Riassunto La civiltà delle buone maniere. Le trasformazioni dei costumi nel mondo aristocratico occidentale PDF

Title Riassunto La civiltà delle buone maniere. Le trasformazioni dei costumi nel mondo aristocratico occidentale
Author Maria Chiara Turra
Course Storia moderna
Institution Università di Bologna
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Summary

Pagine 179-181, 210-211, 255, 267-268,La civiltà delle buone maniere – Norbert EliasI modi di comportamento tipici degli uomini civilizzati dell’Occidente derivano da mutamenti che si sono susseguiti ed hanno portato a comportamenti “civili” ciò che oggi in altre società si considera “non civili”. L...


Description

Pagine 179-181, 210-211, 255, 267-268,

La civiltà delle buone maniere – Norbert Elias I modi di comportamento tipici degli uomini civilizzati dell’Occidente derivano da mutamenti che si sono susseguiti ed hanno portato a comportamenti “civili” ciò che oggi in altre società si considera “non civili”. La ricerca che il libro si pone è di individuare come sia avvenuta questa “civilizzazione” dell’Occidente, in che cosa consiste e quali ne furono gli stimoli, le cause, i motori, per cui solo l’esperienza storica può rendere evidente il vero significato di questa lenta e progressiva “civilizzazione”. Uno dei problemi chiave del processo di civilizzazione risiede nelle angosce umane prodotte da fattori sociali. Il processo del “divenire adulti” psichicamente è affine a quel processo di civilizzazione delle società civili: l’individuo nel corso della propria vita non fa altro che ripercorrere i processi della sua società nella sua storia. Parte prima: Civiltà e cultura Genesi sociale dell’antitesi “civiltà” e “cultura” in Germania 1. Introduzione Il concetto di “civiltà” esprime l’autocoscienza ed anche la coscienza nazionale dell’Occidente: riassume tutto il progresso che la società occidentale degli ultimi due o tre secoli ritiene di aver compiuto rispetto ad altre, precedenti o contemporanee. “Civiltà” non ha, però, lo stesso significato in tutte le nazioni occidentali: in Francia ed Inghilterra riassume l’orgoglio per l’importanza della propria nazione ed il progresso compiuto dall’Occidente e, più in generale, dall’umanità; mentre in Germania l’uso di “civiltà” esprime soltanto l’aspetto esteriore dell’esistenza umana, diventando quindi un valore di secondo piano. Il termine con cui in Germania si definisce se stessi, l’orgoglio per le proprie prestazioni e la propria natura è quello di “cultura”. Il concetto francese e inglese di “civiltà” può riferirsi a fatti politici o economici, religiosi o tecnici, morali o sociali; il concetto tedesco di “cultura” si riferisce a fatti spirituali, artistici e religiosi e divide nettamente tali fatti da quelli politici, economici e sociali. Il concetto tedesco di “cultura” si esprime nel suo carattere più profondo con l’aggettivo “culturale”, il quale indica il valore e il carattere di determinati prodotti umani. Civilizzazione indica un processo ed il suo risultato, si riferisce a qualcosa che è in continuo movimento. Il concetto di civiltà accentua ciò che è comune a tutti gli uomini o ciò che dovrebbe esserlo. Al contrario, il concetto tedesco di cultura sottolinea le differenze nazionali, le peculiarità dei gruppi. Nel concetto di cultura si rispecchia l’autocoscienza di una nazione che ha perennemente dovuto cercare di delimitare i propri confini sia in senso politico che spirituale. Per quanto grande sia comunque la differenza che intercorre tra questi due concetti entrambi sanno che è questo il criterio con cui va considerato e valutato nel suo insieme il mondo degli uomini; entrambi crescono e si trasformano insieme al gruppo di cui sono espressione: essi nacquero da un bisogno espressivo della collettività, la cui storia essi rispecchiano e ripropongono; muoiono a poco a poco solo quando nella vita sociale attuale non sono più collegati a nessuna funzione e a nessuna esperienza. 2. Processo di sviluppo dell’antitesi “civiltà” e “cultura” Sembra sia stato Kant a dare espressione per primo attraverso due concetti affini a una determinata esperienza ed antitesi della sua società: l’idea della moralità rientra nella cultura, ma l’uso di quest’idea, che mira soltanto a una parvenza di morale nell’amore per l’onore e a un’onestà esteriore, si riduce a civiltà. Il concetto tedesco di cultura, in contrapposizione a civiltà, trova le sue prime esperienze agli inizi del secolo XVIII in cui vi è un’opposizione tra la nobiltà di corte, che si esprime prevalentemente in francese ed è “civilizzata” secondo modelli francese, ed uno strato intellettuale del ceto medio, che si esprime in tedesco e coincide con i servitori dei principi borghesi o degli impiegati in senso ampio e tra elementi della nobiltà terriera: è questa la contrapposizione fra lo strato intellettuale tedesco del ceto medio contro la civiltà dello strato superiore di corte, che in Germania ha dato vita alla formazione dell’antitesi concettuale tra cultura e civiltà; in pratica tale contrapposizione si manifesta nella “cortesia”, esteriore ed ingannevole, e la “virtù” effettiva e reale. Tuttavia dopo la metà del secolo la preparazione culturale e le virtù dei ceti medi assume maggiore determinatezza ed incisività, in più aumenta la polemica contro gli atteggiamenti esteriori e superficiali che vivono nelle corti. 3. Modelli di vita cortese in Germania

Vi sono alcuni aspetti determinanti per l’evoluzione complessiva della Germania; primo fra questi il calo demografico e il collasso economico del Paese dopo la guerra dei Trent’anni: la Germania, e soprattutto la borghesia tedesca, erano povere, il commercio si era contratto e ciò che rimaneva era la borghesia delle piccole città che provvedeva ai bisogni locali. Nelle corti si cercava di imitare il tenore di vita della corte di Luigi XIV e si parlava francese: il tedesco, lingua degli strati medi e inferiori, era una lingua goffa e pesante. Il francese si diffonde anche negli strati superiori della borghesia. Nel 1780, Federico il Grande illustra le tristi condizioni della letteratura tedesca, considerando pedanti gli eruditi tedeschi e lamentando lo scarso sviluppo della scienza; trova le cause di questo nelle continue guerre, nell’insufficiente sviluppo del commercio e nella borghesia. Profetizza, comunque, che con l’aumento del benessere vi sarà una fioritura dell’arte e della scienza tedesche che porrà la nazioni al pari delle altre; da qui infatti segue la fioritura della letteratura e della filosofia tedesche e da qui la lingua tedesca diventa ricca e flessibile. Federico il Grande crea il paradosso dato dal fatto che la sua politica fosse prussiana mentre la tradizione dei suoi gusti fosse francese o, più esattamente, assolutistico-cortese. I successi bellici e politici del sovrano davano forza alla coscienza nazionale tedesca, ma nello stesso tempo veniva combattuto il suo atteggiamento nei confronti della lingua e del gusto. Quasi ovunque negli Stati tedeschi erano posti al vertice uomini che parlavano francese e determinavano la politica in Germania e, dall’altra parte, vi era una società di ceto medio, uno strato intellettuale germanofono, privo di qualsiasi influenza politica; dal secondo schieramento uscirono coloro grazie ai quali la Germania è stata definita la terra dei poeti e dei pensatori e da essi deriva l’orientamento tedesco di “cultura”. 4. Ceto medio e nobiltà di corte in Germania La specifica condizione spirituale e gli ideali della società assolutistico-cortese trovano espressione nella tragedia classica francese, la quale esprime l’importanza della buona forma, il dominio della ragione sugli affetti individuali, l’atteggiamento riservato e l’esclusione di qualsiasi espressione plebea, da cui le persone di ceto inferiore ne sono lontanissime. Al tempo le persone di corte, fossero inglesi, prussiani o francesi, dovevano conformare in questo senso il proprio gusto. Tale modello era contrapposto alle tragedie inglesi, come quelle di Shakespeare. A poco a poco in Germania gli strati borghesi divengono più benestanti ed il Re di Prussia, consapevole di ciò, se ne ripromette un risveglio delle arti e delle arti (una “felice rivoluzione”); questa borghesia parla, però, una lingua differente da quella del sovrano, gli ideali e i modelli di comportamento sono agli antipodi. Tutto il movimento letterario della seconda metà del 1700 è opera di questo strato sociale, il quale ha tendenze di società e gusto contrapposte a quelle di Federico il Grande ed è per questo che egli non riesce a scorgere le forze vitali che gli si agitano attorno. Tale movimento letterario non è comunque certamente un movimento politico: fino al 1789 in Germania non esiste nessuna idea di una concreta azione politica ma vi si può trovare, soprattutto tra i funzionari prussiani, proposte ed un avvio concreto di riforme nello spirito dell’assolutismo illuminato; nel ceto medio compaiono sogni di una nuova Germania unificata, di una vita contrapposta a quella innaturale della vita di corte. La struttura assolutistica della società tedesca divisa in piccoli Stati non consentiva appigli per una concreta azione politica; gli elementi borghesi acquistavano coscienza di sé ma erano esclusi dalla partecipazione politica ed infatti in questa situazione scrivere divenne la più importante valvola di sfogo. Il movimento letterario della seconda metà del XVIII secolo è espressione di un movimento sociale col fine di una trasformazione della società ed era esso portato avanti dagli intellettuali del ceto medio, individui sparsi per il Paese con analoga estrazione sociale e posti nella medesima situazione; era questa una èlite rispetto al popolo ma persone di rango inferiore all’aristocrazia di corte. Nelle loro opere è evidente il disincanto dalla splendente miseria di cui si nutre l’aristocrazia del tempo, lontana dalla realtà e occupata in vuoti cerimoniali ed inutili aspirazioni; vi è un amore per la libertà ed un allontanamento dalla fredda ragione. In questo contesto deve rimanere presente che la Germania del tempo concedeva un certo grado di libertà di pensiero ed espressione. Anche in Francia vi fu un movimento analogo, a seguito di analoghi mutamenti sociali, per cui da strati del medio ceto uscirono moltissimi uomini illustri; la differenza sta nel fatto che questi talenti furono accolti ed assimilati senza grandi difficoltà dalla folta società di corte. Nel complesso, le barriere tra gli intellettuali del ceto medio e lo strato superiore aristocratico rimasero più forti in Germania, rispetto ai Paesi occidentali. Questa rigorosa separazione sociale tra nobiltà e borghesia era determinata dalla relativa ristrettezza di vita e dal relativamente scarso benessere di entrambe; esse imponevano alla nobiltà un rigido isolamento e sbarravano alla borghesia tedesca quella via del denaro che

era stata la via principale per la quale nei Paesi occidentali si era compiuto il connubio con l’aristocrazia e la sua accettazione. Questa accentuata separazione ha per un lungo periodo determinato quello che continuò ancora a lungo ad essere considerato il carattere nazionale dei tedeschi: caratteristici dello sviluppo tedesco sono il gesto dell’isolamento e l’accentuazione di ciò che è specifico e distintivo. La Francia non solamente si espande oltre i propri confini, ma questo spirito colonialista ha anche una natura verso l’interno: vi è una tendenza dell’aristocrazia di corte ad assimilare elementi di altri strati, in un certo modo a colonizzarli; l’accesso o l’assimilazione di altri gruppi al suo interno sostengono qui un ruolo assai maggiore che in Germania. La più grande espansione dell’impero tedesco, al contrario, avviene nel Medioevo ed a partire da quel periodo esso va lentamente riducendosi: i territori tedeschi, dopo la guerra dei Trent’anni si rimpiccioliscono da tutte le parti, e quasi tutti i confini esterni sono soggetti a forti pressioni; in conseguenza, anche all’interno vi è una lotta fra i vari gruppi sociali volta all’affermazione e la tendenza a distinguersi e reciprocamente isolarsi, comportando un relativamente rigido isolamento di gran parte della nobiltà nei confronti degli strati medi che impedisce la formazione di una “society” centrale, unitaria ed esemplare. 5. Intellettuali “borghesi” e uomini di corte in Germania I libri degli strati borghesi dimostrano chiaramente, dopo la metà del XVIII secolo, come, alle differenze nella struttura e nel modo di vivere tra il ceto borghese e lo strato di corte, corrispondano differenze nella struttura del comportamento, della vita affettiva, dei desideri e della morale; indicando, inoltre, come fossero viste queste differenze da parte della borghesia. Il ceto medio era prigioniero di un’ambivalenza nei confronti dell’aristocrazia in tutti gli ambiti, persino in quello sentimentale espresso chiaramente dal romanzo dell’epoca: la letteratura tedesca della seconda metà del 1700 è ricca della contrapposizione creata da cortesia, arrendevolezza e maniere raffinate da un lato, e da una solida formazione, dalla preferenza accordata alla virtù rispetto all’onore dall’altro. Il vago sentimento nazionale di impronta intellettuale e apolitica appariva ai circoli della piccola aristocrazia di corte un sentimento “borghese”. L’università fu il luogo da cui generazioni di studiosi trassero una quantità di idee e di ideali, diffondendoli nel Paese; l’università tedesca fu, in un certo senso, il centro della borghesia contrapposto alla corte. Le esperienze che scaturiscono da questa situazione di contraddizione diedero un’impronta profonda alla tradizione tedesca, ciò che si può brevemente riassumere nell’antitesi fra civiltà e cultura: ciò che si esprime nel concetto di cultura è, innanzi tutto, l’autocoscienza di uno strato intellettuale borghese, il quale è relativamente ristretto ma sparso in tutto il territorio e quindi in larga misura individualizzato; differente da quella cerchia chiusa della società di corte. Lo strato intellettuale borghese è composto in prevalenza di funzionari, di uomini le cui entrate provengono, direttamente o indirettamente, dalla corte senza però appartenere personalmente allo strato superiore aristocratico; è, questo, uno strato intellettuale senza un vasto retroterra borghese. Gli intellettuali tedeschi che scrivevano erano privi di un vasto pubblico, ma per essi lo spirito e il libro costituiscono rifugio e dominio, le loro realizzazioni nel campo delle scienze e dell’arte sono il loro orgoglio. Per tale strato non esisteva praticamente spazio per attività politiche e per programmi politici, ma ciò che motiva la sua autocoscienza e il suo orgoglio si pone al di là dell’economia e della politica, formando ciò che in Germania viene definita “la pura spiritualità”, la quale si pone in netto contrasto con le parole d’ordine dell’emergente borghesia francese e inglese. Questo peculiare destino della borghesia tedesca ha suscitato di continuo impulsi e rafforzato ideai per modificare la condizione data dalla sua prolungata impotenza politica ed una ritardata unificazione della nazione. Ciò che questi intellettuali tedeschi individuavano nello strato superiore come valori da combattere, come contraltare della sensibilità e della cultura, corrispondeva alla loro situazione; l’attacco era contro i privilegi politici o sociali dell’aristocrazia di corte ma, in prevalenza, contro il suo comportamento umano. La frantumazione della Germania ha certamente contrastato la costruzione di una società di intellettuali omogenea e unitaria, come quella presente a Parigi: data la dispersione degli intellettuali in tutto il Paese il mezzo più importante di comunicazione è il libro, e pertanto lo strato intellettuale tedesco sviluppa più un linguaggio scritto che un omogeneo linguaggio parlato. In centri come Parigi l’uomo vive fin da giovane in mezzo ad un’intellettualità ricca e stimolante, mentre il giovane borghese tedesco deve lavorare in relativa solitudine e isolamento. Tuttavia proprio lo sviluppo relativamente esiguo dei più ampi strati borghesi professionisti è una delle cause per cui la lotta dello strato intellettuale borghese contro lo strato superiore di corte avviene quasi interamente al di fuori della sfera politica, ed è per questo che l’attacco è rivolto in prevalenza contro il comportamento umano dello strato aristocratico.

6. L’affermarsi dell’opposizione sociale e il potenziarsi di quella nazionale nella contrapposizione di “civiltà” e “cultura” La contrapposizioni di determinati caratteri umani qui appare ancora in primo luogo come un’opposizione sociale ed è da questo contesto di vita vissuta, che vede contrapporsi valori ed ideali reali, che poi scaturirà anche l’antitesi tra civiltà e cultura. Ed è con la lenta ascesa della borghesia tedesca, che da ceto di secondo piano si trasforma dapprima in portatrice di conoscenza nazionale e poi (in ritardo) in classe dominante, che anche l’antitesi cultura-civiltà muta al tempo stesso il suo contenuto, il suo significato e la sua funzione: da antitesi prevalentemente sociali diviene un’antitesi prevalentemente nazionale. Parallelamente molti caratteri, come sincerità e franchezza, che avevano costituito la borghesia acquistano carattere nazionale. La costrizione a dominare i propri sentimenti, a reprimere antipatie e simpatie erano costrizioni inevitabili quando si frequenta il “gran mondo”, ma viene considerata come falsità e insincerità da uomini che vivono una diversa situazione sociale e quindi hanno una diversa situazione affettiva. L’idea che gli uomini devono cercare di armonizzare tra loro e trattarsi con reciproco riguardo, l’idea che il singolo non possa abbandonarsi ai suoi affetti ritornano con una certa frequenza nella letteratura cortese in Francia, così come in Germania; situazioni sociali affini, la vita nel “gran mondo”, hanno prodotto in tutta Europa analoghe indicazioni comportamentali o analoghi comportamenti. L’antitesi tedesca tra “civiltà” e “cultura” esprime l’autocoscienza dei tedeschi e rinvia a comportamenti tra due determinati strati della popolazione tedesca, e infine anche a differenze tra la Germania e altre nazioni. Genesi sociale dell’antitesi “civiltà” e “cultura” in Francia 1. Introduzione Lo sviluppo della borghesia francese fu, sotto certi aspetti, esattamente opposto a quello della borghesia tedesca. In Francia gli intellettuali borghesi e i vertici del ceto medio penetrarono relativamente presto nella cerchia della società di corte: lo strumento di discriminazione usato dalla nobiltà dopo che si fu imposta e consolidata la monarchia assoluta non costituì più una barriera tra due livelli sociali. Già nel XVIII secolo in Francia non esisteva più una considerevole differenza di abitudini tra i vertici della borghesia e l’aristocrazia di corte: tanto la borghesia di corte quanto l’aristocrazia di corte parlavano la stessa lingua, leggevano gli stessi libri, avevano le stesse maniere; e quando i dislivelli sociali ed economici fecero esplodere le strutture dell’”ancien règime”, molti aspetti di questo carattere sociale si trasformarono in carattere nazionale. In Francia la borghesia era economicamente forte e gli intellettuali in ascesa avevano anche un ampio pubblico borghese oltre a quello aristocratico ed essi furono anche assimilati dai circoli di corte. In Francia, dove le barriere tra le classi erano meno forti che in Germania mentre assai più forti erano i contatti mondani e sociali tra esse, l’attività della borghesia si è sviluppata molto prima e la tensione tra le classi ha avuto molto prima uno sbocco politico. La conseguenza di questo si riflesse in un permanente contatto sociale tra elementi di estrazione sociale diversa e possibilità di attività politiche per elementi borghesi quando la situazione sociale divenne matura, ma anche prima vi fu un intenso addestramento politico, con l’abitudine a riflettere secondo categorie politiche. Qui la struttura sociale consentì alla moderata opposizione di penetrare con un certo successo anche nei più esclusivi circoli di corte: essi a corte costituivano un gruppo ristretto, privo di una solida organizzazione ma forte dell’appoggio di uomini e gruppi presenti nella più ampia società di corte e nel Paese stesso. Il concetto francese di civiltà si formò entro questo movimento di opposizione nella seconda metà del XVIII secolo. La prima testimonianza letteraria di tale concetto si trova in Mirabeau, poco dopo la metà del secolo, il quale sostiene che il raffinamento dei costumi, la cortesia e le buone maniere costituiscano solo una maschera della virtù e che la civiltà non faccia nulla per la società se non le offre sia l’essenza che l’aspetto della virtù; anche qui, come in Kant, il concetto di civiltà viene ricollegato agli specifici caratteri dell’aristocrazia, esprimendo l’autocoscienza e quello specifico modo di comportamento degli strati superiori europei rispetto ad altri che essi ritenevano più semplici o primitivi. Comunque, la critica della società proferita da Mirabeau è moderata e si mantiene interam...


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