Appunti Corpo Gesto Espressione parte 2 PDF

Title Appunti Corpo Gesto Espressione parte 2
Course Corpo, gesto, espressione dalla cultura classica alla modernità
Institution Università degli Studi di Bergamo
Pages 15
File Size 762.6 KB
File Type PDF
Total Downloads 91
Total Views 151

Summary

Appunti delle lezioni del secondo semestre del corso...


Description

CORPO GESTO ESPRESSIONE - PARTE 2 SCULTURA CLASSICA Il nostro rapporto con la scultura è diverso rispetto a quello con la pittura. La scultura ci invita ad agire con essa, a muoverci intorno, a toccarla, a mettere in relazione il nostro corpo con la scultura. I gesti di pathos esprimono uno stato d’animo agitato, pieno di tensione e passione e attirano l’attenzione del pubblico (es. il Laocoonte).

La statua antica più famosa nel medioevo è lo SPINARIO, oggi collocata all’interno dei Musei Capitolini; la datazione è incerta: I secolo a.C. – I secolo d.C. Il soggetto è un fanciullo che si rimuove una spina dal piede il cui volto è tipicamente arcaico mentre il corpo richiama l’età ellenistica. Al giorno d’oggi lo Spinario non è una scultura da manuale, tuttavia godeva di un discreto successo in epoca romana e in età medievale e rinascimentale, ispirando moltissimi artisti, quindi venne continuamente esaminato e riprodotto numerose volte. FOTO - Chiesa di Sant’Ambrogio a Milano: sulla sinistra di un bassorilievo è presente la figura dello Spinario. Probabilmente la statua veniva riprodotta così spesso poiché il tema della spina era frequentemente trattato all’interno delle sacre scritture, connotato come elemento negativo e dunque da estirpare, simbolicamente le spine rappresentano le preoccupazioni del mondo e l’inganno della ricchezza. FOTO - Duomo di Otranto, XII sec: il pavimento a mosaico riproduce i dodici mesi dell’anno, legati iconograficamente alle diverse fasi del lavoro nei campi e ai segni zodiacali. Nel mese di marzo si fissa l’immagine di Spinario: egli è l’unico personaggio nudo, i soggetti degli altri mesi sono tutti vestiti. FOTO - Tomba dell’Arcivescovo Friedrich von Wettin, 1152: sarcofago in bronzo con un piccolo Spinario che costituisce il coronamento al pastorale (il bastone per eccellenza della carica).

Nel 1401 la corporazione della lana promuove un concorso per decorare la nuova porta del Battistero di San Giovanni. Il tema scelto è quello dell’episodio biblico del sacrificio di Isacco e tra i candidati si presentano Lorenzo Ghiberti e Filippo Brunelleschi. Formella di Ghiberti → immagina la figura di Isacco inginocchiato sull’altare con una complessa articolazione della muscolatura (è ispirato ad un torso antico che lui ha avuto occasione di vedere). In questo modo cercava di rispondere a un gusto che a Firenze stava dominando: il gusto per l’antichità. A Firenze era stata istituita una cattedra di greco-antico (dotto bizantino) proprio su proposta di Ghiberti nel 1401. La formella di Ghiberti vinse il concorso. Formella di Brunelleschi → in basso a sinistra uno dei servi di Abramo è chinato ed è intento a rimuovere la spina dal piede. I movimenti compiuti dal personaggio, quali lo scostarsi, la torsione leggera delle spalle, il movimento della testa verso il basso, erano complessi e inusuali per l’epoca; l’immagine di Brunelleschi venne considerata troppo moderna. FOTO - Pier Francesco Foschi, Ritratto del cardinale Antonio Pucci (1540): il soggetto si mostra all’interno della ricchezza del suo palazzo, circondato da oggetti raffinati e un calamaio di bronzo a forma di Spinario. Quando una scultura è famosa la si riproduce in continuazione. FOTO - Jan ter Borch, The drawing lesson, 1634: un giovane apprendista osserva copie di opere antiche - l’antico resta la prima fonte per l’apprendimento dell’arte. Nella scena vi sono riproduzioni in gesso: le copie in gesso vennero realizzate a partire dal ‘500, inserite sia nelle piccole raccolte degli artisti sia nelle grandi collezioni degli aristocratici. In questo caso le copie sono funzionali al lavoro di bottega, ma nel momento in cui non vi era la possibilità di reperire le copie in gesso, venivano utilizzati disegni e incisioni che spesso accompagnavano i trattati d’arte.

Nel corso dei secoli vi sono stati momenti in cui arte, medicina e antropologia si sono sfiorate: furono rinvenuti schizzi destinati sia a studi artistici che a studi scientifici/anatomici. TESTO - Heinrich von Kleist, Sul teatro di marionette, 1810: la grazia naturale è uno dei temi centrali dell’età neoclassica. Il concetto venne trattato da letterati, artisti e filosofi (come anche da Joachim Winckelmann). È all’ordine del giorno nei salotti, nelle chiacchiere quotidiane dell’epoca. Heinrich dice che la coscienza può creare disordini nella grazia naturale dell'uomo: la grazia coincide con l’innocenza. Il narratore descrive un dialogo tenuto con un giovane dopo aver fatto un bagno; il giovane viene associato ad una copia dello Spinario vista dall’autore a Parigi, per la corporeità e per il gesto dell’asciugarsi il piede. Anche il ragazzo se ne rese conto, ma la scoperta di quella somiglianza gli fece perdere la spontaneità: la troppa analisi di sé diventa nemica della naturalezza e dell’innocenza. Il rapporto con le statue antiche è una strada per riflettere sulla propria corporeità.

Alcuni gesti in particolare diventano centrali per la riflessione artistica (come lo Spinario). La posa e i gesti dello Spinario vennero ripresi anche in molte immagini fotografiche. FOTO - Gustav Klimt, Allegoria della Scultura, 1889: Klimt era un grande cultore della storia dell’arte che girava e visitava musei e città d’arte; nel 1902 va a Ravenna per studiare i mosaici e si confronta con la scultura dello Spinario che viene unito ad altri riferimenti della statuaria classica: un sarcofago con figure di muse in alto a destra, un ritratto femminile sullo sfondo, una donna che richiama la venere in primo piano.

Paul Cézanne e Picasso sono altri due artisti che si dedicarono allo studio dell’antico. FOTO - Max Ernst, Ouvres, 1939: è la prima monografia che raccoglie le opere di Ernst. Lui fa un vero e proprio collage in cui prende la testa della sfinge ritagliandola da un dipinto, mentre la struttura del corpo è tratta da un’incisione dello Spinario. FOTO - Corriere della sera, anni 2000. Giannelli realizza una vignetta giocando sull’associazione tra le parole Spinetta, nome del personaggio rappresentato, e Spinario, ritenendo dunque che il paragone fosse comprensibile dai lettori del quotidiano.

La statua è una copia romana di un’originale greca a cui sono state apportate modifiche; nel Rinascimento era situata all’interno del cortile del Belvedere, apparteneva alla collezione di papa Giulio II. Oggi è parte dei Musei Vaticani. L’opera fino al restauro nel 1700 non era completa di tutte le sue parti.

Johann Joachim Winckelmann lo considera “ il più alto ideale dell’arte” → l’Apollo del Belvedere era una delle più rilevanti opere appartenenti al canone fissato nel Rinascimento. Il graduale passaggio da Rinascimento a Contemporaneità ha dissestato la gerarchia di importanza dell’arte e attualmente la statua non è considerata un’opera da manuale, ma per lui l’Apollo è collocato ad un gradino superiore. L’influenza di Winckelmann fu incredibile, venne considerato un punto di riferimento durante la Rivoluzione francese poiché nel suo testo fa coincidere la grandezza dell’arte greca con la libertà. Questa connessione fra arte greca e libertà fu straordinaria agli occhi degli uomini della seconda metà del 1700, di tutto il periodo neoclassico e oltre.

Alcune statue antiche divennero parte integrante degli studi umanistici, erano considerati quasi oggetti sacri, imprescindibili per la formazione culturale di un artista. In età neoclassica in Francia, Jean-Galbert Salvage (1806) anatomizza e scortica l’Apollo del Belvedere: ci mostra la parte ossea e muscolare. Spesso l’Apollo viene imitato (non copiato, si utilizzava come spunto), altre volte si studiava la statua prendendo misure e proporzioni precise nelle scuole d’arte (es. Royal Academy). La statua diventa anche un accessorio borghese da tenere in casa e compare in molti dipinti (es. Flaxman). Nel 1700 emerge l’enorme fama dell’Apollo e Francois Raguenet sostiene che l’unica statua che riesce a tenere il confronto con Apollo è l’Antinoo capitolino: ma il giovane è solo un uomo, mentre l’Apollo non ha niente di naturale ed umano. Ci parla poi dell’aria nobile e grande che l’Apollo ha (con aria intende il movimento e le posture del corpo). Cose simili sono dette da Joseph Spence che considera l’Apollo come un qualcosa di sovraumano, divino e superiore a tutti gli altri reperti antichi (è considerato la guida delle muse). FOTO - William Hogarth, Analisi della bellezza, 1753: La tavola è molto analitica e seriosa ma al contempo giocosa e piacevole. Sulla cornice sono posti oggetti tra loro molto diversi, appartenenti a categorie varie: candelabri, fiori, vasi, cactus, corsetti femminili, e anche un volto di un bambino. La scena principale comprende opere considerate basilari per l’uomo di cultura del tempo: il torso del Belvedere, il Laocoonte, la Venere Medici, Ercole Farnese, al centro Apollo del Belvedere. Le statue sono accostate a oggetti di varia natura, quali uno stivale, un ramo, un damerino, una piccola sfinge, libri di studio anatomici ed altri strumenti legati allo studio dell’anatomia. FOTO - English House of Commons, dibattito sull’acquisto dei marmi del Partenone (1816): la Gran Bretagna scopre le antichità classiche di Atene: l’ambasciatore britannico si reca al sultanato ottomano a Istanbul (la Grecia era sotto il dominio turco-ottomano) per chiedere il permesso di studiare i marmi dell’Acropoli. Il permesso non viene dato, tuttavia la squadra di studio, guidata dall’artista italiano Lusieri, stacca alcuni marmi dal Partenone. I marmi vengono poi portati per mare a Londra ed entrano nella collezione privata dell’aristocratico scozzese Lord Elgin, che in seguito li venderà al British Museum. Una commissione interroga alcuni artisti per capire il loro giudizio e valutazione sui marmi. Dibattito tra il capo della commissione e lo scultore John Nollekens: l’artista paragona il Teseo all’Apollo e al Laocoonte, ma non riesce a definire se ci sia una bellezza maggiore o minore rispetto a quella dell’Apollo. L’artista John Flaxman dà poi un giudizio perentorio e straordinario e lo definisce “bellezza ideale, superiore a qualsiasi statua maschile”.

APOLLO DEL BELVEDERE, LE RIPRODUZIONI Nel XIX secolo le riproduzioni dell’Apollo ornano giardini e dimore aristocratiche italiane, francesi e britanniche (es. giardino di Salisburgo, Kedleston Hall, Derbyshire). Le riproduzioni in gesso possono essere di ottima qualità o di qualità mediocre. Come accaduto per lo Spinario, anche per l’Apollo del Belvedere le riproduzioni sono infinite: troviamo piccoli bronzi a San Pietroburgo, e a Vienna i bronzetti che riproducono il movimento del piede e la calzatura del piede dell’Apollo. FOTO – Nella Syon House (1761) l’Apollo è collocato dentro un’importante nicchia e gode di una posizione privilegiata e ben distinta; di fronte è posta la riproduzione del Galata morente. FOTO – Lee Miller, modella del 1800, fotografa un magazzino di copie in gesso tra cui spicca anche l’Apollo del Belvedere. Nel 1830 recita nel film “Le sang d’un poèt” di Jean Cocteau interpretando una statua antica. Il volto e il corpo suggeriscono il richiamo all’antico. Inoltre, Miller posa come modella accanto ad un torso della Venere e seduta sopra un frammento di colonna antica.

APOLLO DEL BELVEDERE, CITAZIONI, IMITAZIONI, RIPRESE In alcune opere la nudità dell’ Apollo viene coperta. Il tema della nudità percorre i millenni: a volte viene accettata e altre volte è un problema. Nel 1600, nell’età neoclassica e nella seconda metà del 1800, l’antichità era celebratissima e la nudità era vietata. Fisiognomica: pseudoscienza che consiste nell’idea che se io guardo il volto di una persona ne capisco il carattere, i modi, le idee e la personalità. Il volto racconta la storia di una persona. Il punto più alto nello sviluppo del volto umano è l’Apollo e il punto più basso è l’uomo primitivo. Ci sono vari esempi di come gli artisti hanno recepito e imitato l’Apollo. FOTO - L’attore Iffland nel ruolo di Pigmalione, 1771: recita assumendo la posa e il gesto della statua di Apollo perché era una postura riconosciuta e apprezzata dal pubblico. FOTO – Giorgio de Chirico, 1914: artista che tante volte ha dialogato con il mondo classico inserendo elementi della statuaria antica e della cultura classica. Dipinge un frammento di Apollo accanto a oggetti moderni, infatti la politica di de Chirico è quella di generare un dialogo fra antico e moderno creando sorpresa e spaesamento. FOTO – Anche i surrealisti hanno preso in considerazione l’Apollo, ma a loro modo: nella copertina della mostra internazionale surrealista del 1936 vediamo l’Apollo trasformato, reso irriconoscibile nel volto, con attributi ben lontani da quelli canonici. FOTO – Francesco Vezzoli nel 2000 riprende il mito di Apollo e Marsia presentando una statua finta con il volto di se stesso e poi una statua antica più piccola che rappresenta un satiro. L’arte contemporanea interagisce con quella antica, usando i miti. Mito di Apollo e Marsia: Atena prova a suonare l’aulòs (simile all’oboe), ma ha orrore del proprio volto con le gote gonfie e lo getta a terra. Lo raccoglie il satiro Marsia che comincia a suonarlo: si considera bravissimo e quindi sfida Apollo che vince e fa scuoiare Marsia come punizione. FOTO – Francesco Vezzoli dialoga nuovamente con l’Apollo del Belvedere. Presenta due busti: uno di Apollo e l’altro di se stesso che fa il gesto di lanciare un bacio ad Apollo. L’uomo è portato ad aprire un contatto con la scultura, a prendere posizione, sentiamo che il nostro corpo entra in relazione spaziale e fisica con la statua.

APOLLO DEL BELVEDERE, IL “VIAGGIO” A PARIGI Alla fine del 1700 Napoleone vuole allestire il museo dei musei, una raccolta di opere che riassumono la grande storia dell’arte. I francesi giungono in Italia e prendono diverse opere d’arte: ci sono carri che lasciano Roma carichi di opere, destinati ad arrivare in Francia. Alcune opere diventano simbolo di questa operazione, come il vaso di Béranger, le cui decorazioni celebrano l’entrata a Parigi con le opere. FOTO – Tantissimi politici traducono il valore dell’opera d’arte in denaro: “quanto può valere quest’opera?”. Napoleone mostra il Laocoonte e l’Apollo del Belvedere a persone benestanti proponendo un alto prezzo. L’incisore prende in giro questo fatto, in Francia c’è una certa dialettica. FOTO – Satira anonima: rappresenta un uomo con faccia stupida e orecchie d’asino che sta disegnando e alle sue spalle c’è un uomo bendato con orecchie d’asino (potrebbe essere l’Ignoranza). Siamo al Louvre e davanti a loro c’è l’Apollo, circondato da un fumo come se ci fosse stato un sacrificio antico. E’ una satira contro un critico di una rivista che rappresentava il pensiero dei critici d’arte legati al potere. Si mette in dubbio il valore di questo signore così come anche il criterio con il quale queste persone dicevano come doveva essere l’arte. È una satira contro il potere del tempo. FOTO - Hubert Robert disegna un momento della vita del Louvre, in particolare la sala d’Apollo in cui ci sono famiglie e persone che studiano, disegnano, copiano e lavorano.

APOLLO DEL BELVEDERE, CARICATURE Le caricature sono il momento in cui si prende in giro, in cui si colpisce qualche personaggio noto e lo si fa ricorrendo a immagini note, richiamando qualcosa di celebre. Il dibattito artistico si svolge fondamentalmente tra Francia e Gran Bretagna. Le caricature mettono in evidenza il fatto che in un modo o nell’altro la cultura europea sempre intrattenuto un rapporto con la statuaria classica. FOTO – In una caricatura inglese di James Gillray del 1797 c’è un richiamo alla Francia, che viene rappresentata come uno scimmiotto con il berretto frigio che urina sopra una serie di portfolio e libri di disegno, ciascuno dei quali ha nomi ben distinguibili. Questo scimmiotto è sotto la statua di Apollo del Belvedere, simbolo dell’arte per eccellenza. Questa satira è molto carica e difficile da leggere, ma per i contemporanei era una presa in giro gigantesca dei francesi. Ann Provis, la ragazza dipinta, diceva di aver scoperto il segreto dei colori di Tiziano, quindi lei, a pagamento, avrebbe rivelato il segreto a tutti i pittori che l’avessero chiesto. Alcuni membri della Royal Academy, come Benjamin West, le credevano e questo fu uno scandalo che spinse questo caricaturista a fare questa sontuosa caricatura piena di riferimenti e testi come una specie di fumetto. FOTO – Nella caricatura “Il professore di disegno” ci sono degli scimmioni che studiano statue di scimmioni. È una presa in giro dei professori perché dicevano che per essere un grande artista dovevi imitare delle precise statue (come la Venere de’Medici e l’Apollo del Belvedere). Il tema della scimmia è molto frequente nell’arte perché si pensava che fosse un animale che ripeteva i gesti e i movimenti dell’uomo (è l’animale che rappresenta l’IMITAZIONE), ed è quindi collegato al mondo dell’arte in quanto l’imitare la natura è un procedimento legato alla sfera artistica. FOTO – Caricatura di una specie di guerra fra allievi di Jacques Louis David e un signore vestito in modo elegantissimo che si distingue dagli allievi. È la battaglia dei neoclassici contro il rococò (l’ultima stagione del barocco). La postura del marchese indica lo spirito un po’ frivolo, leggero e delicato del rococò, in contrasto con l’arte neoclassica che si presenta come maschile, forte e vigorosa. Alle spalle di questi studenti troneggia l’Apollo del Belvedere, che sembra impegnato in questa battaglia artistica.

APOLLO DEL BELVEDERE - POP La cultura contemporanea, che si chiama cultura di massa, fa i conti con questo canone della statuaria antica in un modo ancora diverso, ci sono situazioni ancora più varie. Quando queste immagini nel mondo della cultura di massa diventano icone e le troviamo usate e riusate. FOTO – Nel film di Billy Wilder del 1955 viene presentata una scena in cui Marilyn Monroe si riposa su un divano e compare una curiosa abatjour con il supporto a forma di busto di Apollo del Belvedere. FOTO – Etichetta dell’acqua minerale dove compare Apollo che tiene in mano una tazza con cui attinge l’acqua dalla fontana. FOTO – Concerto in Germania, 2015. Un gigantesco palco sormontato da un frontone di tempio classico, nel quale vediamo statue antiche a casaccio, come l’Apollo del Belvedere che è inserito al centro dove mai è stato. Quello che conta è che l’effetto funziona per la comunicazione di massa.

Questa statua è meno celebre dell’ Apollo del Belvedere, ma è quasi maggiormente importante. Il Torso ha ispirato gli artisti molto di più dell’Apollo. Non ci furono mai tentativi di restauro delle parti mancanti e questo ne accresce il fascino, viste le numerose lacune. Nei Musei Vaticani l’opera si trova nel cortile del Belvedere. A questo personaggio mancano volto, braccia e gambe: si discute molto sulla sua interpretazione. Sulla base della statua c’è la scritta “Apollonio di Nestore”, che è un artista ateniese attivo nella fine del I sec. a.C. Ci sono disegni di artisti che replicano il torso del Belvedere come quelli di Rubens, Delacroix, Moreau, Martini e tanti altri.

IL TORSO DEL BELVEDERE, INTEGRAZIONI, RICOSTRUZIONI Ci sono state ricostruzioni cartacee da parte di molti artisti, c’erano anche veri e propri corsi per tentare di ricostruirlo. FOTO – Giovanni Antonio da Brescia non gli dà un volto o delle braccia, ma gli dà gambe. FOTO – Baccio Bandinelli disegna un Ercole ricostruito con il suo volto e il Torso del Belvedere.

In un’epoca in cui non esisteva la riproducibilità tecnica che caratterizza il 1900 e la nostra epoca, si eseguivano RIPRODUZIONI di varia natura come disegni e calchi in gesso.

IL TORSO DEL BELVEDERE, SIMBOLO DELLA SCULTURA Il Torso del Belvedere (simbolo della scultura), la Venere, l’Apollo, il Laocoonte, vengono utilizzati come simboli dell’arte stessa. FOTO – Torso del Belvedere in un ritratto di famiglia. È la famiglia del fratello del pittore Bernardino Licinio (1500), il figlio più grande ostenta un Torso del Belvedere di piccole dimensioni con una gamba restaurata, che è un simbolo dell’attività dell’artista. FOTO – Frontespizio di un’opera di Perrier. È un saggio di modelli artistici: al centro dell’incisione c’è lo stemma del dedicatario, il Torso del Belvedere e an...


Similar Free PDFs