UOVO AL Cianuro DI Piero Chiara Capitoli PDF

Title UOVO AL Cianuro DI Piero Chiara Capitoli
Course Mediazione Lingiustica
Institution Università degli Studi di Milano
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Summary

Riassunti dei capitoli del libro "L'uovo al cianuro e altre storie" di Piero Chiara...


Description

UOVO AL CIANURO DI PIERO CHIARA CAPITOLI Sulle onde del lago maggiore In questo capitolo Il protagonista dopo aver ricevuto pessimi voti nel suo collegio, attende il battello in cui era presente il padre che avrebbe scoperto il suo pessimo rendimento scolastico. Salito sul battello, nel silenzio generale del padre arrabbiato, egli ricorda una sua esperienza con il fotografo Alfredo Passera (morto alcolizzato) durante un servizio fotografico a una 40enne, il protagonista mentre faceva luce con un accendino sotto la donna in posa, distratto dal seno scoperto della donna, per sbaglio le brucia un dito del piede, lei urla e lui viene inseguito dal fotografo e l’assistente, riesce a fuggire, ma compromette momentaneamente la sua carriera da fotografo.

Ti sento Giuditta Il protagonista diventa il rematore del pescatore Brovelli, che lo fa soffermare sugli odori che circondavano il lago, l'esperienza del percepire odori o profumi si esprime attraverso il verbo "sentire" («senti che profumo di buono»), termine impiegato - in filosofia - per sintetizzare tutte le esperienze sensoriali e la loro trascendenza, in queste righe si impone soprattutto lo spirito di un fantasma. Giuditta non ci sarebbe, infatti, se non ci fosse il vento del Verbano, autentico deus ex machina della vicenda. Non a caso, il giovane accompagnatore non avverte quella misteriosa fragranza alla maniera del più maturo Brovelli. Non di aroma fisico si tratta, bensì di esperienza intellettuale-emozionale collegata alla coscienza del protagonista. Il ragazzo, insomma, annusa qualcosa ma, purtroppo per lui, non sente.

Vieni fuori eremita Il protagonista narra di un eremita che viveva nel monte San Salvatore del vergante, egli era visto dalla popolazione come una figura propiziatrice di fortuna, anche se quasi nessuno lo aveva visto, i contadini e i boscaioli gli lasciavano vicino il suo rifugio vino e cibo, in questo modo campava senza la minima fatica. Un giorno il protagonista mentre è con i suoi amici, lo vede e gli urla: “vieni fuori eremita”, ma non ottiene risposta e lo vede fuggire. Alla fine del capitolo il protagonista arriva alla conclusione che l’eremita era solo un mendicante, impostore che si approfittava delle credenze della gente per trarne vantaggio senza faticare.

Il fungo trifola Oreste è un disegnatore di stoffe e padre di famiglia, un giorno diventa matto e viene tolto dal lavoro e fatto ritirare a vita privata, durante il tempo libero va a caccia di uccelli e funghi. Un giorno incontra il protagonista e lo fa diventare il suo assistente, durante le loro sedute di caccia Oreste si lamenta della sua famiglia composta da moglie e 2 figlie, in quanto erano troppo legate alla città e non ne volevano sapere di mangiare i merli che lui cacciava. Oreste sostiene l’esistenza di un raro fungo di nome: “fungo trifola”. Durante una giornata ventosa Oreste per caso vede la figlia minore distesa a terra con un giovane, preso dalla rabbia tira una pedata al protagonista che di nascosto lo aveva seguito e aveva visto la scena, dopo questo confessa l’inesistenza del fungo trifola e che anche se lo trovasse davvero lo lascerebbe lì per paura di essere considerato matto dalla popolazione.

Il compagno innominabile Nel collegio del protagonista venne iscritto un nuovo studente di nome Figus Carlo Maria, il ragazzo era figlio di un nobile e a causa del suo cognome nobiliare era odiato dal direttore e dai vescovi in quanto lo consideravano un lussurioso, diverso da tutti gli altri chierici poveri del collegio. Il ragazzo, tuttavia all’inizio era molto amato dai compagni incuriositi dalla sua eleganza e educazione, ma in seguito il direttore vietò a tutti di rivolgergli la parola e stare con lui. Una notte il prefetto che dormiva con Figus per sbaglio fece prendere fuoco a una tenda, per spegnere l’incendio saltò sul letto del ragazzo che si sentì attaccato e i due cominciarono a colpirsi; il direttore li vide, riuscì a far spegnere l’incendio, ma poi fece espellere Figus, tenendo nascosta la notizia dell’incendio di quella notte, per paura di macchiare il nome del collegio. Alla fine il protagonista narra che Figus, diventato adulto e imprenditore, ha fatto cambiare il suo nome in “Fogus”e gli manda un saluto affettivo.

L’uovo al cianuro Un giorno a Luino venne il signor Pareille, un misterioso fotografo che si occupava di ingrandire le foto, a causa della sua vita ritirata e misteriosa, tutti in paese erano curiosi di sapere del perché si fosse trasferito lì. Un giorno con una scusa il protagonista fa amicizia con il signor Pareille che gli regala un uovo, il protagonista siccome era stato abituato a non accettare cose dagli sconosciuti, butta l’uovo nel fiume, nei giorni seguenti riesce a farsi a farsi raccontare la storia della vita del fotografo, oltre a ciò gli racconta del perché sia andato via da Torino (dopo la morte della moglie, aveva sperperato il suo patrimonio e il cognato si era arricchito ereditando tutte le proprietà della moglie; un giorno va dal cognato per chiedergli soldi, ma il cognato gli dice che gli avrebbe dato solo 2 uova e lui se ne va, in seguito viene a sapere che qualcuno aveva messo del cianuro nelle uova che il cognato aveva mangiato, solo che lui venne accusato di omicidio). Nei giorni seguenti un certo Casagrande racconta che il signor Pareille in realtà era un fotografo fallito scappato dai debiti. Un altro di nome Moriondo racconta che il signor Pareille giocava con lui a biliardo e aveva sperperato il suo denaro. Alla fine non si sa quale sia la versione reale anche perché il signor Pareille se ne va.

Il povero Turati Augusto Turati era il segretario del partito fascista, la sua unica utilità era quella di rappresentare il duce nei luoghi in cui non poteva o voleva andare. A causa dello squadrista Bestetti il duce non volle venire a Varese, in quanto Bestetti glielo aveva chiesto con un tono sbagliato e sembrava una minaccia. Così a Varese fu costretto ad andare Turati che durante la presentazione si prese un’anguria addosso che era scivolata dalla squadra di Caronno Pertusella. Il protagonista conclude ironicamente che il colpo di anguria, fu il primo colpo al fascismo della storia mai tenuto in considerazione.

L’onesto signor Bernasconi Il signor Bernasconi è uno svizzero con cittadinanza Belga, proprietario di un’azienda di cetrioli, egli si compra una villa Varese con la moglie e diventa famoso per i suoi racconti di vita vissuta al segno dell’onestà. Un giorno il protagonista che era andato a casa sua per imparare alcune parole in

francese, capisce che nei racconti di vita del signore ci sono delle incongruenze. Infine si scopre che il signor Bernasconi in Belgio aveva fatto fallire l’azienda e non aveva pagato i creditori grazie a furbizie burocratiche e bancarie. Tuttavia volse queste accuse a suo favore affermando di essere vittima di un complotto e perciò dalla popolazione venne lo stesso ricordato come una persona onesta.

I figli della legge Prezioso è l’ultimo di 7 fratelli, per guadagnarsi da vivere compie continuamente truffe di ogni genere; un giorno fa vedere al protagonista, che era venuto a Milano per soggiornare da lui, la sua casa occupata. Per raggiungere la casa bisognava prendere un asse e camminarci sopra in equilibrio, la casa veniva usata per nascondersi dai controlli della polizia e all’interno c’era la moglie di Prezioso che a causa del suo peso in un anno non era mai uscita dalla casa.

I dentisti invidiosi 2 dentisti amanti della competizione tra loro, un giorno fondano un club di sci, il protagonista (16enne in quel momento) e i suoi amici parteciparono alle giornate in montagne organizzate dai dentisti; lì conobbe una prof di matematica di 35 anni che dopo alcuni giorni gli diede ripetizioni. I due finirono per consumare vari rapporti, ma un giorno il padre della prof li scoprì e lo cacciò a pedate. Il protagonista non rivide più la prof fino a 10 anni dopo, in cui la vide ingrassata con 3 figli al funerale del padre.

La bellezza del vivere Il protagonista racconta della sua passione per il biliardo, uno dei suoi vizi della giovinezza, egli giocava nel caffè quasi ogni giorno dal pomeriggio alla sera, il suo obiettivo era quello di diventare il migliore. Uno degli abituali giocatori di biliardo era il conte Prampero (che tradiva la moglie la sera con un’altra donna) e il conte Arca che aveva una gamba di legno che lo faceva spesso perdere. Alla fine il conte Arca diventa l’idolo della piazza grazie ai suoi racconti coinvolgenti di vita passata.

Il patrizio di Pfaffikon Il protagonista racconta dell’acquisizione del suocero Kapper in onore del suo matrimonio. Il suo suocero era un professore e direttore di un ospedale di origine tedesca molto ambito, beveva molto vino, lo reggeva moltissimo e invitava sempre il protagonista a bere, anche se egli non reggeva l’alcool. Vedeva il suocero poco spesso e infatti solo dopo molto tempo scoprì la sua morte.

Dal fondo della mia timidezza Il protagonista conosce in farmacia il medico Corvallo, egli era un arrogante con una bella moglie e una bella casa che si fece amico il protagonista perché voleva trovare qualcuno inferiore a lui con cui vantarsi delle sue fortune. Siccome controllava sempre la moglie e la segregava in casa, cominciò a lasciare il protagonista a casa solo con sua moglie a sorvegliarla, così si ritrovò cornuto a sua insaputa. Un giorno dopo averli lasciati soli, Corvallo colpito da un malore rientrò in casa in anticipo mentre c’erano i due amanti con la parte chiusa a chiave; il protagonista seminudo si nascose in bagno e la donna andò ad aprire la porta, per alleviare i suoi sospetti gli raccontarono

che un barbone era entrato in casa per rubare e la moglie l’aveva mandato via e il protagonista er scappato in bagno. Un giorno mentre egli è in macchina con Corvallo incontrano un barbone casuale, si vide costretto a indicare il barbone come il ladro, così Corvallo scende e gli tira una pedata. Dopo un po' di tempo il sospetto di Corvallo aumentava sempre di più e alla fine il protagonista fu buttato fuori da casa sua, ma scampò alla pedata andando via rapidamente. Quello di Corvallo rimase solo un sospetto perché non scoprì mai la verità.

Il Luraghi incatenato La storia si svolge nell’alberghetto di Albertella e Carlotta sotto lo Spalavera, in cui il giovane protagonista in vacanza stanziava con altre persone. Nella pensione c’era un signore detto Luraghi o Livraghi (perché nessuno sapeva il suo vero nome) che incuriosiva tutti a causa della sua riservatezza e solitudine. Un giorno il signor Luraghi viene alla pensione con la fidanzata di nome Eleonora che colpisce tutti grazie alla sua bellezza. Il protagonista incontra un suo vecchio amico di nome Beniamino che gli racconta che il Signor Luraghi e la fidanzata avevano affittato una baita e che il signor si faceva incatenare da lui quando si sentiva pentito di aver toccato una donna così bella. Dopo anni tutti i residenti della pensione si persero di vista e il protagonista scopre che da Beniamino che il signor Luraghi è morto e che lui stesso ha sposato Eleonora e ha due figli con lei.

La corobbia Il protagonista viene mandato nel campo disciplinare di Crete Longue (Svizzera) perché era accusato di aver capeggiato una protesta al Campo di lavoro di Tremelan, ma in realtà era innocente dato che stava solo trattando con la direzione delle migliori condizioni lavorative. Nel campo riesce a passare dai lavori forzati ai lavori in cucina in cui doveva anche dare cibo ai maiali. Un giorno in un’osteria degli internati greci litigano violentemente e la polizia è costretta a intervenire. Alla fine il capo del campo Sutter rilascia il protagonista per buona condotta, il quale si reca a salutare i maiali dopo aver evitato il saluto a una guardia.

Il conte di Melide Al campo di Busserach venne portato un conte da Melide che a causa di ritardi burocratici non aveva ancora ottenuto la liberazione dal suo caso. Nel campo tutti vengono conquistati dalla sua nobiltà e dalla sua ricchezza da cui volevano trarre vantaggi futuri. Dopo la liberazione, il conte Melide, che aveva promesso a tutti gli internati di scrivere lettere amichevoli, sparì dalla circolazione senza mandare notizie. Dopo anni il protagonista uscito di galera insieme a un altro internato incontrò il conte che li invitò nella sua villa. Siccome il conte aveva dato il giorno libero alla sue due cameriere fu costretto a preparare lui stesso il the agli ospiti, solo che si dimenticò della pentola che bolliva e combinò un disastro; incolpò i due ospiti di tutto quanto e li cacciò di casa.

Una storia per il signor Stunz Il signor Stunz è il capo di polizia degli stranieri che quando vede il permesso per Ginevra del protagonista internato, gli strizza l’occhio perché si aspettava che vivesse grandi avventure. Un giorno a Ginevra vide un battello di nome Actynia che gli fece ricordare il passato, a bordo di esso viveva un francese con la sua famiglia che gli diede una pedata perché gli aveva schiacciato il serbatoio dell’acqua potabile. Mentre è a casa di amici svizzeri il protagonista conosce una ragazza

di nome Yvonne che si offre di accompagnarlo a Evian, una volta arrivati si mette a giocare al casinò e vince 30mila franchi, quando se ne va per prendere l’ultimo battello per Losanna scopre che l’ultimo battello è partito, così paga molti soldi per affittare l’Actynia (battello grosso di proprietà di un’azienda) e viene portato a destinazione, con trattamento di favore perché tutti i lavoratori sapevano che avrebbe dato la mancia a tutti visto il molto denaro mostrato. Alla fine il protagonista si prepara a raccontare questa avventura al signor Stunz che avrebbe riso.

I preti in esilio Il protagonista, liberato dal campo disciplinare, chiede di essere assegnato a una “home” (campo per persone malate e anziane, solitamente dentro vecchi alberghi o case di cura). Nella home di Loverciano incontra vari preti; il primo era un parroco della Valtellina che viveva in attesa di notizie della sua parrocchia, appena seppe che tornando l’avrebbe scampata fuggì dalla home. Vi era un altro prete, di Modena o Carpi che si chiamava Don Forcelli, Egli era ingordo e amante del gioco. Un giorno durante una visita presso il vecchio prete di Salorino, Don Forcelli volle accompagnare i il protagonista e i suoi compagni. Una volta incontrato il parroco Don Forcelli accettò l‘incarico di assegnazione di alcune messe (da cui avrebbe tratto guadagno). Un giorno arrivò un prete di nome Don Meato, nella sua vita aveva nascosto vari prigionieri in parrocchia e aveva fatto convertire un ebreo bulgaro; a guerra finita venne mandato in un villaggio del basso Veneto dai superiori. L’ultimo prete arrivato era Don Remo Ludrione, era cordiale, generoso e coraggioso, poiché riuscì a raggiungere il confine scavalcando un muro.

I feriti della sorte Protaso e Quintino erano 2 fratelli che a 40 anni passavano le giornate nell’ozio senza farsi vedere dalle altre persone del paese. Il protagonista racconta di essere loro amico fin dall’età di 10 anni in cui i 2 fratelli erano molto più allegri e socievoli. Nel loro passato dopo la morte del padre furono mantenuti dalla madre, che cercava in ogni modo di procurare un lavoro ai propri figli, fallendo miseramente a causa della loro pigrizia. Entrambi avevano sofferto tutte le perizie della guerra, ma al caffè nessuno voleva sentire le loro gesta. L’unica speranza dei 2 fratelli era quella di aspettare la morte del loro unico zio Angelo per ricevere la sua ricca eredità. Lo zio sapeva del piano dei due nipoti così alla morte lasciò tutti i suoi beni a un altro lontano parente di Milano e solo una barca a Quintino. La barca in realtà era già stata venduta, così se la fecero comprare dal lontano parente. I due dividero la proprietà della barca, Quintino decise di chiamarla zio Angelo, ma Protaso fece chiamare la sua metà Gelatina (soprannome dato allo zio Angelo dopo la paralisi)

Un turco fra noi Nella città di Luino era venuto un turco, egli era ricchissimo, viveva in una villa e in poco tempo divenne l’idolo del paese. Mangiava moltissimo e aveva molte donne, tanto che correva voce che avesse un harem, era anche molto generoso e dopo un po' di tempo si fece voler bene da tutto il paese. Gli venne dato il soprannome “Burghiba” poiché era ben voluto da tutti. Egli viaggiava spesso, in città come Parigi e Milano maggiormente, lì si dedicava alle abbuffate e alle donne. Questa sua vita sregolata che era invidiata da tutti, lo portò a un infarto e da lì a poco alla morte.

La forza del destino

Il capitolo inizia con il protagonista che riceve delle lettere dalla signora Diomira Gambalero che lo invita a farle visita. In seguito parte un flashback, egli racconta di aver conosciuto Diomira nella casa della signora Martina Cavazza di Boschirulo, lì doveva fare un colloquio con il curato di nome Don Biancamano poiché il prete doveva convincerlo del fatto che non provasse sentimenti sinceri per una giovane ragazza che stava frequentando. Il prete convinse il protagonista che lasciò la giovane. Il protagonista cominciò a lavorare a casa del curato e lì trovò Diomira, un giorno lei gli prese la mano e se la mise al seno, tuttavia vennero interrotti dal sopraggiungere di Don Biancamano che li allontanò. Don Biancamano era stimato da tutti perché dedicava la sua vita alla religione e alle opere pubbliche. Un giorno ebbe un sogno in cui una figura celeste gli chiese di far costruire 14 cappelle, egli ubbidì e cercò persone che lo aiutassero nell’impresa. Diomira,la signora Cavazza e la signora Mirta erano le sue assistenti più importanti. Un giorno durante un viaggio in treno la signora Mirta vide la mano di Don Biancamano sulla gamba di Diomira, subito raccontò a tutti lo scandalo e la reputazione di Don Biancamano cadde a picco fino alla sua morte. A fine del capitolo il protagonista visita la casa di Diomira, la trova impoverita e trasandata. Diomira gli racconta che in realtà era la figlia di Don Biancamano e quindi lo scandalo si era fondato sul nulla di fatto.

Il pretendente Menado Nel 1947 il protagonista compie dei viaggi in Spagna. In una nave che doveva salpare da Barcellona conosce Yvette e Garac, rispettivamente figlia di 35 anni e madre di 70 accompagnate da uno spagnolo nero di nome Menado. Il protagonista comincia a provare interesse per Yvette e comincia a passare del tempo con lei; un giorno scopre da Yvette che Menado era un suo pretendente che si era offerto di accompagnarle perché voleva sposarla per ottenere la ricca eredità della madre. Mentre Yvette e il protagonista sono insieme Menado geloso, fa di tutto per separarli a tal punto che un giorno finisce quasi per picchiare il protagonista, ma vengono fermati dalla polizia. La signora Garac propone al protagonista di sposarla solo per evitare di cedere l’eredità all’ex marito di Yvonne e poi in segreto di lasciare il protagonista libero di stare con Yvonne. Il protagonista è allettato dalla proposta, ma un giorno dopo aver sistemato nel treno le valigie delle signore, si lancia fuori dal treno e fugge, lasciando sole le donne.

Il ponte di Queensboro Il protagonista si trova a Manhattam (New York), mentre sta guardando il ponte di Queensboro, un vecchio vicino di stanza nell’hotel gli racconta una storia del 1907 o 1909. La storia narra di Marguelito, un immigrato che venne assunto come manovale dalla compagnia che stava costruendo il ponte di Queensboro. Era molto povero e perciò viveva su un pilone del ponte in costruzione, un giorno dopo un’ubriacatura si addormentò mentre gli altri manovali staccarono una parte del ponte; per sua sfortuna si ritrovò intrappolato sopra il ponte senza vie di uscita. Per salvarlo si doveva distruggere il ponte e poi ricostruirlo per circa un milione, divenne un caso nazionale e mondiale perché molti non erano disposti a spendere un milione per la vita di un semplice manovale. Marguelito decise di proporre un accordo, rimanere intrappolato in cambio di un decimo del milione e un aiuto per procurarsi tutto ciò che gli serviva per vivere e costrursi una casa. I primi mesi Marguelito v...


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