27) I Padri Della Chiesa (Ambrogio, Girolamo e Agostino) PDF

Title 27) I Padri Della Chiesa (Ambrogio, Girolamo e Agostino)
Course Letteratura latina 2
Institution Università degli Studi di Napoli Federico II
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Appunti autori di latino...


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Gli anni della seconda metà del IV secolo al sacco di Roma sono uno dei momenti più felici della produzione letteraria latina, sia per la quantità delle opere, sia per la loro ricchezza culturale, sia per l’eleganza della forma; ma c’è soprattutto un campo di una fertilità veramente prodigiosa, quello della patristica. Padri della chiesa sono SCRITTORI CRISTIANI che COMPIRONO una MEDIAZIONE tra CULTURA CLASSICA e CRISTIANA, e portarono l’analisi dei problemi etici e religiosi a profondità mai raggiunte fino ad allora. Il mondo latino continua ad essere parzialmente debitore di quello greco, ma riesce anche a produrre figure di primissimo piano sotto l’aspetto della politica ecclesiastica ed è vivificato da una serie di autori intermedi, i quali si assumono con buoni esiti il compito di trasmettere ai fedeli le elaborazioni dei grandi pensatori, di orientarli nelle difficili controversie tra dottrina ufficiale ed eresie. Fra tutti svettano i nomi di Ambrogio, Girolamo ed Agostino

------------------------------------------AMBROGIO----------------------------------------------Nacque intorno al 340 d.C. a Trèviri, una delle principali città della Germania, e frequentò le migliori scuole di Roma nell’ambito dell’amministrazione pubblica. Poco più che 30enne fu inviato a Milano come governatore dell’Italia settentrionale. Dopo la morte dell’ariano vescovo di Milano, riuscì a sopire i conflitti e le violenze reciproche fra ariani e cristiani tanto che la sola via d’uscita da uno scontro insolubile fu di nominare vescovo proprio lui, nonostante non avesse nemmeno ricevuto il battesimo. Contrastò Simmaco nella disputa sull’altare della Vittoria in senato, intervenne sui problemi della chiesa orientale etc. Fu una delle autorità dello stato più iconiche, e fu incisivo più di moltissimi papi. Nonostante gli impegni politici ed ecclesiastici, Ambrogio compose un numero notevole di scritti, anche se non tutto quello che ci è pervenuto sotto il suo nome va attribuito con certezza a lui. La figura di Ambrogio è complessa: risale a lui quel fenomeno di secolarizzazione che portò la chiesa a intervenire nelle vicende del mondo ed a sostituirsi progressivamente alle decadenti istituzioni politiche. GLI INNI: vivaci composizioni che hanno condizionato il canto e la musica cristiana. 386 d.C., il vescovo ha strappato agli ariani tutte le chiese di Milano, e

quando l’imperatrice Giustina decide che la Porziana venga affidata al culto ariano, Ambrogio va ad occuparla con una massa di fedeli per impedire l’entrata delle forze dell’ordine. Per intrattenere gli occupanti pensò di far cantare questi testi dal facile ritmo; il successo che ebbero presso i fedeli ed il positivo esito della “battaglia” fecero sì che gli inni entrassero in pianta stabile nella liturgia cristiana. EPISTOLARIO: Alternanza di lettere familiari e lettere ufficiali. Si tratta di vicende della storia dell’Occidente romano, o dei doveri dei cristiani, Ambrogio dimostra una raffinata eleganza nel raccontare e una brillante capacità di presentare tutte le questioni sempre nella luce a lui più favorevole. Fra i temi ricorrenti lo scontro fra ariani, che Ambrogio condusse anche in mezzo al popolo, con molteplici iniziative; la disputa per l’altare della Vittoria etc. DE OFFICIS MINISTRORUM: Ambrogio era particolarmente attento, fino a dedicare a loro un’intera opera: il D.O.M. rinvia al ciceroniano De Officiis. Dal mondo antico si recuperano tutti i valori ed i comportamenti compatibili con la nuova etica cristiana: le virtù cardinali, il concetto di diritto naturale, il primato dei diritti della collettività su quello dei singoli; ma la tesi del libro è che questi princìpi raggiungono la loro completa attuazione solo all’interno di un sistema fondato sulla fede cristiana. HEXAMERON: Una serie di omelie per la settimana santa, come dice il titolo si commentano i 6 giorni della creazione con 6 libri

-----------------------------------------GIROLAMO-----------------------------------------------Girolamo nacque in Dalmazia nel 350 d.C., venne a Roma e studiò nelle migliori scuole della città. Viaggiò molto, soprattutto in Oriente dove apprese il greco e fu ordinato sacerdote, trascorse anche 3 anni di vita monastica nel deserto della Càlcide. Tornato a Roma ebbe grande successo costituendo un circolo che si ispirava al suo insegnamento, prima che si diffondessero pesanti critiche circa il suo ascetismo; lasciò dunque la città per l’Oriente seguito da alcune matrone che si erano affidate a lui come guida spirituale e morì a Betlemme intorno al 420 d.C. Girolamo mostrò in più occasioni un carattere difficile, come mostra la polemica con Rufino, che si affidava alle dottrine di Orìgene e al metodo di

interpretazione della Bibbia fondato sull’allegorismo; Girolamo era stato promotore della diffusione di queste teorie in Occidente, salvo poi distaccarsi all’improvviso, scagliandosi proprio Giovanni (vescovo di Gerusalemme). Per conto di quest’ultimo rispose Rufino che in toni distesi e sereni gli disse di non condividere il ripensamento e di voler continuare la traduzione in latino delle opere del pensatore greco, avviate proprio da Girolamo. Quest’ultimo gli risponde violentemente e sceglie la via dell’improperio e dell’invettiva personale piuttosto che discutere sulla validità della sua posizione. Del carattere aspro di Girolamo è testimone anche l’epistolario in cui emerge la figura di un uomo ingegnoso ma anche violento, condizionato dal desiderio di primeggiare, non disposto ad accogliere serenamente le obiezioni ed i pareri diversi dai suoi. Già in precedenza l’epistola si era dimostrato genere letterario aperto, con Girolamo raggiunge però l’apice di questa accezione, contenendo al suo interno una lunga biografia, un trattato sulle tecniche di traduzione, scritti esortativi alla verginità, consolationes, disquisizioni su passi problematici della Bibbia. Il capolavoro di Girolamo rimane però la Vulgata, traduzione in latino del testo biblico che si propone come testo definitivo e canonico (ne esistevano altre). Con la traduzione di Girolamo la Chiesa d’Occidente ebbe finalmente un testo unitario e abbastanza attendibile, destinato a rimanere praticamente l’unica versione autorizzata utilizzata in tutti i paesi di lingua latina. Il successo della Vulgata non fu però immediato: ci furono in primo luogo problemi pratici, che ritardarono la diffusione del nuovo testo, come la necessità di avere un numero sufficientemente alto di copie circolanti; ci furono poi le resistenze dei cristiani abituati a leggere e citare libri sacri di altre versioni; resistenze di carattere ecclesiale come quella di Agostino, preoccupato per il pericolo di un testo latino completamente diverso da quello greco dei Settanta, che effettivamente provocò un allontanamento tra chiesa d’Oriente e d’Occidente. IN COMPENSO la Vulgata rappresentò un FONDAMENTALE MOMENTO di AGGREGAZIONE per un Occidente diviso dalle invasioni dei vari popoli germanici.

CHRONICON: Durante il soggiorno a Costantinopoli, Girolamo tradusse in latino “la Cronaca” di Eusebio, una sintesi di notizie che Girolamo integrò con altre più recenti e con informazioni sul mondo latino che l’autore precedente non aveva potuto o voluto registrare. DE VIRIS ILLUSTRIBUS: Interessanti vite di scrittori latini cristiani con valutazioni molto personali che risentono di antipatie e simpatie: è chiaro che Girolamo preferirà un Tertulliano (ascetico, rigoroso e polemista) ad un Ambrogio (pacato e più legato a interessi concreti)

-------------------------------------------AGOSTINO----------------------------------------------Agostino nacque a Tagaste, in Africa settentrionale nel 354 d.C. La madre, Monica, era una fervente cristiana. Giovanissimo ebbe un figlio illegittimo, a 19 anni la lettura dell’Hortensius di Cicerone gli causò una profonda crisi spirituale che lo portò ad accostarsi al manicheismo, che tentava di conciliare il carattere di trascendenza proprio della religione con aspetti di razionalismo. Grazie alla raccomandazione di Simmaco ottenne la cattedra di Milano, dove entrato a contatto con Ambrogio ebbe la conversione. Tornò in Africa e si dedicò alla vita monastica, diventando vescovo ed opponendosi a manichei, donatisti e pelagiani. Morì nel 430 d.C. Agostino e le Confessioni Agostino è il più ricco ed originale dei pensatori latini, scrittore elegantissimo che sa dare alle sue composizioni una chiarezza e un’efficacia emotiva ammirevoli. Le sue argomentazioni filosofiche sono moderne, si pensi alla “scoperta” della relatività del tempo. Non meno sottili le considerazioni che lo portano ad una complessa dottrina che respinge sia le posizioni manichee (privano l’uomo di qualsiasi possibilità di intervento) sia quelle del pelagianesimo (troppa autonomia all’uomo, salvezza solo per meriti individuali). Nelle Confessiones si ha il punto di maggior ripiegamento introspettivo dove tocca livelli di analisi psicologica mai raggiunti in precedenza: angoscia per il peccato, drammatici travagli delle crisi, conversione, Agostino che apre a caso la Bibbia e trova la lettera di Paolo ai Romani.

Interessante notare come in Agostino, anche dopo la conversione, permane un senso di inquieta precarietà, che lo fa sentire un uomo sempre attento a non ricadere da un momento all’altro nel peccato. Questa consapevolezza che nessuna conquista è definitiva fa delle Confessioni un UNICUM all’interno della produzione PATRISTICA, che in genere vede nella conversione il parto felice di una certezza raggiunta. Un lettore moderno direbbe che le Confessiones sono una autobiografia, ma ciò non è ovvio per uno scrittore di quel tempo: Agostino non inserisce notizie sui genitori, la città natale, gli studi intrapresi etc. Le notizie riguardano assai marginalmente questi dati. Anche lo stesso titolo è poco chiaro: non si tratta delle confessioni intese come dichiarazione dei peccati e richiesta del perdono a Dio; c’è piuttosto la testimonianza resa a Dio, il ringraziamento per avergli indicato la strada attraverso il peccato, e insieme la lode per la creazione. La città di Dio Altro grande capolavoro di Agostino, opera imponente che cerca di contrastare definitivamente la forza della religione pagana, minaccia insita nei letterati e nei filosofi che ancora cercava di imporre il proprio primato culturale. Essa sanciva il definitivo ripudio del paganesimo da parte di un’aristocrazia che aveva preteso di dominare la vita intellettuale della sua epoca. Nel mentre non manca di demitizzare il grande passato dei Romani, rifugio in cui la cultura pagana cercava scampo contro la realtà del presente. Con ironia appassionata egli sa mostrare che la storia romana non è piena di exempla morali, che disastri di ogni tipo erano gravi e frequenti tanto nel passato come nel presente, che nulla contavano le virtù dei Romani che anzi non erano in nulla migliori degli altri popoli e infine che l’Impero romano, era del tutto inessenziale per la salvezza dell’umanità, piuttosto un fenomeno storico destinato col tempo a scomparire. DE CIVITATE DEI una lunga polemica contro fatti, persone, credenze, pratiche culturali/religiose della storia di Roma in cui Agostino dichiara che gli uomini non sono sempre esistiti e destinati ad esistere sempre.

Pensiero e stile di Agostino Maestro di scuola, si è formato su testi della tradizione classica; manicheo, è stato in contatto con una setta tra le più vivaci del tempo; neoplatonico ha approfondito la lezione del filosofo greco; uomo di Chiesa, ritiene suo dovere farsi intendere da tutti e non solo da una élite di studiosi. La sua scrittura si articola in frasi composte di brevi elementi disposti musicalmente secondo precisi criteri di rime e assonanze; uno stile che presuppone una lettura ad alta voce, come era quella degli antichi, e che perde molta efficacia per la nostra lettura silenziosa....


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