5. Françoise Dolto PDF

Title 5. Françoise Dolto
Author meli ..
Course Pedagogia della persona
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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FRANÇOISE DOLTO, I bambini, le famiglie e la psicoanalisi 1. L’INFANZIA, LA VITA FAMILIARE I PRIMI STUDI Françoise nasce a novembre del 1908 a Parigi in una famiglia borghese benestante, da suo padre e da sua madre riceve un’educazione di tipo tradizionale. I primi studi con istitutrice Impara a leggere e a scrivere in casa, con una giovane istitutrice in borghese, lei è stata per Francoise una figura educativa di riferimento: trascorre molto tempo con lei, che la porta al mare, l’insegna a lavorare a maglia ecc. Ricordata con affetto con il nome di Madmoiselle, si accorge che la bambina osserva con attenzione un libro con immagini affascinanti, la apriva e lo richiudeva e poi lo riapriva mentre gli altri adulti scoppiarono a ridere, Madmoiselle le promette che leggerà quel libro e conoscerà l a storia in esso raccontata. L’ Istitutrice le chiede pazienza, le chiede di seguire un metodo, che spesso alla bambina sembra noioso. “ Madomiselle indicava i segni con la punta del tagliacarte e io cercavo di pronunciare i suoni corrispondenti. Se ci azzeccava la punta del tagliacarte avanzava, in caso contrario rimaneva sul posto.” Con il tempo il metodo dell’istitutrice che le sta vicino la incoraggia, dà i suoi frutti. Un giorno Modmoiselle invita Francoise ad ascoltare quello che ha appena letto. Quando poi la bambina che ormai sa leggere, nota che non sempre le parole corrispondono alle immagini, e l’istitutrice le spiega che leggere significa non aver bisogno di immagini. I danni della grande guerra Molti tratti di questa educatrice attenta e paziente saranno reinterpretati da Francoise nel tuo personale modo di essere terapeuta. Esprime la volontà di diventare medico dell’educazione, e questa intenzione si rafforza e lei in seguito alla constatazione dei gravi danni prodotti dalla grande guerra: comincia a vedere tanta depressione e tanta aggressività negli adulti e riflettere sull’importanza di poter lavorare almeno sul futuro, sull’umanità in divenire rappresentata dai bambini. Comincia quindi a rendersi conto che ogni persona deve poter contare sulle sue forze. In particolare ella vede che nell’ambiente dell’alta borghesia in cui era cresciuta, soprattutto le donne soffrono per la perdita dei mariti e dei figli, non hanno più qualcuno che provvede al sostentamento loro e della famiglia, mai hanno ricevuto alcuna formazione in tal senso. Un difficile ambiente familiare Quando Françoise ha 15 anni, muore la sorella di tre anni maggiori di lei. La madre cade in depressione e l’accusa di non aver pregato abbastanza. Le tensioni in famiglia aumentano ancora quando ella esprime il fermo proposito di iscriversi all’università e di fare addirittura il medico. Per i suoi genitori non può che pensare a un futuro in casa: non accettando che lei voglia studiare medicina rimarrà a casa fino a quando non avrà compiuto 25 1

Il lavoro da infermiera Tuttavia Françoise frequenta ugualmente il liceo, prende il diploma di infermiere comincia lavorare presso un ospedale infantile, occupandosi di bambini sofferenti per ustioni gravi. Nel 1931 finalmente si può iscrivere alla facoltà di medicina, a 23 anni. Gli studi in medicina e gli interessi per la psicanalisi Frequenta la facoltà di medicina con suo fratello. Si sottopone lei stessa ad analisi, esperienza che le permette di vedere in una luce nuova il rapporto conflittuale con la madre. Durante il corso della sua formazione medica incontra Sophie Morgenstern, la prima donna a praticare la psicanalisi con i bambini in Francia. L’incontro più importante è però quello con Jacques Lacan. Da lui, Françoise apprende ad interpretare l’inconscio come linguaggio e la persona umana come desiderio di senso e di felicità. Francoise poi si laurea finalmente in medicina con una tesi dal titolo pediatria e psicanalisi. In essa espone alcune basi della sua metodologia di psicanalisi per i bambini che svilupperà negli anni successivi 2. LA PRATICA DELLA PSICANALISI: L’IMPORTANZA E LIMITI DELLE PAROLE I primi lavori da medico Dopo la laurea, Francoise si iscrive all’ordine dei medici e comincia lavorare a Parigi come medico generico, poco prima che diventi attivo il divieto imposto le donne, durante l’occupazione tedesca, di accedere a posti di lavoro da uomo. Diversi saranno gli ospedali parigini in cui lavora. Il matrimonio con Boris Dolto Nel febbraio 1942 sposa Boris Dolto. Dal loro matrimonio nascono due bambini e una bambina. Boris è il fondatore di un nuovo mezzo di fisioterapia in Francia. Entrambi si pongono al centro del loro lavoro il rapporto tra corpo e psiche. La scuola Freudiana di Parigi Francois, insieme a Boris viene allontanata dalla società internazionale di psicoanalisi. Nel 1964 fonda con lui la scuola Freudiana a Parigi L’importanza del desiderio Il 1971 vengono pubblicati il suo libro “il caso Dominic” e una riedizione della sua tesi “psicanalisi e pediatria”. Vi sono contenuti indicazioni di metodo educativo, il cui fondamento di senso è riconoscibile nell’antropologia lacaniana: l’essere umano non è riducibile al dato biologico, ma si connota essenzialmente per la sua capacità di linguaggio, e per il suo essere abitato da un desiderio da decifrare. La parola desiderio corrisponde alla soddisfazione del riconoscimento. L’educazione dei bambini verrà concepita da Dolto sempre in questa prospettiva: educare non equivale a soddisfare i bisogni più immediati, Ma coincide con una spinta all’umanizzazione, che muove dal riconoscimento del desiderio proprio della persona. 2

La capacità di Linguaggio La capacità simbolica, cioè la capacità di linguaggio e di comunicazione, è considerata dalla psicoanalista francese la principale potenzialità dell’essere umano. Essa è già presente nei bambini piccolissimi, i bambini manifestano una specifica attitudine a comunicare. Tale propensione aumenta mano a mano che il bambino cresce. Purtroppo l’adulto e spesso incapace di riservare l’attenzione necessaria e dare risposte adeguate sia alla comunicazione, sia alle domande del bambino più grande. Troppo spesso, infatti, l’adulto è sordo. Educare significa saper ascoltare Secondo Dolto educare significa innanzitutto saper ascoltare l’altro e saper poi usare le parole giuste: la pratica psicanalitica le fa comprendere che il benessere del bambino non dipende tanto dalla sua salute fisica, bensì soprattutto dal modo in cui gli eventi sono da lui vissuti ed elaborati a partire dalle parole di chi si prende cura di lui. L’immagine del corpo Le parole dell’altro, e la qualità delle relazioni educative sono fondamentali per la percezione che il bambino ha di sé a partire dall’immagine del proprio corpo. L’immagine del corpo è legata al vissuto del soggetto , alla sua storia, al rapporto con il suo desiderio e il rapporto dei suoi genitori con il proprio desiderio. Il caso estremo di simbolizzazione del proprio corpo si ha quando l’immagine del corpo si fa mezzo di comunicazione: quando il disagio il trauma è troppo forte per essere detto viene, viene appunto somatizzato, diventa corpo Contro il disagio scolastico Nel 1973 Françoise apre la “Ecole de la neuville” per cercare di recuperare il disagio scolastico. Si tratta di una struttura in cui sono ammessi i ragazzi con disturbi dell’apprendimento: vi si seguono metodi dell’attivismo e grande centralità è riconosciuta all’ascolto e al dialogo tra alunni ed educatori. L’impegno educativo radiofonico La maggiore notorietà pubblica per la psicanalista arriva dopo il 1976, anno in cui accetta di partecipare ad una trasmissione radiofonica nel corso della quale risponde a domande poste da genitori sulla vita quotidiana con i loro bambini. È un’attività che svolge per diversi anni. L’impegno della divulgazione ha un po’ oscurato lo spessore teorico del suo pensiero, che secondo molti studiosi, merita invece di essere rivalutato. La figlia di Catherine ha ricordato il senso dell’impegno in favore dei genitori e degli educatori: da sempre spinta dal desiderio di prevenire la sofferenza dei bambini, oltre a scrivere saggi, preparare articoli, accetta di parlare in radio considerando questa scelta difficile, ma indispensabile per riuscire a incontrare un uditorio irraggiungibile per altre vie, molto importante per i bambini. Le maison Verte Sulla base della medesima volontà di andare incontro alle necessità dei bambini e delle loro famiglie, Francois apri nel 1979 la prima MAISON VERTE (casa 3

verde), luogo pensato come spazio di iniziazione del bambino alla vita sociale, ma anche di formazione degli adulti alla loro responsabilità. È un luogo di passaggio tra la casa in cui il bambino è nato e quella realtà nelle quali il bambino sono temporaneamente separati dei genitori. Francois si rende conto che l’ingresso in una realtà sociale come il giardino d’infanzia non è spesso adeguatamente preparato e che, i genitori sono essenziali nel determinare il modo in cui loro figli vivono il momento delicatissimo dell’ingresso nella realtà sociale. Per questo la maison Verte è un luogo dove coltivare, in modo speciale, la relazione con i bambini. 3. IN ASCOLTO DEI BAMBINI I diversi scritti di Francois vengono pubblicati in Francia a partire dagli anni 80. Linguaggio semplice, chiaro, ricco di esempi Da parlati a parlanti In primo piano sta l’esigenza di aiutare l’altro, l’educandolo a riconoscere il proprio desiderio e a farsi soggetto di tale desiderio. Da qui una grande valorizzazione della cura educativa, tesa a farsi che le persone il primo piano sta l’esigenza di aiutare l’altro, l’educando a riconoscere il proprio desiderio e a farsi soggetto in tale desiderio. Di qui una grande valorizzazione della cura educativa, tesa a far si che le persone diventi in prima persona protagonista della sua cura. Dolto ritiene essenziale che si passi della condizione di parlati a quella di parlanti. In questa pratica clinica ed educativa, risulta centrale la valorizzazione della parola, del racconto e anche della domanda. Essa è considerata la punta di un iceberg e fatto di emozioni. Educazione come ricerca della verità dell’altro Questa di Dolto può essere definita una pedagogia dell’ascolto, una pedagogia della verità: educazione si configura essenzialmente come ricerca della verità più volte nei suoi interventi educativi, l’educatrice francese esorta i genitori a rispettare i bambini, come persone e quindi a non mentire a loro. Il diritto del bambino alla parola veritiera va salvaguardato sin da quando il bambino è molto piccolo. Questa esigenza di verità e di dialogo è ulteriormente esplicitata nel testo dedicato alla separazione familiare. In esso viene ribadito che l’errore educativo più grande che si possa fare è rappresentato dal silenzio, dall’inganno, e dalle menzogne dette per il bene del bambino. Presentare la realtà in una forma comprensibile bambini Perché dire la verità i bambini non significa necessariamente dire tutti i particolari, ma significa presentare la realtà in una forma allo comprensibile. In più passaggi dei suoi numerosi scritti emerge la consapevolezza che l’individualità di ciascuno si costruisce nella relazione di sostanze nel reciproco riconoscimento con l’altro. Permette al bambino di crescere come soggetto di desiderio Il compito del terapeuta, inteso come educatore di bambini e degli adulti allo stesso tempo, è ben svolto se si creano le condizioni affinché sia i piccoli sia i 4

suoi genitori possono esprimersi e crescere come soggetti di desiderio; ciò gli aiuterà a sviluppare l’autonomia e la responsabilità invece di consumarsi in terribili sensi di colpa perché non si fa quello che l’altro desidera. Adottare i propri figli In tal senso, va intesa la sua celebre affermazione della necessità che i genitori adottino i loro stessi figli. “I figli non ci appartengono. Bisogna che i genitori adottino i propri figli e molto spesso non lo fanno. Non si ha mai un figlio come lo si è sognato, ma si ha un certo tipo di bambino e bisogna lasciare che cresca secondo la sua verità.

4. I GENITORI DAVANTI ALL’ADOLESCENZA Il nesso tra educazione e storia Oltre al nesso tra educazione e desiderio e tra educazione e linguaggio, negli scritti della psicanalista emerge anche il nesso tra educazione e storia. Alcune studiose valorizzano il ruolo delle radici e delle appartenenze familiari, la psicanalista Francoise ripropone questo tema, sottolineando il rapporto profondo non solo tra i bambini e loro genitori, ma anche tra questi ultimi loro stessi genitori. I conflitti irrisolti dei genitori Ella osserva che spesso i disagi, le nevrosi, gli elementi psicotici latenti, visibili soprattutto nel passaggio dall’infanzia all’adolescenza, sono conseguenze della risonanza di situazioni difficili che non riguardano direttamente quel soggetto, ma conflitti irrisolti dei suoi genitori. Francoise racconta che quando lavorava presso l’ospedale russo, molti genitori di bambini affetti da disturbi psichici erano incapaci di raccontare la loro infanzia, sostenendo di non avere alcun ricordo. La psicanalista nota che questo non era mai capitato prima della seconda guerra mondiale e che questi genitori erano bambini di un’età compresa tra i due e gli otto anni (durante quella guerra) e probabilmente costretti a vivere in regioni lontane rispetto a quelle dove abitavano attualmente. La sofferenza di quegli anni era stata da loro rimossa Lavorare su e con i genitori Osservazioni simili permettono di precisare quali sono i compiti educativi specifici dei genitori dinnanzi all’adolescenza dei figli. Secondo Françoise il miglior aiuto che gli educatori che si occupano degli adolescenti possono offrire è lavorare con i genitori, esortandoli a non spiare gli adolescenti oppure a non mostrarsi rispetto loro troppo preoccupati, è importante che diventino capaci di pensare e di parlare con il terapeuta delle difficoltà che loro stessi hanno avuto durante la propria e dell’adolescenza. La psicoanalista riconosce che non è una cosa facile e i genitori dinanzi agli adolescenti sono spesso in forte difficoltà Crisi adolescenziale come trasformazione 5

Francoise tratteggia il suo modo di vedere l’adolescenza. La cosiddetta “crisi” adolescenziale è presentata come una vera e propria trasformazione, altamente complessa e anche pericolosa, descritta in analogia con il parto. Gli educatori devono quindi farsi vicini agli adolescenti, bisogna saper aiutare colui che ama e ti pensa che ti parla, bisogna saperlo aiutare a considerare con pazienza il suo corpo che sta trasformandosi e che gli provoca emozioni L’importanza dell’uscire Queste parole non posso non ricordarci le esortazioni pedagogiche di Zambrano sull’importanza del continuare a nascere e Francois ricorda ancora la pensatrice che ha descritto la necessità di silenzio, di segreto, di opposizione degli adolescenti rispetto ai loro adulti di riferimento; restare nella famiglia, obbedire alla mamma e al papà gli è impossibile. In un modo nell’altro si deve accettare questa impossibilità, sia interiorizzandola allo scopo di sfuggire alla famiglia sia esteriorizzandola e andandosene dopo aver compreso che uscire è meglio che chiudersi in sè stessi. Alla luce della prospettiva aperta da Francois, gli educatori sono chiamati a curare con la parola e a impegnarsi nella costruzione di una relazione educativa unica. 5. EDUCAZIONE, PSICANALISI E VANGELO Psicanalisi e vangelo Francois pone in luce anche il nesso molto stretto tra pratica psicoanalitica, educazione e fede cristiana. Nel 1977 esce il testo “psicanalisi e Vangelo”. In queste pagine l’autrice racconta che percorrere le vie di sviluppo dischiuso della psicanalisi non è incompatibile con il vivere secondo il Vangelo. Gesù insegna il desiderio Francoise osserva che, ripercorrendo, le scene, le immagini e i racconti del nuovo testamento, è possibile vedere come la vicenda umana di Gesù e la sua missione di salvezza costituiscono un processo di liberazione del desiderio. In altre parole, Gesù non insegna, come una certa visione moralistica della fede intende, a rinunciare al desiderio ma piuttosto insegna il desiderio. In particolare, nella lettura della psicanalista, insegna che, per essere autenticamente noi stessi, è necessario convertire i bisogni e desideri. La ferita sul suo costato è emblema dell’apertura alla dimensione del desiderio, perché insegna passare attraverso, a non rinnegare, la nostra fragilità. Francois parla in tal senso della morte che sperimentiamo ogni giorno. Ma è proprio in questa scoperta della debolezza che il desiderio ci abita, come persone uniche, può essere riconosciuto e assunto La non onnipotenza del desiderio Del nostro desiderio non siamo padroni, Francoise si sofferma sulla nononnipotenza del desiderio, sul suo doversi esporre a rischio. Mentre il bisogno ci fa a restare sulla soglia di ciò che ci è noto e possiamo padroneggiare, impedendoci di andare avanti, il desiderio ci spinge al di là del punto in cui tutto il resto si ferma. Educare al sacro per riconoscere il desiderio 6

Insegnare i bambini il senso del sacro e tutt’uno con il condurli a riconoscere il loro desiderio. Renderli sensibili a un messaggio che viene da altrove. Si può insegnare a chiedere a Gesù di indicarci qual è la nostra verità. E se un bambino si sente dire questo qui è sacro, non si tocca, si farà l’idea che il sacro è qualcosa che non gli deve appartenere e che esiste solo in servizio dell’adulto. Invece il sacro è portatore di un altrove che non è prevedibile da parte dell’educazione. La cittadinanza Tra le immagini del Vangelo, Francoise ne commenta una che si rileva riallaccia al tema da lei caro: quella della cittadinanza. Essere cittadini significa saper portare aiuto. In ciò si scorge il riconoscimento di essere nati e continuare a esistere grazie all’aiuto che altri ci hanno dato. Il buon samaritano è l’immagine di tutto questo. Passione per la verità e fiducia nel futuro Francoise ha ben compreso quanto lavorare per l’educazione significa anche saper essere divulgativi, comprensibili a chi di fatto è impegnato nell’educare. Come rosa Agazzi, ha voluto impartire molti consigli ai genitori, ma senza toni duri, bensì con l’umiltà di chi sa stare in ascolto e sa rispettare le esperienze vissute altrui NOTE LA MAISON VERTE Nel testo viene descritto il giorno dell’apertura di questa particolare struttura per l’infanzia e suo senso ristretto rispetto all’educazione familiare. La maison Bert, (, è un’esperienza, poi diffusa successivamente nei paesi francofoni e in Inghilterra. Il suo scopo è quello di iniziazione del bambino alla vita sociale in presenza di un genitore o di chi si prende cura di lui. LA PRIMA EDUCAZIONE INCANCELLABILE In questa intervista Francois pone in luce l’importanza dell’esempio della parola veritiera nell’educazione familiare. I genitori vanno responsabilizzati aiuti e aiutati a comprendere che anche il bambino piccolo sperimenta emozioni, sensazioni e a testa di attenzioni non solo fisica ma anche psicologica

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