Amphyx - Testo e traduzione puntuale dell\' Anfitrione (Amphitruo) di Plauto PDF

Title Amphyx - Testo e traduzione puntuale dell\' Anfitrione (Amphitruo) di Plauto
Author Giulia Gotti
Course Lingua latina
Institution Università di Bologna
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Summary

Traduzione puntuale dell' Anfitrione (Amphitruo) di Plauto - Istituzionale di Lingua Latina per gli studenti di Lettere dell' Università Di Bologna...


Description

VV 50-63 Nunc quam rem oratum huc ueni primum proloquar; post argumentum huius eloquar tragoediae. Quid contraxistis frontem? Quia tragoediam dixi futuram hanc? Deus sum, commutauero. Eandem hanc, si uoltis, faciam ex tragoedia comoedia ut sit omnibus isdem uorsibus. Ora dirò innanzi tutto che cosa sono venuto qui a trattare; poi esporrò l’argomento di questa tragedia. Perché avete aggrottato la fronte? Perché ho detto che questa sarà una tragedia? Sono un dio, la cambierò. Questa stessa, se volete, io farò che da tragedia sia una commedia con tutti i medesimi versi [prōlŏquor], prōlŏquĕris, prolocutus sum, prōlŏqui Prop finali: 1)ut+congiuntivo 2)quo+congiuntivo, se c’è un comparativo (legati uenierunt quo aequiore pacem peterent) 3) ad+accusativo di gerundio/gerundivo (legati uenerunt ad pacem petendam 4) causa/gratia + acc di gerundio/gerundivo 5) supino in -um + verbi di moto (legati uenerunt pacem petitum)

Prop. causali: 1)quod/quia/quoniam + indicativo (causa oggettiva), +congiuntivo (causa soggettiva) 2)cum + congiuntivo 3)quando/quandoquidem/siquidem + indicativo, ut qui/quippe qui + congiuntivo Vtrum sit an non uoltis? Sed ego stultior, quasi nesciam uos uelle, qui diuos siem. Volete che lo sia o no? Ma io che sciocco, come se non sapessi che voi lo volete, dal momento che io sono un dio! Teneo quid animi uostri super hac re siet: faciam ut commixta sit tragico comoedia. nam me perpetuo facere ut sit comoedia, reges quo ueniant et di, non par arbitror. Capisco che cosa sia nel vostro animo su questa cosa: si faccia che sia una commedia mista di tragico. Infatti non giudico giusto che si faccia tutto il tempo che sia una commedia, dove partecipano re e dei Quid igitur? Quoniam hic seruos quoque partes habet, faciam sit, proinde ut dixi, tragicomoedia. E allora? Poiché qui anche il servo ha la sua parte, farò che sia, come prima ho detto, una tragicommedia Usi di ut: -ut+indicativo: comparativo, temporale -ut+elissi del verbo: comparative abbreviate (come ad esempio, come è naturale…) -ut+congiuntivo: finale/causale

VV 403-422 SO. - Quid, malum, non sum ego seruos Amphitruonis Sosia? Nonne hac noctu nostra nauis ex portu Persico uenit, quae me aduexit? Non me huc erus misit meus? Nonne ego nunc sto ante aedis nostras? Non mihist lanterna in manu? Non loquor? Non uigilo? Nonne hic homo modo me pugnis contudit?

Che, accidenti, non sono io Sosia, il servo di Anfitrione? Non è giunta questa notte la nostra nave dal porto persiano, che mi ha condotto qui? Non mi ha mandato qui il mio padrone? Non sto io davanti a casa nostra? Non tengo una lanterna in mano? Non sto parlando? Non sono sveglio? Non mi ha ammaccato di pugni quest’uomo poco fa? Serie di interrogative indirette retoriche-> interrogative introdotte da: -ne, -ne,num (diretta/indiretta,reale) -nonne, -num (retorica, positiva/negativa) Fecit hercle, nam etiam misero nunc malae dolent. Quid igitur ego dubito? Aut cur non intro eo in nostram domum? Lo fece ercole, infatti ora mi dolgono le mascelle. Dunque di cosa dubito io? O per quale motive non entro io, nella nostra casa? ME. - Quid, domum uostram? Come; casa vostra? SO. - Ita enim uero. Proprio così ME. – Quin, quae dixisti modo omnia ementitus: equidem Sosia Amphitruonis sum. Anzi, tutto ciò che hai detto ora, te lo sei inventato: certo sono io il Sosia di Anfitrione. [ēmentĭor], ēmentīris, ementitus sum, ēmentīri Nam noctu hac solutast nauis nostra e portu Persico, et ubi Pterela rex regnauit oppidum expugnauimus, et legiones Teloboarum ui pugnando cepimus, et ipsus Amphitruo optruncauit regem Pterelam in proelio. Infatti questa notte è partita una nostra nave dal porto Persiano, e abbiamo espugnato la città dove regnava il re Pterelao, e abbiamo catturato le legioni dei Teleboi combattendo duramente, e Anfitrione con le sue stesse mani ha ucciso in battaglia il re Pterelao. SO. Egomet mihi non credo, cum illaec autumare illum audio; hic quidem cérte quae illic sunt res gestae memorat memoriter. Sed quid ais? Quid Amphitruoni a Telobois datum est? Io non credo a me stesso, quando lo sento affermare quelle cose; quello senz’altro ricorda certamente quali sono state le imprese compiute. Ma che dici? Che cosa è stato dato ad Anfitrione dai Teloboi? ME. Pterela rex qui potitare solitus est patera aurea. La coppa d’oro da qui era solito bere il re Pterelao SO. Elocutus est. ubi patera nunc est? Era stato detto. Dov’è ora la coppa? ME. in cistula; Amphitruonis obsignata signo. Nella cesta, sigillata col sigillo di Anfitrione SO. Signi dic quid est? Che tipo di sigillo è? ME. Cum quadrigis Sol exoriens. quid me captas, carnufex? il sole sorgente con la quadriga. Perché cerchi di cogliermi in fallo, [stronzo]?

Gerundio: sostantivo verbale che supplisce i casi mancanti dell’infinito (lui ha solo nominativo e accusativo) (es. genitivo amandi, accusativo ad amandum, dat/abl amando ) Gerundivo: aggettivo verbale di necessità con senso passivo (es.amandus, amanda, amandum che deve essere amato) Per es: “il desiderio di vedere la figlia”: desiderium uiuendi filiam (gerundio dat+acc del nome) o desiderium uiuendae filiae VV 423-447 SO. Argumentis uicit, aliud nomen quaerundum est mihi. Nescio unde haec hic spectauit. Iám ego hunc decipiam probe; ha vinto con le prove, devo cercarmi io un altro nome. Non so da dove questo abbia visto tutto questo. Ora io lo frego per bene; nam quod egomet solus feci, nec quisquam alius affuit, in tabernaclo, id quidem hodie numquam poterit dicere. Si tu Sosia es, legiones cum pugnabant maxume, quid in tabernaclo fecisti? Victus sum, si dixeris. Infatti ciò che proprio io ho fatto da solo, né che altro venne per qualunque altra cosa, (?), proprio questo oggi non potrà mai dirlo. Se tu sei Sosia, quando le legioni combattevano con più accanimento, cosa facevi nella tenda? Sono vinto, se lo dirai ME. Cadus erat uini, inde impleui hírneam. C’era un orcio di vino, quindi ne ho riempito una bottiglia SO. Ingressust uiam. Ha imboccato la via ME. Eam ego, ut matre fuerat natum, uini éduxi meri. Quella (bottiglia) io, come era nato da sua madre, la bevvi fino in fondo di vino puro SO. Factum est illud, ut ego illíc uini hirneam ebiberim meri. Mira sunt nisi latuit intus illic in illac hirnea. E’quello un fatto, che io bevvi quella brocca di vino puro. E’ un miracolo che non fosse nascosto lì, in quella bottiglia. ME. Quid nunc? Vincon argumentis, te non esse Sosiam? E quindi? Ti ho vinto con le prove, che tu non sei Sosia? uincon = uincone; -ne enclitico introduce l’interrogativa. SO. Tu negas med esse? Tu neghi che io lo sia? Med è accusativo arcaico (= me) ME. Quid ego ni negem, qui egomet siem? E perché non dovrei negarlo, dato che lo sono proprio io? SO. Per Iouem iuro med esse neque me falsum dicere. Giuro, per Giove, che lo sono io e che non dico il falso

ME. At ego per Mercurium iuro, tibi Iouem non credere; nam iniurato, scio, plus credet mihi quam iurato tibi. Ma io giuro su Mercurio, che a te Giove non crede; infatti so che crede più a me senza giuramento che a te col giuramento SO. Quis ego sum saltem, si non sum Sosia? Te interrogo. Chi sono io, se non sono Sosia? Te lo chiedo ME. Vbi ego Sosia nolim esse, tu esto sane Sosia; nunc, quando ego sum, uapulabis, ni hinc abis, ignobilis. Quando non vorrò più essere Sosia, tu potrai essere Sosia senza problemi; ora, essendolo io, le prenderai, se non vai via ora, ignobile SO. Certe edepol, quom illum contemplo et formam cognosco meam, quem ad modum ego sum (saepe in speculum inspexi), nimis similest mei; itidem habet petasum ac uestitum: tam consimilest atqueego; sura, pes, statura, tonsus, oculi, nasum uel labra, malae, mentum, barba, collus: totus. quid uerbis opust? Certo che, per polluce, contemplando lui e riconoscendo la mia forma, come pienamente sono io (spesso mi guardo allo specchio), è molto simile a me; allo stesso modo ha il cappello e il vestito: è tale e quale a me; spalle, piedi, statura, capelli, occhi, naso e labbra, guance, mento, barba, collo: tutto. Che bisogno c’è di altre parole? quom= forma arcaica di cum Si tergum cicatricosum, nihil hoc similist similius. Sed quom cogito, equidem certo idem sum qui semper fui. Noui erum, noui aedis nostras; sane sapio et sentio. Se la schiena è piena di cicatrici, niente è più simile dei simili. Ma quando penso, di certo sono lo stesso che sempre sono stato. Conosco il padrone, conosco casa nostra; so di essere sano e sento VV 449-462 Non ego illi obtempero quod loquitur. Pultabo foris. Non seguirò quello che è stato detto. Busserò alla porta. ME. Quo agis te? Dove vai? SO. Domum. A casa. ME. Quadrigas si nunc inscendas Iouis atque hinc fugias, ita uix poteris effugere infortunium. Se ora salissi sulla quadriga di Giove e fuggissi con quella, neanche così potresti sfuggire alla disgrazia SO. Nonne erae meae nuntiare quod erus meus iussit licet? Non mi è concesso di annunciare alla mia padrona quello che il mio padrone mi ha ordinato? ME. Tuae si quid uis nuntiare: hanc nostram adire non sinam. nam si me inritassis, hodie lumbifragium hinc auferes. Alla tua (padrona), se qualcosa vuoi annunciare: a questa nostra, non ti lascierò avvicinare. Infatti se mi facessi irritare, oggi porteresti via da qui una rottura dei reni

SO. Abeo potius. di immortales, obsecro uostram fidem, ubi ego perii? ubi immutatus sum? ubi ego formam perdidi? an egomet me illic reliqui, si forte oblitus fui? nám hic quidem omnem imaginem meam, quaeantehac fuerat, possidet. uiuo fit quod numquam quisquam mortuo faciet mihi. Vado via, piuttosto. Dei immortali, prego il vostro aiuto, dove mi persi? Dove mi sono trasformato? Dove ho perduto il mio aspetto? O proprio io mi sono lasciato laggiù, se per caso mi son dimenticato? Infatti questo possiede tutta la mia immagine, che prima . Da vivo accade quello che mai nessuno da morto farà per me ibo ad portum atque haec uti sunt facta ero dicam meo; nisi etiam is quoque me ignorabit: quod ille faxit Iuppiter, ut ego hodie ráso capite caluos capiam pilleum andrò al porto e dirò al mio padrone questi fatti come sono andati; a meno che anche lui mi ignorerà: che questo lassù faccia Giove, che io calvo, rasata la testa, oggi prenda il pileo. Vv 499-550 IUPP Bene vale, Alcumena, cura rem communem, quod facis; atque inperce quaeso: menses iam tibi esse actos vides. Mihi necesse est ire hinc; verum quod erit natum tollito. Stammi bene, Alcumena, bada alla casa, come fai; e mi raccomando (lett. (ti) chiedo), abbi cura di te (lett. riguardati): vedi che ormai per te i (nove) mesi sono finiti. Io devo andare via da qui; come legittimo (lett. vero) cresci quello che nascerà Quod facis= ut facis ALCVMENA Quid istuc est, mi vir, negoti, quod tu tam subito domo abeas? Cos’è questo impegno, uomo mio, che tu così improvvisamente lasci la casa? IVPP Edepol haud quod tui me neque domi distaedeat; sed ubi summus imperator non adest ad exercitum, citius quod non facto est usus fit quam quod facto est opus. Per polluce, (non è) per niente che è sei fastidiosa tu o la casa; ma quando il comandante supremo non è all’esercito, è più facile che accada ciò che non c’è bisogno, più che ciò che c’è bisogno MERC Nimis hic scitust sycophanta, qui quidem meus sit pater. observatote , quam blande mulieri palpabitur. (E’) un bugiardo che sa molto il fatto suo, dato che infatti è mio padre. Osservate, come dolcemente raggirerà la donna ALC Ecastor te experior quanti facias uxorem tuam. Per castore, io ti vedo quanto consideri tua moglie IVPP Satin habes, si feminarum nulla est quam aeque diligam? Ti basta, se non c’è nessuna donna che ami altrettanto?

MERC Edepol ne illa si istis rebus te sciat operam dare, ego faxim ted Amphitruonem esse malis, quam Iovem. Per polluce, se lei sapesse che ti stai dando a queste imprese, io scommetto che tu preferiresti essere anfitrione, che Giove (faxim=fecerim) ALC Experiri istuc mavellem me quam mi memorarier. prius abis quam lectus ubi cubuisti concaluit locus. heri venisti media nocte, nunc abis. hocin placet? Preferirei provare per esperienza ciò, piuttosto che parlare al riguardo. Te ne vai prima che il posto del letto dove hai dormito si è riscaldato. Ieri sei arrivato a mezza notte, ora te ne vai. Ti sembra bene?

MERC Accedam atque hanc appellabo et subparasitabor patri. numquam edepol quemquam mortalem credo ego uxorem suam sic ecflictim amare, proinde ut hic te ecflictim deperit. Mi avvicinerò e la chiamerò e andrò in aiuto a mio padre. Infatti, per polluce, non credo che nessun mortale così perdutamente ami la sua moglie, così come questi muore perdutamente per te IVPP Carnufex, non ego te novi? abin e conspectu meo? quid tibi hanc curatio est rem, verbero, aut muttitio? quoii ego iam hoc scipione… Furfante, non ti conosco? Te ne vai fuori dal mio sguardo? Di cosa ti è preoccupazione di questa cosa, mascalzone, o bisbiglio? Che già io con questo bastone… ALC: Ah noli. Ah, non farlo IVPP. Muttito modo. Solo un verso MERC Nequiter paene expedivit prima parasitatio. Per poco è stato in pena il mio debutto da parassita IVPP Verum quod tu dicis, mea uxor, non te mi irasci decet. clanculum abii a legione: operam hanc subrupui tibi, ex me primo prima scires, rem ut gessissem publicam. ea tibi omnia enarravi. nisi te amarem plurimum, non facerem. Ma riguardo a quello che tu dici, moglie mia, non è giusto che tu ti arrabbi con me. Di nascosto mi sono allontanato dalla legione: per te ho sottratto questo impegno ai miei tempi, perché per prima tu sapessi da me, come ho condotto le cose. A te ho raccontato ogni cosa. Se non ti amassi più, non lo avrei fatto.

MERC Facitne ut dixi? timidam palpo percutit. Non fa come ho detto? Ricopre di lusinghe la pusillanime IVPP Nunc, ne legio persentiscat, clam illuc redeundum est mihi, ne me uxorem praevertisse dicant prae re publica. Ora, perché l’esercito non se ne accorga, devo tornare là di nascosto, perché non dicano che ho anteposto la moglie rispetto allo stato ALC. Lacrimantem ex abitu concinnas tu tuam uxorem. Fai in modo che pianga per la tua partenza la tua moglie IVPP. Tace, ne corrumpe oculos, redibo actutum. Taci, non rovinarti gli occhi, tornerò subito ALC. Id actutum diu est. Quello è un subito molto lungo IVPP. Non ego te hic lubens relinquo neque abeo abs te. Io non ti abbandono qui, né mi piace andare via da te ALC. Sentio, nam qua nocte ad me venisti, eadem abis. Lo capisco, infatti nella notte che sei venuto, la stessa vai via IVPP. Cur me tenes? tempus : exire ex urbe prius quam lucescat volo. nunc tibi hanc pateram, quae dono mi illi ob virtutem data est, Pterela rex qui potitavit, quem ego mea occidi manu, Alcumena, tibi condono. Perché mi tieni? (è) tempo: voglio andarmene dalla città prima che faccia luce. Ora con questa coppa, che mi è stata data a dono per virtù, dove beveva il re Pterelao, che io ho ucciso con le mie mani, Alcumena, la do’ a te ALC. Facis ut alias res soles. ecastor condignum donum, qualest qui donum dedit. Fai come le altre cose. Per castore, che dono veramente degno, quasi come colui che me l’ha fatto MERC. Immo sic: condignum donum, qualest cui dono datumst. Piuttosto così: un dono veramente degno, quasi come a chi il don è stato dato IVPP. Pergin autem? nonne ego possum, furcifer, te perdere? Insisti pure? Non ti posso mandare in rovina tu, furfante? ALC. Noli amabo, Amphitruo, irasci Sosiae causa mea. Ti prego, non adirarti con Sosia per causa mia, Anfitrione IVPP. Faciam ita ut vis. Facciamo come vuoi

MERC. Ex amore hic admodum quam saevos est. Per l’amore lui più che crudele diventa IVPP. Numquid vis? Vuoi altro? ALC. Vt quom absim me ames, me tuam te absente tamen. Che quando sei lontano ami me, che io sono tua quando tu sei lontano MERC. Eamus, Amphitruo. lucescit hoc iam. Andiamo, Anfitrione, sta già albeggiando IVPP. Abi prae, Sosia, iam ego sequar. numquid vis? Vai primo, Sosia, poi io ti seguirò. Che vuoi ancora? ALC. Etiam: ut actutum advenias. I. Licet,prius tua opinione hic adero: bonum animum habe. nunc te, nox, quae me mansisti, mitto uti cedas die, ut mortalis inlucescat luce clara et candida. atque quanto, nox, fuisti longior hac proxuma, tanto brevior dies ut fiat faciam, ut aeque disparet. sed dies e nocte accedat. ibo et Mercurium sequar. Anche VV 882-945 ALC

Durare nequeo in aedibus. ita me probri, stupri, dedecoris a viro argutam meo! Non posso durare (=resistere) in casa (lett. “casetta, stanzetta”). Al tal punto, io accusata di tradimento, vergogna, disonore da mio marito!

Ea quae sunt facta infecta ut reddat clamitat, quae neque sunt facta neque ego in me admisi arguit; atque id me susque deque esse habituram putat. Quelle cose che sono i fatti conclusi, che lui grida di ritornare, afferma quelli che non sono fatti e né che misi dentro di me; e ritiene che considererrò queste (offese) come se nulla fosse.

non edepol faciam, neque me perpetiar probri falso insimulatam, quin ego illum aut deseram aut satis faciat mi ille atque adiuret insuper, nolle esse dicta quae in me insontem protulit. Non lo farò, per polluce, né sopporterò di essere falsamente accusata di adulterio, che, o io lo pianto, o lui faccia abbastanza e mi assicuri di superare (lett sopra), che non voleva dire quello che ha lanciato contro me innocente [perpĕtĭor], perpĕtĕris, perpessus sum, perpĕti verbo transitivo deponente 3^con, qui futuro semplice IUPPITER Faciundum est mi illud, fieri quod illaec postulat, si me illam amantem ad sese studeam recipere Bisogna che lo faccia, quello, da fare ciò che quella dice, se vorrei accoglierla tra le mie braccia (lett. In me amante) ALC

Sed eccum video qui me miseram arguit stupri, dedecoris. Ma ecco che lo vedo quello che, me misera, mi ha accusato di stupro, infamia IUPP Te volo, uxor, conloqui. quo te avortisti? Ti voglio, moglie, parlare. Come mai ti sei girata altrove? ALC Ita ingenium meum est: inimicos semper osa sum optuerier Così è (tipico) del mio carattere: ai nemici gli volto sempre le spalle (libera, ?) IUP Heia autem inimicos? Suvvia, addirittura nemici? ALC. Sic est, vera praedico; nisi etiam hoc falso dici insimulaturus es. Così è, dico il vero; a meno che non insinuerai che anche questo è falso

IVPP. Nimis iracunda es. Sei troppo arrabbiata ALC. Potin ut abstineas manum? nam certo, si sis sanus aut sapias satis, quam tu impudicam esse arbitrere et praedices, cum ea tu sermonem nec ioco nec serio tibi habeas, nisi sis stultior stultissimo. Potresti che tieni lontano le mani? Infatti di certo, se sei sano o abbastanza sapiente, quanto tu giudichi e consideri essere impudica, non dovresti fare parlare (lett. fare un discorso) con lei né seriamente né per gioco, a meno che non sei il più stupido degli stupidi IVPP Si dixi, nihilo magis es, neque ego esse arbitror, et id huc revorti uti me purgarem tibi. nam numquam quicquam meo animo fuit aegrius, quam postquam audivi ted esse iratam mihi. cur dixisti? inquies. ego expediam tibi. Se (così) ho detto, non lo sei di più, né io giudico che tu (lo) sia, e in ogni caso per questo io sono ritornato per chiederti scusa. Infatti mai per qualunque cosa il mio animo fu più triste, che dopo che ho sentito che tu fossi adirata con me. Perché hai detto (così)? Mi dirai. Io ti spiegherò. non edepol quo te esse impudicam crederem; verum periclitatus sum animum tuom quid faceres et quo pacto id ferre induceres. equidem ioco illa dixeram dudum tibi, ridiculi causa. vel hunc rogato Sosiam.

Non perché ti credessi impudica, figurarsi (lett. per polluce); in realtà volevo mettere alla prova il tuo animo, che cosa avresti fatto, che che cosa questo ti avrebbe indotto a fare. Senza dubbio quelle cose che ti avevo detto poco fa, un gioco, una burla. O puoi chiedere questo a Sosia. ALC Quin huc adducis meum cognatum Naucratem, testem quem dudum te adducturum dixeras, te huc non venisse? Come mai non hai portato con te il mio parente Naucrate, che proprio ora dicevi di voler portare con te, testimone che tu lì non eri venuto? IVPP Si quid dictum est per iocum, non aequom est id te serio praevortier. Se una cosa è stata detto per gioco, non è giusto che tu la volga al serio ALC Ego illud scio quam doluerit cordi meo. Io lo so, quanto ha fatto male al cuore mio IVPP Per dexteram tuam te, Alcumena, oro obsecro, da mihi hanc veniam, ignosce, irata ne sies. Per la tua man...


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