Buone prassi neuropsichiatria PDF

Title Buone prassi neuropsichiatria
Course Neuropsichiatria infantile
Institution Università degli Studi Roma Tre
Pages 13
File Size 374.6 KB
File Type PDF
Total Downloads 41
Total Views 151

Summary

Download Buone prassi neuropsichiatria PDF


Description

BUONE PRASSI EDUCATORE PROFESSIONALE .docx Neuropsichiatria infantile Universita degli Studi Roma Tre 12 pag.

Document shared on www.docsity.com Downloaded by: eleonora.narlo ([email protected])

BUONE PRASSI E RESPONSABILITA’ PROFESSIONALE INTRODUZIONE Entrare in relazione con l’altro vuol dire entrare in contatto con un’altra identità, cioè con qualcuno che è “diverso” da noi. In passato ma ancora ad oggi si tende ad annullare queste diversità perché risulta più facile lavorare sul collettivo che sull’individuo. La diversità viene interpretata spesso come sinonimo di negatività, come una minaccia alla propria identità, generando sentimenti di paura, ansia, ostilità, sospetto (es. nei disabili, stranieri, ecc.), quando invece dovrebbe essere vista come un valore e una risorsa in cui la scuola possa rivelarsi il luogo più efficace dove ognuno può affermare se stesso, valorizzando quindi le differenze.

CAPITOLO 1: L’INSEGNANTE, L’EDUCATORE, IL PEDAGOGISTA E LE DISABILITA’ In generale la MENOMAZIONE è caratterizzata da qualsiasi perdita, anomalia o anormalità di strutture o funzioni psicologiche, fisiologiche o anatomiche che possono essere transitorie o permanenti e comprende la perdita a carico di arti, tessuti o altre strutture del corpo, incluso le funzioni mentali; la DISABILITÀ comprende qualsiasi restrizione o perdita(conseguente ad una menomazione) della capacità di svolgere un'attività nel modo o nei limiti ritenuti normali per un essere umano, come nella realizzazione dei compiti e nella espressione dei comportamenti; l’HANDICAP è la condizione di svantaggio (sociale) conseguente a una menomazione o disabilità che in un soggetto limita o impedisce l’adempimento del ruolo normale per tale soggetto in relazione all’età, al sesso, ai fattori culturali e sociali (quindi è una compromissione della capacità di sostenere funzioni della sopravvivenza). LEGGE QUADRO 104/92: “Legge-Quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate”. L’obiettivo della Legge 104 è quello di superare gli ostacoli che si frappongono tra le persone con handicap ed una loro migliore integrazione agendo nel modo più mirato possibile, con benefici tendenti a favorire il più completo inserimento della persona con handicap nel contesto sociale e scolastico. Una parte dei benefici sono fruibili da tutte le persone con handicap mentre altri sono riconosciuti in relazione alla gravità dell’handicap. 1. Al bambino da 0 a 3 anni handicappato è garantito l'inserimento negli asili nido. 2. E' garantito il diritto all'educazione e all'istruzione della persona handicappata nelle sezioni di scuola materna, nelle classi comuni delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado e nelle istituzioni universitarie. 3. L'integrazione scolastica ha come obiettivo lo sviluppo delle potenzialità della persona handicappata nell'apprendimento, nella comunicazione, nelle relazioni e nella socializzazione. 4. L'esercizio del diritto all'educazione e all'istruzione non può essere impedito da difficoltà di apprendimento né da altre difficoltà derivanti dalle disabilità connesse all'handicap. Tuttavia, questa legge quadro è stata criticata sia per il primato dato alla parola “assistenza” che precede l’integrazione e i diritti (tale approccio assistenzialistico all’handicap lo si tentava di eliminare da anni; l’handicap non dev’essere visto come una limitazione né una malattia dato che è l’ambiente a non essere adatto per un certo tipo di persone) sia perché appare semplicemente come un “raccoglitore” di leggi che colpiscono solo l’ambito scolastico senza nessuna novità e senza fornire idee utili negli altri settori emergenti. Con la Legge n. 18 del 3 marzo 2009, il Parlamento italiano ratifica la Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità. L'art 24, riconosce “il diritto all’istruzione delle persone con disabilità all’interno di “un sistema di istruzione inclusivo a tutti i livelli ed un apprendimento continuo lungo tutto l’arco della vita, finalizzati:

• • •

al pieno sviluppo del potenziale umano ; allo sviluppo della propria personalità, dei talenti , della creatività e delle abilità fisiche e mentali; a porre le persone con disabilità in condizione di partecipare effettivamente a una società libera.”

Nuovi modi di essere e di pensare: dall’isolamento all’inclusione: In passato vi è stato un periodo in cui medici, psichiatrici, pedagogisti e psicologi utilizzavano termini come “idiota”, “imbecille”, “deficiente” ritenuti scientifici nei confronti di persone con diversi livelli di ritardo mentale. A partire dal 1980-1990 essi venivano visti come atteggiamenti dispregiativi e si proposero invece espressioni diverse come bambino “portatore di handicap” o “…con handicap” o ancora meglio “ diversamente abile”, evidenziando la differenza qualitativa dell’uso delle abilità, questo termine è utilizzato per specificare che si raggiungono gli stessi obiettivi anche se con modalità diverse. Questo cambiamento venne effettuato per non utilizzare termini scientifici che avevano acquisito connotato semantico negativo e per valorizzare l’individualità della persona, evitando di indentificarla con la sua disabilità. Questa terminologia è positiva perché rivela che le abilità possedute da quel soggetto sono diverse ma che comunque questi possiede delle abilità. Vengono inoltre utilizzate etichette quali “caratteriale”(difficoltà relazionali causate soprattutto dal carattere della persona), “disadattato”(vi è una maggiore attenzione al rapporto con l’ambiente) e “svantaggiato socioculturale”(si dà importanza alla situazione di svantaggio in cui si trova una persona per cause sociali e/o culturali). LEGGE 170/2010: “Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico ”, fortemente voluta in particolare dall’AID(Associazione Italiana Dislessia) e dalle altre principali associazioni nazionali del settore. Nel 2010 è stata approvata la legge che definisce i disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico quali: dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia e riconosce per tali persone con DSA le seguenti finali: garantire il diritto all’istruzione; promuovere lo sviluppo della propria personalità, dei talenti , della creatività e delle abilità fisiche e mentali; favorire il sostegno scolastico anche tramite misure didattiche di supporto; ridurre i disagi relazionali ed emozionali; incrementare la comunicazione e la collaborazione tra famiglia, scuola e servizi sanitari; assicurare eguali diritti e opportunità di sviluppo in ambito sociale e professionale. L’ICF : Nel 2001, l’Assemblea dell’OMS ha approvato la nuova Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute. Modello medico: utile a stabilire una corretta diagnosi della malattia e una valutazione funzionale e obiettiva della disabilità . Tripartizione:menomazione,disabilità,handicap Rischio: in primo piano il difetto, la mancanza,la parte per il tutto è una classificazione che vuole descrivere lo stato di salute delle persone in relazione ai loro ambiti esistenziali: sociale, familiare, lavorativo etc. Promuove un approccio globale alla persona, attento alle potenzialità complessive, alle varie risorse del soggetto, tenendo ben presente che il contesto (personale, naturale, sociale e culturale) incide decisamente nella possibilità che tali risorse hanno di esprimersi. Esso sottolinea l’importanza di valutare l’influenza dell’ambiente sulla vita degli individui: la società, la famiglia, il contesto lavorativo possono influenzare lo stato di salute, diminuire le nostre capacità di svolgere mansioni che ci vengono richieste e porci in una situazione di difficoltà.

1

Document shared on www.docsity.com Downloaded by: eleonora.narlo ([email protected])

Nella prospettiva dell’ICF,lo svolgimento di attività e la partecipazione sociale di una persona con disabilità è determinata dall’interazione della sua condizione di salute (a livello di strutture e di funzioni corporee) con le condizioni ambientali, culturali, sociali e personali (definite fattori contestuali) in cui essa vive. Nel modello ICF assume valore prioritario il contesto, i cui molteplici elementi possono essere qualificati come “barriera”, qualora ostacolino l’attività e la partecipazione della persona, o “facilitatori”, nel caso in cui, invece, favoriscano le attività e la partecipazione. L’ICF cerca di descrivere non la persona disabile ma le situazioni e il contesto in cui vive, arrivando alla definizione di disabilità intesa come una condizione di salute in un ambiente sfavorevole. Ciò che importa è intervenire quindi sul contesto sociale costruendo reti di servizi che riducano queste disabilità, favorendo l’inclusione. L’ICF Children e Youth è volto a promuovere la salute, lo sviluppo e il benessere dei bambini e degli adolescenti, chiarendo anche aspetti funzionali di malattie croniche e di disabilità.

CAPITOLO 2: QUADRI CLINICI (ripetizione) RITARDO MENTALE: è un deficit dello sviluppo cognitivo e socio-relazionale con un livello intellettivo inferiore alla media(QI meno di 70) e due o più problemi adattivi insorti entro i 18 anni d’età. Le difficoltà diagnosticate si presentano nell’ area della : comunicazione, cura della persona, vita in famiglia, attività sociali, scuola, autodeterminazione, lavoro, tempo libero , salute, sicurezza. Il ritardo mentale (RM) rappresenta una condizione di interrotto o incompleto sviluppo psichico, con compromissione delle abilità che solitamente si manifestano durante il periodo evolutivo (capacità cognitive linguistiche, motorie, sociali). Non si può parlare di ritardo mentale solo in base al quoziente intellettivo, deve sempre essere presente anche un deficit adattivo. Il deficit cognitivo produce una azione di distorsione complessiva della personalità del soggetto e delle sue possibilità di adattamento. I disturbi psichiatrici che più comunemente si associano al ritardo mentale sono i disturbi da tic, disturbi dell’umore, disturbi da movimenti stereotipati, disturbi generalizzati dello sviluppo. Cause: il RM è fortemente correlato con situazioni di lesione o malformazione cerebrale. Possono derivare da comportamenti materni in gravidanza come l’uso di alcool, droghe, fumo di sigaretta. Nello specifico sono:

• • • •

Prenatali: agiscono intorno la 28° settimana di gestazione interferendo con i processi di morfogenesi (es.: aberrazioni cromosomiche); Perinatali: agiscono dalla 29° settimana di vita intrauterina e alla 1° settimana di vita extrauterina (ad esempio: patologie materne, insufficienza placentare, meningiti, encefaliti, ecc.); Postnatali: sopraggiungono alla 1° settimana come un evento traumatico cerebrale o un’encefalite; Ignote: sono un terzo dei casi, la causa più frequente.

Per quanto concerne invece i Fattori genetici: presenti nel 25% dei soggetti affetti da RM, prevalentemente sono attribuiti dalla sindrome di Down o alla sindrome dell’X-Fragile, la sindrome di Williams, Sindrome di Angelman, Sindrome Padrer-Willi, Sindrome di Rett che oltre al ritardo mentale presentano dismorfismi caratteristici.



Sindrome di Down (o trisonomia del cromosoma 21): si caratterizza per dismorfismi cranio – facciali. Dal punto di vista cognitivo si osserva una caduta nelle prove d’intelligenza verbale che si associa ad un linguaggio alterato, un minor deficit delle funzioni visuopercettive e di adattamento sociale.





Sindrome dell’X – Fragile: interessa soprattutto soggetti di sesso maschile, si caratterizza soprattutto per tratti disformici cranio – facciali. Dal punto di vista cognitivo da difficoltà attentive, impulsività, chiusura relazionale; la Sindrome di Williams si caratterizza per la presenza dal punto di vista somatico con dismorfismi, bassa statura, alterazioni del metabolismo calcio/fosforo. Presentano una caduta soprattutto nelle prove di intelligenza non verbale, capacità di calcolo scadenti, un linguaggio ben strutturato con uso di termini inusuali. Sindrome di Angelman: è una sindrome con ritardo importante ed è caratterizzata dall’ilarità, soprattutto nell’infanzia, ilarità che però scompare nella crescita tendendo a diventare aggressivi.



Sindrome Padrer – Willi: caratterizzata da ridotti movimenti fetali, verso i 2 anni il bambino inizia a diventare obeso, l’iperfagia potrebbe comportare la tendenza a diventare aggressivi pur di mangiare. In adolescenza sono a rischio di diabete. Sintomi associati a questa sindrome sono disturbi psichiatrici, con aggressività e compulsività.



Sindrome di Rett: si osserva nel sesso femminile e un profondo isolamento, nonché stereotipie a carico delle mani: si sfregano le mani di continuo, come se le stessero lavando.

Il RM è considerato in diversi gradi:



RITARDO MENTALE LIEVE: 85% dei casi, QI da 50-55 a 70. Sono bambini che, dal punto di vista cognitivo, presentano un quoziente intellettivo di 69 o meno a 50-55. E’ difficilmente evidenziabile nei primi anni di vita; fino alla maggiore età i soggetti affetti da questa patologia necessitano di un sostegno nell’adattamento scolastico e sociale; la comprensione è lievemente ritardata, alla fine del ciclo della scuola primaria sono in grado, in ambito linguistico di leggere e comprendere i nessi logici di un racconto semplice, hanno acquisito il concetto di numero e quantità e raggiungono le autonomie semplici. In età adulta raggiungono una autonomia lavorativa, sono quindi in grado di contribuire al benessere della società.



RITARDO MENTALE DI GRADO MEDIO: (10% dei casi, QI da 35-40 a 50-55) vi sono marcati ritardi dello sviluppo durante l’infanzia. L’età mentale si ferma ai 6/8 anni; questi bambini presentano discrete capacità comunicative e con supervisione possono provvedere alla cura della propria persona e allo svolgimento di lavori semplici; hanno una relativa autonomia nei luoghi familiari e possono discretamente adattarsi nel contesto sociale; nell’apprendimento scolastico sono lenti e hanno un vocabolario limitato con sviluppo disarmonico delle discipline(possono acquisire per es. maggiore competenze in campo matematico che in quello linguistico); sono consapevoli dei loro deficit e spesso si sentono alienati rispetto i loro coetanei.



RITARDO MENTALE DI GRADO GRAVE: (3-4% dei casi, QI da 20-25 a 35-40) l’età mentale si ferma ai 4/6 anni ed è quasi sempre necessario un supporto psicopedagogico continuo, i livelli del linguaggio sono minimi o assenti; se opportunatamente supportato l’individuo può acquisire una competenza basilare della cura di sé e della capacità di svolgere attività lavorative molto semplici in ambienti protetti e in presenza di personale specializzato; sentendosi incapaci di far fronte agli eventi possono soffrire di alcune forme di frustrazione.

2

Document shared on www.docsity.com Downloaded by: eleonora.narlo ([email protected])



RITARDO MENTALE DI GRADO GRAVISSIMO: (1-2% dei casi, QI da 20-25 a 35-40) tali soggetti non sono in grado si svolgere le principali funzioni della vita quotidiana; vi è una forte limitazione della cura di sé, nella comunicazione e nella mobilità; necessitano di un sostegno per tutta la vita; il linguaggio espressivo è scarso, conosce pochissime parole (numero inferiore a 5). I problemi sono aggravati dalle limitazioni motorie (controllo del capo e del tronco) e dai disturbi neurologici e sensoriali associati (strabismo, epilessia, limitazioni visive ed uditive).

DISTURBI DELLE CAPACITÀ MOTORIE: Secondo il DSM IV viene anche detto Disturbo dello sviluppo e della coordinazione; esso presenta una marcata compromissione dello sviluppo della coordinazione motoria con prestazioni motorie inferiori all’età cronologica del soggetto. Le manifestazioni di questo disturbo variano con l’età e con lo sviluppo, i bambini piccoli presentano goffaggine e ritardo nelle tappe dello sviluppo motorio (gattonare, camminare, stare seduti), i bambini più grandi possono presentare difficoltà nelle componenti motorie di assemblaggio di puzzle, nel modellismo, nel giocare a palla, nello scrivere stampato o corsivo. Le capacità coordinative sono influenzate da condizioni neurologiche, ambientali e psicologiche, da qui deriva la necessità di offrire al bambino tutti gli stimoli necessari affinché si verifichi un buon funzionamento del sistema nervoso e un’adeguata integrazione dell’apparato senso-motorio. L’ educazione motoria è importante perché promuove il controllo cosciente del movimento e azione e ristabilisce l’equilibrio attraverso il corpo e tonicità attraverso l’esperienza concreta. DISTURBO DA DEFICIT DELL’ATTENZIONE E DI COMPORTAMENTO(ADHD): è un disordine dello sviluppo neuropsichico, caratterizzato da iperattività, impulsività, disturbi d’attenzione che si manifesta generalmente prima dei 7 anni d’età. Secondo il DSM, l’ADHD può essere definita come una situazione/stato persistente di disattenzione e/o iperattività e impulsività più frequente e grave di quanto tipicamente si osservi in bambini di pari livello di sviluppo. Tali bambini hanno difficoltà a completare qualsiasi attività che richieda concentrazione; sembrano non ascoltare nulla di quanto gli viene detto; si distraggono facilmente sono eccessivamente vivaci, corrono, saltano sule sedie; parlano in continuazione; non riescono a rispettare il proprio turno. Trattamento: la terapia per l’ADHD si basa su un approccio che combina interventi psicosociali con terapie mediche. I genitori, gli insegnanti e lo stesso bambino devono sempre essere coinvolti nella messa a punto di un programma terapeutico, individualizzato sulla base di sintomi più severi e dei punti di forza identificabili nel singolo bambino. Essenziale ai fini di un risultato positivo della terapia è un rapporto prolungato con lo psichiatra infantile. DISTURBI GENERALIZZATI DELLO SVILUPPO: colpiscono diverse aree dello sviluppo causando una disfunzione permanente della interazione sociale reciproca, delle competenze comunicative, del comportamento, degli interessi e delle attività. Vi sono:





DISTURBO AUTISTICO: l’autismo è una sindrome comportamentale, esordisce prima dei 3 anni di vita. Le persone con autismo presentano una mancanza o difficoltà marcate nella ricerca spontanea della condivisione di gioie, interessi o obiettivi con altre persone; vi è un’incapacità o grave difficoltà a sviluppare relazioni con gli altri e di interpretarne i gesti, le posture, le espressioni mimiche; non riescono a cogliere i bisogni altrui; soprattutto nei soggetti più piccoli si denota uno scarso interesse nel fare amicizia e/o giocare con gli altri bambini. Le aree interessate sono relative all’interazione sociale, abilità di comunicare idee e sentimenti, stabilire relazioni con altri. Perciò la compromissione dell’interazione sociale è il nucleo principale dell’autismo, insieme all’alterazione delle competenze comunicative e dei comportamenti ripetitivi. SINDROME DI ASPARGER: è caratterizzata da compromissione della interazione sociale, dei comportamenti ed interessi analoghi a quelli dell’autismo, ma in assenza di compromissione cognitiva e linguistica o disturbi del comportamento adattivo. Detto “autismo ad alto funzionamento”. Non c’è ritardo nel linguaggio, né significativa compromissione cognitiva. Il linguaggio è bizzarro e atipico, ha un’insolita prosodia (per quel che riguarda l’intonazione, il ritmo, ecc.), sona troppo formale e prende le cose troppo alla lettera per incapacità nel riconoscere i motti di spirito, i doppi sensi. Gli schemi comunicativi dei bambini sono caratterizzati da una marcata prolissità.



SINDROME DI RETT: E’ una malattia neurologica. I soggetti hanno uno sviluppo psicomotorio apparentemente normale nei primi 5 mesi di vita; tra i 5 e i 48 mesi la crescita del cranio rallenta insieme a una perdita delle capacità manuali finalistiche con successivo sviluppo di movimenti stereotipati delle mani che somigliano al torcersi o lavarsi le mani; l’interesse per l’ambiente sociale diminuisce ; col pass...


Similar Free PDFs