Estetica Della Giustizia Penale. Prassi, media, fiction di Ennio Amodio PDF

Title Estetica Della Giustizia Penale. Prassi, media, fiction di Ennio Amodio
Course Comunicazione, crimine, devianza
Institution Università del Salento
Pages 6
File Size 93.5 KB
File Type PDF
Total Downloads 37
Total Views 125

Summary

Riassunti in merito al testo assegnato dal professore per la preparazione dell'esame ci Comunicazione, crimine e devianza...


Description

ESTETICA DELLA GIUSTIZIA PENALE 1. LO SCENARIO DEL PROCESSO PENALE Quando l’imputato entra per la prima volta nell’aula di udienza prova un senso di inquietudine, di stupore e di estraneità allo scenario che gli si prospetta davanti Egli intuisce che giudici, avvocati e pubblico ministero consacrano la partecipazione ad una sequenza di atti che metteranno capo ad una sequenza di assoluzione o di condanna Lo sgomento è ancora più intenso quando, esplorando l’arredo dell’aula di udienza, ne scorge una gabbia con le sue sbarre a due passi dal banco dei giudici In questo modo, affiora così nel filtro dell’impatto sull’imputato, la potenzialità bifronte del rito giudiziario C’è una dimensione simbolica che provoca lo straniamento in chi sta nel giudizio senza indossare la toga: l’immagine del giudice lascia avvertire l’eco del terribile potere di infliggere la pena e fa apparire l’azione incalzante del pubblico ministero come un attentato al suo diritto di libertà A volte, nel clima sospeso di una udienza densa di tensione, l’atmosfera diventa così rarefatta da generare una sorta di incantesimo, che fa credere all’imputato e al pubblico di assistere ad un evento davvero risolutore del processo Tuttavia, il rito perde una buona parte del suo realismo magico quando viene messo in gioco nei rapporti tra gli attori togati del processo Pubblico ministero, difensori e giudici sono professionalmente abituati a capire cosa c’è dietro la condotta dei loro interlocutori senza lasciarsi suggestionare da atteggiamenti e pensieri Il RITO GIUDIZIARIO, nel suo concreto articolarsi, alimenta un flusso comunicativo imperniato su ordine, equilibrio e trasparenza

Le immagini che contribuiscono a rendere manifesto che la giustizia non è un atto di violenza o di prevaricazione sono: • Le parti che si confrontano dialetticamente nel dibattimento e il giudice arbitro della contesa • I discorsi che si intrecciano con un linguaggio che accentua l’impronta iniziatica dei moduli espressivi • L’arredo dell’aula d’udienza Il RITO GIUDIZIARIO è, dunque, pensato e costruito per trasmettere fiducia nell’operato dei magistrati Ed è proprio il rispetto delle forme a rendere percepibile a tutti che la sentenza emessa in esito all’attività processuale va accettata come esercizio del potere giurisdizionale anche se appare errata o ingiusta Con la pluralità delle sue immagini e dei suoi segni, il rito apre un canale comunicativo inaccessibile quando si discute di principi e regole racchiusi negli enunciati del codice A segnare il confine tra le due nozioni (rito giudiziario) è il profilo della visibilità che caratterizza il rituale giudiziario L’ordine procedurale è retto da una quantità di norme che riguardano anche atti non ostinabili o partecipati (es. attività investigativa del pubblico ministero) Quindi, il RITUALE GIUDIZIARIO implica anche l’esternazione del modus procedendi (modo di procedere), come avviene nella fase dibattimentale nelle sequenze che vanno dalla formazione della prova alla discussione finale e alla pronuncia della sequenza Da qui la formula nota coniata nel common law, secondo cui occorre rendere giustizia ed esibire il modo in cui la si rende È proprio dalla forza delle immagini che scaturisce una sorte di separatezza dall’esperienza giudiziaria rispetto al mondo esterno, da cui l’ambiente di un’udienza penale può apparire un luogo in cui si recita un copione Attorno ai temi dell’apparenza del diritto si è sviluppata una corrente di pensiero: SEMIOTICA DEL DIRITTO, ovvero un ramo della sociologia giuridica che incentra le sue ricerche

sui flussi di comunicazione percepibili dalle condotte e dai luoghi dell’esperienza giuridica In un altro indirizzo di pensiero, il materiale di analisi è ricavato dalle opere letterarie Gli studi di law and literature sono lontani dall’effettività del diritto nella sua applicazione concreta (law in action), in quanto sono, appunto, rivolti ad intendere ciò che viene rappresentato dalle opere letterarie Questo già rappresenta un loro limite, in quanto, chi ambisce a conoscere i fenomeni giuridici nella loro dimensione operativa, non può accontentarsi degli affreschi più o meno suggestivi elaborati da un letterario che muove i suoi personaggi secondo la sua personale visuale del mondo L’uso della letteratura è, quindi, inadeguato a comprendere come è fatto il diritto di un certo paese in un determinato periodo storico perché mette capo a risultati che sono fuori dal tempo e dallo spazio L’esperienza teatrale e l’esperienza giudiziaria sembrano avvinte la un legame che favorisce reciproci scambi Il teatro ha spesso messo in scena la giustizia; il processo penale viene a volte concepito come una specie di rappresentazione in cui il delitto è ricostruito e punito mediante forme teatrali Processo e teatro sono uniti attraverso il ponte logico del gioco: • Il processo si risolve in una serie di atti che si incrociano e si corrispondono come le mosse di un gioco (SERIALITÀ) • Movenze vere possono far seguito ad azioni finte tanto da dar vita ad un duello improntato alla sporting theory della giustizia (AGONISMO) • Il confronto tra le parti alimenta lo schieramento degli spettatori, che si appassionano alla contesa dialettica da cui scaturisce la contrapposizione tra innocentisti e colpevolisti (ATTRIBUZIONE DEI RUOLI) • Alla ricostruzione rievocativa del fatto di reato si giustappone la rappresentazione artistica di una realtà

che è oggetto dell’azione scenica e viene fatta vivere nella finzione del plot narrativo (MIMESI) Già all’inizio del secolo scorso si avvertiva una degenerazione della pubblicità dei giudizi di assise Quindi, si può ben comprendere ora come questa spettacolarizzazione del rito giudiziario, relegato nelle cronache della carta stampata e nelle ricostruzioni dei servizi televisivi, sia ancora più distorsivo, nonostante lo scenario processuale sia nato per dare un quadro di garanzie alle parti del processo e solo in forza di un obiettivo mira ad alimentare la fiducia nella giustizia da parte della collettività Il processo penale non è un luogo di divertimento; tutti gli attori sentono che nelle loro diverse funzioni si annida la grande responsabilità di contribuire a tracciare il destino di un individuo sul piano della libertà e della reputazione È proprio per questo che giustizia e teatro sono diversi tra loro: il teatro offre uno «spazio immaginario», la giustizia rende percepibile uno «spazio reale» Gli attori della scena giudiziaria non recitano: il rito non contiene un copione con le battute, ma le parti sono costrette ad improvvisare e il giudice non può sapere in anticipo quali questioni nasceranno dalla dialettica tra accusa e difesa, né quali problemi potranno scaturire dalle prove assunte nel dibattimento Inoltre, l’imputato è un attore atipico che rifiuta la sua parte perché è estraneo alla logica del rito e in quanto può decidere di non entrare mai in scena rimanendo assente o scegliendo di non rendere alcuna dichiarazione con l’autodifesa del silenzio Al processo dell’antico regime, il giudice non doveva mostrare ad alcuno il suo modus procedendi per acquisire una legittimazione All’imputato e al pubblico non era riconosciuto alcun diritto a monitorare il funzionamento del processo, in quanto avvolto dalla segretezza e assistito dalla presunzione di legittimità degli atti compiuti da chi rendeva giustizia in nome del sovrano

L’intimidazione a desistere da ogni proposito criminoso veniva perseguita mostrando al pubblico l’esecuzione della pena e con l’esibizione dei modi terribili e insondabili di accertamento dei reati Solo con l’affermarsi dell’illuminismo giuridico, si passa ad uno spettacolo virtuoso in cui deve risplendere la legalità Secondo Cesare Beccaria, tra i primi a promuovere questa trasformazione, la legalità delle forme è un antidoto contro i soprusi in danno dell’imputato e al tempo stesso consolida una immagine rassicurante della procedura in termine di trasparenza e di uguaglianza L’unico limite è il monito, rivolto al legislatore, a non costruire le forme in modo così soffocante da ostruire il cammino verso la verità Secondo Beccaria, il puro formalismo è una degenerazione delle forme, destinato ad operare nel processo come vuota sequenza fine a se stessa L’ESTETICA DELLA GIUSTIZIA PENALE è una categoria che denota le forme del rito giudiziario rispondenti ai canoni della presunzione di innocenza, dell’imparzialità del giudice e del contraddittorio nella manifestazione concreta delle condotte che appaiono sullo scenario processuale Essa rivela la sua autentica fisionomia come prassi sensibile modellata e imbrigliata dalla rete delle norme processuali e come prassi osservabile svela i canoni estetici dettati dal giusto processo Nell’estetica giudiziaria la gravità va commisurata al danno causato dalla violenza delle norme di garanzia ESTETICA e DEONTOLOGIA DEL PROCESSO sono categorie gemelle le cui sfere operative possono a volte sovrapporsi anche se mantengono una piena autonomia Ad esempio: il giudice che anticipa il suo convincimento di colpevolezza nel porre alcune domande all’imputato in udienza viola la regola deontologica e processuale dell’imparzialità ed, al tempo stesso, trasgredisce un imperativo che tutela l’estetica

Questo non avviene, invece, quando pronuncia la sentenza nonostante il rapporto sotterraneo di amicizia che lo lega alla persona offesa del reato La visibilità del trattamento dell’imputato come persona innocente, l’imparzialità del giudice come attuazione del principio di uguaglianza e l’esternazione del rispetto del contraddittorio come antidoto nei confronti di asimmetrie partecipative danno risalto alla natura dell’estetica come garanzia primaria dell’imputato in quanto idonea ad operare in tutto l’itinerario procedurale antecedentemente alla decisione sul merito dell’accusa Il senso di inquietudine e stupore dell’imputato quando si accosta allo scenario processuale è causata dal mistero del rito che gli appare indecifrabile e capace di privarlo, con la sentenza, dell’onore e della libertà Tuttavia, anche per il difensore e il pubblico ministero le immagini del rito sono fonte di tensione, dovuta soprattutto alla difficoltà di intuire a cosa stia pensando il giudice al progredire dell’attività dibattimentale Al tempo stesso, anche il giudice non è esente da questa tensione, in quanto ha la responsabilità di giudicare. Quindi, proprio, per questa responsabilità, posando l’attenzione sull’imputato, cerca di coglierne tutte le possibili sfumature caratteriali, per capire dai suoi gesti, dalle sue parole e dal suo modo di atteggiarsi nell’aula quale sia il suo vero volto, in particolare sul piano morale Ovviamente, dall’attenzione del giudice non sono esenti il difensore dell’imputato, per vagliarne l’affidabilità, e il pubblico ministero L’effetto rassicurante del rito giudiziario può essere azzerato dalla presunzione di colpevolezza che si consolida nella comunità quando l’accusa è imperniata su un reato capace di scuotere la coscienza collettiva...


Similar Free PDFs