Berruto - Cerruti - La linguistica. Un corso introduttivo PDF

Title Berruto - Cerruti - La linguistica. Un corso introduttivo
Course Glottologia e Linguistica 
Institution Università degli Studi di Bari Aldo Moro
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Riassunti del suddetto manuale, per la preparazione all'esame di Glottologia e Linguistica....


Description

Berruto, Cerruti LA LINGUISTICA. UN CORSO INTRODUTTIVO Capitolo 1 La linguistica ha come oggetto le lingue storico-naturali (espressione del linguaggio verbale umano), e si divide in: 1) linguistica generale, a cui si contrappone la glottologia (che tratta lo studio comparato delle lingue antiche) 2) linguistica storica, dunque si considerino anche i dialetti (la distinzione con le lingue è solo sul piano sociale e storicoculturale, oggetto della sociolinguistica). La comunicazione è un passaggio di informazione, o trasmissione intenzionale di informazione da un emittente verso un ricevente: intenzionale perché fa sì che il ricevente percepisca l’informazione come tale. 1) comunicazione in senso stretto (em. int./ric. int.) 2) passaggio di informazione (emittente non intenzionale/ricevente intenzionale) 3) formulazione di interferenze (nessun emittente/ricevente interpretante). Il segno è qualcosa che sta per altro, unità fondamentale della comunicazione. Sono: indici: motivati naturalmente/non intenzionali segnali: motivati naturalmente/intenzionali icone: motivati analogicamente/intenzionali simboli: motivati culturalmente/intenzionali segni: non motivati/intenzionali —> la motivazione è convenzionale. Il ricevente si rifa ad un codice, un insieme di conoscenze e corrispondenze fissate per convenzione fra qualcosa e qualcos’altro, fornendo le regole per interpretare i segni. I sistemi di comunicazione sono dei codici.

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Le proprietà della lingua: 1. Biplanarità: significante e significato; 2. Arbitrarietà: non c’è alcun legame motivato naturalmente derivabile per logica fra significante e significato, dunque si parla di convenzione, arbitrarietà. Citiamo Hjelmslev che ha distinto quattro tipi di arbitrarietà rappresentata col triangolo semiotico (significante/significato/ referente): 1. Segno/referente: arbitrario; 2. Significante/significato: arbitrario; 3. Forma/sostanza del significato: arbitrario (es. bosco/legna/legno in ted. espresse in una sola parola) cioè come una lingua organizza in forme diverse un significato; 4. Forma/sostanza del significante: arbitrario, a seconda dei suoni pertinenti di una lingua (carattere fonico-acustico). Fanno eccezioni le onomatopee e gli ideofoni. 3. Doppia articolazione: a un primo livello il significante è scomponibile in unità portatrici di significato, riutilizzate per formare altri segni o morfemi (prima articolazione) ed ancora in unità più piccole non portatrici di significato cioè i fonemi (seconda articolazione). Fonemi e morfemi possono coincidere. Questa proprietà permette un’economicità di funzionamento: con un numero limitato di unità di seconda articolazione si può costruire un numero grandissimo di unità dottate di significato; importante dunque la combinatorietà. 4. Trasponibilità di mezzo: il significante può essere trasmesso sia tramite il canale fonicoacustico e sia tramite il visivo-grafico. Il primo è prioritario perché il parlato è prioritario antropologicamente (tutte le lingue scritte sono anche parlate, ma non il contrario), ontogeneticamente (l’uomo impara prima a parlare), filogeneticamente (nella storia la scrittura si è sviluppata dopo, forse 3500 a.C.). [Distinguiamo i sistemi semasiografici dai glottografici, di cui i primi non fanno uso di simboli linguistici, per cui sono pittografie ed ideografie. I glottografici si dividono in non fonetici e

fonetici oppure logografici e fonografici: i primi fanno riferimento ad unità di significato, ai morfemi; i secondi rappresentano i suoni del linguaggio. - Nella logografia o morfografia ogni carattere sta per un morfema (es. cinese, egiziano geroglifico); - Sillabografia: un carattere per sillaba, una combinazione di fonemi diversi non distinguibili fra loro (es. giapponese, che usa logogrammi cinesi e sillabogrammi); - Abjad : un carattere per consonante (es. arabo, ebraico, siriaco), le vocali non sono segnate; - Abugida: un carattere per una combinazione sillabica di consonante e vocale (es. sanscrito e hindi); - Alfabeto: ogni carattere per una consonante o vocale; il primo alfabeto della storia è quello greco da cui derivano il cirillico ed il latino; - Grafia di tratti: ogni carattere rappresenta una conformazione articolatoria e sta per il fono o foni (es. Coreano). Origini e caratteristiche del linguaggio. Il canale fonico-acustico ha vantaggi biologici purché ci sia aria (ma si pensi alla tecnologia oggi): - Non ostacolano altre attività; - Permettono di localizzare la fonte; - La ricezione e la produzione sono in contemporanea; - L’esecuzione è più rapida della scritta; - Si può comunicare a più; - Il messaggio ha anche rapida dissolvenza; - L’energia è ridotta. Lo scritto però ha priorità sociale, veicolo della trasmissione della tradizione culturale, letteraria, scientifica, ha validità giuridica —> Nasce come fissazione solida del parlato.] 5. Linearità e discretezza: per linearità si intende che il significante si sviluppa in successione nel tempo e nello spazio, per cui apprendo solo dopo che sono stati prodotti tutti gli elementi del messaggio. Ci sono altri segni “globali”, percepiti simultaneamente. Si parla dunque di monodimensionalità del segno. La discretezza invece significa che la differenza fra le unità di lingua è assoluta e non quantitativa/ relativa, c’è un confine preciso grazie alle classi di suoni. Il significato non varia in proporzione al variare del significante (es. GATTTOOOO e gatto sono la stessa cosa). 6. Onnipotenza semantica, plurifunzionalità e riflessività: l’onnipotenza sta nel fatto che con la lingua diamo un’espressione a qualsiasi contenuto: con la lingua si può parlare di tutto > ma per prudenza parliamo di plurifunzionalità, ossia che la lingua assurge a funzioni molto diverse che Jakobson riassume in sei classi: a. Funzione emotiva, b. Funzione metalinguistica (riflessività), c. Funzione referenziale, d. Funzione conativa, e. Funzione fàtica; f. Funzione poetica. 7. Produttività e ricorsività: si può produrre messaggi nuovi e sia associare messaggi usati a situazioni nuove tramite un processo di creatività regolare, regolata da principi e regole. La ricorsività significa che uno stesso procedimento è riapplicabile un numero teoricamente illimitato di volte (ma noi siamo finiti...). 8. Distanziamento e libertà da stimoli: Il primo è una proprietà che riguarda il potere di riferirsi a cose lontane, dunque consente di parlare di un’esperienza anche in assenza di essa perciò possiamo dire che sia ‘libera da stimoli’ perché i segni linguistici presuppongono una elaborazione concettuale della realtà esterna (tale prerogativa é il criterio per distinguere il linguaggio umano da quello animale). 9.Trasmissibilità culturale: ogni lingua è trasmessa all’interno di una società e ciò contribuisce a costituire la cultura in cui le convenzioni che costituiscono il codice di una lingua vengono trasmesse, ma vi è anche una componente innata che fornisce la facoltà del linguaggio (che è universale, a differenza delle lingue storico-naturali che sono particolari). Periodo della ‘pubertà linguistica’ (se entro gli 11-12 anni un essere umano non è esposto a stimoli, lo sviluppo della lingua è bloccato). 10. Complessità sintattica: alcuni messaggi linguistici possono presentare un alto grado di elaborazione strutturale i cui rapporti danno luogo ad una fitta trama nella sintassi del messaggio.

In tale contesto sono rilevanti o l’ordine degli elementi contigui, le dipendenze fra elementi non contigui, le incassature e la discontinuità sintattica. 11. Equivocità: la ritroviamo in un codice che pone corrispondenze plurivoche tra elementi di una lista e di quella ad essa associata (a un unico significante possono corrispondere più significati). Paradossalmente ciò costituisce un vantaggio nell’organizzazione del sistema linguistico perché contribuisce a consentire la flessibilità dello strumento linguistico e i possibili problemi sono disambiguati dal contesto. La facoltà verbale è specifica dell’uomo poiché è l’unico a possedere le precondizioni anatomiche e neurofisiologiche che permettono l’elaborazione del linguaggio verbale e queste sono: - adeguato volume del cervello - conformazione del canale fonatorio detto a ‘due canne’, il quale consente sottili distinzioni articolatorie. Proprietà del linguaggio verbale umano, esclusiva dei segni linguistici: No: biplanarità, arbitrarietà, linearità, discretezza, trasmissibilità culturale, equivocità. Si: doppia articolazione, trasponibilità nel mezzo, onnipotenza semantica, riflessività, produttività, ricorsività, distanziamento e libertà da stimoli, complessità sintattica.! La lingua è un codice che organizza un sistema di segni dal significante in primis fono-acustico, arbitrari ad ogni livello e doppiamente articolati, posseduti come conoscenza interiorizzata che permette di produrre infinite frasi a partire da un numero finito di elementi. Per diacronia si intende lo sviluppo delle lingue nel tempo, la loro evoluzione storica (es. etimologia di una parola). Per sintonia si intende la descrizione delle cose per quelle che appaiono all’osservatore in un dato momento, a prescindere dalla loro evoluzione. Nei fatti queste sono separabili. Solo l’astrazione concessa della visuale sincronica consente di vedere come funziona il sistema linguistico, descrivendo le unità da cui è composto. La linguistica sincronica spiega come funziona una lingua, mentre la diacronica Spiega il perché le sue forme sono fatte in un determinato modo. Distinguiamo il sistema astratto dalla realizzazione concreta e nella linguistica moderna viene indicata con tre terminologie: - Langue e parole! (cardini del pensiero di Ferdinand de Sassurre), - opposizione tra sistema e uso (L. Hjelmslev), - opposizione fra competenza e esecuzione (Chomsky). Sistema astratto: di tutte le tre coppie si intende l’insieme di conoscenze mentali, regole interiorizzate che costituiscono la nostra capacità di produrre messaggi in un certa lingua e sono possedute in misura uguale come sapere astratto. Realizzazione concreta: atto linguistico individuale che si concretizza in una certa lingua. Parole, uso e esecuzione richiedono, per essere messi in opera, l’esistenza di Langue, sistema e competenza. La coppia Langue e parole prevede una triplice opposizione tra ‘astratto’, ‘sociale’ e ‘stabile’ da un lato e ‘concreto’, ‘individuale’ e ‘mutevole’ dall’altro. Coseriu e altri linguisti pongono la norma tra Langue e le parole, essa specifica quali sono le possibilità del sistema che vengono attualizzate nell’uso dei parlanti di una lingua in un certo momento storico. Ogni attuazione di un elemento di un sistema di segni in una certa posizione dunque del messaggio implica la scelta di un paradigma di elementi selezionabili in quella posizione (es. Se il gatto mangia il topo, non è il cane che mangia il topo), scegliendo uno, ed escludendo altri che pur intrattengono rapporti sull’asse paradigmatico, ma che non hanno rapporti sull’asse sintagmatico, con gli altri elementi precedenti e susseguenti nello stesso messaggio. L’asse paradigmatico è verticale (sistema, serbatoi da cui attingiamo), l’asse sintagmatico orizzontale (strutture, la combinazione degli elementi secondo le regole). L’organizzazione secondo i due assi dà vita alla distribuzione diversa degli elementi della lingua, permettendo di riconoscere classi di elementi con stesse proprietà distribuzionali. Nella lingua ci sono quattro livelli di analisi secondo la biplanarità e la doppia articolazione, individuando tre strati del segno linguistico: - significante come puro significante (fonetica e fonologia); - significante come portatore di significato (morfologia e sintassi);

- significato (semantica). Altri sottolivelli della lingua sono la grafematica, la pragmatica e la testualità.

Capitolo 2 La fonetica si occupa della componente fisica della comunicazione verbale. Tre campi: 1. Articolatoria: come i suoni sono prodotti dall’apparato fonatorio umano; 2. Acustica: studia i suoni in base alle modalità di trasmissione; 3. Uditivi: come i suoni sono percepiti e decodificati. L’apparato fonatorio è l’insieme di organi e strutture anatomiche per la comunicazione verbale. I suoni sono prodotti in espirazione, per flusso di aria egressivo, ma anche in inspirazione, flusso ingressivo, apneumatici e dunque avulsivi (non dipendenti dalla respirazione): polmoni>bronchi>trachea>laringe-glottide>corde vocali (che aprendosi e chiudendosi con l’aria vibrano) = meccanismo laringeo; faringe>cavità boccale (importanti la lingua, alveoli, denti e labbra)>velo>palato. La frequenza è l’altezza dei suoni. Parametri per l’identificazione dei suoni: 1. luogo in cui si articola un suono (palatali, alveolari, labiodentali…); 2. modo di articolazione (occlusive, fricative, affricate…): conformazione degli organi fonatori ed il restringimento relativo che ostacola il flusso dell’aria e producono contoidi (ostacolo completo o parziale) e vocoidi (nessun ostacolo); 3. mobilità dei singoli organi. I suoni possono essere sordi e sonori in base alla partecipazione delle pliche laringee. Nelle consonanti (contoidi) i parametri di classificazione sono: - Modo di articolazione: occlusive (ostacolo completo), fricative (ostacolo incompleto, suono della frizione); le approssimanti (semivocali/ semiconsonanti) generate da restringimento minore; le affricate sono consonanti originate da un’occlusione totale momentanea seguita da un restringimento (occlusiva+fricativa). Altri parametri sono dettati dai movimenti della lingua o dalla partecipazione della cavità nasale: laterali (l’aria passa ai due lati della lingua); vibranti (contatti intermittenti fra lingua ed un altro organo); nasali. In base all’energia articolatoria dividiamo suoni forti e suoni leni (per cui le occlusive sono più forti delle approssimanti). Se c’è aspirazione (intervallo di tempo fra il rilascio dell’occlusione all’inizio della vibrazione delle corde vocali tipica delle vocali) abbiamo le aspirate. - Luogo di articolazione: bilabiali, labiodentali, dentali (incluse le alveolari), palatali, velari, uvulari (vicino all’ugola), faringali (alla radice della lingua), glottidali. Le vocali (vocoidi) si differenziano a seconda della conformazione della cavità orale. A seconda della posizione della lingua abbiamo: anteriori, posteriori, centrali, alte (o chiuse), basse (o aperte), medie (medio-alte e medio-basse). A seconda delle labbra invece possono essere: arrotondate o non arrotondate (senza dunque protrusione e arrotondamento). Se l’aria passa dalla cavità nasale abbiamo le nasali. Le approssimanti hanno un modo di articolazione intermedio fra vocali e consonanti fricative, prodotte con un inizio di

restringimento del canale orale: ci sono suoni vicini alle vocali dunque “semivocali”, distinte in anteriori (palatali) e posteriori (velari). Es. uomo, ieri… L’alfabeto fonetico internazionale IPA nasce per far fronte ai diversi sistemi linguistici grafici (alfabetico, sillabico, ideografico…): è l’insieme dei simboli impiegati per la rappresentazione grafica dei suoni di una lingua. Associa un segno grafico ad un fono. Nacque nel 1888 nell’ambito dell’API a Parigi con l’intento di facilitare l’apprendimento della pronuncia delle lingue straniere. Promotori Passy, Sweet, Viëtor, Jespersen. Ci fu anche un periodico Le maître phonétique dal 1889 al 1970. L’organo ufficiale di diffusione dei criteri fonetici da allora ad oggi è il JIPA (Journal of the International Phonetic Association). Fondamentale la revisione nel Congresso di Kiel nel 1989. L’IPA è basato sui simboli dell’alfabeto latino comprendendo anche simboli greci ed alcuni di nuova creazione; si usano anche dei diacritici (segni grafici). Si organizza in tavole o sezioni: consonanti polmonari o egressive, non polmonari o ingressive, vocali, diacritici, altri simboli, soprasegmentali, toni e accenti di parola. La Extended IPA for Disordered Speech considera anche i disturbi del linguaggio (1989). Il modo approssimante è stato introdotto nel 1979, perché prima erano classificati come semivocali. Le vocali sono rappresentate in uno spazio trapezoidale che riproduce le dinamiche articolatorie: intuizione di Jones (1957) che definì la posizione delle vocali cardinali. Ogni vocale appare in coppia (a sinistra non arrotondato, a destra arrotondato). Se le vocali sono nasali poniamo un accento circonflesso. La fonologia studia i foni nella loro configurazione, ossia fonemi: piccole unità distintive che determinano differenze di significato e rappresentano le unità prime del secondo sistema di articolazione. Mentre per ogni fono esiste un fonema, per ogni fonema può accadere che esistano più foni —> si parla di allofoni. Per esaminare i fonemi si ricorre alla prova di commutazione per definire le coppie minime. I fonemi non sono suddivisibili ma sono accomunati da proprieta articolatroie (es. / t/ e /d/). Due fonemi sono differenziati da almeno un tratto fonetico, differenza rappresentata nella teoria dei tratti distintivi (+ e -). I tratti distintivi principali di foni/fonemi sono: coronale/non coronale (parte anteriore della lingua sollevata, tipo /t/), sonorante/non sonorante (a canale aperto e libero), sillabico/non sillabico, ATR/non ATR (prodotti con la radice della lingua in avanti) [in fonetica abbiamo invece una classificazione per movimenti e atteggiamenti degli organi]. L’italiano ha 30 fonemi (incluse le approssimanti). Concetti problematici: - certo è che la geminazione di consonanti costituisce coppie minime (es. cane/canne): per cui delle 15 consonanti in base alla lunghezza che generano coppie minime si escludono le 5 consonanti che non si trovano mai geminate in posizione intervocalica e foni già lunghi in posizione intervocalica ([ts], [dz], ‘sc’, ‘gn’, ‘gl’). - Differenze regionali che costituiscono un certo numero di coppie minime (es. settentrione /‘kj3:ze/ e /‘kj3:se/). - Differenze di apertura fra vocali medio-alte e medio-basse fra e ed 3 e o ed c (es. pesca o botte). - Raddoppiamento fonosintattico: allungamento di una consonante iniziale se in parole con l’accento sull’ultima sillaba, con monosillabi ed alcuni bisillabi (es. Roma, dove vvai). La sillaba è l’unità minima pronunciabile utilizzata per costituire la forma fonica delle parole: è dotata di un nucleo, dato da una vocale (in italiano) o da una consonante; la parte che precede la vocale è detta attacco, mentre quella che succede è la coda (es. CVC). La rima è composta da nucleo e coda. Questa combinazione nucleo-coda determina il peso: se una sillaba non ha coda dunque termina per vocale sarà aperta o libera; se ha la coda o la vocale con cui termina è lunga sarà chiusa o implicata. Più consonanti contigue rispettano le restrizioni fonosintattiche. [In italiano abbiamo CV-V-VC-CCV-CVC-CCCV. Parole come spo-rt sono un’eccezione in quanto prestiti.] Per la suddivisione in sillabe ci sono criteri fonologici:

- in italiano se vi sono due consonanti contigue esse hanno come nucleo la vocale successiva solo se tale combinazione compare ad inizio di altre parole (es. magro / greco), se no vanno divise;

- Le consonanti geminate vanno separate.

Dittonghi e trittonghi: i primi sono formati da approssimante+vocale, i secondi da due approssimanti+vocale. In base alla posizione dell’approssimante rispetto alla vocale dividiamo il dittongo ascendente e discendente, dunque fra semiconsonante e semivocale: - dittongo ascendente —> AV, semiconsonante, perché il restringimento è maggiore; - Dittongo discendente —> VA, semivocale, perché il restringimento del canale è minore. I fatti prosodici o soprasegmentali sono: - accento: intensità di pronuncia, che in un gruppo di parole o parola plurisillabica prodotta con unica emissione una sillaba (tonica appunto) presenta prominenza fonica sulle altre atone; in italiano è dinamico-intensivo, dipende dalla forza, invece in altre lingue l’accento è musicale. Non va confuso con l’accento grafico nelle parole ossitone o per marcare la differenza (valore fonematico) tra monosillabi omofoni o tra vocale aperta (grave) e chiusa (accento acuto). L’accento può avere posizione fissa o libera, in italiano distinguiamo: ossitone, parossitone, sdrucciole, bisdrucciole, trisdrucciola (con i clitici che comporta un accento secondario). La successione di sillabe toniche ed atone si chiama ri...


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