Bédier - pensiero e rilevanza dell\'autore sulla base dei suoi studi filologici PDF

Title Bédier - pensiero e rilevanza dell\'autore sulla base dei suoi studi filologici
Course Filologia Romanza
Institution Università degli Studi di Messina
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pensiero e rilevanza dell'autore sulla base dei suoi studi filologici...


Description

Joseph Bédier (Parigi, 28 gennaio 1864 – Le Grand-Serre, 29 agosto 1938) è stato un filologo francese. Allievo di Gaston Paris, gli si può attribuire il superamento delle prospettive romantico-positivistiche del maestro, ma soprattutto è colui che, rifiutando il metodo di Lachmann, instaura un nuovo metodo nell'allestimento delle edizioni critiche basato sul criterio del Codex optimus (da lui chiamato bon manuscrit), detto appunto "Metodo del Bédier". Ricoprì il ruolo di docente di filologia romanza a Friburgo, a Caen, alla Sorbona e al Collège de France. Fu eletto membro dell'Académie française nel 1920, andando a occupare il posto che era stato di Edmond Rostand. Morì nel 1938 per una congestione cerebrale. Bédier curò l'edizione di diverse opere della letteratura medioevale come per esempio il Roman de Tristan di Tommaso d'Inghilterra negli anni 1902-1905. Fondamentale nel suo percorso è l'edizione critica del Lai de l'ombre (1890) di Jean Renart, allestita prima osservando il metodo del Lachmann e, una ventina d'anni dopo, secondo il suo metodo personale, quello del bon manuscrit. Nello studio intitolato Les Fabliaux. Etudes de littérature populaire et d'histoire littéraire du moyen âge, del 1893 evidenziò la difficoltà di risalire alle origini dei temi favolistici e l'inconsistenza del considerare l'India la patria della novellistica europea. Nel trattato Légendes épiques del 1913 si preoccupò di scindere ogni relazione tra le chansons e gli avvenimenti carolingi narrati, e di dimostrare la loro origine legata alla collaborazione fra chierici e giullari e soprattutto ai santuari posti sui siti dei pellegrinaggi.[1] Il filologo francese Joseph Bédier, che nel 1890 aveva approntato una edizione critica del Lai de l'ombre (antico testo francese) seguendo il metodo di Lachmann, nel 1929[3] , dopo le critiche al suo lavoro portate da Gaston Paris, torna a studiare il testo, concludendo in primo luogo che il metodo stemmatico era assai raramente efficace, in quanto spesso la tradizione si bipartiva in due sole classi: Bédier afferma, a questo proposito, l'esistenza di una forza dicotomica che porta a poco a poco al raggruppamento dei testimoni in due grandi famiglie. Il risultato di questo era dunque l'impossibilità di procedere meccanicamente alla scelta della lezione tramite la legge di maggioranza e, inoltre, che esso portava a produrre inevitabilmente testi compositi, frutto dell'ingegno emendatore di un filologo, ma mai esistiti nella realtà. La soluzione empirica di Bédier consisteva nello scegliere un bon manuscrit, il miglior manoscritto tra i testimoni realmente posseduti e studiati. Ciò non secondo il gusto personale dell'editore, ma il più completo e con meno errori. In sostanza, il bon manuscrit non si sceglie a caso e bisogna dimostrare concretamente le ragioni per cui la scelta è ricaduta su quel codice piuttosto che su un altro. Il metodo lachmanniano, fino a quel momento base insostituibile per l'edizione critica di qualunque testo, entra in crisi. Il filologo francese Joseph Bédier, che nel 1890 aveva approntato una edizione critica del Lai de l'ombre (antico testo francese) seguendo il metodo di

Lachmann, nel 1929[3] , dopo le critiche al suo lavoro portate da Gaston Paris, torna a studiare il testo, concludendo in primo luogo che il metodo stemmatico era assai raramente efficace, in quanto spesso la tradizione si bipartiva in due sole classi: Bédier afferma, a questo proposito, l'esistenza di una forza dicotomica che porta a poco a poco al raggruppamento dei testimoni in due grandi famiglie. Il risultato di questo era dunque l'impossibilità di procedere meccanicamente alla scelta della lezione tramite la legge di maggioranza e, inoltre, che esso portava a produrre inevitabilmente testi compositi, frutto dell'ingegno emendatore di un filologo, ma mai esistiti nella realtà. La soluzione empirica di Bédier consisteva nello scegliere un bon manuscrit, il miglior manoscritto tra i testimoni realmente posseduti e studiati. Ciò non secondo il gusto personale dell'editore, ma il più completo e con meno errori. In sostanza, il bon manuscrit non si sceglie a caso e bisogna dimostrare concretamente le ragioni per cui la scelta è ricaduta su quel codice piuttosto che su un altro. Il metodo lachmanniano, fino a quel momento base insostituibile per l'edizione critica di qualunque testo, entra in crisi....


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