23. Rivoluzione francese (schema) PDF

Title 23. Rivoluzione francese (schema)
Course Storia
Institution Liceo (Italia)
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Schema della Rivoluzione francese con le principali date...


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LA RIVOLUZIONE FRANCESE - SINTESI Classi sociali e situazione in Francia prima della rivoluzione. 1) A) Nobiltà di spada, ossia di sangue, di origine feudale e medievale. Ha le massime cariche di corte e dell’esercito; è giudicata da tribunali speciali; amministra la giustizia nelle sue terre; riscuote pedaggi su strade, ponti, mulini ecc.; riceve censi in natura e in denaro, e prestazioni gratuite di lavoro (corvées). Ma c’è anche una “plebe” nobiliare: nobiltà di sangue di basso rango che è esclusa dalle cariche di corte e dai relativi compensi e si sostenta con gli scarsi proventi della terra rivalendosi sui contadini con l’esercitare duramente i diritti feudali. B) Nobiltà di toga, formata da magistrati di origine borghese che siedono nei Parlamenti. 2) Clero, detentore di manimorte, cioè grandi patrimoni inalienabili, e decime. L’alto clero vive alla grande; il basso vive come i contadini. 3) Terzo stato, con i suoi strati. Alto: grandi mercanti, armatori, appaltatori di imposte, banchieri, notai, avvocati, imprenditori. Basso: piccola impresa, piccoli proprietari (di podere, di bottega artigiana o commerciale) o affittuari. Più basso: non proprietari, non abbienti, lavoratori precari: contadini poveri, braccianti, garzoni di bottega, disoccupati, vagabondi. Inoltre in Francia c’è disordine amministrativo e legislativo: circoscrizioni diverse per estensione, leggi, consuetudini, istituti, pesi e misure, sistemi fiscali e di monetazione. Bilancio pubblico in profondo rosso, specie dopo la partecipazione alla rivoluzione americana; quindi alcuni gruppi e ministri, ad es. Turgot, propongono imposte, ad es. una “fondiaria”, anche per le due classi alte. Inoltre nell’88 c’è crisi agricola e carestia per cattivo raccolto. I nobili reagiscono contro le ventilate imposte e la perdita di cariche amministrative (a vantaggio dei borghesi), spingendo il re a convocare gli Stati Generali, come peraltro la situazione richiede. 5 maggio 89, convocazione degli Stati. Prima si sono raccolti 615 cahiers de doléances che devono impostare le discussioni dell’assemblea, poi si raddoppia il numero dei deputati del Terzo Stato. Nasce subito la questione se votare per ordine o per testa. Il sistema tradizionale per ordine favorirebbe le classi privilegiate; quello per testa produrrebbe un confronto equilibrato, perché il numero dei deputati del Terzo supera solo di alcune unità quello dei deputati di clero e nobiltà insieme. La questione si trascina irrisolta per oltre un mese. 20 giugno, il Terzo trova chiuso per ordine del re il salone delle riunioni e allora decide di fare da sé, di deliberare per tutti, riunendosi nella sala della pallacorda e lì proclamandosi assemblea nazionale, di tutta la nazione, e giurando di non sciogliersi finché non abbia dato allo Stato francese un nuovo ordinamento (giuramento della pallacorda). Il re dichiara nulla l’iniziativa, ma di fronte alla fermezza del Terzo anche gli altri due ordini si uniscono in gran parte ad esso, per non lasciarlo agire e decidere da solo. 9 luglio 89, la nuova assemblea si autoproclama Assemblea nazionale costituente. La rivoluzione francese ha tre fasi: 89-92 monarchico-costituzionale, a prevalenza borghese; 92-94 repubblicano-democratica, con alleanza tra borghesia avanzata e forze popolari sanculotte; 94-99 (o 96 secondo un altro criterio) repubblicano-moderata, con trionfo finale dei gruppi di centro. Sperando di riprendere in mano la situazione, il re licenzia Necker, ministro riformatore gradito ai borghesi, e concentra truppe attorno a Versailles. Ciò fa insorgere il popolo. Il 14 luglio la massa parigina scende in piazza e assalta ed espugna la fortezza della Bastiglia, che “ospita” alcuni detenuti politici (in quei giorni ben pochi). Poi crea un nuovo consiglio municipale, la Comune, formato da amministratori borghesi in luogo dei precedenti aristocratici, e arma una Guardia Nazionale, comandata da Lafayette. In provincia lo stesso: nascono Comuni cittadine e reparti di Guardia Nazionale. Il re deve richiamare Necker e accettare le nuove giunte.

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Anche le campagne si muovono. Molti contadini, oppressi dalla carestia, convinti che i nobili stiano assoldando vagabondi e briganti contro la rivoluzione (cosiddetta “Grande Paura” dell’89), assalgono i castelli e altre sedi nobiliari e i loro archivi, per distruggere le carte che sanciscono il loro servaggio. Il 4 agosto l’Assemblea, preoccupata dalla grande jacquerie, abolisce solennemente i diritti signorili: corvées, pedaggi, decime, tribunali locali; ma dichiara tali diritti “indennizzabili”, tranne quelli della Chiesa, anche se poi il previsto riscatto non sarà pagato a causa di fatti nuovi. Così il contadino diventa piccolo proprietario e pronto a difendere il nuovo ordine. 26 agosto, l’Assemblea formula come preambolo della redigenda Costituzione una solenne Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, coi seguenti princìpi. Gli uomini nascono liberi ed uguali nei diritti; ogni sistema politico ha il fine di conservare i diritti naturali dell’uomo, che sono vita, libertà, proprietà, sicurezza, resistenza all’oppressione; la sovranità appartiene alla nazione. Uguaglianza civile, davanti alla legge e alle tasse, ma non sociale ed economica: la disuguaglianza derivante dalla ricchezza resta intatta. La proprietà privata è compiutamente legittimata e riconosciuta libera da ogni vincolo. Il re si oppone alla Dichiarazione e rifiuta di sanzionarla. Allora la folla parigina va a Versailles, invade la reggia, infrangendo il mito della sacralità regia, e obbliga il re a spostarsi a Parigi, palazzo delle Tuileries. Così i ribelli del Terzo avranno il sostegno diretto della forza popolare. Ma del contatto col popolo l’Assemblea comincia anche a preoccuparsi, e alcuni suoi gruppi vogliono chiudere la rivoluzione. Ciò sarebbe possibile se il re accettasse il ruolo di sovrano costituzionale, ma egli non lo fa. Intanto molti nobili abbandonano il Paese, decisi a preparare la controrivoluzione. La regina sollecita per corrispondenza il fratello imperatore Leopoldo II a intervenire per salvare la Francia e tutta l’Europa dei re. Il confronto politico che si svolge nell’Assemblea si riflette in clubs o circoli esterni ad essa. Il club dei Foglianti è moderato e guidato da Lafayette; quello dei Giacobini, formato da gruppi di borghesia media e medio-alta, è incline all’alleanza con le classi popolari e guidato da Robespierre; più radicali i Cordiglieri, tra i quali Marat, artefice del giornale “L’Ami du peuple”, che rappresentano i ceti medi o medio-inferiori e propongono riforme. Nell’Assemblea si delineano tre gruppi: gli aristocratici sulla destra, i monarchici al centro, i “patrioti” a sinistra; all’estrema sinistra il cosiddetto “triumvirato”: Dupont, Lameth, Barnave. Novembre 89, per sanare il dissesto statale la Costituente delibera di sopprimere gli ordini monastici e incamerare i beni del clero. Forte di tali beni, ora “nazionali”, lo Stato assume le spese del culto e degli stipendi da pagare ai sacerdoti. 12 luglio 90, la Costituzione civile del clero rende i vescovi e i curati funzionari dello Stato, obbligandoli a giurare fedeltà alla monarchia, alla nazione, a detta Costituzione. Il provvedimento, avversato dal re e condannato da papa Pio VI, genera una crisi religiosa; molti sacerdoti rifiutano di giurare, e ciò porta allo scisma: da un lato i preti giurati o costituzionali, dall’altro i non giurati o refrattari, che vengono allontanati a forza dalle parrocchie ma spesso conservano la fiducia dei fedeli. Sul piano finanziario l’incameramento dei beni ecclesiastici migliora le cose, perché lo Stato, in attesa di venderli, emette una cartamoneta, gli assegnati, garantita dal valore delle terre espropriate, che poi si svaluterà per eccesso di emissione. La vendita dei beni tolti alla Chiesa causerà un vasto trapasso di proprietà a pro di borghesi e di contadini agiati, che creerà un nuovo ceto di proprietari agricoli, sostenitori del nuovo ordine. 89-90, poiché l’opinione pubblica reclama larghe autonomie locali, l’Assemblea abolisce le vecchie province e divide la Francia in 83 dipartimenti, questi in cantoni, questi in comuni. I poteri periferici sono ampi (ogni dipartimento è quasi una piccola repubblica), per cui

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all’accentramento monarchico subentra il decentramento: situazione rischiosa, sicché dopo due anni si tornerà all’accentramento. Intanto la corte spera che i sovrani d’Europa intervengano contro la rivoluzione. 20 giugno 91, il re lascia in segreto le Tuileries per rifugiarsi in Lorena, dov’è riunita gran parte dei nobili emigrati; intende muovere su Parigi con truppe fedeli e ripristinarvi la legalità. Ma è riconosciuto a Varennes e ricondotto a Parigi. La Costituente deve sospenderlo dalle sue funzioni. La fuga lede il prestigio della corona e il disegno monarchico-costituzionale della Costituente. Poiché il movimento popolare avanza, si giustifica la fuga del re come un ratto organizzato dai nobili e lo si reintegra nei suoi poteri; ma a tale manovra reagisce il movimento democratico parigino, e una folla si aduna al Campo di Marte chiedendo la destituzione del re. Allora la borghesia usa la forza: la Guardia nazionale spara sulla folla disarmata e dimostrante ( Strage del Campo di Marte, 17 luglio 91). 3 settembre 91, la Costituente approva la Costituzione, fissando l’ordinamento dello Stato monarchico-costituzionale. Potere esecutivo a re e ministri; legislativo all’Assemblea Legislativa, da eleggere ogni due anni; giudiziario a un corpo di magistrati, non più di nomina regia ma eletti in assemblee locali e quindi espressione della sovranità popolare. In contrasto con la Dichiarazione dei diritti si escludono le classi inferiori riservando il diritto di voto a chi ha un certo censo; si distinguono i cittadini francesi maschi, teoricamente “liberi ed uguali”, in attivi (4 milioni), che votano, e passivi (3 milioni), che non votano, e si riservano ai ceti abbienti le cariche di dipartimenti, cantoni e comuni. Approvata la Costituzione, l’Assemblea si scioglie proclamando la fine della Rivoluzione; ma il nuovo ordinamento costituzionale, a cui il re ha prestato giuramento, non durerà. La vittoria borghese è minacciata, in sensi opposti, dalle forze democratiche e soprattutto da quelle controrivoluzionarie; infatti i governi europei temono il contagio rivoluzionario e vogliono restaurare in Francia la monarchia assoluta. Allora i francesi pensano a una guerra preventiva, specie dopo che i due sovrani d’Austria e di Prussia, in un messaggio congiunto (Dichiarazione di Pillnitz, 27 agosto 91), si sono detti pronti a reagire se la Rivoluzione attenterà ai loro troni; il messaggio è generico ma minaccioso e spinge i francesi a preparare la guerra. 1° ottobre 91, sessione inaugurale della Legislativa. Il forte gruppo dei Girondini, provenienti dal dipartimento della Gironda, opta per la guerra; idem i nobili e il re, ma auspicando la sconfitta francese; solo il gruppo di Robespierre è contrario. 20 aprile 92, si dichiara guerra ad Austria e Prussia. Nei primi scontri la Francia perde. Diffidando degli ufficiali, aristocratici, davanti al nemico austriaco la truppa si sbanda, o punta le armi contro di loro. Ma poi il patriottismo francese affianca lo spirito rivoluzionario. A Parigi il popolo strappa alla Legislativa alcuni provvedimenti eccezionali, quali la deportazione in massa dei preti “refrattari” e il concentramento intorno alla città di 20.000 guardie nazionali per proteggerla. Il re si oppone a queste misure, esasperando il popolo. 11 luglio 92, la Legislativa proclama “la patria in pericolo”. 25 luglio, il comandante in capo degli avanzanti eserciti alleati, il prussiano duca di Brunswick, chiede la resa incondizionata, minacciando di distruggere Parigi se si farà oltraggio al re e alla sua famiglia. Ciò sembra confermare il tradimento del re. Allora il 10 agosto le sezioni parigine (comitati popolari di quartiere) insorgono, prendono il municipio e vi insediano una Comune insurrezionale, formata da elementi popolari in luogo dei precedenti borghesi; poi assaltano le Tuileries. Il re si rifugia presso la Legislativa, che lo sospende e lascia che sia imprigionato con la famiglia. Cade così, dopo mille anni, la gloriosa monarchia capetingia, ma anche l’esperimento monarchico-costituzionale. Il 10 agosto 92 comincia la 2^ fase della Rivoluzione, in cui la democrazia prevale sul liberalismo borghese. La Legislativa indice le elezioni per una nuova

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Assemblea costituente a suffragio universale, che si chiamerà Convenzione Nazionale e stabilirà un ordinamento repubblicano. Col suffragio universale entrano in scena i cittadini “passivi” e cadono le precedenti barriere sociali e politiche. In attesa delle elezioni per la Convenzione, la Comune insurrezionale domina la scena, in conflitto con la Legislativa, controllata dai Girondini. La Comune pretende l’istituzione di un Tribunale criminale straordinario (che nascerà il 10 marzo 93) per giudicare i delitti contro la rivoluzione, mentre affluiscono a Parigi volontari di ogni regione francese e si consegnano armi al popolo. Ciò non basta a fermare le armate nemiche, che con la resa delle fortezze di confine (Longwy, Verdun) trovano aperta la via di Parigi. Allora la rabbia popolare e l’ossessione del tradimento traboccano: si assaltano le prigioni e si uccidono i cittadini sospetti che vi attendono il processo (Stragi di settembre), senza che la Legislativa intervenga. Ma il 20 settembre 92, sconfitti a Valmy, i Prussiani avanzanti ripiegano: l’armata sanculotta ha fermato il più forte esercito d’Europa. Lo stesso giorno s’insedia a Parigi la Convenzione Nazionale, che comincia i lavori dichiarando cessata la monarchia (21 settembre). Quindi instaura la repubblica, “una e indivisibile”, e proclama una nuova era, segnata con l’anno I del calendario rivoluzionario, a decorrere dal 22 settembre 92. Scomparsi con la fine della monarchia i moderati costituzionali di Lafayette, a destra stanno ora i Girondini, nemici della “piazza”. A sinistra siedono i gruppi che vogliono dare alla Rivoluzione una piega democratica, anche unendosi con le forze popolari; sono genericamente detti Montagnardi, o la Montagna, perché occupano i banchi alti dell’Assemblea; tra essi i Giacobini e i Cordiglieri. La Sinistra è meno numerosa, ma è appoggiata dalla Comune insurrezionale e dalle sezioni popolari parigine. Al centro della Convenzione siedono deputati politicamente incerti e influenzabili, detti la Pianura o con termine dispregiativo la Palude. Processato e riconosciuto reo di tradimento, il re è condannato a morte e giustiziato il 21 gennaio 93. Dopo Valmy le armate francesi hanno riportato altre vittorie, che portano alla “liberazione” dei popoli del Belgio, della Savoia, di Nizza e di gran parte della Renania tedesca. Liberazione o conquista? Quando i francesi invadono i Paesi Bassi, e installano le proprie artiglierie sulla Manica e sul Mare del Nord, l’Inghilterra reagisce: in febbraio-marzo 93 promuove una coalizione che comprende, con Austria e Prussia già in armi, Russia, Spagna e vari Stati italiani: regno di Sardegna, Stato della Chiesa, granducato di Toscana, regno di Napoli. Assaliti da più fronti, gli eserciti francesi abbandonano i territori occupati: torna l’incubo dell’invasione. I controrivoluzionari “interni” ne approfittano: la Vandea, regione povera e dominata dal clero reazionario, insorge contro i governanti di Parigi. Questi capiscono che contro la coalizione europea il vecchio esercito regio e nobiliare non basta: occorrono metodi di guerra straordinari. Su ciò si scontrano alla Convenzione Girondini e Montagna. 2 giugno 93, il popolo parigino circonda e invade la Convenzione e impone l’arresto dei principali girondini, accusandoli di condurre fiaccamente la lotta. Ciò causa la cosiddetta “rivolta federalista”, in cui ben 60 degli 83 dipartimenti francesi si ribellano al potere di Parigi. Intanto continua la rivolta in Vandea e gli eserciti nemici esterni irrompono entro i confini francesi. Sembra la fine della repubblica. 24 giugno 93, si approva una nuova Costituzione, detta “dell’anno I”, che prevede: suffragio universale maschile, diritto al lavoro, all’istruzione, all’assistenza, all’insurrezione. Ma essa resterà sulla carta e non entrerà mai in vigore, travolta dagli eventi. L’esecutivo repubblicano, affidato dal 6 aprile 93 al Comitato di salute pubblica, dimostra energia e capacità organizzativa. Si affronta la rivolta federalista inviando l’esercito; si piega la Vandea con sanguinosi massacri. Si ordina la leva di massa dei cittadini contro gli eserciti nemici. Si approvano misure straordinarie di sorveglianza e controllo. Con la Legge dei sospetti

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del settembre 93 comincia il periodo del “Terrore”, con gravi limitazioni a libertà e diritti del cittadino. Ormai sono saldamente al potere i montagnardi, i giacobini, che, spinti anche dal popolo parigino, dai sanculotti, attuano provvedimenti d’emergenza: requisizioni di proprietà, economia di guerra, tesseramento e razionamento dei beni, blocco di prezzi e salari, pena di morte a chi si accaparra beni o vende a prezzo illegale, sorveglianza crescente, divisione delle terre dei nobili emigrati e loro vendita ai contadini (ma anche ad altri) per farne piccoli proprietari. In particolare il potere è in mano a due comitati. Oltre al Comitato di salute pubblica, controllato da Robespierre e dai suoi, opera il Comitato di sicurezza generale, nato nell’ottobre 92, che dal settembre 93 gestisce il “Terrore” con misure spietate contro i veri o supposti nemici della rivoluzione. Nell’ottobre 93 è ghigliottinata Maria Antonietta; poi 21 deputati girondini. Subiscono esecuzioni sommarie migliaia di persone sospette e di preti refrattari. La Convenzione giacobina e radicale fa anche una politica di scristianizzazione: vieta la religione tradizionale e le sostituisce il culto di un generico Essere Supremo o della Dea Ragione. Stabilisce che all’era cristiana succeda quella repubblicana, con gli anni calcolati a partire dal 22 settembre 92 (avvento della repubblica) e l’introduzione di nuovi nomi dei mesi, tutti di tipo naturalistico: vendemmiaio, brumaio, frimaio, nevoso, piovoso, ventoso, germinale, floreale, pratile, messidoro, termidoro, fruttidoro. Inverno-primavera 94, si lotta entro la Montagna fra tre fazioni: gli Indulgenti guidati da Danton, gli Arrabbiati guidati da Hébert, il centro guidato da Robespierre. Questi ha la meglio e fa ghigliottinare i rivali (fine marzo 94); così il giacobinismo “perde le ali”, la destra e la sinistra. 10 giugno 94, si approva la Legge sui processi, o altrimenti detta, che riorganizza tribunali e processi: comincia il Grande Terrore. Il Tribunale criminale rivoluzionario, che esiste dal marzo 93, imperversa; per mandare a morte la gente basta la convinzione morale dei giudici, anche senza prove e su semplice delazione. Ma le vittorie della Francia in guerra, come quella di Fleurus del 26 giugno 94, attenuano l’emergenza e fanno sì che il Terrore non sia più tollerato. La Palude congiura contro Robespierre, che il 27 luglio 94, 9 Termidoro anno II, viene catturato coi suoi seguaci e ghigliottinato il giorno dopo. Il popolo parigino non s’avvede che ciò comporterà un’involuzione moderata della rivoluzione, e non reagisce. Numerosi girondini che erano stati estromessi dalla Convenzione vi vengono riammessi. Segue il “Terrore bianco”, promosso dalla cosiddetta “gioventù dorata” che scatena la caccia al giacobino. Si abolisce il calmiere dei prezzi, torna l’economia libera, cioè non controllata dallo Stato. Ma ciò produce inflazione, e quindi fame e morte per i ceti popolari. Il popolo insorge in aprile e maggio 95, ma le insurrezioni vengono represse. Un assalto realista alla Convenzione viene respinto dai cannoni del giovane generale Bonaparte preposto alla difesa. 26 ottobre 95, la Convenzione si scioglie dopo aver approvato una nuova Costituzione, quella repubblicana dell’anno III, che prevede quanto segue. Torna il suffragio censitario e la distinzione tra cittadini attivi, dotati di diritti politici, e passivi, che ne sono privi. L’esecutivo a un Direttorio di 5 membri. Il legislativo a due camere: il Consiglio degli anziani e il Consiglio dei 500; due camere per rendere difficile il prepotere e quasi tir...


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