismo in Sudafrica e negli Stati Uniti……………………………………………………………………………...6 I personaggi storici che hanno lottato contro il razzismo……………………………………………………………8 Il razzismo nelle società contemporanee: i casi italiani……………………………………………………….……10 Conclusione………………………………………………………………………………………………………..……12 Bibliografia e sitografia………………………………………………………………………………………...………13

Introduzione Il razzismo è un fenomeno sociale che caratterizza e ha caratterizzato la storia dell’uomo, assumendo varie forme. Un impatto fortissimo sulla diffusione del razzismo nelle società moderne è stata la pubblicazione del “Saggio sulla disuguaglianza delle razze” da parte del conte De 1

Gobineu. Questa opera influenzò l’ideologia di Hitler, la politica di segregazione razziale dell’Apartheid e il movimento dei Ku Klux Klan. Tutto ciò ebbe conseguenze tragiche nelle varie società, portando alla morte di migliaia e migliaia di persone. Molti personaggi storici sono stati disposti a cedere la loro vita, lottando a favore dell’uguaglianza, della giustizia e dell’ottenimento di diritti civili, politici e sociali. Nonostante il loro intervento per contrastare il razzismo, quest’ultimo è ancora presente nelle società di oggi, in ambiti come lo sport, il mercato del lavoro, l’istruzione e la politica. Quello che emerge è dunque un clima d’intolleranza, odio, esclusione e discriminazione sociale.

Il razzismo: un fenomeno sociale Il razzismo è un’ideologia che riconosce l’esistenza di razze umane, alcune delle quali biologicamente superiori ad altre. Il fatto che esistano differenze fisiche tra gli esseri umani è evidente, ma chiedersi perché alcune differenze fisiche e non altre diventino fonte di pregiudizio e di discriminazione sociale non riguarda la biologia, bensì la sociologia (il colore della pelle, ad esempio, è significativo per fare discriminazioni, mentre non lo è il colore dei capelli). Per fare ancora di più luce sull’argomento sarà necessario definire i concetti di “pregiudizio” e “discriminazione”. I pregiudizi sono opinioni e atteggiamenti dei membri di un determinato gruppo nei confronti di membri di altri gruppi. Tali pregiudizi si basano sul “sentito dire” piuttosto che sull’esperienza diretta e resistono al cambiamento anche di fronte a nuove informazioni. Gli individui avranno pregiudizi positivi verso gruppi in cui si identificano, mentre avranno dei pregiudizi negativi nei confronti degli altri. In tema di pregiudizi il sociologo Theodor Adorno, esponente della Scuola di Francoforte, ha condotto un’indagine sulla Personalità autoritaria. Adorno delinea un'analisi secondo la quale i bambini che hanno sperimentato, durante la fase di socializzazione primaria, un'educazione rigida e repressiva, subiscono degli effetti disastrosi che si ripercuotono in età adulta. Essi porteranno a dei comportamenti conformisti e ad attuare una divisione del mondo in base alla dicotomia “noi” e “loro”, con la conseguente formazione di pregiudizi nei confronti del “diverso”. Gli agenti principali di questi processi di socializzazione sono i genitori. Quest’ultimi, quando adottano un regime troppo severo, fanno si che l'aggressività naturale che il figlio avverte verso di loro si sposti su bersagli alternativi. I bersagli su cui cadrà la scelta saranno i più deboli o inferiori di sé. Il risultato finale sarà un individuo troppo rispettoso delle figure autoritarie (simboleggiate nei genitori) e manifestamente ostile nei riguardi degli appartenenti ad altri gruppi. Mentre il pregiudizio si riferisce ad atteggiamenti ed opinioni, la discriminazione riguarda i comportamenti effettivi verso i membri di determinati gruppi, come l’esclusione di quest’ultimi da opportunità riservate ad altri (ad esempio quando ad una persona di colore non viene concesso un posto di lavoro, disponibile invece per un bianco). Anche se il pregiudizio costituisce il presupposto della discriminazione, non necessariamente tutti i pregiudizi sfociano in essa. Da un punto di vista sociologico, dunque, la “razza” va intesa come un prodotto di relazioni sociali, attraverso cui individui e gruppi vengono classificati, assegnando loro qualità e competenze sulla base di caratteristiche biologiche. Secondo molti studiosi il razzismo va al di là di semplici ideologie tipiche di gruppi di esaltati, piuttosto è un fenomeno radicato nella struttura e nel modo di funzionare di una 2

società. I fautori del cosiddetto “razzismo istituzionale” sostengono che istituzioni quali la polizia, i servizi sanitari e il sistema scolastico incoraggino politiche a favore di certi gruppi e a scapito di altri. Anche se il concetto di “razza” è decisamente screditato dal punto di vista scientifico, la credenza sempre più radicata nelle nostre società che in base a caratteristiche esteriori determinati individui o gruppi siano superiori di altri dimostra il “teorema di Thomas”, secondo cui se gli uomini definiscono reali determinate situazioni, reali saranno le loro conseguenze. Gli atteggiamenti razzisti sono ancora oggi presenti nelle società contemporanee. In esse è stato individuato un nuovo razzismo, detto anche razzismo culturale. Quest’ultimo sfrutta il concetto di “diversità culturale”, al posto di argomenti biologici, per discriminare certi gruppi. Le gerarchie di superiorità e inferiorità sono costruite in base ai valori della cultura maggioritaria; i gruppi che si differenziano da quello maggioritario vengono emarginati o screditati per il loro rifiuto a farsi assimilare alla cultura autoctona. Nelle società di oggi, caratterizzate dalla compresenza di varie culture differenti, pregiudizi e discriminazioni sono rivolti principalmente verso minoranze etniche. Bisogna fare attenzione a non confondere in concetto di “minoranza” dal punto di vista statistico e da quello sociologico. In statistica ha significato quantitativo (ad esempio tutti coloro che in un gruppo sociale superano il metro e ottanta di altezza), mentre in sociologia si usa per indicare la posizione subordinata, dunque svantaggiata, di un gruppo rispetto a quello dominante. Le minoranze molto spesso vengono considerate devianti, delle vere e proprie minacce alla sicurezza urbana. Tali meccanismi vengono spiegati dalla teoria dell’etichettamento di Becker e Lemert, secondo cui gruppi dominanti attribuiscono “etichette” ai gruppi più deboli ed incapaci di opporre resistenza. Per questa teoria le identità devianti non vengono costruite tramite vere e proprie motivazioni devianti, ma solo attraverso etichettamento (ad esempio prendendo in considerazione colore della pelle, modo di parlare o il paese di origine). Le etichette alle minoranze non vengono attribuite solo dai gruppi dominanti, bensì anche dai media e delle autorità. Lo dimostra la teoria del panico morale di Cohen. Secondo essa i media effettuano delle rappresentazioni esagerare su questioni di poco conto, attribuendo il ruolo di capro espiatorio alle minoranze e distogliendo l’attenzione da problemi ben più gravi e strutturali, quali gli alti tassi di disoccupazione e la recessione economica. Il fatto che il razzismo si eserciti anche su territorio culturale e non solo su quello biologico ha condotto alcuni ad affermare che viviamo in un’età di “razzismi multipli”, in cui pregiudizi e discriminazione vengono sperimentati in forme diverse, da numerosi segmenti della popolazione. Per spiegare la persistenza del razzismo i sociologi hanno fatto riferimento ai concetti di “etnocentrismo”, “chiusura di gruppo” e “allocazione differenziale delle risorse”. L’etnocentrismo è la tendenza a giudicare le altre culture tramite l’ausilio di parametri della propria. Praticamente tutte le società sono etnocentriche poiché gli “estranei” quasi sempre sono concepiti come alieni. L’etnocentrismo è spesso associato alla chiusura di gruppo, cioè processi tramite i quali un gruppo preserva i confini che lo separano da altri gruppi. I confini vengono mantenuti tramite “meccanismi di esclusione”, che rafforzano le divisioni tra un gruppo e l’altro. Meccanismi di questo tipo sono, ad esempio, la proibizione del matrimonio tra membri di gruppi diversi, la restrizione delle relazioni sociali ed economiche (come il commercio) e la separazione fisica tra diversi gruppi (come nel caso dei ghetti). Accade quindi che in uno stesso suolo coesistano vari gruppi separati tra loro, senza che 3

nessuno domini sull’altro. Talvolta può accadere che determinati gruppi abbiamo una posizione di potere su altri, in questi casi alla chiusura di gruppo si associa l’allocazione differenziale delle risorse. L’allocazione differenziale delle risorse è una distribuzione diseguale dei beni materiali, del potere e del prestigio sociale. Per conservare tali agiatezze, il gruppo dominate può fare ricorso alla violenza. In modo analogo, i gruppi subordinati posso anch’essi utilizzare la violenza per cercare di migliorare la loro situazione. In genere il conte De Gobineau viene considerato il padre del razzismo moderno, dopo la pubblicazione del Saggio sulla disuguaglianza delle razze. In esso De Gobineau, sostiene l’esistenza di tre razze: la razza bianca (caucasica), quella nera (negroide) e quella gialla (mongoloide). Secondo l’autore del saggio la razza bianca avrebbe intelligenza, moralità e forza di volontà superiori a quelle di altre razze. La razza nera sarebbe quella meno dotata, caratterizzata da una natura animalesca, mancanza di moralità e instabilità emotiva. Per quanto possano apparire assurde, queste teorie ebbero la loro influenza. Figure storiche come Adolf Hitler le prese in considerazione per la sua ideologia nazista, ma ebbero il loro ascendente anche sull’Apartheid sudafricana e sui Ku Klux Klan negli Stati Uniti.

Razzismo tedesco ed italiano della pima metà del Novecento La prima metà del novecento fu caratterizzata dall’avanzamento di due regimi totalitari che influenzeranno notevolmente il corso della storia; stiamo parlando del regime fascista e del regime nazionalsocialista. Il regime nazionalsocialista ebbe inizio con la salita al potere di Hitler nel 1933. Una volta conquistato legalmente il potere Hitler realizzò una dittatura basata su un’ideologia precisa. L’ideologia di Hitler, esposta nella sua opera il “Mein Kampf”, era fondata principalmente sul nazionalismo e sul razzismo. Tale ideologia si basa sul sintagma “Blut und Boden” (traducibile in “sangue e suolo”). Secondo il regime infatti la nazione era una comunità di sangue e di terra, in quanto tutti i cittadini provengono da un’unica razza, quella ariana e da un unico suolo, ovvero la Germania. La formula ha origine giuridica, derivando dalla combinazione dei criteri dello ius sanguinis (cittadinanza acquisita in base all’ereditarietà) e dello ius soli (cittadinanza acquisita in base al luogo di nascita). La teoria della razza di Hitler si basa sulla credenza che esistano razze superiori, destinate a dominare e razze inferiori, destinate ad essere dominate. La razza ariana appartiene alla prima categoria e veniva considerata dal regime come la più pura che esistesse. Proprio per questo motivo le sue caratteristiche fondamentali dovevano essere preservate per poterle tramandare di generazione in generazione. Gli elementi all’interno della società che minacciavano di rendere impura la razza ariana erano principalmente gli ebrei seguiti da rom, comunisti, omosessuali, malati psichici e minorati fisici. Proprio per questo motivo andavano adottate contro di essi delle misure in grado di conservare il patrimonio genetico della razza. Verso minorati fisici, malati psichici e omosessuali venne rivolto il programma “Aktion T4 – vite indegne di essere vissute”, che prevedeva la soppressione di queste categorie di persone in quanto erano considerate inutili per la nazione ed erano considerate una minaccia per la popolazione autoctona. Tutte queste convinzioni traevano ispirazione dall’eugenetica, disciplina correlata al darwinismo sociale, volta a migliorare la specie umana attraverso la selezione delle 4

caratteristiche genetiche ritenute positive (eugenetica positiva) e l'eliminazione di quelle negative (eugenetica negativa). In Germania il dibattito si concentrava su concetti come «razzismo scientifico» e «igiene razziale» secondo i quali il Volk (comunità popolare intesa come insieme di individui legati da caratteristiche razziali e culturali) avrebbe dovuto migliorarsi come collettività anche venendo meno al rispetto dei diritti dell'individuo. Già dal 1933 vennero emanate politiche di igiene razziale, tra le quali ricordiamo la legge sulla sterilizzazione coercitiva e la legge sulla salute coniugale. La legge sulla sterilizzazione coercitiva prevedeva la sterilizzazione di tutte le persone affette da disabilità psichiche (autismo, isteria, disturbi della personalità, depressione), fisiche, degli alcolisti cronici o addirittura prostitute, a scopo punitivo. In questo il regime veniva aiutato da medici i quali, andando contro al loro codice deontologico, individuavano nelle case di cura e negli istituti psichiatrici soggetti da sterilizzare. La legge sulla salute coniugale, invece, impediva i matrimoni e la procreazione tra persone disabili, favorendo una serie di pratiche abortiste, previo consenso della donna. Verso gli ebrei venne invece condotta una politica antisemita. L’antisemitismo è un'altra caratteristica dell’ideologia nazista. Agli occhi di Hitler gli ebrei non sono una comunità religiosa, ma una razza, colei che vuole rovinare tutte le altre. Mescolandosi con il resto della popolazione, gli ebrei cercano di distruggere la purezza della razza ariana eliminando così la loro forza e la loro posizione di dominio rispetto a tutte le altre razze. L'ebreo è il nemico più pericoloso che possa esistere. Gli ebrei venivano trattati da capro espiatorio verso cui rivolgere tutto l’odio della popolazione autoctona. Con le leggi di Norimberga del 1935 furono attuate le prime politiche di discriminazione verso i cittadini ebrei. Prima tra tutte l’esser costretti a portare, come marchio d’infamia, una stella gialla sul petto. Gli ebrei furono espulsi dagli uffici, dalle libere professioni, dalle scuole ariane, dalle banche. Successivamente furono allontanati dalle loro abitazioni e rinchiusi in appositi quartieri recintati, i famigerati "ghetti", ove vivevano come appestati, emarginati e privati di tutti i loro averi. Molti degli ebrei, inoltre, furono sfruttati come manodopera nelle industrie del Reich, percependo salari irrisori. Tutte queste procedure erano volte a privare gli ebrei di ogni diritto civile e politico. Dalle politiche di discriminazione razziale si passò allo sterminio nella famigerata “notte dei cristalli” (1938) dove furono incendiate sinagoghe, distrutti i negozi, arrestate e massacrate, in una drammatica spirale di violenza, centinaia di persone ebree. Il vero e proprio annientamento venne sancito dalla “soluzione finale della questione ebraica” dove trovarono la morte nei campi di concentramento migliaia e migliaia di ebrei ed altre minoranze. Solo la sconfitta nazista nella Seconda guerra mondiale pose fine all’incubo, ad un genocidio organizzato freddamente a tavolino da un’oscura ideologia. In Italia il regime totalitario di Benito Mussolini, dopo la firma del Patto d’acciaio con la Germania nazista, decise di rafforzare tale accordo allineandosi alla politica razzista dell’alleato. Già prima dell’accordo con Hitler nella società italiana durante il ventennio fascista si facevano discriminazioni razziali. Quest’ultime furono fomentate dalle conquiste di Mussolini, specialmente quella riportata nella Guerra d’Etiopia. Quest’ultima mise in contatto gli italiani con gli africani. Il regime suggeriva di avere nei confronti dei neri un atteggiamento di superiorità e comprensione, mai di fratellanza. Proprio per questo motivo furono attuati dei provvedimenti atti a difendere la razza e la cultura italica, quali il divieto di matrimonio e di rapporti sessuali con i nativi dell’Africa. Per allinearsi alle politiche razziali del Führer furono emanate una serie di ordinanze, leggi 5

e circolari dal 1938 fino al primo quinquennio del degli anni quaranta che presero il nome di Leggi razziali fasciste. Tutto ebbe inizio nel luglio del trentotto con la pubblicazione del Manifesto degli scienziati razzisti, anche noto come Manifesto della razza. Quest’ultimo, non solo affermava l’esistenza di razze umane, ma sottolineava il fatto che alcune di esse fossero superiori ad altre. Venne proclamata l’esistenza della razza italica, le cui caratteristiche fisiche e psicologiche non dovevano essere in nessun modo alterate da contaminazioni di ebrei, zingari e coloro affetti da disabilità fisiche e mentali. Un’altra procedura in nome della razza fu il censimento degli ebrei, anche noto con l’acronimo di Demorazza. Con quest’ultima vennero individuati e quantificati tutti gli ebrei presenti sul suolo italiano. Il corpus delle leggi razziali prevedeva: il divieto di matrimonio tra italiani ed ebrei, l’espulsione di docenti e studenti dalle scuole statali e parastatali di ogni ordine e grado e dalla pubblica amministrazione, il divieto di svolgimento di professioni quali, medico, avvocato, ingegnere, architetto, giornalista e notaio. Tutti questi provvedimenti non fecero altro che condurre gli ebrei ed altre minoranze a vivere una vita ai margini della società, o peggio molti di essi trovarono la morte nei campi di concentramento.

Razzismo in Sudafrica e negli Stati Uniti L’apartheid è una politica di segregazione razziale, adottata in Sudafrica dalla popolazione bianca a danno dei neri, nel periodo che va dal 1948 al 1994. Dopo secoli di colonizzazione da parte di diverse potenze europee, nel Novecento il Sudafrica è un Paese indipendente, abitato da diverse etnie. I numerosi gruppi etnici di neri indigeni (nativi dell’Africa del Sud) costituiscono oltre il 70% della popolazione. I bianchi (discendenti degli immigrati europei), che detengono il potere, sono invece il 15%. Il resto della popolazione è composto da asiatici (immigrati principalmente della Cina e dal Giappone) e dai cosiddetti coloured (persone di discendenza mista). La dottrina dell’apartheid, termine che significa separazione, viene elaborata negli anni quaranta dal National Party, ovvero dagli afrikaners (i bianchi discendenti dai coloni olandesi giunti nel territorio africano nel diciassettesimo secolo). La teoria politica dell’apartheid sostiene che le razze che coabitano un territorio debbano vivere separate le une dalle altre. Secondo i suoi promotori, l’apartheid permette a ogni gruppo etnico di vivere in autonomia e armonia con le proprie tradizioni: di fatto però, legittima la discriminazione razziale. Nel 1948 il National Party vince le elezioni, e adotta l’apartheid come politica ufficiale dello Stato. Da questo momento, i neri non possono utilizzare gli stessi mezzi pubblici dei bianchi, o frequentare le stesse scuole. Percepiscono salari molto più bassi e sono privati del diritto di voto. Le leggi razziali dell’apartheid prevedevano inoltre il divieto di contrarre matrimonio e di avere rapporti sessuali tra varie razze al fine di evitare la procreazione di individui di razza mista. Successivamente tali prescrizioni furono estese anche a tutti gli altri cittadini di colore, compresi gli asiatici. Nascono inoltre le homelands (nome ufficiale dei bantustan), ovvero territori in cui vengono costretti a vivere i gruppi etnici neri. Le homelands sono Stati con un'amministrazione autonoma, ma fortemente dipendenti dal governo sudafricano bianco. Questa suddivisione faceva si che chi abitava nelle homelands perdeva la cittadinanza sudafricana. Le terre delle homelands sono ari...


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