ABQ - scale per valutazione di disturbi di addiction PDF

Title ABQ - scale per valutazione di disturbi di addiction
Course Psicologia Clinica
Institution Università degli Studi di Enna Kore
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scale per valutazione di disturbi di addiction...


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ABQ: ADDICTIVE BEHAVIOUR QUESTIONNAIRE Nel DSM-5 il classico costrutto di dipendenza non viene più considerato come un quadro diagnostico per riferirsi a problemi correlati all’uso ricorsivo e incontrollabile di una particolare sostanza o di un comportamento. Oggi si include in un’unica classe diagnostica, quella di Addiction, sindromi cliniche apparentemente distinte, quali ad esempio l’uso di sostanze e il disturbo da gioco d’azzardo. Il disturbo da uso di sostanze può essere applicato alle seguenti 10 classi di sostanze: alcol, caffeina, cannabis, allucinogeni, inalanti, oppiacei, sedativi, ipnotici e ansiolitici, stimolanti, tabacco e altre sostanze. Si possono diagnosticare 3 diversi livelli di gravità: 1. Lieve: se sono presenti 2 o 3 sintomi; 2. Moderato: se sono presenti 4 o 5 sintomi; 3. Grave: se sono presenti 6 o più sintomi. Caratteristiche diagnostiche  la diagnosi di disturbo da uso di sostanze consiste in: A) Un pattern problematico di uso di alcol che porta disagio o compromissioni clinicamente significativa, che si verifica entro un periodo di 12 mesi, manifestato da almeno DUE delle seguenti condizioni: Criteri da 1 a 4  compromissione del controllo dell’uso della sostanza (craving) Criteri da 5 a 7  compromissione nella vita sociale, lavorativa, interpersonale Criteri 8 e 9  uso della sostanza in situazioni pericolose, e con problemi fisici o psicologici causati o esacerbati dall’uso della sostanza Criteri 10 e 11  nei sintomi della tolleranza e dell’astinenza.

MODELLO INTEGRATO DELLE ADDICTION Una delle attuali considerazioni in ambito clinico interpreta la messa in atto di comportamenti di addiction, impulsiva e compulsiva, come un’esperienza sensoriale che permette la stabilizzazione di stati affettivi profondamente dolorosi e disregolati, attraverso la reiterazione ossessiva del comportamento di addiction. Le condotte di dipendenza rappresentano un rifugio mentale per sottrarsi all’imprevedibilità delle vicende e delle relazioni umane, rinchiudendosi all’interno di esperienze contrassegnate dalla ricerca continua di uno stato di piacere che riesca ad antagonizzare il dolore psichico. Lo spettro ossessivo-compulsivo si pone alla base del comportamento di dipendenze e del craving (ovvero desiderio incontrollabile e improvviso di assumere una sostanza). L’IMPULSIVITA’  la dimensione dell’impulsività può essere definita nei termini di una bassa soglia per la produzione di una risposta attiva a stimoli esterni o interni, caratterizzata da aspetti quali disinibizione motoria e comportamenti aggressivi. I soggetti impulsivi hanno difficoltà ad anticipare gli effetti del loro comportamento, ad apprendere le conseguenze derivate dai loro comportamenti e ad inibire o ritardare l’azione in modo appropriato. Tendono ad esternare la fonte della loro difficoltà, esprimere in modo eccessivo la

frustrazione e a provare più raramente ansia o sentimenti di colpa. L’impulsività, come insieme psicopatologico, fa riferimento a condizioni quali l’aggressività impulsiva, la violenza, l’abuso di droghe, i disturbi del controllo degli impulsi, i comportamenti sessuali a rischio. Nell’ambito della ricerca psicopatologica, il comportamento impulsivo è caratterizzato da un’inadeguata ed eccessiva spinta appetitiva e ad una ridotta capacità di elaborare i contenuti emozionali. I traumi infantili, gli abusi fisici, psicologici e sessuali, i disturbi affettivi e le disfunzioni cerebrali sono considerati come fattori rilevanti nella genesi e nello sviluppo dell’azione impulsiva. IL RUOLO DELLA CORTECCIA PREFRONTALE NEL CONTROLLO DEGLI IMPULSI Oggi si considera il comportamento impulsivo come connesso in gran parte ad una compromissione della corteccia prefrontale ed orbito-frontale, che modulano l’elaborazione emotiva degli stimoli. La corteccia prefrontale (PFC) può essere considerata come il centro esecutivo dell’intero sistema nervoso centrale, ed è responsabile di numerose abilità come la presa di decisione, controllo degli impulsi, l’empatia. Inoltre, essa è sede della memoria di lavoro che ci permette di mantenere in uso solamente le informazioni più importanti per lo scopo che si persegue. Tutte queste funzioni sono fondamentali perché ci forniscono le abilità necessarie per la messa in atto di un comportamento adeguato al contesto e maggiormente riflessivo. È ipotizzabile una relazione diretta tra la messa in atto di comportamenti impulsivi e lesioni nel circuito prefrontale orbito-mediale. È stato evidenziato il ruolo della PFC nell’integrazione di memorie retrospettive e la scelta del comportamento adeguato al contesto, fatto che permette di utilizzare l’esperienza acquisita durante gli anni per una valutazione adeguata del contesto, del comportamento da mettere in atto e delle sue future conseguenze. L’area ventrale della corteccia prefrontale è coinvolta maggiormente nell’inibizione comportamentale e cognitiva, cioè la capacitò che permette di scegliere volontariamente quale stimolo o idea utilizzare come guida per il comportamento da mettere in atto; la risposta inibitoria è utilizzata per sopprimere risposte precedentemente utilizzare e rivelatesi inadatte.

LA NATURA OSSESSIVO-IMPULSIVO-COMPULSIVO DEL CRAVING Gli studi condotti nell’ambito delle neuroscienze ci spiegano che esiste una possibile vulnerabilità rispetto all’assunzione di condotte a rischio, a causa dell’incompleta maturazione dei processi inibitori regolati dalla corteccia prefrontale. Questa vulnerabilità può interagire con altri fattori genetici ed ambientali. L’ambiente di sviluppo nell’infanzia e nell’adolescenza potrà essere un fattore protettivo, infatti gli ambienti socio-relazionali caratterizzati da affetto, condivisione e prosocialità riducono la probabilità di sviluppare condotte a rischio e disturbi psicologici. Al contrario, quando l’ambiente è patologico, caratterizzato da fenomeni di incuria, violenza e diffusi comportamenti antisociali, moltiplica la vulnerabilità alla dipendenza. Da un punto di vista neurobiologico le condizioni di maltrattamento e abuso, e quindi il NON instaurarsi di una relazione di attaccamento sicura, impediscono lo sviluppo di autoregolazione omeostatica del bambino, di conseguenza vi sarà un a difficoltà nel tollerare alti livelli di attivazione e l’individuo non riuscirà a vivere pienamente gli stati emotivi piacevoli, come la gioia e l’eccitamento. Gli abusi, la trascuratezza emotiva e disturbi dell’attaccamento vissuti durante l’infanzia generano quindi un vero e proprio deficit psicobiologico, le emozioni sottese a vicende dolorose luttuose, stressanti non saranno adeguatamente elaborate ed integrate. Esse porteranno l’individuo all’uso compulsivo di un oggetto-droga, che permetta il ritiro difensivo in uno stato mentale dissociato dalla coscienza ordinaria. Questo ritiro indebolisce ulteriormente la capacità di regolazione affettiva, alimentando invece il bisogno impulsivo di mettere in atto i comportamenti di dipendenza, per mezzo dei quali poter riesperire la sensazione di piacere ed il vissuto di riduzione dell’intensità di stati disforici. Si viene a creare così un circolo vizioso in cui la memoria del piacere (ego sintonica) e la ritualizzazione compulsiva volta alla riduzione del dolore (ego distonica), alimentano pensieri e fantasie ossessive di ripetere l’esperienza additiva. Nell’ambito degli addictive behaviors assume quindi un ruolo fondamentale il concetto di CRAVING la condizione sindromica di base delle addiction, caratterizzata da un’urgenza appetitiva di ricerca di piacere e messa in atto irriducibile, anche a svantaggio della stessa volontà del soggetto; in altre parole una fame viscerale e travolgente che sottovaluta il rischio e disconosce le possibili conseguenze negative. Il craving assume nelle diverse addiction le caratteristiche di impellenza e compulsività, soprattutto in presenza di specifici stimoli interni o esterni, e la forte attrazione impulsiva e compulsiva verso il comportamento di dipendenza. Tende ad attivarsi in presenza di stimoli ambientali che richiamano l’incontro con l’oggetto-droga, ma anche in risposta ad eventi stressanti e a particolari situazioni emotive. Il ritiro negli stati mentali dissociati del comportamento dipendente, rinforzerebbe ulteriormente il meccanismo del craving. I disturbi compulsivi si caratterizzano, invece, per un’accentuata ansia anticipatoria e una tendenza ad evitare situazioni di pericolo.

Carretti, Craparo e Schimmenti hanno proposti dei criteri diagnostici per la diagnosi di

dipendenza patologica: 1.Ossessività: A) Pensieri e immagini ricorsivi circa le esperienze di dipendenza e le ideazioni relative alla dipendenza, per esempio, il soggetto è eccessivamente assorbito nel rivivere esperienze di dipendenza passate o nel fantasticare o programmare le esperienze di dipendenza future. B) I pensieri e le immagini relativi al comportamento di dipendenza sono ego sintonici (persona in sintonia con i sintomi e non si sente a disagio, coerenti con la persona) e sono causa, al tempo stesso, di ansia o disagio marcati. 2.Impulsività: A) Irrequietezza, ansia, irritabilità o agitazione quando non è possibile mettere in atto il comportamento di dipendenza. B) Ricorrente fallimento nel resistere e nel regolare i desideri di dipendenza e gli impulsi a mette in atto il comportamento di dipendenza. 3.Compulsività: A) Comportamenti di dipendenza ripetitivi che la persona si sente obbligata a mettere in atto, anche contro la sua stessa volontà e nonostante le possibili conseguenze negative, a causa del deficit di controllo degli impulsi. B) I comportamenti o le azioni di dipendenza coatti sono volti a evitare o prevenire stati di disagio o per alleviare un umore disforico. Queste tre dimensioni si pongono alla base del CRAVING. Il Craving, infatti, si manifesta con maggiore forza in soggetti con una particolare instabilità emotiva, una scarsa tolleranza alle frustrazioni, un sentimento di inadeguatezza rispetto alle proprie capacità di gestire le problematiche emergono nelle relazioni personali. Alla base del craving starebbe proprio il sistema di disregolazione psicobiologica sostenuto da gravi fattori di rischio evolutivo, in grande parte riconducibili alla relazione con le figure di accudimento. Nelle dipendenze patologiche lo stato mentale disfunzionale del craving viene certamente rinforzato sia dalle rappresentazioni positive associate al piacere della dipendenza, sia dalle rappresentazioni negativi dolorose dell’astinenza, ma anche dalle rappresentazioni connesse alla regolazione degli stati interni, cioè alla possibilità di contrastare le emergenti emozioni dolorose, l’ansia e l’umore disforico proprio attraverso la messa in atto del comportamento di dipendenza. L’accento è posto sui vissuti relazionali traumatici del soggetto (dipendente) e sull’influenza che questi vissuti hanno sullo sviluppo di una vulnerabilità psicologica. Il craving, infatti, costituisce una forma di anestesia o di allontanamento del dolore. In questo contesto, l’uso dell’oggetto-droga ha lo scopo di condurre il soggetto in uno stato mentale dissociato dalla coscienza ordinaria, distante dalla consapevolezza del dolore esperito. Nell’addiction il ritiro dissociativo indebolisce ulteriormente la capacità di regolazione affettiva alimentando invece il bisogno impulsivo di mettere in atto comportamenti di dipendenza.

ADDICTIVE BEHAVIOUR QUESTIONNAIRE (ABQ): CARATTERISTICHE FONDAMENTALI L’ABQ è uno strumento per la formulazione della diagnosi di disturbo correlato a sostante o di un disturbo da Addiction secondo le indicazioni fornite dal DSM-5. Lo strumento permette di elaborare una diagnosi sia categoriale, sia dimensionale. ABQ è costituito da due strumenti: il Severity Index (SI) e la Seven Domain Addiction Scale (7DAS). Alla pagina in cui sono riportate le istruzioni generali da sottoporre al cliente/paziente al momento della somministrazione segue la scheda anagrafica. La successiva scheda di rilevazione tipologia e frequenza di addiction permette di rilevare se e con quale frequenza il soggetto fa uso di alcune tipologie di sostanze psicotrope e/o di alcol: fra i comportamenti additivi sono stati inseriti il gioco d’azzardo e internet. Per quanto concerne l’uso di internet, sebbene il DSM-5 non suggerisca ancora la diagnosi di dipendenza da internet, ma solo il disturbo da gioco su internet fra le “Condizioni che necessitano di ulteriori studi”, è stato ritenuto utile farvi riferimento alla luce della mole di dati di ricerca, i quali lasciano intendere l’importanza di poter discriminare l’uso normale da quello patologico di internet. Laddove dalla scheda di rilevazione dovesse emergere l’uso di una o più sostanze, del gioco d’azzardo o di internet, si procede con la somministrazione di una o di tutte e quattro le parti di cui si compone il Severity Index: Sostanze, Alcol, Gioco d’azzardo e Internet. Ogni parte è composta di due sezioni:  la prima (A) valuta i comportamenti additivi;  la seconda (B) concerne lo spettro ossessivo-impulsivo-compulsivo. DISTURBO DA USO DI SOSTANZE E USO DI ALCOL  le parti 1 e 2 del Severity Index riguardano rispettivamente la valutazione dei comportamenti additivi da sostanze (parte 1) e da alcol (parte 2). La sezione A (o la sezione I) di entrambe le aree è costituita da 17 item, con risposta dicotomica, che corrispondono ai raggruppamenti sintomatologici per il disturbo da uso di sostanze secondo le indicazioni del DSM-5. Al fine di valutare la presenza della messa in atto di comportamenti illegali per procurarsi la sostanza sono stati inclusi degli item (8 e 14) utili per valutare una certa inclinazione a comportamenti antisociali associati al reperimento della sostanza. L’item 9 (qualcuno a te caro si è lamentato dell’uso che fai della sostanza?) permette di ricavare info sulla percezione che persone significative per l’intervistato hanno sulle sue condotte. Ulteriori due item (11 e 12) sono stati inclusi per valutare rispettivamente la presenza di stati di disagio e pregressi trattamenti seguiti dall’intervistato. La sezione B (o sezione II) comprende in totale 13 item riguardo l’uso di sostanze o l’uso di alcol, con risposta su scala Likert a 5 punti che va da 0 = mai a 4 = sempre. Il livello di craving può essere valutato facendo riferimento agli item della sezione B del Severity Index. Inoltre, valuta anche l’incidenza dei 3 fattori dell’ossessività, impulsività e della compulsività, quali componendi di base del craving second il modello psicodinamico delle addiction di Carretti, Craparo, Schimmenti.

DISTURBO DA GIOCO D’AZZARDO  il gioco d’azzardo comporta il rischiare qualcosa di valore nella speranza di ottenere qualcosa di valore maggiore. Individui affetti da tale disturbo mostrano una sostanziale difficoltà nel controllare la spinta a giocare d’azzardo. Nel tempo finiscono a investire crescenti quantità di denaro nel tentativo illusorio che si riesca a “limitare” la perdita. Spesso giocano quando si sentono a disagio, o in risposta a stati di irrequietezza in conseguenza di lunghi intervalli di astinenza dal gioco. Bugia e manipolazione possono rappresentare un modo per procurarsi il denaro necessario a risollevarsi dalle perdite causate dal gioco d’azzardo, o per continuare a giocare. La ricaduta nel gioco ha solitamente conseguenze sociali, interpersonali e lavorative negative. La parte 3, relativa alle esperienze nell’uso del gioco d’azzardo, comprende: La sezione A composta da 15 item, con risposta dicotomica; La sezione B composta di 12 item per la valutazione del craving, sempre su scala Likert a 5 punti, e avere informazioni sui singoli fattori dell’ossessività, impulsività, compulsività. Sebbene non presenti fra i criteri del DSM-5 per il disturbo da gioco d’azzardo, gli autori dell’ABQ hanno ritenuto utile inserire: un item per valutare il rapporto del gioco d’azzardo con la salute psicofisica (item 5); un item con problemi legali (item 6); e con la percezione che le persone care hanno della sua dipendenza (item 7). INTERNET ADDICTION nel DMS-5 la diagnosi dell’internet addiction è stato inserita con la formula di disturbo da gioco su internet tra le condizioni che necessitano di ulteriori studi. Sebbene si tratti di una categoria diagnostica provvisoria che necessita ancora di ulteriori studi, la ricerca empirica sottolinea che l’abuso di internet è spesso connesso a marcate problematiche di natura psicologica, psicopatologica e psicosociale. Come per le altre forme di addiction, la scheda relativa all’esperienza nell’uso di internet si compone di due sezioni-: La sezione A comprende 14 item per la diagnosi categoria del disturbo da uso di internet; La sezione B comprende 7 item e permette di valutare il craving con i suoi 3 fattori dell’ossessività, impulsività e della compulsività. La seconda parte dello strumento, ovvero la Seven Domains Addiction Scale (7DAS), esplora sette diversi domini psicologici individuati in letteratura come determinanti per lo sviluppo e il mantenimento di una dipendenza patologica, ognuna delle quali si compone di sette domande con risposte su scala Likert a 5 punti, da 0 (Mai) a 4 (Sempre). I sette Domini (o aree) sono i seguenti:  Dominio 1: Ansia da separazione, per la valutazione dell’incapacità del soggetto a saper gestire in maniera adeguata le relazioni di attaccamento con le figure significative (familiari, amici, partner ecc.).  Dominio 2: Disregolazione affettiva, per la valutazione dell’incapacità del soggetto a saper individuare, differenziare e comunicare le proprie emozioni.  Dominio 3: Dissociazione somatoforme e psicologica, per la valutazione della presenza di un senso di incoerenza personale che porta il soggetto a manifestare sentimenti di estraneità verso sé, il proprio corpo e gli altri.

 Dominio 4: Esperienze traumatiche infantili, per la valutazione della presenza di memorie traumatiche relative a esperienze di trascuratezza e di disconoscimento emotivo vissute in età precoce.  Dominio 5: Discontrollo degli impulsi, per la valutazione dell’incapacità di resistere ad un impulso, desiderio impellente o a comportamenti, anche pericolosi o violenti.  Dominio 6: Comportamenti compulsivi e ritualizzazione, per la valutazione della tendenza del soggetto a mettere in atto compulsivamente comportamenti ripetitivi, anche pericolosi. I rituali sembrano essere funzionali per la gestione di stati di disagio.  Dominio 7: Pensieri ossessivi, per la valutazione di una eccessiva attenzione al giudizio degli altri sui propri comportamenti; confusione e agitazione quando deve prendere una decisione; pensieri ricorrenti e persistenti di cui non riesce a liberarsi.

LA SOMMINISTRAZIONE E SCORING La somministrazione dell’ABQ richiede l’utilizzo del questionario, del modulo di risposta e delle griglie per lo scoring. QUESTIONARIO: prima pagina istruzioni generali per la compilazione del test seconda pagina scheda anagrafica riguarda domande anagrafiche, caratteristiche fisiche del soggetto, stato civile, titolo di studio, orientamento religioso, attività sportiva praticata. Le pagine successive del questionario comprendono gli item riguardanti:  Severity Index suddivisa in 4 parti (sostanze, alcol, gioco d’azzardo, internet) ciascuna articolata in 2 sezioni (A e B).  Sevens Domain Addiction Scale (7DAS), composta da sette aree relative ai diversi costrutti legati alle addiction. DESTINATARI: L’ABQ è uno strumento ideato come supporto per l’assessment delle diverse forme di addiction. Lo strumento può essere somministrato a persone che stanno svolgendo un trattamento residenziale o semi-residenziale, ovvero a persone con problemi di dipendenza in ambito giuridico e carcerario. Può essere utilizzato anche per la ricerca sia qualitativa che quantitativa: in quest’ultimo caso è consigliabile, qualora si pensasse di somministrarlo in assetto gruppale, formare piccoli gruppi (non superiori cioè a 10 soggetti). REQUISITI PROFESSIONALI: L’ABQ non può essere somministrato ed elaborato da persone senza una specifica preparazione in psicologia clinica, psicoterapia o psichiatria. Inoltre, gli esaminatori dovrebbero conoscere le istruzioni contenute in questo manuale nonché le linee guida per

l’utilizzo e l’interpretazione dei test comunemente accettate. L’interpretazione dei punteggi e dei profili dell’ABQ ...


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