Tessere per una biografia (in: Scritti per Mario Manieri Elia) PDF

Title Tessere per una biografia (in: Scritti per Mario Manieri Elia)
Author M. Segarra Lagunes
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SCRITTI PER MARIO MANIERI ELIA 2015 Università degli Studi Roma Tre Dipartimento di Architettura SCRITTI PER MARIO MANIERI ELIA Atti delle Giornate di Studio Roma 2-3 aprile 2013 a cura di Francesco Cellini e María Margarita Segarra Lagunes 2015 Questo volume è stato pubblicato per iniziativa della ...


Description

SCRITTI PER MARIO MANIERI ELIA

2015

Università degli Studi Roma Tre Dipartimento di Architettura

SCRITTI PER MARIO MANIERI ELIA

Atti delle Giornate di Studio Roma 2-3 aprile 2013

a cura di

FRANCESCO CELLINI e MARÍA MARGARITA SEGARRA LAGUNES

2015

Questo volume è stato pubblicato per iniziativa della Facoltà (ora Dipartimento) di Architettura, dell’Università degli Studi Roma Tre. Alla revisione redazionale hanno collaborato: Giulia Cervini, Giuseppe Ferarella e Francesca Ungaro.

Coordinamento editoriale: Gruppo di Lavoro

Edizioni: © Roma, luglio 2015 ISBN: 978-88-97524-29-8 http://romatrepress.uniroma3.it Quest’opera è assoggettata alla disciplina Creative Commons attribution 4.0 International Licence (CC BY-NC-ND 4.0) che impone l’attribuzione della paternità dell’opera, proibisce di alterarla, trasformarla o usarla per produrre un’altra opera, e ne esclude l’uso per ricavarne un profitto commerciale.

Immagine di copertina: Mario Manieri Elia, Torre de Belém, Lisbona 2007. (Foto M.M. Segarra Lagunes).

Indice

Premessa

FRANCESCO CELLINI, MARÍA MARGARITA SEGARRA LAGUNES

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MEMORIE E TESTIMONIANZE

MARÍA MARGARITA SEGARRA LAGUNES, Tessere per una biografia VITTORIO FRANCHETTI PARDO, Gli anni della nostra formazione: una mnemografia VALERIO PALMIERI, Mario attraverso Ugo. Per un ritratto del giovane Manieri Elia SERGIO PORETTI, Manieri e l’ingegneria VIERI QUILICI, Per Mario Manieri Elia, un fratello maggiore MARIA CRISTINA COSTA, Incontri della vita: Mario Manieri Elia MARIA GRAZIA FILETICI, Dal confronto nasce la ricerca del senso MASSIMO D’ALESSANDRO, Lo Studio STASS CARLO GASPARRINI, L’amicizia e lo sguardo di un maestro per capire Roma FRANCESCO CELLINI, Progettare con Mario JOSÉ LUIS GONZÁLEZ MORENO-NAVARRO, Un puente entre márgenes distantes: remembranzas de un profesor de Barcelona GHISI GRÜTTER, Un ricordo di Mario Manieri Elia LAURA PUJIA, «…come il disco nelle mani del discobolo» DONATA CHERIDO, Architettura, storia, progetto: termini indissolubili

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MANIERI ELIA STORICO E CRITICO DELL’ARCHITETTURA

FRANCO RELLA, La costruzione critica FRANCO PURINI, Tre fili rossi MARC AUGÉ, Mario Manieri Elia et la culture du projet FRANCESCO CARERI, Caino, Abele e il Progetto Roma BRUNO TOSCANO, A proposito di Roma, dall’acqua alla pietra GIORGIO CIUCCI, Il William Morris di Mario Manieri Elia. Premesse e confronti GIOVANNI LONGOBARDI, Permanenza e divenire. Una lettura di «TÓΠΟΣ e Progetto» MAURIZIO GARGANO, Storia e storiografia: questioni della narrazione ELISABETTA PALLOTTINO, Storia e progetto: possibili declinazioni STEFANO GIZZI, Mario Manieri Elia e la sua idea del restauro dei monumenti BRUNO GABRIELLI, Il progetto, per rendere contemporaneo il patrimonio

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IN ONORE DI MARIO MANIERI ELIA

CARLO BAGGIO, Il tempo & il tempio MARTINE BOITEUX, Oltre la Facciata. Architettura e Tempo ANTONI GONZÁLEZ MORENO-NAVARRO, La restauración del palacio Güell de Gaudí como «recupero del senso» DIETER MERTENS, Selinunte. La travagliata storia del sito antico RAYNALDO PERUGINI, Chicago versus Amsterdam. Certezze, tensioni e innovazioni nella ricerca di un nuovo linguaggio GIORGIO PICCINATO, Quante storie. Appunti sulla tradizione della storia urbana con uno sguardo alla sua adeguatezza IGNACIO REPRESA, Nociones de espacio y tiempo (Homenaje a Mario Manieri Elia)

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María Margarita Segarra Lagunes

Tessere per una biografia

Un «documento di lavoro», per usare le parole di Mario Manieri Elia, è questo tentativo di tratteggiare, in maniera non compiuta, alcuni dei temi che hanno caratterizzato l’impegno di uno degli intellettuali più rilevanti della cultura architettonica italiana del Novecento.

Mario Manieri Elia nella Torre de Belém, Lisbona 2007 (foto MMSL).

Nato il 2 aprile 1929 nel quartiere dei Prati di Castello a Roma, Mario Manieri Elia è il terzo figlio dopo due sorelle, Mirella ed Emma. Sua madre, 11

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palermitana, una pittrice; suo padre, neretino, un ingegnere idraulico, che aveva lavorato alla bonifica della pianura pontina e che muore quando Mario ha soltanto sedici anni. Dopo aver frequentato il Liceo Artistico a Ripetta, Manieri Elia si iscrive alla Facoltà di Architettura di Roma, dove si laurea nel 1954, dando l’avvio a una lunga traiettoria di attività infaticabile. La sua immensa capacità di lavoro, la sua curiosità inesauribile, la molteplicità dei temi su cui si è soffermato, la ferma volontà di non rimanere intrappolato entro una partizione specialistica disciplinare, la sua umanità sono solo alcuni dei tratti caratteristici che, chi lo ha frequentato da vicino, ricorda della sua complessa personalità, consacrata alla storia, alla progettazione, al lavoro per la città, alla difesa dei beni culturali, alla didattica, all’impegno politico. I suoi interessi iniziali, prima ancora della laurea e condivisi con Maurizio Calvesi, s’incentrano sul barocco della terra paterna: Lecce, Nardò, il Salento. L’indagine è accompagnata non solo da «galoppate in motocicletta lungo le strade piane del Salento», ma anche da «complicità giovanili, dal sodalizio cicloturistico, dalle sfacchinate in montagna, dalle rudimentali sciate, da una quasi folle gita a piedi da Roma al Terminillo,

Dettaglio della facciata della Chiesa di San Croce a Lecce (foto MMSL).

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TESSERE PER UNA BIOGRAFIA

dalla scoperta della Coca Cola e della Lambretta, dai primi viaggi all’estero e dagli ostelli della gioventù» 1. Quell’enorme sforzo – «oltre cinquecento fotografie scattate e schedate, rapidi rilievi di piante e schizzi di dettagli, insieme alle ricerche di biblioteca e documentarie negli archivi locali» 2 – fu compiuto in un territorio vergine in cui nomi, opere, città attendevano di essere riscoperti, attribuiti, contestualizzati e valorizzati e sarà ricompensato con il Premio Lecce per la prima monografia sul Barocco di Terra d’Otranto, assegnato, nel 1953,

Frontespizio della seconda edizione del libro Architettura barocca a Lecce e in Terra di Puglia, di Mario Manieri Elia e Maurizio Calvesi, pubblicato da Carlo Bestetti.

Copertina del libro Barocco leccese, edito da Electa nel 1989.

da una giuria illustre: Lionello Venturi, Cesare Brandi, Emilio Lavagnino, Adriano Prandi, Franco Schettini e Bruno Zevi. Ma sarà anche seguito da un’ampia produzione che si dispiega nelle decadi successive 3, mirante a far emergere un fenomeno architettonico all’epoca ritenuto marginale e di provincia, con l’identificazione di nomi e protagonisti allora pressoché sconosciuti: Gabriele Riccardi, Francesco Antonio e Giuseppe Zimbalo, Giuseppe Cino, Cesare Penna, Giovanni Maria Tarantino, Mauro ed Emanuele Manieri. Un lavoro che, scovando nelle realtà locali, dimostrò inoltre come quell’apparente arretratezza nell’assimilazione delle innovazioni irradiate dai centri maggiori non fosse tale, ma si trattasse invece di una «orgogliosa resistenza alle contaminazioni di nuovi modelli» 4, sostanziata da una forte identità e da una tradizione saldamente ancorata, pronta a filtrare e selezionare l’assorbimento di quegli influssi giunti da lontano. 13

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Ugo Luccichenti e Mario Manieri Elia, Belsito Bar a Roma, 1953-1957 (Archivio Manieri Elia).

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TESSERE PER UNA BIOGRAFIA

Ugo Luccichenti e Mario Manieri Elia, Ufficio postale a Piazza delle Medaglie d’Oro, 1957-1961 (Archivio Manieri Elia).

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Negli anni Cinquanta, contemporaneamente alla ricerca storica, avvia l’attività progettuale. Le prime esperienze a Roma, in collaborazione con Ugo Luccichenti, riguardano prevalentemente lavori di arredamento: il Belsito Bar, l’Ufficio postale a piazzale delle Medaglie d’Oro, il negozio Arflex a via del Babuino. Un ‘apprendistato’ con un professionista romano che gli permette di approfondire gli aspetti costruttivi e di dettaglio e lo avvicina al cantiere. A Luccichenti, Manieri Elia rivolgerà parole di apprezzamento in ripetute sedi e, in particolare, nel saggio Il contributo di Ugo Luccichenti, pubblicato nel numero monografico dedicato a La palazzina romana degli anni ’50 della rivista «Metamorfosi»5. Seguirà, sempre con Luccichenti e Manfredi Nicoletti, la realizzazione dei quartieri INA Casa di Lucera, Troia, Margherita di Savoia, inquadrati nel secondo settennio attuativo del Piano. Le case di Margherita di Savoia, «nella loro serena schematicità», si presentano come un insieme «pulito e compatto», in cui gli spazi collettivi giocano un ruolo protagonista6, mentre

Ugo Luccichenti, Mario Manieri Elia, Manfredi Nicoletti, Quartiere INA Casa a Troia, 1957-1960 (Archivio Manieri Elia).

quelle di Troia si contraddistinguono da sequenze di limpidi e asciutti prismi bianchi che velatamente accolgono, nella distribuzione planimetrica, la lezione di Alvar Aalto. Infine, il concorso per la Biblioteca Nazionale a Castro Pretorio, nel 1959, con Giuseppe Vaccaro e Manfredi Nicoletti, premiato per la proposta di sistemazione urbanistica. 16

TESSERE PER UNA BIOGRAFIA

Sono gli anni dell’incontro con Flora Famiglini e della nascita del primo dei loro figli, Luca, nel 1959, seguito, l’anno dopo, da Giulio e, nel 1967, da Giovanni. Ma sono anche gli anni dell’esordio all’università, come assistente volontario di Leonardo Benevolo, insieme a Vittorio Franchetti Pardo, ad Arnaldo Bruschi e a Italo Insolera, confermati dal primo incarico come libero docente in Urbanistica e dalla nomina ad assistente ordinario di Giuseppe Nicolosi, presso la Facoltà di Ingegneria della Sapienza, con l’affidamento del corso di Storia dell’Architettura. È un periodo proficuo, documentato da continue collaborazioni con la rivista «Rassegna dell’Istituto di Architettura e Urbanistica» 7 e caratterizzato dall’avvio di un impegno, che manterrà per tutta la vita, in difesa dei beni culturali. Dapprima, negli anni Cinquanta, in Italia Nostra 8 e, poi, all’INU, con contributi nella rivista «Urbanistica» 9, tra cui si ricorda, per esempio, la denuncia sulle disinvolte operazioni speculative compiute in occasione delle Olimpiadi del ’60 nell’articolo, firmato insieme a Italo Insolera, Roma Olimpiadi e miliardi 10. Nel 1960, la partecipazione al primo convegno dell’ANCSA e alla redazione, insieme ad Antonio Cederna, della Carta di Gubbio, importante atto di politica culturale per la difesa dei centri storici. Un documento antesignano dei movimenti che, solo alla metà degli anni Settanta, cominceranno a dare i primi frutti in materia di recupero e conservazione dei centri storici in Europa. Nella relazione introduttiva al Convegno tenuto a Gubbio 11, Manieri Elia e Cederna dichiaravano: «Oggi il rapporto che ci lega al passato, dopo più di un secolo di studi storici, è riflesso e mediato dalla indagine della conoscenza critica, la quale ci mette in grado, per la prima volta nella storia, di comprendere e rispettare ogni fase artistica precedente, senza esclusione di sorta, senza preferenze di gusto, senza discriminazione tra più o meno antico». Era il salto di scala che, dal singolo monumento, estendeva l’attenzione a «tutto l’ambiente antico della città», considerando «il carattere d’insieme, la stratificazione delle fasi, l’unità complessiva, la continua e composita configurazione edilizia e naturale» 12. Occorsero ancora quindici anni prima che tali principi venissero accolti e rilanciati da un documento europeo – la Carta di Amsterdam – proprio quando quelle latenti minacce al patrimonio storico-architettonico, dovute alle spregiudicate trasformazioni e sostituzioni dei tessuti antichi, all’inquinamento atmosferico, alla pressione della speculazione edilizia cominciavano a pesare gravemente sui beni culturali, non solo italiani. Senza mai abbandonare il lavoro progettuale, Manieri Elia realizza, all’inizio degli anni Sessanta, la chiesa di Santa Maria al Bagno a Nardò: 17

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Giuseppe Vaccaro, Mario Manieri Elia et al., Modello del Progetto di concorso per la Biblioteca Nazionale di Roma, 1959 (Archivio Manieri Elia).

Mario Manieri Elia, Flora e i tre figli Luca, Giulio e Giovanni, nella casa di via Marmenia a Roma, all’inizio degli anni Settanta (Archivio Manieri Elia).

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Mario Manieri Elia (a destra) e Leonardo Benevolo (secondo da sinistra a destra), negli anni Sessanta (Archivio Manieri Elia).

TESSERE PER UNA BIOGRAFIA

Mario Manieri Elia, Chiesa di Santa Maria al Bagno, Nardò (inizio anni Sessanta).

un assemblaggio, si direbbe neoplastico, nel quale superfici verticali e orizzontali si ricompongono a formare volumi bianchi, lacerati da feritoie, che scardinano la logica costruttiva e sfidano la legge di gravità. La stessa copertura poggia su una lunga asola, netta e scura, la quale, insieme ai solchi delle strette finestre, orienta e restringe la luce che s’infiltra verso l’interno. Nel 1963, insieme allo scultore Aldo Calò, vince il primo premio nel concorso – ideato da Lionello Venturi, che ne propose anche l’ubicazione

Mario Manieri Elia e Aldo Calò, Progetto per il concorso per il Monumento alla Resistenza a Cuneo, 1963 (Archivio Manieri Elia).

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– per il Monumento alla Resistenza a Cuneo con un progetto scelto per «la monumentale piastra squarciata [che] riunisce in una sola, imponente immagine l’impianto architettonico e l’elemento plastico, dandosi alla visione come forma unitaria e di immediato effetto emotivo» 13. Da lì a poco fonderà, con Giorgio Ciucci, Massimo d’Alessandro e Maurizio Morandi, lo Studio STASS con sede al Ghetto, in via del Tempio, dando luogo a una produzione caratterizzata da un’inflessibile e innovativa ricerca di coerenza formale, il cui indiscutibile contributo alla cultura architettonica italiana deve tuttora essere riconosciuto. Ciascuno dei progetti elaborati allo STASS è inteso quale paradigma (non privo di dogmatismi e intriso d’ideologia), che viene testardamente, e

Gruppo STASS, Residence alla Camilluccia, Roma, 1966-1967 (Archivio Manieri Elia).

a tutti i costi, saggiato sul campo (e sugli utenti), con l’obiettivo di dimostrare «l’autonomia disciplinare della progettazione», attraverso soluzioni che si pongono come «verifica continua della logica strutturale di una forma che viene inventata come struttura logica» e nelle quali «il rapporto con il programma va visto come riferimento esterno al discorso specifico»14. Tra le opere realizzate, il Residence in via della Camilluccia (19661967), l’Ufficio postale a Torrevecchia Teatina, Chieti (1967), il Liceo Ginnasio Plauto a Spinaceto (con Vittorio de Feo) (1967), la Palazzina alla Serpentara (1968), una villa a Fregene (1968), oltre al progetto, rimasto sulla carta, per il Centro commerciale di Grosseto. Riconoscendo un debito – più metodologico che stilistico – all’architettura di Louis Kahn, Manfredo Tafuri, riferendosi ai progetti della Camilluccia e della Serpentara, commentava nel 1967: essi «tendono a recuperare un rigore 20

TESSERE PER UNA BIOGRAFIA

Gruppo STASS, Ufficio postale a Torrevecchia Teatina, Chieti, 1967 (Archivio Manieri Elia).

Gruppo STASS con Vittorio De Feo, Liceo Ginnasio Plauto a Spinaceto, 1967 (Archivio Manieri Elia).

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Gruppo STASS, Modello della Palazzina alla Serpentara, Roma, 1968 (Archivio Manieri Elia).

Gruppo STASS, Modello per una Villa a Fregene, Roma, 1968 (Archivio Manieri Elia).

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TESSERE PER UNA BIOGRAFIA

nella costruzione della forma architettonica che gran parte dell’architettura moderna ha perduto, anche perché tale stesso problema sembrava, fino a qualche anno fa, trascurabile o superato» 15. Nello stesso 1967, sempre con De Feo, lo Studio STASS partecipa al concorso per l’ampliamento della Camera dei Deputati, concorso a cui Manfredo Tafuri dedica nel 1968 un libro, tracciando in realtà, grazie anche al cospicuo numero di proposte presentate, uno spaccato dell’architettura italiana di quegli anni. Nello specifico, nelle parole di Tafuri, il progetto del Gruppo Manieri Elia si pone sulla strada della ricerca di un «nuovo ordine, di una forma che si opponga al caos quotidiano», per tentare «un colloquio con il sito storico in cui [l’edificio] s’immerge». Si tratta, quindi, di «un evento assoluto, il cui carattere anti-narrativo è sottolineato dalla scelta dei materiali». Un oggetto «in equilibrio fra una completa autosufficienza e una stretta correlazione al tessuto urbano»16. Nella relazione al progetto, si preannunciava già un percorso che Manieri Elia avrebbe continuato a sviluppare nelle decadi successive, basata sull’aperto rifiuto del carattere oggettuale degli edifici da collocare in ambiente storico («la finalità particolare tuttora valida per il centro storico non si realizza nel singolo edificio»), ma anche dell’ambientalismo tipologico-mimetico, nonché degli aspetti puramente funzionali («rifiuto di quella edilizia che si basa piuttosto sulla quantità, sulla ripetitività, sulla manifestazione pedissequa della funzionalità»)17. Cambiando continuamente registro, nel 1963 Manieri Elia pubblica il primo di una serie di contributi dedicati alla figura di William Morris, figura pressoché inesplorata a quel tempo in Italia, raccogliendo un’antologia di scritti dell’autore inglese, sotto il titolo Architettura e Socialismo 18 e, tre anni dopo, nel 1966, nella collana sull’architettura moderna diretta da Leonardo Benevolo, pubblica il volume Architettura del Dopoguerra in USA, col quale vince il premio INARCH per la critica. Questa volta, il metodo adottato per affrontare una realtà smisurata, quale è quella del vastissimo e variegato territorio statunitense, mette da parte la più scontata strada biografica/agiografica incentrata sui protagonisti più noti – Wright, Gropius, Mies van der Rohe, Le Corbusier – per concentrarsi sull’individuazione dei «maggiori problemi e i principali nodi critici» sui quali approfondire la ricerca «sia perché non sufficientemente coperti dalla storiografia esistente, sia perché […] suscettibili di una diversa impostazione critica», utilizzando come riferimento «costante e chiarificatore» il sistema economico-sociale «in funzione conoscitiva, per una più fondata analisi dei fatti “sovrastrutturali”», senza tuttavia confondere «la critica ideologica con la critica architettonica», ma anzi distinguendole e non esaurendole l’una nell’altra 19. La risonanza del libro negli ambienti italiani, in cui 23

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Gruppo STASS con Vittorio De Feo, Fotomontaggio e modello del Progetto per il concorso per i nuovi uffici della Camera dei Deputati a Roma, 1967 (Archivio Manieri Elia).

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TESSERE PER UNA BIOGRAFIA

Copertine dei tre libri dedicati a William Morris, pubblicati, rispettivamente, nel 1963, nel 1976 e nel 1985.

Copertine delle due edizioni del libro L’architettura del dopoguerra in U.S.A., usciti nel 1966 e nel 1976 per i tipi di Cappelli editore.

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I colleghi e amici più vicini a Mario Manieri Elia nel periodo trascorso a Venezia come professore di Storia dell’Architettura presso lo IUAV: in alto a sinistra, con Giorgio Ciucci e Francesco Dal Co (Archivio Manieri Elia); a destra, Manfredo Tafuri, nello schizzo eseguito da Mario Manieri Elia nel 1975 e pubblicato da Casabella nel 1994, subito dopo la scomparsa di Tafuri; in basso a sinistra, Franco Rella (Archivio Franco Rella); al centro, Luigi Spezzaferro (Archivio Francesco Moschini); in basso a destra, Mario Manieri Elia con Massim...


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