Relazione \"la civiltà delle buone maniere\" di Norbert Elias PDF

Title Relazione \"la civiltà delle buone maniere\" di Norbert Elias
Author Rebecca Spezzano
Course Storia moderna
Institution Università degli Studi di Genova
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Summary

Breve relazione sui concetti chiave del libro del noto sociologo Norbert Elias...


Description

Relazione sul testo di Norbert Elias Rebecca Spezzano Matricola 4633938 “La civiltà delle buone maniere” di Norbert Elias Questo saggio è il primo volume dell'opera più famosa del noto sociologo tedesco Norbert Elias (1897-1990) dal titolo “Il processo di civilizzazione”. Questa prima parte venne scritta dall'autore nel 1939, mentre il secondo volume intitolato “Potere e civiltà” risale agli anni sessanta. Introduzione L'autore crea un elaborata introduzione al testo, nella quale giustifica le sue scelte metodologiche e si pone in contrasto alla sociologia a lui contemporanea, in particolare alle teorie associate a Talcott Parson, sociologo statunitense. Il modello teorico di Parson è basato sull'analisi del rapporto fra strutture della personalità e strutture della società, sull'analisi quindi dell'individuo e della società come due concetti distinti. In realtà, spiega Elias, è impossibile comprendere tale rapporto e tali concetti se non si ha ben chiaro che individuo e società non sono oggetti distinti e immutabili, bensì sono aspetti dell'uomo diversi ma inseparabili tra loro e soprattutto mutevoli, in divenire e divenuti. Dunque il sociologo tedesco elabora le sue teorie tenendo conto di tutti processi storici di lungo e breve periodo che l'uomo e la sua società subisce. Prima parte: Civiltà e cultura Questa prima parte comprende il primo e il secondo capitolo, dedicati al processo di sviluppo dell'antitesi civiltà e cultura in Germania e in Francia. Qui viene analizzata l'origine del termine “civiltà” e il suo significato nella tradizione tedesca, francese e inglese, mettendo in evidenza i processi storici e sociali che hanno fatto si che si sviluppassero significati differenti per medesimi termini. In lingua francese o inglese il termine civiltà indica un valore assoluto che definisce l'orgoglio per il progresso attenuando le differenze nazionali tra i popoli, anzi evidenziando ciò che è in comune a tutti gli uomini. In lingua tedesca invece, il termine civiltà indica un concetto che coglie solo un aspetto superficiale ed esteriore dell'uomo e dell'esistenza umana. Il termine in cui in Germania si vuole definire l'orgoglio per le proprie prestazioni è invece il termine “cultura”. Quest'ultimo sottolinea in modo particolare le differenze nazionali, le peculiarità. Elias qui evidenzia i processi storici che stanno dietro a queste tradizioni linguistiche differenti, e sottolinea il fatto che proprio in esse si rispecchia l'autocoscienza delle nazioni. La Germania nel XVI-XVII secolo era una nazione povera e arretrata, sopraffatta dalla Guerra dei Trent'anni, mentre la Francia divenne il modello per le corti europee; parlare francese era il segno distintivo degli strati elevati. La lingua tedesca, al contrario, era considerata rozza, barbara e dialettale. Lo stesso Federico Il Grande disprezzava il tedesco e giustificava lo scarso progresso della sua nazione con il susseguirsi delle guerre che portarono povertà e morte. Egli però profetizzò una nuova civilizzazione della Germania, al pari degli altri stati. Ma questa fioritura tedesca era in preparazione già da tempo. Autori come Goethe, Lessing oppure movimenti culturali come lo Sturm und Drang si diffusero nel pubblico borghese proprio sotto il regno di Federico. La Germania si trovava divisa tra il ceto di corte che parlava francese e deteneva il monopolio politico e il ceto medio-borghese, escluso dalla politica, ma a capo delle università, che portava avanti una tradizione germanofona. I testi dell'intellighenzia borghese mostrano come gravassero sulla società queste differenze e come causassero diversità nel comportamento e negli affetti dei diversi ceti.

A differenza della Germania, in Francia i vertici del ceto medio penetrarono velocemente nella cerchia della società di corte. Tra i vertici della borghesia e della società di corte non vi erano barriere e non esisteva una notevole differenza di abitudini e comportamenti. Per entrambi i ceti la lingua parlata era il francese, e non solo la corte, ma assai presto anche la borghesia si cimentò nella politica. Per quanto riguarda la letteratura i borghesi francesi non promossero modelli del tutto nuovi, bensì promossero un modello riformato di civilizzazione, sostituendo la falsa civiltà di corte con la vera civiltà borghese. Nella seconda metà del XVIII secolo molti funzionari borghesi si opposero ai sistemi economici e fiscali vigenti, promuovendo un'amministrazione illuminata e razionale. Nacque la fisiocrazia, un movimento basato sulle opere del medico ed economista François Quesnay, che proponeva l'agricoltura come la base dell'attività economica perchè in grado di produrre beni e vedeva le classi sociali in rapporto alla funzione che svolgono all'interno del ciclo produttivo, dunque i proprietari e i contadini costituivano la classe produttiva, mentre i trasformatori e i consumatori erano rappresentanti della classe sterile. Anche l'aristocratico liberale Mirabeau partecipò a questa ideologia, sostenendo un governo illuminato che guidasse la nazione alla prosperità economica e civile. L'opinione corrente era che la società aveva già raggiunto un determinato stadio nella via verso la civilizzazione, ma il progresso non era ancora sufficiente, doveva essere portato avanti. Detto ciò è evidente la differenza tra Francia e Germania, la prima era tesa a riformare il modello preesistente grazie ad un azione dall'alto, mentre la seconda proponeva un modello tutto nuovo spinto dal basso. Seconda parte: le buone maniere La seconda parte del testo è dedicata ad una analisi più diretta e dettagliata dei comportamenti umani durante i secoli. Elias affronta temi appunto come le maniere degli uomini a tavola, i bisogni naturali e corporali (come per esempio soffiarsi il naso, sputare, evacuare, o dormire) , ma anche le relazioni tra uomini e donne, i mutamenti dell'aggressività come piacere e infine la vita quotidiana di un cavaliere. Per esaminare attentamente gli sviluppi delle creanze degli uomini l'autore inserisce numerosi estratti di testi di differenti secoli. Viene qui ripreso il concetto di civiltà, che inizia ad assumere il suo significato specifico con il saggio di Erasmo da Rotterdam intitolato “De civitate morum puerilium” pubblicato nel 1530. Questo saggio ottenne una straordinaria diffusione, con molteplici edizioni e traduzioni. Il libro di Erasmo tratta del comportamento degli uomini nella società e del decoro fisico esteriore, ma si differenzia dagli altri manuali per la sua scrittura e per le idee molto personali. Egli cala le raccomandazioni e i divieti direttamente nell'esperienza, nell'osservazione degli uomini. Esso è concepito come un manuale per ragazzi, in particolare è dedicato ad un fanciullo della nobiltà, figlio di un principe. L'autore olandese tratta di argomenti che a noi oggi appaiono intollerabili; illustra il modo in cui un uomo civile deve soffiarsi il naso, sedersi, salutare altre persone, ma anche come i gentiluomini devono stare a tavola, come si può affrontare il problema delle “ventosità” in presenza di altre persone... Lo scopo ultimo di Erasmo è quello di istruire ai modi civili, prima chiamati cortesi, dato che secondo l'autore il comportamento esteriore rispecchia la vera essenza dell'individuo. Gli umanisti come Erasmo sono gli spartiacque tra le maniere del Medioevo e le usanze dell'età moderna poiché forniscono prescrizioni che oggigiorno riteniamo "barbare", ma altre anche molto vicine al nostro livello di civiltà. Questi testi sono frutto di vaste tradizioni orali che venivano riportate per iscritto sottoforma di manuali e sono molto importanti per gli storici e gli antropologi per poter comprendere a fondo l'evoluzione delle maniere umane. Sicuramente gli umanisti non furono i primi a occuparsi di problemi comportamentali, già nel medioevo e in età precedenti alcuni chierici avevano stilato testi analoghi, come anche norme simili si trovano nei grandi poemi epici della società cavalleresco cortese.

In epoca medievale possiamo notare come i sentimenti siano più impetuosi e diretti e meno controllati, e di conseguenza anche le maniere. La pratica di mangiare con le mani era ritenuta normale anche nella cerchia cortese, seppur i modi erano più raffinati rispetto a quelli dei contadini. Sul finire del Medioevo camparve la forchetta, destinata a prendere le vivande dal piatto comune, ma ancora prima i nobili sfoggiavano la propria ricchezza e il proprio rango tramite il vasellame e gli ornamenti della tavola. Inizialmente i testi sul buon comportamento erano rivolti ai membri dell'aristocrazia di provincia che non frequentavano la corte e ai membri dell'alta borghesia. Questa diffusione nel ceto medio-borghese causò un ulteriore raffinamento delle maniere di corte. Di conseguenza dal XVII secolo il termine “cortese” divenne antiquato, mentre nel secolo successivo perdette di importanza il termine “civile”. A partire però dal XVIII secolo, i membri dell'alta borghesia entrarono a far parte dell'élite di corte, di conseguenza non furono più solamente gli aristocratici a influenzare i borghesi, ma le loro usanze iniziarono a condizionarsi vicendevolmente, finché non furono addirittura gli aristocratici ad imitare "slang" dei ricchi borghesi. Elemento importante per la diffusione dei modelli di corte al popolo fu la chiesa. Grazie alle comunità di fedeli che si formavano attorno ai parroci e ai vescovi, e ai precettori ecclesiastici di giovani fanciulli, si creò un canale di trasmissione delle buone maniere cortesi anche ai ceti più bassi. In epoca rinascimentale la coercizione che gli uomini esercitano gli uni sugli altri si fece più forte, mentre crebbe in maniera notevole l'esigenza di una buona condotta. Crebbe l'obbligo di esercitare autocontrollo e si andarono creando società più pacifiche. Accanto quindi al manuale di Erasmo nello stesso periodo ne sorsero molti altri, come il “ Cortegiano” di Baldassarre Castiglione e il “Galateo” di Giovanni Della Casa. Tutti manuali aventi lo scopo di educare il lettore alle buone maniere. Negli ultimi capitoli si riprende in considerazione il secolo XVI, il quale rappresenta un'epoca di transizione, a Erasmo e ai suoi contemporanei è ancora concesso parlare di cose che secoli dopo susciteranno vergogna e disgusto. Nel 1522 Erasmo da Rotterdam, prima ancora del “De civitate morum puerilium” pubblicò un testo intitolato “Familiarum colloquiorum formulae...” in un elegante stile latino per introdurre i fanciulli alla vita. Il testo fu largamente utilizzato a scopo didattico anche se gli argomenti trattati, oggigiorno, risulterebbero inappropriati per un testo scolastico. Fin dal suo apparire il trattato fu soggetto a critiche rivolte principalmente all'intellettuale che non era né protestante né cattolico ortodosso. La chiesa cattolica si scagliò contro i Colloquia e lo relegò nell'Indice dei libri proibiti. Nel XVI secolo il livello del pudore era diverso rispetto alle epoche posteriori: i bambini facevano parte di ogni aspetto della vita sociale e gli adulti non conoscevano il concetto di intimità neanche in presenza dei fanciulli, dunque era normale creare un manuale per fanciulli, anche molto piccoli, dove si parla di corteggiamenti, amore e prostituzione. Col passare dei secoli ovviamente questo cambiò, e soprattutto nel XIX-XX secolo tutto ciò che riguarda la sfera sessuale venne confinato in un'enclave, la spiegazione di tali argomenti ai bambini da parte dei genitori divenne un problema; nessuno desiderava parlare di tale ambito, perfino l'educatore ebbe difficoltà e imbarazzo nel parlare di problemi sessuali a causa della ormai diffusa autocostrizione. La vita sessuale, argomenti che un tempo erano considerati del tutto naturali e leciti divennero un tabù. E' ormai evidente quindi come Elias voglia spiegare il processo e il progresso storico-sociale che ha trasformato l'uomo del medioevo nell'uomo del XX secolo. Secondo lo studioso l'uomo ha mutato il suo comportamento, le sue maniere, il suo modo di stare a tavola, la sua igiene non attraverso un percorso lineare e semplice bensì attraverso un lungo, lento e oscillante cammino. Durante questo tragitto ciò che in primis è cambiato è la mentalità dell'uomo: inizialmente libero e quasi privo di controllo l'uomo ha raggiunto, nel corso dei secoli, un livello sempre più elevato di autocontrollo e autocostrizione. Inizialmente questo senso di costrizione proveniva dal mondo esterno, era una costrizione sociale, mentre in seguito iniziò a provenire dall'uomo stesso, dal quel Super-Io di Freud, il quale impose disgusto, pudore e repressione.

Il cosiddetto Super-Io è una dimensione mentale di autocostringimento che generalmente riflette la figura paterna. Dalla teoria di Freud Elias prende pieno spunto parlando di un Super-Io sociale, la società opprime le menti degli individui come il padre con il figlio. Questo processo fa si che le costrizioni esterne diventino sempre maggiori finchè non vengono trasformate in conflitti mentali propri di ogni individuo....


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