World Within Walls - Donald Keene (riassunto in italiano) PDF

Title World Within Walls - Donald Keene (riassunto in italiano)
Author Silvia Eats
Course Letteratura Giapponese I
Institution Università degli Studi di Torino
Pages 24
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Summary

Riassunto in italiano dei seguenti capitoli: introduzione, 5, 7, 8, 10, 11...


Description

WORLD WITHIN WALLS – Donald Keene Introduzione La letteratura del periodo pre-moderno (1600-1867) fu molto famosa e diffusa tra le persone del popolo. Se comparata con le letterature del resto del mondo o con la letteratura giapponese antecedente al 1600, queste avevano toni più aristocratici e sia autori che lettori appartenevano generalmente alla nobiltà. Non accade spesso che l’inizio di una nuova era politica coincida così precisamente con la creazione di un nuovo tipo di letteratura, com’è accaduto nel Giappone del 1600, l’anno della decisiva Battaglia di Sekigahara. Lo sviluppo più importante fu l’adozione della stampa, senza la quale non si sarebbe venuta a creare una letteratura così popolare. I giapponesi conoscevano la stampa almeno dall’ VIII secolo: fogli di carta stampati con amuleti buddhisti erano posizionati nel milione di piccole pagode costruite per ordine dell’imperatrice Shotoku nel 770, e durante i secoli successivi i testi buddhisti erano stampati di volta in volta. Al contrario rispetto alla tradizione cinese, i testi secolari (cioè laici, non relativi alla religione) giapponesi non erano stampati. Non c’è una spiegazione per cui i classici giapponesi non siano mai stati stampati e fossero preservati solo in forma di manoscritto, ma ci sono delle ipotesi:  Forse la domanda di copie era così ridotta che poteva essere soddisfatta con i manoscritti, anche se costosi;  Forse il buddhismo e la stampa erano così strettamente collegati nella mente delle persone che sarebbe risultato sacrilego stampare testi non religiosi;  Forse considerazioni estetiche hanno indotto i giapponesi a preferire i manoscritti anche se sconvenienti e costosi, infatti la calligrafia e le illustrazioni erano considerate parte integrante dell’opera, senza le quali essa sarebbe risultata incompleta. La prima opera non religiosa stampata risale al 1591: il Setsuyo-shu, un dizionario che dava le pronunce giapponesi dei caratteri cinesi. Fu compilato a metà del periodo Muromachi e fu il primo di una serie di libri di utilità pratica ad essere stampato dai mercanti della città commerciale di Sakai (Osaka). Nello stesso periodo la Stampa della Missione Gesuita (Jesuit Mission Press) produceva libri stampati a caratteri mobili ad Amakusa, vicino Nagasaki, tra cui anche classici giapponesi come l’Heike monogatari. Nel 1593, agli albori dell’invasione giapponese della Corea, una stampante a caratteri mobili fu offerta in dono dalla Corea all’imperatore Go-Yozei. Si pensa che la stampante a caratteri mobili sia stata inventata in Cina e perfezionata poi dai coreani. Quattro anni dopo, nel 1597 fu costruita una versione giapponese della stampante coreana, ma in legno invece che in metallo, e nel 1599 questa fu usata per stampare la prima parte del Nihon Shoki (“Annali del Giappone”). Da questo momento in poi la stampa si sviluppò più come un hobby degli aristocratici e dei ricchi in generale. Vennero fatte piccole stampe di libri sulla medicina, sul confucianesimo, sulla dottrina buddhista, ma anche di opere letterarie giapponesi come diari, poesie, romanzi e dizionari, ma non con l’intento di venderli. La stampa più importante fu l’edizione illustrata dell’Ise monogatari pubblicata nel 1608. Gradualmente la richiesta di libri stampati aumentò e nelle 3 grandi città (Edo, Kyoto e Osaka) si iniziò a stampare per creare profitto. Per trasformare la stampa da hobby dei ricchi in impresa commerciale fu necessario abbandonare i caratteri mobili in favore della stampa a blocchi, questo probabilmente a causa del costo più elevato dei caratteri mobili e perché la stampa a blocchi era più produttiva e conveniente per le edizioni al di sopra delle 100 copie. Un altro importante motivo era l’estetica: nella scrittura giapponese i caratteri dell’hiragana erano di solito collegati fra loro, a differenza dei caratteri cinesi che erano isolati l’uno dall’altro, così la stampa a caratteri mobili avrebbe separato gli hiragana l’uno dall’altro con l’effetto di rendere strana e innaturale la scrittura agli occhi dei lettori abituati alla calligrafia fluida dei manoscritti. Inoltre, i libri illustrati erano all’apice della loro popolarità nel XVII secolo, per cui le persone si aspettavano che anche i libri stampati includessero illustrazioni e questa cosa era resa meno complicata con l’uso dei blocchi, il quale divenne ordinario 1

nel 1620. Lo sviluppo della stampa commerciale negli anni 20 fu connesso anche al crescente interesse della classe dei samurai verso la letteratura, infatti molti autori e lettori del diciassettesimo secolo appartenevano alla classe dei samurai. Dopo anni di guerre, la nazione stava conoscendo un periodo di pace, così il governo incoraggiò i samurai a intraprendere la via delle lettere. Precedentemente erano stati istuiti quartieri del piacere destinati allo sfogo delle energie in eccesso dei samurai che non combattevano. Non molti anni dopo, la degenerazione dei samurai causò lamentele da parte degli uomini del governo, ma negli anni 20 essi vennero comunque ben accolti nella vita culturale. Gli aristocratici al di sopra dei samurai (i daimyo) tennero uomini letterati nel loro entourage, essi erano narratori e poeti chiamati otogishu che a volte componevano opere in lode delle imprese militari dei loro superiori. La poesia haikai, la più diffusa in questo periodo, ha avuto origine negli ambienti dei saloni dei daimyo: dopo intere giornate passate a comporre poesie legate fra loro ( renga) dal tono serio, i partecipanti si dilettavano in poesie dal carattere più frivolo e leggero, ovvero gli haikai. Solo nel XVIII secolo la letteratura passa dalla classe dei samurai a quella degli uomini di città. Di solito si divide la letteratura del periodo pre-moderno in due parti:  1600-1770: quando il centro della produzione letteraria è la regione Kamigata (vicinanze di Kyoto e Osaka);  1770-1867: quando il centro della produzione letteraria è spostato a Edo, capitale dello shogun.

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Capitolo 5 – MATSUO BASHŌ (1644-1694) Biografia e Haibun (haikai no bungaku) Matsuo Basho ai suoi tempi era idolatrato, ancora oggi c’è un grande interesse per i luoghi in cui ha viaggiato. Egli stesso ha lasciato testimonianze autobiografiche in lettere e diari: 165 lettere ci permettono di ricostruire i suoi movimenti, a volte molto accuratamente, giorno per giorno, soprattutto negli ultimi giorni della sua vita. Il culto per la figura di Basho fu così intenso che i suoi scritti furono conservati come tesori e le sue parole trascritte fedelmente dai suoi discepoli. Si pensa che anche se Basho non abbia mai preso i voti buddhisti, abbia condotto una vita di così rigorosa devozione verso la sua arte da non aver mai avuto relazioni romantiche. Lo studioso Nunami Keion (1877-1927) scoprì in uno scritto di un suo discepolo che in realtà Basho avrebbe avuto una relazione con una monaca chiamata Jutei negli anni della sua giovinezza, con cui avrebbe anche avuto dei figli. Per cui secondo Nanami sarebbe più corretto immaginare Basho come un uomo con le sue debolezze “umane” piuttosto che un’austera leggenda dell’haikai. Grazie a questa scoperta, alcuni studiosi avrebbero letto nei versi di Basho l’angoscia per la separazione dalla sua donna e dai figli. Basho nacque a Ueno, una cittadina nella provincia di Iga. La cittadina stessa sarebbe stata fondata poco prima, nel 1585. Nel 1608 lo shogunato la donò a Todo Takatora, il daimyo di Uwajima, e presto divenne il centro politico ed economico della regione. Il padre di Basho, Matsuo Yozaemon, era un samurai di basso rango, non riceveva alcuno stipendio dalla casata dei Todo e fu costretto a guadagnarsi da vivere insegnando calligrafia. La madre invece apparteneva ad una famiglia di samurai probabilmente di rango superiore al padre. La futura carriera di Basho fu determinata già dalla sua giovinezza grazie all’amicizia con Sengin (Todo Yoshitada), un ragazzo di due anni più grande di lui che era l’erede di un importante ramo del clan Todo. Non è chiaro a che età i due ragazzi divennero amici; secondo alcune fonti quando erano bambini, secondo altre solo dopo che Basho avesse dimostrato le sue abilità nell’haikai, in ogni caso l’amicizia con Sengin permise a Basho di ricevere un’elevata istruzione nell’haikai da Kitamura Kigin (1624-1705), poeta e critico della scuola Teitoku nonché importante figura letteraria dell’epoca. I primi versi conosciuti di Basho risalgono a quando lui aveva 18 anni, nel 1662, e dalla sua tecnica emerge lo stile artificioso della scuola Teitoku, i riferimenti al Kokinshu nei concetti poetici e sembra che avesse già avuto diversi anni di training nonostante la giovane età. È in questo periodo che Basho acquisisce il suo primo nome da poeta haikai, cioè Sōbō (o Minefusa, in giapponese). C’erano circa un centinaio di poeti nella provincia di Iga, ma solo pochissimi riuscivano ad essere pubblicati regolarmente nelle antologie edite a Kyoto o in altri centri. Nel 1666 Sengin morì improvvisamente a 24 anni: Basho soffrì non solo per aver perso un caro compagno nell’arte dell’haikai, ma anche perché Sengin era il suo protettore, l’unico a potergli garantire il suo avanzamento come samurai. Dopo la sua morte, Basho rimase a Ueno nonostante non godesse più dei benefici della casata Todo. Probabilmente viaggiò occasionalmente a Kyoto, infatti nel suo primo libro “Kai-ōi” del 1672 menziona i piaceri della capitale. Si tratta di un libro di critica dove Basho esprime i suoi giudizi su una collezione di versi umoristici di poeti locali. Nella primavera del 1672, a 28 anni, Basho partì per Edo in cerca di fortuna. Non è chiaro perché scelse questa città, probabilmente perché cercava una città relativamente nuova rispetto a Kyoto o Osaka, in cui la competizione fra poeti era maggiore. Nonosctante il suo background da provinciale e la mancanza di influenze, Basho cominciò a costruirsi una certa reputazione. All’epoca c’erano due scuole poetiche a Edo: la Edo Danrin, fondata da Tashiro Shoi, che comprendeva poeti nativi della regione; e un’altra che comprendeva poeti che si erano spostati a Edo dalla zona di Kyoto e Osaka, a cui apparteneva Basho. Egli frequentò i saloni letterari del daimyo di Iwakidaira, Naito Yoshiyasu in arte Fuko, dove conobbe Nishiyama Soin. In quest’occasione usò il nome d’arte Tosei, che rimase il suo nome d’arte ufficiale anche dopo esser comunemente noto come Basho. 3

Basho iniziò a formare la sua scuola nel 1677. I suoi soci non erano solo allievi che pagavano le tasse in cambio della guida del loro maestro, ma erano veri e propri discepoli che propagavano le nuove dottrine dell’haikai. Sampu fu uno dei suoi discepoli che garantirono maggiormente ai suoi bisogni finanziari. Negli anni a seguire la scuola di Basho crebbe sempre di più. Nel 1680 Basho pubblicò “Tosei montei dokugin niju kasen” (I venti kasen individuali degli allievi di Tosei, i kasen erano componimenti di 36 versi) che era espressione della sua sicurezza e confidenza nella sua scuola. Nel 1680, a 36 anni, era al top della sua fama tra i poeti haikai del suo tempo, ma il suo successo non portò prosperità economica. Tra il 1680-82 scrisse numerosi componimenti sulla povertà, tema collegato non tanto alle sue difficoltà economiche quanto all’influenza della letteratura cinese, nella quale la povertà era onorata in quanto rifiuto delle ambizioni mondane. In quegli anni si trasferì da Edo a Fukagawa, zona periferica della città. Qui si allontanò dallo stile Danrin che era un prodotto della vita di città, per cercare qualcosa di più profondo. Tuttavia riconobbe l’importanza della società perché per comporre haikai “legati” (renga) c’era bisogno di un gruppo di poeti dalla mentalità simile. Nel 1681, un discepolo di Basho piantò un albero di “basho”, cioè una tipologia di albero di banano, nel giardino vicino la sua capanna, da allora il posto diviene noto come Basho-an (capanna dell’albero di basho) e Basho assunse questo soprannome. Studiò filosofia zen dal maestro Buccho che viveva nelle vicinanze: questo, insieme alla sua insoddisfazione per le maniere superficiali della scuola Danrin e al suo crescente interesse per la letteratura cinese, lo influenzò profondamente nella sua poetica. Nel 1682 uno dei grandi incendi di Edo raggiunse la sua capanna e la bruciò, fu ricostruita sei mesi dopo grazie ai suoi discepoli. Nello stesso anno morì la madre di Basho a Ueno, egli decise di raggiungere la sua tomba per pregare ma di fatto non partì prima dell’agosto del 1684. Probabilmente rimandò il viaggio perché aveva deciso di apportare un grande cambiamento nel suo stile e un viaggio avrebbe potuto essere un mezzo per raggiungere questo obiettivo. Durante il viaggio del 1684 scrisse la prima delle 5 opere più importanti della sua carriera, NOZARASHI KIKO (“cronache nelle intemperie”, 1684).  Da quest’opera emerge un grande senso di paura, infatti egli credeva che non sarebbe stato un viaggio di piacere ma un’arduo pellegrinaggio che avrebbe messo alla prova il suo fisico.  Si tratta della cronaca di viaggio (=kiko) lungo la via del Tokaido, che collegava Edo e Kyoto, per raggiungere Ueno. Allora la strada era molto trafficata per cui un viaggio del genere poteva essere reso relativamente confortevole per la grande presenza di locande e taverne dove i viaggiatori potevano alloggiare, ma Basho decise di incarnare lo spirito del poeta-viaggiatore, percorrendo gran parte del suo viaggio a piedi e rifiutando i comfort delle taverne, impiegando nove mesi, vagando per diverse province, affaticato e in una situazione di incertezza e pericolo a causa della solitudine e della lontananza da casa. Probabilmente il resoconto di questo viaggio è stato scritto dopo il suo ritorno a Edo e pubblicato nel 1698, dopo la sua morte.  Si può notare un certo squilibrio tra parti in prosa ed in poesia, dovuto probabilmente all’inesperienza di Basho di tenere diari poetici. Ci sono degli sbalzi nel tono e a volte la prosa si riduce ad essere nulla di più che una prefazione alla poesia che la segue, questo dà l’effetto di leggere più episodi separat fra loro invece che una sola esperienza nella sua interezza. Solo nel suo quinto e ultimo resoconto di viaggio, Oku no hosomichi, Basho riuscirà a raggiungere un buon bilanciamento tra prosa e poesia e una stuttura che sfrutta adeguatamente l’uso della poesia collegata.  Ci sono numerosi riferimenti alla letteratura cinese sia nello stile, che a volte sembra atificiosamente modellato su modelli cinesi, che nei temi.  Se lo scopo del viaggio era di tornare nella sua città natale, egli avrebbe dovuto essere impaziente di raggiungerla il prima possibile, ma in realtà non si affrettò, questo perché probabilmente Basho pensava 4

che un poeta haikai come lui, allo stesso modo di un prete buddhista, non avrebbe dovuto essere vincolato dai legami con la famiglia, oppure perché avrebbe esitato a rivedere i luoghi del suo passato. In seguitò riprese il suo viaggio insieme al discepolo Tani Bokuin, questa volta verso Nagoya, dove viene composta la prima di 7 raccolte di haikai strettamente collegate al nome di Basho: Fuyu no hi (“un giorno d’inverno”). Essa consiste in versi collegati in 5 kasen. Quest’opera viene considerata come la prima grande attestazione dello stile di Basho e i 4 poeti principali coinvolti nella composizione erano mercanti di Nagoya, questo testimonia l’influenza di Basho sui poeti della città. La grande influenza cinese dei lavori precedenti sembra essere stata assorbita in quest’opera che demarca un tono distintivamente haikai. Nel 1684 Basho ritornò a Ueno e fece altri viaggi a Kyoto e nell’area del lago Biwa, creando proseliti del suo stile, e tornò a Edo nel 1685.  Nelle ultime righe della sua cronaca di viaggio sembra essersi dimenticato delle difficoltà incontrate durante il viaggio, descrivendolo come un successo per aver rinnovato le sue conoscenze a Ueno e per aver esteso il circolo dei suoi discepoli.  Il viaggio fu anche molto importante per lo sviluppo dello stile di Basho: anche se Nozarashi kiko presenta una maniera di narrazione imprecisa e casuale che lo rende insoddisfacente dal punto di vista letterario, rappresenta un primo passo necessario per l’acquisizione della maestria di Basho nel genere. Nel 1686 Basho e altri sedici discepoli scrissero insieme la sequenza di 100 versi Hatsu kaishi (“la prima pagina di un manoscritto”) con lo stesso stile di Fuyu no hi. In quell’anno Basho scrisse i suoi versi più famosi “antico stagno/ una rana si tuffa/ eco dell’acqua”: con questi versi Basho ottiene l’effetto di catturare in un’immagine un elemento momentaneo (in questo caso il salto della rana e lo splash dell’acqua) e uno eterno (l’antico stagno). Ottiene lo stesso effetto in alcuni versi del suo scritto Oku no hosomichi. Nel 1686 viene compilata e pubblicata da parte dei discepoli della sua scuola la seconda raccolta dello Shichibushu (“7 collezioni”), Haru no hi (“un giorno di primavera”), che contiene solo 3 componimenti di Basho includendo quello della rana e che è un’ulteriore prova dell’importanza crescente della sua scuola. Nel 1687 Basho riprese a viaggiare. Prima fece un breve viaggio di circa 10 giorni per andare a vedere la luna di settembre al tempio di Kashima, a nord-est di Edo. In quest’occasione scrive il KASHIMA MODE (“Pellegrinaggio a Kashima”, 1687), un breve resoconto in prosa seguito da una serie di componimenti sia di Basho che dei suoi nuovi discepoli.  Pare che Basho avesse deciso di andare ad ammirare la luna al tempio di Kashina sull’orma dei personaggi degli spettacoli No, che decidono di compiere lunghi viaggi solo per ammirare un paesaggio o uno scenario in un determinato periodo dell’anno.  Il linguaggio è molto semplice, c’è uso di frasi brevi, in contrasto con la sintassi ellittica e molto complicata del suo lavoro precedente. Scrive in kana e riduce al minimo i riferimenti alla letteratura cinese. Fornisce anche una breve descrizione di sé stesso.  In generale, il viaggio a Kashima è stato una delusione: la notte della luna piena ha piovuto. Però c’è stata una nota positiva, infatti Basho ha incontrato dopo tanto tempo il monaco Buccho, suo maestro di filosofia zen, il quale risiedeva in un tempio buddhista non lontano dal santuario di Kashima. Circa due mesi dopo esser tornato da Kashima, nell’ottobre 1687 programmò un viaggio molto più ambizioso, in quest’occasione venne festeggiato in una festa d’addio e ricevette delle provviste con tutto il necessario per il viaggio. Questo viaggio fu felice e il resoconto di Basho riflette il suo spirito positivo. OI NO KOBUMI (“piccolo manoscritto della bisaccia”, 1688) fu scritto probabilmente tra il 1690-1691, dopo aver compiuto un viaggio attraverso diverse province in cui Basho incontrò diversi discepoli, ma fu pubblicato postumo nel 1709.  L’intento di Basho era di creare un diario di viaggio capace di condensare prosa e poesia con grande merito artistico, ma il fatto che alcune sezioni dei testi pervenutici non siano complete fa pensare che 5

l’autore l’abbia abbandonato senza completarlo. Tuttavia è uno scritto stranamente interessante, una controparte “felice” rispetto agli altri diari.  Le poesie incluse sono state criticate per essere molto inferiori artisticamente rispetto alle altre, ma sono presenti tuttavia alcuni capolavori.  Un personaggio importante è Tokoku, discepolo di Basho, che viveva in esilio a Irako per aver venduto del riso che in realtà non possedeva. Basho lo incontra a Irako e i due si accordano per incontrarsi a Ise e viaggiare insieme per andare a vedere la fioritura dei ciliegi a Yoshino. Tokoku morì nel 1690 all’età di circa 30 anni e Basho lo ricorderà in un suo scritto del 1691 Saga nikki dove dirà di averlo sognato, ricordandosi del piacevole viaggio fatto insieme a lui in qualità di aiutante a Yoshino e descrivendolo come una persona dalla grande sensibilità e gentilezza.  Il diario si conclude con una descrizione di Suma e l’associazione di quel posto con il Genji monogatari e altre opere letterarie. Basho e Tokoku vanno da Suma a Kyoto e qui si separano: Tokoku ritorna nel suo luogo di esilio a Irako e Basho parte alla volta di Owari. Il prossimo diario di Basho è intitolato SARASHINA KIKO (“cronache del viaggio a Sarashina”, 1688). Basho decise nel mezzo dell’ottavo mese di partire a Sarashina, nelle montagne del Giappone centrale, un pos...


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