Tesina Sette vizi capitali PDF

Title Tesina Sette vizi capitali
Course Diritto Costituzionale 1
Institution Università degli Studi di Macerata
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Summary

Tesina di maturità con argomento "i sette vizi capitali" descritti in diverse materie del Liceo Classico....


Description

I SETTE VIZI CAPITALI "Posso resistere a tutto,tranne alla tentazione."

Hieronymus Bosch - Sette peccati capitali, olio su tavola, 120 x150 cm, Madrid, Museo del Prado

Alessia Laureti IIIC

Liceo Classico Annibal Caro A.S 2015/2016

Avarizia L’avaro è senz’altro un pazzo: che senso ha, infatti, vivere da povero per morire da ricco? Decimo Giunio Giovenale

Hieronymus Bosch - Dettaglio del dipinto "I sette peccati capitali"

Italiano VERGA Mastro Don Gesualdo e la voglia irrefrenabile di ricchezza. "Mastro Don Gesualdo" è il secondo dei cinque romanzi che avrebbero dovuto costituire l'opera "Il ciclo dei vinti". Questo racconto mette in risalto la storia del protagonista che dà il titolo al romanzo. Mastro Don Gesualdo riesce a vincere il suo destino di miseria e diventa ricco, anche se il matrimonio con la nobile Bianca Trao non cancella la sua modesta estrazione sociale. Il protagonista, uomo forte e robusto dall'aspetto calmo e pacifico, nasconde in realtà il prototipo di self-made-man testardo e sicuro. Si è guadagnato la fortuna con le sue mani, anche in modo disonesto, ed ora si trova attaccato alla " roba" fino al punto di diventare cattivo nei confronti di chi ostacola la sua ascesa e tanto da poter essere identificato come modello di uomo avaro. Diretta conseguenza di questa sua spiccata avarizia è la sua rovina fisica e psicologica: a Gesualdo tocca la sorte di morire avvelenato e divorato dalla roba che diventa allegoricamente la causa prima della sua malattia mortale. La diagnosi è formulata in termini emblematici più che scientifici: "Qui c'è roba". Si tratta, in realtà, di un tumore allo stomaco ma la formulazione del dottore collega la malattia di Gesualdo a quella roba che è sempre stata la ragione stessa della sua vita. Il cancro più profondo che mina la sua esistenza è proprio "il culto della roba" per la quale aveva sacrificato tutto. "Quando gli dissero che era tempo di lasciare la sua roba, per pensare all’anima, uscì nel cortile come un pazzo, barcollando, e andava ammazzando a colpi di bastone le sue anitre e i suoi tacchini, e strillava: ‘Roba mia, vienitene con me!’."

Mastro Don Gesualdo è dunque un personaggio solo e tormentato, logorato dall'avarizia che aumenta in lui in modo proporzionale all'aumentare della ricchezza; teme che il dare qualcosa a qualcuno possa rovinarlo, possa turbare il fragile equilibrio psicologico su cui basa la sua idea della realtà. Gesualdo, infatti si rappresenta come un eroe trionfante ma anche in lotta solo contro tutti. Il mondo intero gli è nemico, a cominciare dalla famiglia: infatti oltre la maschera dell’avaro adulto, troviamo un

bambino ferito, emotivamente deprivato e inibito che ha imparato ad aggrapparsi alla “sicurezza degli oggetti” che si rivelerà anch'essa effimera e caduca.

GOLA "Il miglior condimento del cibo è la fame" Marco Tullio Cicerone

Hieronymus Bosch - Dettaglio del dipinto "I sette peccati capitali"

Latino PETRONIO La cena di Trimalchione. Il Satyricon, è un’opera scritta intorno alla metà del I secolo d.C. da Petronio Arbitro, celebre arbiter elegantia, presso la corte di Nerone (37-68 d.C.) ed è una rappresentazione comico-romanzesca del mondo contemporaneo all’autore, raccontata attraverso le avventure dei personaggi principali. Il testo si inserisce in un clima intellettuale particolarmente attento alla riflessione sulla degenerazione del potere imperiale e sulla decadenza morale della società romana.

Petronio, servendosi del filtro della finzione letteraria e dell’ironia, non conferisce alla sua opera un intento moralistico ma si limita a fotografare con realismo il mondo in cui vive, da cui emergono tutti i difetti e i vizi della società contemporanea: l’esasperazione dei piaceri materiali, come il cibo e il sesso, il predominio dell’esteriorità sui valori morali, la tendenza al lusso e l’ostentazione della ricchezza, tipica soprattutto dei nuovi ricchi, i liberti. In quest'opera possiamo osservare il vagabondare labirintico e senza sosta di tre uomini, Encolpio, Ascilto e Gitone, implicati in un contorto triangolo amoroso. Dopo i primi capitoli in cui vengono raccontate le vicende iniziali e la persecuzione da parte di Priapo, dio della sessualità, nei confronti di Encolpio,la scena si sposta a casa del liberto arricchito Trimalchione che imbandisce una cena a cui partecipano molti liberti del tempo, insieme ad Encolpio, Ascilto e Agamennone. E' proprio nella descrizione della "Cena di Trimalchione" che emerge il peccato che macchia probabilmente l'anima di tutti gli uomini: la gola. Si pensa che sia l'ultimo vizio di cui l'uomo riesca a liberarsi e se ne ritengono colpevoli coloro che evadono i giusti limiti. Possiamo dunque affermare che: non è peccato il piacere che deriva, ad esempio, dal cibo necessario alla vita, ma l'abuso di esso, anche se non è di certo facile stabilire dove finisca il bisogno e cominci il superfluo. "[...]Fu servito comunque un antipasto di gran classe, che tutti ormai erano a tavola, all'infuori di lui, Trimalcione, al quale in nuova usanza era riservato il primo posto. Quanto al vassoio, vi campeggiava un asinello in corinzio con bisaccia, che aveva olive bianche in una tasca, nere nell'altra. Ricoprivano l'asinello due piatti, su cui in margine stava scritto il nome di Trimalcione e il peso dell'argento. E vi avevano saldato ancora dei ponticelli, che sostenevano ghiri cosparsi di miele e papavero. E c'erano dei salsicciotti a sfrigolare su una graticola d'argento, e sotto la graticola susine di Siria con chicchi di melagrana. [...]" In queste righe si riesce a sentire il sapore delle portate per quanto descritte in modo assolutamente realistico e pregnante da Petronio che evidenzia l'abbondanza e l'infinita quantità di cibo di cui il tavolo è ricoperto. Inoltre, a seguito di quanto detto, i commensali di Trimalchione, e lui stesso, possono essere definiti peccatori di gola, in quanto la loro insaziabile ingordigia e sfrenata ricercatezza appaiono come un'offesa umiliante verso chi non ha di che sfamarsi.

Invidia “Il tempo dell'invidia conosce l'eternità."

Antonio Aschiarolo

Hieronymus Bosch - Dettaglio del dipinto "I sette peccati capitali"

Greco Callimaco Inno ad Apollo e il prologo contro i Telchini

Callimaco diede ampio spazio alle dichiarazioni di poetica nei suoi scritti ed è per questo che viene considerato il teorizzatore del nuovo modo di intendere la poesia che si affermò nel III secolo a.C. Dalla lettura dei testi si possono ricavare i caratteri principali della poetica alessandrina: la brevitas, la varietas, la novitas, il labor limae, la levitas, la doctrina. Nelle sue opere, inoltre, Callimaco affronta il tema dell'invidia, in particolar modo in due di esse:"L'inno ad Apollo" e "Il prologo contro i Telchini", contenuto nel primo libro degli "Aitia".

"Dappertutto i Telchini mormorano contro la mia poesia, ignoranti che non nacquero amici della Musa, poiché io non un unico poema continuato ho composto in molte migliaia di versi [che cantasse] i re o [gli antichi] eroi, ma in breve svolgo il mio canto come un fanciullo, pur essendo non poche le decadi dei miei anni." "Andate in malora, funesta stirpe dell'Invidia; e in futuro secondo l'abilità non con la pertica persiana [giudicate] l'arte; e non andate in cerca di un canto altisonante che da me nasca: tuonare non spetta a me, ma a Zeus."

Aitia, fr. 1-6\17-38

(Prologo dei Telchini)

Queste sono le parole con cui Callimaco inveisce contro l'invidia dei Telchini che sono démoni originari dell’isola di Rodi,capaci di colpire con il malocchio,proprio perché invidiosi. Dietro i Telchini si nascondono gli avversari di Callimaco che, secondo lui, sono invidiosi perché incapaci: il senso delle parole “che non nacquero amici della Musa” è proprio questo: essi non sono in grado di poetare. I Telchini vengono attaccati in quanto invidiosi e sono invitati a giudicare l’arte sulla base della techne, cioè le abilità che un buon poeta deve possedere, e non della lunghezza dell’opera. Inoltre, Callimaco non ha nessuna intenzione di “ tuonare”, ossia di comporre un canto di stampo omerico, altisonante, bensì di comporre poesia breve. A garantire la correttezza delle intenzioni di Callimaco, compare lo stesso Apollo che dà consigli sul modo migliore per essere un poeta apprezzato: Callimaco deve comporre poesia leggera (λεπταλεής).

In un'altra opera, "L'inno ad Apollo", Callimaco dà voce al dio della poesia: "L'Invidia sussurrò di nascosto alle orecchie di Apollo: - Non ammiro il poeta che non canta come il mare -. Apollo respinse col piede l'Invidia e così disse: - Del fiume assiro grande è la corrente, ma molte impurità della terra e molto fango trascina nell'acqua. Non da ogni parte a Demetra portano acqua le api, ma quella che pura e incontaminata sgorga da una sacra fonte, piccola stilla, limpidezza estrema-. Salve, o Signore, e la Maldicenza vada dove è l'Invidia." Callimaco immagina l’Invidia personificata che cerca di screditare il poeta proprio agli occhi del dio stesso della poesia, Apollo. L’Invidia fa credere che, il poeta che non compone opere ampie,“che ampie,“ che non canta come il mare ”, mare”, sia da disprezzare. Ma l’atteggiamento di Apollo è chiaro: egli scaccia malamente e con sdegno l’Invidia e proclama la propria idea di poesia: la poesia lunga "il fiume assiro" contiene molti elementi che non non gli

appartengono e che potrebbero essere eliminati con un attento lavoro di revisione del testo, cioè con il labor .La poesia breve è dunque preferibile e viene paragonata alla piccola sorgente che contiene acqua pura . limae.La limae

Ira "Come il vortice nella sua furia sradica gli alberi, e deforma il volto

della natura, o come il terremoto nelle sue scosse stravolge intere città; così la furia di un uomo arrabbiato getta rancore attorno a lui.” Faraone Akhenaton

Hieronymus Bosch - Dettaglio del dipinto "I sette peccati capitali"

Scienze

La natura si scatena Vulcani e terremoti Anche la Terra e la Natura sono delle autentiche peccatrici, anche se inconsapevoli in quanto prive di un'anima e di una ragione. Sono dunque impossibilitate ad avere una reale e concreta spiegazione che esprima l'origine del loro "vizio". Due sono le conseguenze di quest'ultimo: i vulcani e i terremoti. I vulcani e i terremoti sono generati da fratture e movimenti della crosta terrestre che è la parte più esterna e superficiale della Terra. Questa non costituisce un blocco unico, ma è formata da numerose zolle o placche in movimento. I vulcani sono aperture naturali della crosta terrestre attraverso cui il magma,un insieme di rocce fuse, acqua e altre sostanze fluide e gassose, sale fino a fuoriuscire sotto forma di lava,gas o materiale piroclastico che consiste in ceneri e frammenti di lava solidificata. In un vulcano si distinguono il serbatoio magmatico, più o meno profondo, che lo alimenta; il condotto o camino, attraverso cui il materiale magmatico è spinto in superficie; il cono, eventualmente formato dall’accumulo dei prodotti eruttivi e il cratere da cui sgorga la lava.

Esistono due tipi di eruzioni: effusive o esplosive. Queste sono determinate dal tipo di magma che fuoriesce che può essere acido, basico o neutro. Il primo genera eruzioni esplosive, il secondo crea eruzioni effusive e infine quello neutro dà origine a manifestazioni miste.

Inoltre i vulcani si suddividono in:  vulcani a scudo che hanno fianchi con pendenze moderate, dovuti a eruzioni di tipo effusivo;  vulcani a cono che hanno coni con pendenze notevoli, perché originati da eruzioni esplosive. La Cintura di fuoco è la zona in cui vi è la più alta concentrazione di vulcani attivi.

I terremoti sono causati da violenti movimenti della crosta terrestre. Il punto sotterraneo da cui partono le onde sismiche è detto ipocentro; il primo punto della superficie che viene raggiunto dalle onde, è detto epicentro, ed è il luogo in cui si sprigiona maggiormente la potenza del sisma.

I movimenti sismici sono ondulatori, quando si spostano in senso orizzontale; sussultori, quando si diffondono in senso verticale. I gradi di un terremoto si misurano in base a due scale: la scala Richter, con grado massimo 10, che misura la “magnitudo”, cioè la quantità totale di energia liberata, e la scala Mercalli, che ha fino a dodici gradi di intensità, che misura i terremoti in base all’entità dei danni causati nella zona colpita. I terremoti non sono distribuiti sulla Terra in modo uniforme, si verificano infatti soprattutto dove esistono fratture, cioè delle faglie. Queste sono costituite da una frattura della roccia che mostra evidenze di movimento relativo tra le due masse rocciose da essa divise. Le rocce in prossimità di una faglia risultano spesso intensamente frantumate e si parla in questo caso di rocce di faglia quali le cataclasiti. I fenomeni sismici, dunque, sono strettamente collegati all’ orogenesi, la formazione delle montagne, e al vulcanesimo. Sono frequenti nelle terre geologicamente più giovani, dove il sollevamento delle montagne è ancora in atto.

Superbia

“L'auto-presunzione può condurre all'autodistruzione.” Esopo

Hieronymus Bosch - Dettaglio del dipinto "I sette peccati capitali"

Storia

Il mito della superiorità Hitler e la razza. Adolf Hitler arrivò al potere nel 1933 dopo regolari elezioni politiche. Appena sei anni dopo trascinò mezzo mondo nella più grande carneficina dell'umanità: la seconda guerra mondiale con 55 milioni di morti. Al centro della teoria di Hitler sta l'idea della razza. Tutta la storia, dice Hitler nel suo libro "Mein Kampf" (1925), è solo espressione dell'eterna lotta tra le razze per la supremazia. La guerra è l'espressione naturale e necessaria di questa lotta in cui il vincitore, cioè la razza più forte, ha il diritto di dominare. L'unico scopo dello stato è mantenere sana e pura la razza e creare le condizioni migliori per la lotta per la supremazia, cioè per la guerra. Quindi le masse dovevano sottomettersi ai capi, le razze inferiori a quelle superiori. Essendo la razza l’elemento essenziale della storia e della società, lo Stato doveva essere lo strumento, “la condizione essenziale per creare una superiore civiltà umana”. Il nazismo poneva, perciò, come priorità assoluta la razza. Alle masse si richiede ferrea disciplina e completa abnegazione ai capi. I fini supremi del movimento erano essenzialmente due: liberare il popolo tedesco dalla “congiura ebraica”; dare uno spazio vitale sufficiente alla razza dominatrice. La più antica fonte dell'antisemitismo è cristiana: "Gli ebrei sono quelli che hanno crocefisso Gesù!". L'idea della "colpa collettiva" degli ebrei per la morte di Gesù fu praticamente la condanna a morte per decine di migliaia di essi. Questa convinzione si mantenne molto a lungo, a livello più o meno conscio, in vasti strati della popolazione. Per Hitler gli ebrei non sono una comunità religiosa, ma una razza che vuole rovinare tutte le altre. Mescolandosi con gli altri popoli, gli ebrei distruggono la purezza della razza e eliminano così la loro forza, necessaria per la lotta per la supremazia. Oggi queste idee appaiono decisamente ridicole, e anche all'epoca molti le ritenevano tali e vedevano in esse solo uno strumento politico per incanalare la rabbia del popolo su un capro espiatorio. Ma l'odio di Hitler contro gli ebrei non era solo strumento politico, era reale con tutto il suo evidente anacronismo e la sua irrazionalità. Inoltre nella lotta contro gli ebrei, Hitler si vede come pioniere di tutta l'umanità; infatti nell'aprile del 1945, quando Hitler presagiva già la propria fine, fece scrivere al suo segretario: "Un giorno si ringrazierà il Nazionalsocialismo del fatto che io ho annientato gli ebrei in Germania e in tutta l'Europa centrale."

Lussuria

"La lussuria genera la lascivia, la lascivia la crudeltà." Fëdor Mikhailovič Dostoevskij

Hieronymus Bosch - Dettaglio del dipinto "I sette peccati capitali"

Inglese JAMES JOYCE

Molly Bloom: a passionate woman. Ulysses is a modernist novel by Irish writer James Joyce. Ulysses chronicles encounters of Leopold Bloom in Dublin in the course of an ordinary day, 16 June 1904.[4] Ulysses is the Latinised name of Odysseus, the hero of Homer's epic poem Odyssey, and the novel establishes a series of parallels between the poem and the novel, with structural correspondences between the characters and experiences of Leopold Bloom and Odysseus, Molly Bloom and Penelope, and Stephen Dedalus and Telemachus. Molly Bloom is a female protagonist of the novel, is the unfaithful wife of Leopold Bloom, Penelope and uninhibited carnal odyssey of adequate modern times. Born in the English garrison of Gibraltar to a Spanish mother , is impulsive temperament , the brisk and theatrical ways. She is a mature woman,full of desire and ready to satisfy them. We meet in the morning , when her husband brings her breakfast in bed, and we'll meet at night in the marital bed, in which the husband is introduced cautiously. The character it defines itself with its own words long , and famous, interior monologue that concludes the novel : an overwhelming "stream of consciousness",which for eight large paragraphs without punctuation gives vent to her feelings in regard to man 's own life and especially her husband. Think then to her lover , the theatrical agent Blazes Boylan,and more generally, reflects of sad fate of the woman paying with pregnancy price of pleasure. If she wanted another child would want to Bloom , who admires for his temper and for its varied knowledge, and not by Boylan , despite his manly prowess. It regrets the scarcity of money in the family and longs to escape with her lover. Molly Bloom is a passionate woman and lustful as she herself admits to betray her husband with other men.

Accidia

"Mentre rimandiamo, la vita passa." S eneca

Hieronymus Bosch - Dettaglio del dipinto "I sette peccati capitali"

Filosofia

KIERGEGAARD Aut-Aut: la possibilità di scelta. Tra i pensatori moderni un fascino particolare lo esercita il filosofo danese Søren Kierkegaard (1813-1855). Kierkegaard rivendica l’assoluta libertà di ogni singola persona, valore supremo che non può essere sacrificato a nessuna logica di potere. L'opera più importante è "Aut-aut" in cui esplora le prime due modalità esistenziali: la vita estetica e la vita etica. In antitesi ad Hegel, che identifica la storia con un processo razionale e necessario, kierkegaard, vede la vita in termini di "scelta." Infatti la scelta non è semplice manifestazione della personalità, ma costituisce o forma la personalità stessa, che sceglie vivendo o vive scegliendo. In altri termini, l'individuo non è quel che è, ma ciò che sceglie di essere. Persino la rinuncia della scelta è una scelta, sia pure un tipo di scelta per causa della quale l'uomo rinuncia a farsi valere come io: "La scelta è decisiva per il contenuto della personalità; con la scelta essa sprofonda nella cosa scelta e se essa non sceglie, appassisce in consunzione"(Aut-aut). L'esistenza umana viene sempre posta di fronte ad un'alternativa; la scelta è assolutamente libera e, dunque, causa di angoscia per l'uomo. L'angoscia ha però una struttura ambivalente: è contemporaneamente fonte di infelicità e coscienza di libertà. Quest'ultima si esercita nell'atto con cui si decide il passaggio attraverso i vari stadi dell'esistenza, l'estetico, l'etico e il religioso. Questi sono i modi fondamentali per vivere e concepire l'esistenza. Essi, inoltre, secondo il filosofo non possono addizionarsi, ma si escludono fra loro. Lo stadio estetico è la forma d vita in cui l'uomo "è immediatamente ciò che è", ossia il comportamento di colui che, rifiutando ogni vincolo, cerca l'attimo fuggente della propria realizzazione. Tuttavia la vita estetica è destinata alla noia e dunque al fallimento esistenziale. Importante è lo stadio etico in cui l'uomo, scegliendo di scegliere, si impegna in u...


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